19 luglio 2001

Termina la 146's Saga

19 Luglio 2001
Una data che merita di essere ricordata.
Giovedi 19 luglio 2001 la 146 si è fermata di nuovo.
Vediamo di ricapitolare gli avvenimenti:
Ore 17:00 Zulu, via Varesina, nei pressi dell'ospedale Sacco. Sosta ad un semaforo.
Ore 17:01 Zulu, via Varesina, il semaforo diventa verde.
L'auto si spegne.
Ore 17:02 Zulu, via Varesina, l'auto non riparte. Coro di Clacson.
Ore 17:05 Zulu, via Gorizia (angolo di via Varesina). La 146 è ferma in un parcheggio col cofano aperto. Non arriva un ampère di corrente a nessuno dei sistemi.
Che si fa? Si cerca aiuto! Supponendo che si tratti della batteria vado alla ricerca di un volontario che mi permetta di ricaricarla con la sua auto; naturalmente nessuno, me compreso, ha i cavi. Non bisogna perdersi d'animo: dall'altra parte della strada c'è una ferramenta. Lì avranno di sicuro l'attrezzatura necessaria.

Dialogo realmente avvenuto tra Tyrea (T) e la commessa della ferramenta (C). Presente anche un cliente occasionale (CO):
T- Buongiorno, chiedo scusa, mi si è fermata la macchina proprio qui davanti...Deve essere la batteria...Non avreste i cavi per...
CO- (imbarazzato) ...No...Io...Veramente... (pensava ce l'avessi con lui)
T- (stizzita) No! Io i cavi li vendo, mica posso prestarli. (detto ciò mi agita davanti un groviglio di cavi nuovi nuovi)
T- (incazzato) Oh che peccato, li prenderei pure, ma piuttosto che prenderli da lei...(me ne vado)
CO- (inseguendolo) Aspetti, provi qui dietro...C'è un meccanico.
T- Grazie, proverò.

Dialogo realmente avvenuto tra Tyreal (T) e il ragazzo dell'officina (R)
T- Buongiorno, chiedo scusa, ma mi si è fermata la macchina proprio qui di fronte...
R- Oh, guarda io non lo so, dovrei chiedere al capo, ma non so quando arriva...Se aspetti Igklhjd (bofonchia qualcosa di inintelligibile, salta su una macchina e accende il motore; dialogo finito)

Considerato che nessuno ha "l'attrezzatura necessaria" torno nero nero verso la 146...Vicino a cui, nel frattempo si è fermata una macchina: sembrano intenzionati a darmi una mano!!!
Sono una coppia di giapponesi con sguardo basito: l'autista fa manovra, sbuffa, rifà manovra finché non riesce ad affiancarsi alla mia Alfa, dopodiché apre il cofano e mi fa gesto di procedere. Ma io deficio sempre dei cavi, come glielo spiego? A gesti, ovviamente. Lui comprende sorride e se ne va, io comprendo mi inchino alla maniera giapponese e lo guardo che va via.
Beh, è ora di chiamare soccorsi, visto che qui non concludo niente. Chiamo in ditta e dopo qualche minuto sono sulla strada mio padre e mio fratello, che però toppano strada entrambi e finiscono in direzioni opposte. Dopo opportune "triangolazioni" tramite cellulari arriva il capo...Mio fratello tarda di qualche minuto, ma dopo che siamo tutti lì cominciamo a procedere.
Si collega la batteria della 164 alla 146 (no, non è uno scioglilingua!) e si mette in m...NO!!! I CAVI BRUCIANO!!!!
Straccio alla mano si disconnette il tutto. Punti di domanda si sollevano dalle nostre teste. Le passanti ridono.
Raffredatisi i cavi ritentiamo l'operazione con successo. Già, ma se è e vero che la 146 parte con i cavi connessi è anche vero che si spegne bruscamente quando si interrompe il collegamento...La cosa non è normale: sembra che la batteria sia diventata inutilizzabile.
Ok, so già cosa prevede il copione: telefonata, carro attrezzi, casa. Me lo faranno il 3 x 2 ???

Passa la notte, ed è già venerdi mattina: sellata la mountain bike, veleggio verso l'elettrauto per avere lumi sul problema di ieri e indovinate quello cosa mi dice?
"Una sfiga incredibile! Una cosa che succede una volta ogni morte di papa"
Se fosse vero il buon Giovanni Paolo II avrebbe di che preoccuparsi, ed io verrei soprannominato 'The Pope Slayer', vista l'incredibile morìa di pontefici che dovrei causare.
Morale della favola: la batteria si è rotta mentre stavo andando, così l'alternatore (organo preposto al caricamento della batteria) si è bruciato...Il tutto senza che ci fosse il minimo preallarme. Un danno non indifferente.
Il destino della 146 sta per decidersi. Una volta valutata, si decideranno le alternative all'acquisto. Tenerla? Venderla?
Ai posteri l'ardua sentenza.


I posteri sapranno già che questa è stata l'ultima disavventura della 146 Tyreal Edition. L'ho cambiata poco dopo e quindi l'auto è entrata definitivamente nella storia!

22 aprile 2001

Continua la 146's Saga!

Il più spettacolare botto che la gloriosa 146 mi ha fatto vivere... ancora ho difficolta a credere a quello che è successo...

22/4/2001

E' fredda l'aria di questa domenica mattina.
Sono le sette passate, e sto per andare a Genova per un battesimo. Mia compagna di viaggio sarà Anya, amica di altre avventure.
Il lettino smontato (regalo per i neogenitori) vibra un po', appoggiato al sedile posteriore, ma con un paio di colpi si assesta e non si sente più. Che bello viaggiare quando Milano è ancora addormentata, quando la circonvallazione ospita solo qualche passante distratto e quando il sole ha appena cominciato ad accarezzare il grigiume.
Ore otto, sono da Anya. In perfetto orario.
Esauriti i convenevoli prendiamo l'autostrada e decidiamo di sostare al primo autogrill per necessità di caffeina.
Il primo autogrill è pieno di turisti rintronati (circa 4 pullmann), che si infilano in tre per volta nelle porte girevoli (io quella signora la strangolo!), così decidiamo di fermarci al secondo.
Il secondo autogrill è messo allo stesso modo, ma ormai siamo lì, tanto vale fermarsi.
Caffè preso, lettino sul sedile posteriore, portafoglio c'è ancora (si sa mai...), compilation da viaggio nell'autoradio...Siamo pronti per partire davvero e ci rifiondiamo in autostrada, rifocillati e di buon umore.
La strada è sgombra, il tempo sembra migliorare, Sinead O'Connor ci intrattiene, l'Alfa macina chilometri...Sembra che non sia mai andata così bene: il motore gira "rotondo" e pieno, a 160 all'ora non vibra nemmeno. Ovvio, mi dico, ho appena fatto revisionare la centralina e tutto il resto. Così continuo, lanciato sulla corsia di sorpasso, a velocità tutto sommato regolare e non certo folle (la prova dei 200 all'ora l' ho già fatta una volta: perché rischiare di nuovo?), salutando il sole che sembra stia per fare capolino sulle nuvole.
Crack.
In un attimo impazzito qualcosa cede. Sento un botto, una forte decelerazione...Nello specchietto vedo frammenti di qualcosa che volano via, sempre più lontani...Poi fumo, sempre più fumo, sempre più bianco, come nei gran premi quando inquadrano le Minardi.
Dicono che il pensiero corra più veloce della luce, ed è proprio a velocità di curvatura che si sovrappongono i miei quattro pensieri principali:
-Sono in corsia di sorpasso e non ho più motore;
-Non vedo nulla dietro di me;
-Dio mio fa che non succeda niente a Anya.
-La mia Alfa...
Nonostante tutto, l'auto ha ancora una discreta inerzia e riesce a spingerci quel tanto che basta per attraversare prudentemente l'autostrada e fermarci sulla corsia d'emergenza...Già, fermarci...I freni funzionano, ma il motore è bloccato a più di 4000 giri e non scende! Forzo la frenata e spengo l'auto, mentre il fumo bianco ci avvolge.
Scendiamo subito e ci guardiamo attorno...Quella nebbia sull'autostrada è opera nostra e la scia d'olio che parte dal mio tubo di scarico è inequivocabile segno di rottura di qualcosa di grave.
Ma come è successo?
Proprio mentre stiamo chiamando il 116, si ferma una pattuglia della polizia che si sincera delle nostre condizioni e controlla i danni subiti. I due poliziotti sono gentilissimi, restano con noi fino a che non arriva il carro attrezzi, arrivando persino a controllare il tratto di strada dove è successo il fatto per verificare la presenza di eventuali detriti. E' una prima ipotesi, infatti, che il danno sia stato causato da un urto con qualcosa. Qualcosa che avrebbe potuto sfasciare la coppa dell'olio, i cui resti sono ancora su quella corsia di sorpasso. Data un'occhiata al motore, però, il poliziotto smentisce questa teoria, affermando che molto probabilmente ha ceduto qualche manovellismo. La biella rotta avrebbe poi sfondato tutto il resto. Resta l'ipotesi del meteorite, ma non mi sembra molto credibile, così attendiamo il carro attrezzi, mentre quel sole che stava apparendo, si nasconde intimidito dietro alle nuvole e ci lascia lì a gelare...
Il soccorso arriva e di nuovo mi tocca rivedere la scena della 146 che viene caricata sul pianale...Proprio come qualche mese fa, con la differenza che qui non siamo vicini a casa e che stavolta il danno è grosso, grosso come quella macchia d'olio che i due poliziotti asciugano gettando del filler...Bizzarro, esattamente come nei gran premi...
A Tortona sapremo il verdetto del meccanico, non appena il casellante vorrà darmi il resto del pedaggio...Devo ricordarglielo un paio di volte, ma poi mi da le sospirate duemila lire.
Arrivati all'officina di questa zona depressa della Pianura (mai stati a Tortona? Non andateci! Non c'è nulla!), il capomeccanico ci stupisce con gli aneddoti delle sue avventure (meglio delle mie, garantisco!), sacramenta contro i piccioni sul tetto della sua officina (arrivando a bersagliarli con la carabina!!!) e poi sancisce un requiem per una 146 in panne: il motore è da buttare. Ma niente preoccupazioni: capita a tutti. Mi fa vedere un' Audi che ha avuto lo stesso problema. una A4, mica la pizza coi fichi. Annoto mentalmente questa informazione per ribattere ai soliti amici filocrucchi quando mi faranno notare che ho una macchina italiana ed è per quello che si rompe, ma lì per lì non me ne frega niente della A4 di quel disgraziato. Posso solo pensare alla 146 ferma e alla spesa e tremare di rabbia. Sì, perché questa è sfiga, e non può continuare così.
Andrea ci viene a prendere poco dopo. Un santo, considerato che lo abbiamo svegliato di domenica mattina e che non vuole che gli paghiamo benzina e autostrada.
Ma ancora penso a cosa farò domani, quando col Capo tornerò a quella officina e decideremo il destino della 146.

continua...
_______________________________________
_
23/4/2001

La 146 è tornata a casa, domani mi sapranno dire cosa è successo...Forse.
Nel frattempo voglio citare i pensieri di Fabio e Jan, che così ricordano il vivace "millesei" twin spark:

Con vivissimo cordoglio partecipo al profondo dolore per la dipartita del motore della tua macchina, che, a Genova, ho avuto l'onore di provare. Me lo ricordo ancora, quel motore, rispondere orgogliosamente a una seconda in salita su via Apparizione (e chi è stato qui sa che voglio dire). Hai perduto un valido compagno di molti kilometri: son convinto che non è solo dolore economico!
Con affetto, Fabio.

Siamo, con la presente, ad unirci alle condoglianze in favore del 1600 Twin Spark.
Da buoni Alfisti grideremo al cielo per annunciare al paradiso dei motori l'arrivo di un selvaggio 1600 TS!
Jan.

2 febbraio 2001

Inizia la 146's Saga!

A volte si rasenta l'incredibile.
Oggi, 2 febbraio 2001, me ne è successa una delle mie.
"Vado a studiare da Marco" è ciò che dico a mia madre uscendo di casa. Ed è vero, è proprio lì che sto andando.
Tuttavia l'imprevisto è subdolo: si annida dietro ogni angolo pronto a balzarti addosso e si traveste in mille modi per non farsi riconoscere,
compreso quello della ragazza affascinante.
Ora, sarà successo anche a voi di conoscere di vista una persona, che magari giudicate carina o che ha qualcosa che vi piace, ma che comunque conoscete poco e non frequentate, semplicemente perché avete altro da fare. Ebbene, quale sorpresa quando vedo su una strada poco frequentata una di queste persone, tale Arianna, che pare spaesata: è un attimo, io in auto lei a piedi, lei mi riconosce, io no (lo ammetto!), lei mi saluta e io mi fermo. Saluti di rito, come va come non va ecc...
"Sto andando in stazione" mi fa "prendo l'autobus per XXXX".
Con una strana sensazione di Déja-vu, le offro un passaggio, tanto XXXX è lì vicino, anche se un po' fuori...Lei accetta. Si comincia a conversare. D'un tratto mi indica una strada secondaria, che, se la memoria non mi inganna, dovrebbe condurre ad un maneggio (queste strade le facevo in bici, quando ero in forma...). Secondo lei è una scorciatoia.
Che diamine, se lei è di qui, saprà bene le strade, no?
La strada in questione e sterrata, e conduce indubbiamente verso i campi. Per la cronaca dirò che siamo praticamente in mezzo al nulla, nella campagna interpaesana tipica della provincia denuclearizzata milanese-occidentale (e va beh...Giusto per sfoggiare qualche vocabolo tecnico).
Che diamine, se lei è di qui, saprà bene le strade, no? (parte seconda).
La strada diventa un pantano e la 146 sembra non gradire le pozzanghere e il fango (scusami piccola mia! Ti porterò presto all'autolavaggio), tanto che, dopo un bel po' di stradina...Si ferma.
Avete capito bene. La macchina si pianta in piena camporella. E sono da solo con una ragazza. Che mi ci ha condotto.
No, mia piccola Alfa, non puoi farmi questo, tant'è che la giovine Arianna già mi guarda storto.
Ma vi assicuro che io non c'entro niente. La macchina non vuol partire!!!
Dopo vari tentativi a vuoto, non si avvia più nemmeno il motorino d'avviamento (tristissimo!); ovviamente la batteria è ormai scarica.
Il di lei sguardo si fa gelido.
"Allora? La pianti?"
"Cosa?"
"Cosa credi di fare?"
"Ma guarda che non è colpa mia...La macchina non parte!"
"Guarda che adesso scendo e urlo"
"Ma cosa...(balbetto e arrossisco)...Ma guarda che non parte davvero...Senti, se non ci credi prova..."
"Non ho la patente"
Vergognandomi tantissimo per quello che lei pensa di me (non parte! Giuro!) mi metto a spingere, a faticare, a esaminare il motore (disseminato di centraline elettroniche) a sbuffare, mentre lei...Adopera il cellulare.
In breve ha chiamato un suo amico, spiegandogli dove si trova.
Meno male, penso. Ora mi daranno una mano.
L'amico arriva. La accompagno a piedi fino alla fine della stradina e l'amico la accoglie a bordo. Venire ad aiutarmi? Neanche per idea: la macchina è bianca, lui ci lavora, mica può sporcarla. E poi che aiuto può darmi?
L' amico di una così può essere solo uno così.
E ora che faccio?
Niente panico Tyreal. E che cavolo, ci sarà qualcuno alla fine della strada, no?
Il maneggio! Me lo ricordavo e c'è.
Alcuni operai stanno lavorando a uno scavo. Chiedo aiuto a loro.
Il capocantiere è gentilissimo e mi "presta" uno dei ragazzi. Ritorniamo alla macchina (per la cronaca è circa un chilometro tra i campi, ma lo rifarò più volte) e ci mettiamo a spingerla avanti e indietro per la stradina.
Niente da fare.
Ringrazio comunque l'operaio e resto lì enumerando le possibilità.
Cosa posso fare?

1-Chiamare i miei
Assolutamente no! Mia madre impazzirebbe d'ansia, il capo è al lavoro è non mi va di disturbarlo per una cosa che posso risolvere da me. Inoltre dovrei spiegare cosa ci faccio in un strada in mezzo ai campi quando dovrei essere a studiare da Marco

2-Chiamare un carro attrezzi
E quanto mi costa? No, lo tengo come ultima risorsa.

Quindi non mi rimane che la terza opzione, quella per cui opterebbe ogni uomo bisognoso.
Chiamo il Krapa.
(il Krapa è un caro amico e compagno di disavventure; ndT)
Apro il cellulare con baldanza, compongo il numero e...
TIM: COMUNICAZIONE DI SERVIZIO. L'UTENTE NON E' ABILITATO AL SEGUENTE SERVIZIO.
Traduzione: non ho una lira sulla scheda.
Parolacce.
Io il cellulare non lo uso MAI eppure non ho una lira. Perché? Per quella ca**o di segreteria telefonica che non riesco a disabilitare, ecco perché! E porca la TIM!
Torno al maneggio. Lo troverò un telefono là?. Stavolta mi dirigo verso l'ingresso principale (sono lì da più di un'ora, ormai; le mie scarpe sono indistinguibili dal fango e dalla merda di cavallo che lì impera).
Chiuso.
Attiro l'attenzione di un uomo che sta facendo trottare uno splendido baio nel piazzale, gli spiego la situazione e lui mi presta il suo cellulare: uno strepitoso aggeggio grosso quanto un accendino con apertura tipo Star Tac (ma a molla! Cool!). Per un attimo mi esalto, sentendomi molto capitano Kirk, poi gli chiedo:
"Ma si fida a prestarmelo?"(il dialogo si svolge tra le sbarre del cancello).
La risposta è: "se me lo rubi ti inseguo a cavallo". Non ho altra scelta che chiamare.
Naturalmente l'uomo non ha la macchina, dato che suo figlio l'ha presa per andare da un'amica.
Per un attimo mi chiedo se il figlio...L'amica...No. Impossibile. Mi rifiuterei di crederci, quindi non indago.
Il Krapa arriva, si inzacchera bene la Smart e...Nessuno ha i cavi della batteria.
Bravi, eh?
A questo punto si fa arrivare il Ganassa (amico d'infanzia del Krapa e altro compagno di disavventure; ndT). In tre colleghiamo i cavi.
Okay, il motorino d'avviamento parte, la macchina no.
Ultima spiaggia: chiamo il carro attrezzi.
Sprofondando nello sconforto pensando a quanto mi verrà a costare saluto il Ganassa che ha altri impegni e aspetto lì col Krapa.
Il carro attrezzi è troppo grosso e non passa per le anguste curve della stradina.
Optiamo per un compromesso e spingiamo la 146 fin dove il carro attrezzi può arrivare.
Acqua fango e merda di cavallo.
Grazie Krapa, sei un amico.
Scopro con piacere che il soccorso stradale è quello del mio benzinaio di fiducia...Mi farà uno sconto, almeno quello...
Ma vedere la mia piccola 146 sulla pedana dell'autocarro e scaricata a mano (sporca di acqua, fango e merda di cavallo) mi stringe il cuore. E' un po' come vedere un amico ferito, o una fidanzata svenuta.
Ora mi sono appena ripulito dal fango e dal resto, ma credo che domani un po' di muscoli mi faranno male.
E anche la mano che ho inavvertitamente appoggiato al filo spinato intorno al maneggio.
Maremma Maiala.

17 agosto 1999

Irlanda On The Road - 3

17-8

Con un po' di tristezza lasciamo Blarney diretti alla Mizen Head, penisola che si incunea nell'oceano. Prima di arrivare, abbiamo il tempo di fermarci per pranzare, anche se incappiamo in un ristorante "alternativo"... Si parla di roba naturale, ma ho la certezza che non saprò mai ciò che ho mangiato... La birra-ginger, poi... Mentre a tutta la combriccola viene la spiaggia-mania (voglio-fare-il-bagno, voglio-fare-il-bagno!) raggiungiamo l'estremità della penisola, dove il panorama è mozzafiato: le onde si infrangono sulla scogliera con una lentezza maestosa e la vista della spuma dal vecchio ponte che porta all'estremità ovest è da brivido. La sabbia di qui, poi, crea un curioso fenomeno: i granelli sono così sottili che galleggiano come polvere a pelo dell'acqua e, a volte, si alzano in aria vorticando; si crea così una schiuma nella schiuma, che ha tutto l'aspetto della schiuma della Guinness (e infatti la chiamano così)!

16 agosto 1999

Irlanda On The Road - 2

16-8
Ah che dormita! Finalmente mi è toccata una singola...
Ieri abbiamo ritirato la macchina all'aeroporto; siccome era necessario dire una professione, Paolo si è definito "bibliotecario"... voila: la nostra Toyota rossa è lì che ci aspetta... I bagagli ci stanno ed è tutto a posto. Partiamo!
Maremma boia!!! Ma come si guida qui? Vabbè dopo un po' ci si prende la mano. Considero che l'autista che ci ha portato al parcheggio della "Malone Car Rental" guidava come un pazzo e penso che non sia proprio il caso di imitarlo: la guida procede lenta e regolare, a costo di sfondare la frizione per prendere confidenza col cambio! Il panorama irlandese dell'entroterra è... verde!A dire il vero è incantevole, pieno di punti di osservazione e luoghi panoramici, dove spesso ci fermiamo per scattare foto.
Ci fermiamo a Waterford per pranzare (alle quattro... considerando che la colazione irlandese è ricca, moooolto ricca!) e ripartiamo per la volta di Blarney, presso Cork, non senza passare da Ardmore, per vedere la classica torre rotonda... Si, ma com'è che ogni volta che ci fermiamo, qui piove?
Comunque arriveremo tardi: avvisiamo infatti il b&b di destinazione tramite segreteria e ci avventuriamo in quel di Cork, prendendo pure una strada in contromano... Le risate! Arrivati alla Cuanan House, la signora si dimostra subito affabile e ci offre persino il the! Facciamo conoscenza con altri due italiani che alloggiano con noi e ci prepariamo a passare la nostra prima notte a Blarney.
La mattinata del 16 è prettamente turistica: visita al castello e bacio della "pietra dell'eloquenza" che, pare, dia il dono di saper parlare con maestria o, alternativamente di saper mentire per sette anni (quindi si può dire che crei perfetti uomini politici). Tale bacio, tuttavia, non è così semplice da dare: bisogna sdraiarsi sul dorso, aggrapparsi a dei sostegni e sporgersi su uno strapiombo di una trentina di metri, aiutati da un custode... Beh, ne valeva la pena!
Segue la visita al parco del castello, con il clima che si diverte a cambiare in modo repentino (mai più senza k-way!). Nel pomeriggio, dopo una lauta doccia, ci rechiamo a Cork dove, dopo una travagliata battaglia col traffico ed i lavori in corso, riusciamo a parcheggiare quasi in centro, previo acquisto di due tagliandini da lasciare bene in vista (un po' come a Milano).
Abbandonata la voiture, cominciamo la visita della chiesa della S.ma Trinità, a prima vista gotica, in realtà molto più recente e luminosa (l'interno è tutto in legno), adatta più alla celebrazione vera e propria che alla visita pura e semplice.
Proseguiamo verso ovest e, traversato il canale, ci dirigiamo verso la St. Fin Barre's Cathedral, non prima però di aver visto il parco di Parade Rd., la bitta che ricorda l'antica esistenza di un canale proprio attraverso il centro e il birrificio, vecchio di decenni e ancora pienamente attivo.
La cattedrale protestante, purtroppo è chiusa, ma ciò non toglie fascino al suo aspetto, con le sue guglie gemelle e quel suo gotico un po' "addomesticato", non ardito come quello mittel-europeo, ma ugualmente imponente...
In uno slancio di entusiasmo partiamo verso l'università, e scopriamo che è tremendamente simile a quella in cui hanno girato il film "Piramide di paura", storia di un giovane Sherlock Holmes...Per il resto è un'università, con aula maxima, dipartimenti e bacheche, se si eccettuano le pietre preistoriche conservate nel corridoio principale e la cappella dalle belle vetrate e il pavimento a mosaico.
Elena trova un paio di occhiali da sole... sarà per quello che piove? Tornati in centro cerchiamo un posto dove cenare (sono le 20:00 e noi NON abbiamo pranzato...), ma la guida paolesca, come al solito, consiglia luoghi a noi inaccessibili dal punto di vista monetario... Pazienza, ripiegheremo su uno dei ristorantini di Blarney.
STACCHETTO:
Elena:"Krapa, can I have a little bit of butt?"
Krapa:"Guarda che 'butt' vuol dire culo!"
Lenno:"Ragazzi, passate anche a me un po' di culo?"
(Questo insegna a non confondere il burro col culo!)

14 agosto 1999

Irlanda On The Road - 1



16:30... Siamo partiti! Con un decollo da manuale il 737 verde della Aer Lingus si è staccato dalla pista dell'aeroporto di Linate.
In un festival di motori ed ipersostentatori ammiriamo il blu del cielo da SOPRA le nuvole... Il sole si riflette sull'ala e crea giochi di luce nella carlinga... Sono quasi commosso.


h 20:15 (locali)  THUNDERBUGS!
Sono le loro note che accompagnano il nostro insediamento nella camera 104 della Stewart House (si scrive così? Boh!?) e dopo il tremendo spavento preso -avevo perso il portafoglio- ci prepariamo per la serata; ragazzi che scarpinata per arrivare fin qua: abbiamo sì preso l'autobus 747 dall'aeroporto, ma siamo scesi alla fermata sbagliata... Pazienza e autoscarpa. Però un po' ne vale la pena, perché Dublino è tutta da vedere: vie larghe, palazzi in ogni lato, edifici puliti e brillanti e le strade con la guida  a sinistra! Addirittura per attraversare c'è una segnaletica orizzontale: "look left" (o right, a seconda) ad uso e consumo dei "continentali", che storia!


15-8

Ore 7:00 - Mi sono appena svegliato dopo una notte "teribbile" nel lettino chequi definiscono matrimoniale: certo, forse non è stata una buona idea mettere insieme me e Fabio, che siamo i più grossi, ma non c'era molta alternativa... Il bello del letto è che "è al decollo", cioé i piedi sono di qualche centimetro sopra il livello della testa... vabbè!
Ieri sera abbiamo mangiato la pizza al ristorante... "la pizza", dove una simpatica cameriera della Val d'Intelvi ci consiglia di cambiare ristorante... Seguiva poi un brevissimo giro per il centro e un rientro alla tana per decidere l'itinerario di oggi... Si, ma speriamo che ci diano la macchina!
Elena e Fabio dormicchiano ancora... Mi dispiace averli svegliati, ma quel lettino era troppo scomodo!


LA FRASE:
"Ma è bello guardare la campagna" (Elena)

16 agosto 1997

Paesi dell'est - Diario di viaggio/6

 16-8

Giornata un po' strana, quella di oggi (forse Mala Strana...). Cominciamo col museo della Tecnica, che a detta di Paolo dovrebbe prenderci tutta la giornata, ma scopriamo che è mezzo chiuso. Facciamo comunque in tempo a goderci il grande salone stracolmo di treni aerei e locomotive: il vento il fuoco e l'acciaio uniti in un sublime dinamico che Kant intuiva ma non immaginava, il tutto contornato da vetrine contenenti modellini, grafici e fotografie. Altra parte del museo era dedicata al "multimediale" in cui lo spettatore poteva interagire con alcune macchine per saggiare la sua preparazione o le sue condizioni psicofisiche (anche se alcuni dati erano un po' falsati...). Che dire poi della sala dedicata ai fenomeni acustici, dove ci siamo sbizzarriti con tutti gli esperimenti possibili? Con l'intermezzo di un pasto frugale, disturbato dalle solite api (un vero flagello: Fabio le combatte con le salviette, io con il coltello e Paolo a mani nude), ci fiondiamo subito a Mala Strana (starò mesto?) per vedere chi il museo militare (Claudio ed io), chi la torre delle polveri (gli altri) e forse avevano ragione questi ultimi, visto che il museo è stato abbastanza deludente... Solo qualche sala con plastici a grandezza naturale riesce a destare il nostro interesse, ma non a sopire la curiosità, visto che ci avventuriamo nel piano sbarrato da sedie, in barba ai controlli... Anche qui niente, solo qualche restauro. Va beh, vorrà dire che ci limiteremo ad aspettare gli altri di fronte all'ingresso godendoci di nuovo il cambio della guardia... Oh, finalmente eccoli che arrivano! C'è ancora tempo per vedere la chiesa di S.Nicola a Stare Mesto, ma riusciamo a perderci di nuovo sul Ponte S.Carlo e arriviamo a destinazione scaglionati, giusto per renderci conto che è tutto chiuso... Che tristezza, poi, la chiesa gotica in centro: a dire il vero sarebbe molto bella, ma uno scellerato progetto risalente al periodo barocco ha rivestito i suoi muri (compresa la facciata! AAARGH!) di edifici moderni... Ma come si fa? Okay, non pensiamoci più e prepariamoci ad un'altra serata praghese.

Questa sera il nostro "mister mutanda" non è più in mutande: siamo basiti, ma ci riprendiamo quanto basta per farci spiegare gli orari dei pullmann notturni. Quello si prodiga in delucidazioni e ci da persino un prospetto con tutti gli orari! Grande!

A cena tutto normale: è dimostrato che ristoranti della guida Marco Polo sono inaccessibili per la gente comune (avete presente l'Apostolok?) perciò andiamo a naso ed è decisamente meglio... Dopo cena ci affrettiamo a tornare a casa per salutare le ragazze sudafricane nostre coinquiline che domani partono, ma soprattutto per scolarci quelle quattro o cinquemila lattine di Gambrinus® acquistate previdentemente oggi pomeriggio... Yahooooo... Sennonché, mentre cammino, vengo preso al volo da un piccione... Vabbeh, tanto bianco su bianco non si vede! (Bleah!)

    LE FRASI:

    Paolo: "Occhio alla testa"
    Lenno: "Starò mesto... se la pesto!"

18-8

E questo sarebbe il cimitero ebraico? Ma si specula così sui morti? Perché un uomo deve diventare una scritta su un muro, immerso in migliaia di altre scritte? Forse per non dimenticare, forse per dire che siamo tutti uguali davanti alla morte... In ogni caso davanti ad essa non si paga il biglietto d'ingresso. Lasciate in pace i morti... specie quelli che hanno già sofferto tanto.

Ed è la partenza! La nostra stanza verrà presa da una compagnia di Viterbo, mentre noi ci allontaniamo fieri con una cassa di Gambrinus... Sul treno persino il controllore ci prende in giro, ma poi gli veniamo utili quando ha bisogno di cambiare 100 dollari (a dire il vero si spaventa un po' quando mi tolga la cintura, ma è un attimo). Inganniamo il tempo con un partitone a Risiko, con un interrogativo che mi martella la testa: riuscirò a spedire l'ultima cartolina? A Praga non sono riuscito ad affrancarle tutte e ho cercato di spendere le ultime corone in souvenir e cianfrusaglie, ma non ce l'ho fatta! Per fortuna, perché sul treno dobbiamo pagare il supplemento... Utilizziamo tutto, persino le monetine, e alla fine la spuntiamo.

    LA SCENA:

    Marta: "Noi fra mezz'ora abbiamo un altro treno da prendere, a Vienna"
    Controllore: "Dev'essere sul lato sinistro!"

13 agosto 1997

Paesi dell'est - Diario di viaggio/5

13-8

Giorno all'insegna dello scazzo a Varsavia: stasera si parte, così vaghiamo senza meta, tornando in centro e passeggiando ad andatura turistica dappertutto. Proviamo persino ad andare al quartiere Praga per cercare "reliquie" militari russe, ma invano. Se il mercatino c'era, infatti era chiuso e gli unici ricordi che ci rimarranno di Varsavia sono i due orologi e le matrioske acquistate in centro.

Alle 19:37 parte il treno ed è il delirio... Tra pane e Mirinda volano le battute più scarse, mentre io mi rifugio in alto tra gli spasmi della tosse... Gli altri si chiedono se sono ancora vivo... poi tutto si fa confuso e ricordo solo vagamente le incursioni dei controllori alla ricerca dei passaporti (almeno otto volte) e il frastuono di una sorta di compressore proprio di fianco a noi... Beh, fatto sta che...

14-8

...Siamo arrivati a Praga! Sono le 5:30 (Ahia) e la sveglia-gallo imperversa spaventando qualcuno della compagnia (no, Manu, non c'è nessuna gallina!). Verso le 7:00 ci muoviamo verso l'albergo, che albergo non è!

Immerso in un paesaggio bucolico non lontano dal centro, un edificio funge da centro di ritrovo da cui vengono assegnate le camere... che poi sono abitazioni vere e proprie. Fabio ed io abbiamo una stanza nella casa del "proprietario", gli altri quattro si sono sistemati in una sorta di villa tutta per loro... Sembra di essere davvero in paesino di montagna! La villa di cui parlava Paolo è davvero carina: la padrona di casa (Avete presente Kathy Bates in "Misery non deve morire"?) ci fa accomodare in una taverna piena di trofei di caccia, così aspettiamo, seduti su panche rivestite di pelli, che Paolo si faccia la doccia.

    Il Proverbio critico di Lenno:

    "Ogni mondo e paese"

Sono le 20:50 e ci stiamo sbizzarrendo all'"Havana", tipico ristorante Ceco (si, vabbé...). Oggi abbiamo visto il Ponte S.Carlo e alcune vie del centro, compreso il panorama mozzafiato della cittadella, soffermandoci presso le bancarelle a guardare orologi e oggettistica militare. Carino però questo locale... Al piano di sotto c'è un caffè anni '60 con tanto di ritratto del Che e salottino... Mentre mi rilasso sorseggiando una Purkmistr® scura ripenso agli artisti incontrati sul ponte: l'uomo che suonava melodie sfregando i bicchieri pieni d'acqua, il "Puparo" che manovrava le marionette... E che spettacolo il centro, con l'orologio astronomico che scandisce le ore con le statue animate degli apostoli e di altri personaggi caratteristici, mentre i venditori ambulanti chiassano con le loro trombette che imitano lo starnazzare delle galline e invitano il turista a farsi fare la caricatura... Alla ora, arriva o no il mio gulasch? Mmmmh... Buono!

15-8

Ci siamo appena svegliati e già dobbiamo trasferirci al piano di sopra! La nostra camera, infatti, verrà invasa da due altre persone, mentre scopriamo che quella di fronte è occupata da quattro ragazze anglofone. Sta per cominciare un nuovo giorno a Praga.

    LE FRASI:

    "Un cimitero giulivo" (Cori)

    "Che bello scendere!" (Pensiero profondo di Simon)

Che bello, che bello! Cioè, mica tanto, soprattutto per Marta che deve pulirsi dal ricordino che le ha lasciato un piccione... Schernendola per questo e per il suo racconto degli eventi tragicomici avvenuti la sera prima (ululati strani in casa? Che sarà mai?) andiamo verso il castello ma.. sbagliamo strada! Ritentiamo e siamo più fortunati!

All'interno delle mura c'è la cattedrale: il trionfo del gotico, con soffitti vertiginosi e architettura ardita, impreziosita da ornamenti e vetrate. Questa cattedrale di S. Vito è immersa nell'atmosfera del castello: non la si può ammirare da lontano, perché, circondata dalle mura, sembra quasi spuntare da esse come un gioiello opaco nella sabbia lucida. Il resto della visita è da antologia: il cambio della guardia, l'antico palazzo reale, la cripta dei re e la via degli alchimisti, dove ha abitato anche Franz Kafka e dove troviamo un fantastico negozio-museo di oggetti medievali. Qui, oltre ad apprezzare armi, armature e abiti trecenteschi, abbiamo occasione di fare acquisti: io mi fiondo verso un CD di musica medievale e un ciondolo, Paolo si accontenta di un ciondolo simile, scegliendolo però con più accuratezza... Ci mette circa mezz'ora ma ce la fa! Nel frattempo noialtri abbiamo occasione di goderci la "simpatica" armatura fuori dal negozio, che abbina al fantastico elmo a forma di dragone, una esplicita "corazzatura" tra le gambe di forma evidente: che servisse per gli stupri di fretta? Che storia! Al ritorno ci imbattiamo in una singolare statua che ritrae un uomo carponi sotto un immenso teschio... un po' macabro, è vero, ma affascinante.

Dobbiamo farci strada tra orde di fotografi che cercano di inquadrare fidanzate, mogli e figli e che ogni volta bloccano tutta la via. Simpatici, però! All'uscita del castello ci soffermiamo davanti alle guardie che non fanno una piega. Proprio nessuna? Ma non ci facci ridere! Appena tre ragazze ne stuzzicano uno, questo (nei limiti del possibile) ci sta... E l'altro lo richiama all'ordine! Che sincronia!

E siamo già alla sera: per puro caso ci imbattiamo in una troupe cinematografica che sta girando un film sul periodo nazista. Fa impressione vedere le scritte antisemite sui muri... E pensare che cinquant'anni fa questa non era finzione... Ci lasciamo alle spalle questi pensieri e iniziamo un'altra serata in quel di Praga.

    LE FRASI:

    "Sei veramente un prosòpope" (Fabio)

    "Alé alappa, grazie per la pappa" (Claudio)

11 agosto 1997

Paesi dell'est - Diario di viaggio/4

 11-8

Carino l'albergo! Un po' retrò, ma non c'è malaccio, a partire dagli ascensori modello Politecnico, fino alle chiavi magnetiche, alla vista che si gode dal nono (9°!) piano, ai -Udite Udite!- cioccolatini omaggio!

Beh, facciamoci una doccia, poi si vedrà.

Ore 17:10. 'Sticapperi, come è cara Varsavia... Da oggi McDonald's

    LE FRASI:

    "Sembri una gallina rattrappita" (Marta rivolta a Manu)

    "Dal Vangelo secondo Matteo: Gesù vide Matteo che
     catturava farfalle e gli chiese: 'Perché catturi farfalle?'
     E Matteo rispose: 'Perché una farfalla catturata è
     meglio che un piccione giù in picchiata!'" (Paolo)

Questo è il livello post pranzo della compagnia, a partire dal sottoscritto, che ha mezza faccia paralizzata dal freddo, ma che non vede l'ora di rituffarsi tra le vie di Varsavia. Sentite come suona bene... Varsavia... Ooooh!

A dire il vero la città somiglia molto al Milano (NO! Ferma Manu! NON RIDERE!!!) Nel senso che non è prettamente turistica, ma il monumentale va ricercato tra le vie, tra i vecchi palazzi di stile ottocentesco, adornati da fregi e colonne e con uno stile tra il neoclassico e il liberty, pesantemente influenzato dagli elementi orientali della vicina e raffinata Russia e resi sobri dal "regime" passato. Una città tra passato e futuro, tra antico e moderno, tra stile e dinamismo... In una parola, Varsavia.

    LA SCENA:

    Lenno: "Miss... There's a mistake in the bill"
    Cameriera: "I don't speak english!"
    Lenno: "Well, then... chiama il tuo amico!"
    Cameriera: "Okay!"

    IL DELIRIO MOZARTIANO DI PAOLO:

    "A chi è che piaceva Mozart? Ah si, a Beethoven"

    "Simon ha suonato Mozart"

    LE FRASI:

    "E' inutile ottimizzare il tempo quando si aspetta Paolo" (Lenno)

    Claudio: "E' un gelato cacao e limone"
    Lenno: "E' un CACONE!"

Mercato, mercato!

Sotto il Palazzo della Cultura c'è un mercatino da vedere, e noi non ce lo facciamo certo scappare... L'unico problema è che ciò che cerchiamo non sembra essere ben visto dai mercatanti locali: alle sole parole "Armata Rossa" la gente fa finta di non sentire, non ascolta o addirittura ci caccia... Niente reperti della "Krasnaja Armia", allora... Pazienza!

Prima di salire sulla torre del Palazzo della Cultura facciamo un nuovo giro del mercato, constatando che somiglia più alla fiera delle scarpe che a quella di Senigallia...

Presto ci accorgiamo di un polverone che si solleva da un vicino spiazzo alberato: è un uomo che insegue un bambino... lo raggiunge... lo atterra e lo tempesta di schiaffi! Claudio vorrebbe intervenire, ma la cosa si risolve in fretta e l'energumeno si allontana. Un tentato furto? Può essere, visto che la madre del bimbo vendeva portafogli...

Dopo la scena Paolo, Manu ed io saliamo sulla torre per vedere un panorama... deprimente! What a sadness! Varsavia somiglia quasi a Torino (c'è pure la Fiat...), ce l'avrà un centro storico?

La risposta è si!

Dopo aver mangiato, il nostro gruppo (Manu, Paolo, il Krapa, Cori, Claudio ed io; Simon e Marta non sono dei nostri perché stamattina sono andati a visitare un ex campo di concentramento fuori città) si dirige verso la cittadella dove, per un attimo, mi sembra di essere tornato a Bratislava: la piazza raccolta, i bar tutti intorno, le case colorate e decorate... Qui ci sono anche le fontane a pompa (belle, sì, ma come fai a bere da solo? La leva è enorme!) e -Spettacolo!- il gruppo folkloristico in costume che si esibisce in sfrenate polke... Proprio bello, così come le vecchie mura, dove i giovani del luogo si siedono nelle antiche guardiole e assistono al "passaggio" dei turisti.

A tal proposito non posso fare a meno di segnalare un episodio che ci è accaduto...Lasciando indietro il gruppo, Claudio ed io abbiamo collaudato una guardiola, venendo adescati da una comitiva di ragazzine ubriache perse. Vedendo che non reagivamo alle loro profferte, le impavide ragazzine sono scese dalla loro nicchia e si sono avvicinate a noi... Dietro di loro, tuttavia, spunta l'inesorabile Cori, che non si era allontanata poi tanto! Sgamati in pieno! Non si può neanche scherzare un po'... Eh va beh, rifacciamoci con le vie del centro, che sembrano così diverse dal resto di Varsavia... Senonché sono piene di naziskin!

9 agosto 1997

Paesi dell'est - Diario di viaggio/3

9-8
Ci apprestiamo a partire. Sono le 10:15 e Paolo cazzeggia e ingrassa sedendosi.
La serata di ieri è stata all'insegna del vegetariano, con una sosta in un ristorante specializzato, subito seguita da una fuga per prendere il tram. Eh già, ma siamo senza biglietto. Tre simpatiche signore spagnole ci tranquillizzano e così saliamo di sgamo... Per questa sera è fatta.
Eh già, ma per questa mattina no... Ci alziamo tardi e scopriamo che lo shop dell'albergo è già chiuso, saliamo sul tram senza biglietto... ed è multa! Il controllore che somiglia a Prodi e che porta una fascia rossa tipo SS ci fa un bel verbale di 1000 fiorini. Pazienza!
La mattina passa sul lungo Danubio, alla ricerca del Palazzo del Parlamento per poi spostarci verso la Vaci Ut (che NON E' la Vaci Utca), il luogo dell'appuntamento con Claudio. Il posto è però fuori mano e non risulta sulle carte che abbiamo. Complice un disguido di orari perdiamo Claudio e decidiamo di muoverci da soli verso Piazza degli Eroi, dopo uno spuntino da McDonald's. Il sole spacca le pietre, ci sono 35°, ma continuiamo lo stesso e, con una metropolitana che sembra più il trenino della Lego® raggiungiamo la sopracitata piazza; visitiamo poi il parco con annesso laghetto e ci rimpinziamo di acqua ed Enervit.
Abbiamo poi modo di incontrare un gruppo di Emiliani con cui ci mettiamo subito a scherzare. E' curioso, ma a Budapest pare ci siano più italiani che ungheresi. Salutati gli emiliani riprendiamo il nostro giro... Non mi viene permesso di visitare il museo dell'aviazione (Ueeéh, Ueeéh!!!) ma mi consolo facendo una foto ad una splendida barista. All'uscita del parco... Ehi, ma quella non è Corinna? Ma sì. è lei! E' incredibile, abbiamo ritrovato i due dispersi,
Purtroppo però, l'incontro con Claudio non è solo foriero di buone notizie: apprendiamo infatti che il treno per Varsavia partirà da una stazione diversa da quella in cui siamo arrivati. L'unica cosa da fare è controllare e così facciamo: è vero, dovremo prendere il treno in una stazione fuori mano, ma raggiungibile. Al ritorno Paolo ed io ne approfittiamo per acquistare quattro mele da mangiare a crepapelle questa sera.
LE FRASI:
"Ma non possono essere cavalli veri! Guarda come sono piccoli e rigidi!" (Paolo, parlando di due pony)
"Guarda che sono dentro alla minchia e se apri, cazzano!" (Paolo, spiegando il precario equilibrio delle mele nel frigorifero)
Paolo è in ritardo.
Abbiamo mangiato all' "Apostolok"... Che lusso!!! Paolo cazzeggia, abbiamo perso il tram, ma Fabio ed io non vogliamo perdere anche la forza d'animo e cominciamo ad andare a piedi. Incontriamo della gente che... si mette a correre! Tafferugli?? Panico?? No! E' l'ultimo autobus... Ali ai piedi ed è fatta!
10-8
Obiettivo Isola Margherita ed i suoi parchi, non prima di aver scaricato i bagagli al deposito della stazione Keleti. Marta e Simon si appartano, noi sei proseguiamo per la nostra strada decisi a "svaccarci" da qualche parte. In realtà compiamo una lunga passeggiata tra fiori e alberi, cercando di capire il funzionamento delle fontanelle e degli innaffiatori che, per quanto vi si passi vicino non ti bagnano mai; L'unica sosta che ci concediamo, eccetto quella per pasto e "antipasto" è su un prato dove ci accingiamo a consumare delle banane da poco acquistate. Visto che la mia si sbuccia da sola lascio perdere.
Il viaggio in treno verso Varsavia è caratterizzato da una combattuta partita a Risiko che ha visto Paolo vincitore dopo un combattuto testa a testa con me... A dire il vero devo la mia sconfitta soprattutto alla mia dabbenaggine, poiché ho ribaltato per sbaglio il tavolino con tutte le carte... Eh va beh, c'è poco da ridere (vero Manu?). Ma è già ora di andare a nanna. Si dormirebbe anche bene, senonché ci svegliano ogni due ore per il controllo passaporti...
Arriviamo a Varsavia la mattina dell' undici e invadiamo pacificamente l'albergo che, questa volta... Tah Daaah! è in centro.
LE FRASI:
"Che brutto destino gli scacchi: mangiano dappertutto e poi diventano matti" (Lenno)
"Se la navigazione è una tecnica, Il furto è una scienza" (Lenno)

7 agosto 1997

Paesi dell'est - Diario di viaggio/2

7-8
Sono le 11:24 e siamo sul treno diretto a Budapest, ma non c’è buio pest (battuta di Krapa), anzi il sole brilla, fa bello, spuntano i fiori. Paolo si accanisce con i videogames, mentre si fa strada l’apatia. Abbiamo di fronte un altro paio d’ore di viaggio e poi… Ta Daaah! Budapest!
LE FRASI:
“Fai la faccia scazzata, non il cazzo sfacciato” (Paolo)
“Ci deve essere una logica nella distruzione” (Krapa)
15:50. Siamo appena arrivati all’hotel Ventura, che si trova, manco a dirlo, ad un bel po’ di strada dal centro; comunque questa volta ce la facciamo senza multe e ci insediamo subito nelle due stanze triple assegnateci (non tre doppie!).
Niente lusso bratislavo, ma tre sobri letti “in batteria” e tinte pastello alla mobilia. Non c’è male. HIDDA!
Digressione: prima di arrivare alla stazione Nyugari, facciamo amicizia con tre pittoreschi individui che ci offrono il loro “tonik”; non l’acqua tonica che indica l’etichetta, ma vodka, per poi invitarci ad un secondo giro di bevute con del sidro mascherato da Fanta… Boys, che mazzata… A digiuno, poi! Buono però quel sidro…
23:10 –BURP!-
Un infernale gara culinaria è stato il tema della prima serata a Budapest: Paolo ed io abbiamo ordinato il piatto della casa (il “fatal”…), una montagna di carne, patate, riso e verdure. Naturalmente ce l’abbiamo fatta anche stavolta, tra gli sguardi schifati di tutti, anche quelli di Claudio e Corinna, incontrati per Che cosa vuol dire? Clicca per saperlo...l’occasione proprio oggi di fronte al Burger King dove poche ore prima avevamo consumato tutti un lauto “antipasto”.
Il termine del pasto è stato consumato con un fragoroso brindisi al gridi di… Hidda!
Il sole tramonta su nuove Gesta di Eroi!!!
LA FRASE:
“Ci troviamo al parco stronzo” (Paolo)
8-8
Grande giro in quel di Buda: si comincia con la cittadella dopo una salita-scalata che ci lascia senza fiato. Dopo aver gustato una provvidenziale bottiglia d’acqua all’ombra del monumento alla libertà (definito da Claudio “monumento alla vittoria mancata”), ci muoviamo verso la fortezza dove possiamo saziare l’udito gazie ad uno splendido assolo di violino di una strumentista. Subito dopo percorriamo in lungo e in largo il museo stroico ungherese, in cui c’è davvero tutto: dal neolitico ad oggi, il tutto in una splendida cornice medievale data da questa antica fortezza a strapiombo sul Danubio (il che non è esattamente vero, ma la frase ci sta bene). Dopo il pranzo avviene l’impossibile: Paolo mi convince a scambiare la maglietta con la sua canottiera perché non vuole scottarsi; risultato: Nello-versione-terrorista-basco si ritrova a viaggiare con canottiera mimetica e cappellino militare. Ritroviamo Caludio e Corinna davanti al museo militare e tutti insieme andiamo al Budavari Labirintus. Sembra di essere all’interno di “Doom”: l’ambiente è identico e cè persino la colonna sonora! Statue di cera e catene penzolanti creano atmosfera (imperdibile la gigantesca testa del re mezza sprofondata…)e negli ambienti più grandi si trovano troni, fontane e simili, il tutto condito da musica barocca. C’è proprio tutto: il buio quasi totale, l’umidità che cola dalle pareti… Un’esperienza da ricordare!
LA FRASE:
“Ricordati che la navigazione non è una scienza, ma una tecnica” (Claudio)
Divagazione: abbiamo incontrato un simpatico negoziante alla cittadella, che esponeva orgogliosamente lattine con l’oscura definizione “L’ultimo respiro del comunismo”. Alla domanda su cosa fossero, quello ci risponde con voce roca e solenne:
“ARIA!”
Era uno scherzo ungherese.
Divagazione 2: in quello stesso negozio c’era un uomo dal profilo identico a Bill Clinton!
Dopo il labirinto, in cui siamo riusciti a rientrare grazie ad uno sgamo (ho.. ‘scassinato’ la porta) siamo tornati indietro verso la chiesa di S.Mattia e il bastione dei pescatori, ma non avevamo più tempo per trattenerci a lungo… Sarà per un’altra volta? Marta e Simon non sono tornati in albergo con noi… Ci aspettano con Claudio e Corinna presso il maestoso ponte edificato dalla compagnia Eiffel…
Un’altra sera sta per iniziare a Budapest.

4 agosto 1997

Paesi dell'est - Diario di viaggio/1

19.14: HIDDA!!!
20.15: PARTENZA!
Dopo aver scambiato le cuccette con un gruppo di giapponesi in modo da poter stare tutti insieme, attendiamo con ansia di poter avvertire di ciò il controllore mentre scivoliamo tra paesaggi e binari tipicamente padani
FRASI:
“E il treno è partito” (Simon)
“I’m doing an interrail” (Paolo, cantando sulle note di ‘ Singin’ in the rain’)

5-8

10.25: Siamo arrivati a Vienna; dopo una lauta colazione a base di pollo e Coca-cola (!) ci apprestiamo a cazzeggiare in questa specie di Burghy della stazione…

15.25: WHAT A BIG PIG!
Stiamo andando a Bratislava. Brrrr…atislava… Rabbrividiamo!
Krapa mi ricorda che oggi si è svegliato con i piedi bagnati, Paolo sta per andare tutto in cancrena, mentre io mi ritrovo la maglietta sporca di…caffè? Strano… non ho bevuto caffè, dormendo! Ehi, ma siamo ad Aspen! Forse ci sono gli Aspennini…
16.25
Ci siamo finalmente ristorati con una doccia corroborante nella nostra camera dell’ Hotel Bratislava, che, per inciso, sorge in una zona un po’ squallida… Comunque l’albergo è lussuoso: abbiamo due stanze per ogni camera, infatti disponiamo di un salottino e di due bagni; Simon, Manu e Marta sono nella camera di fronte, camera con medesime caratteristiche.
Si però… Ragazzi! L’hotel è spazioso, ma che fatica per raggiungerlo.
Abbiamo passato la solita trafila dei cambi alla stazione e, recuperata una cartina ci siamo fiondati nel traffico cittadino con un po’ di incertezza… l’hotel è piuttosto lontano.
Un autista di pullman volenteroso ci indica il tram da prendere, ma… ORRORE, BRIVIDO, RACCAPRICCIO! I biglietti li abbiamo fatti, ma solo per noi, NON PER GLI ZAINI !!! Uno spietato controllore ci “sgama” e ci fa scendere subito, minacciando una multa di 700 corone (!) ciascuno.
700 corone per un biglietto che ne costa 3 è un po’ pesante… Fatto sta che, alla fine, il controllore accetta di dimezzare la cifra. In pratica ci spiega che, per contratto il controllore intasca la metà della cifra di ogni multa che emette; così il nostro solerte funzionario accetta di chiudere un occhio purché possa tenere la sua parte. Così, con 350 corone in meno a testa (circa 18.000 lire) il buon uomo ci accompagna a comprare i biglietti che servono. Cominciamo bene!
00.33: che serata!
Cominciamo recandoci in centro a piedi, alla ricerca di un centro commerciale che poi si rivelerà chiuso. –SORPRESA, SORPRESA- Ci taglia la strada una ragazza con la maglietta del Politecnico di Milano !!! Che sia segno del destino? Comunque non tutti i mali vengono per nuocere: troviamo infatti un buon ristorante vicino alla piazza del centro e, nonostante l’aria di lusso che vi si respira, spendiamo davvero poco e ci facciamo subito riconoscere: Paolo fa una strage di crocchette (alcune sono rimaste sul pavimento) mentre io ordino una bottiglia d’acqua dopo l’altra (accidenti, ma perché le fanno solo da 33cl ?).
Segue una tranquilla birra in un locale lì vicino –un’ottima birra per la cronaca- e il ritorno a casa un po’ rocambolesco… Eh sì, perché il famoso tram n. 8 passa per l’ultima volta alle 23:17 e noi siamo già in ritardo… Pazienza e autoscarpa… Ce la facciamo a piedi (e meno male, visto che abbiamo scoperto che la tariffa notturna dei tram è doppia; rischiavamo un’altra multa…).
Tutto sommato Bratislava è gradevole, anche se deserta alle prime ore della notte e piuttosto buia, nonostante le vie del centro illuminate da futuristici fasci laser verdastri.

6-8

IO NO, IO NO, IO NO…
Stacchetto musicale per introdurre questa visita a Bratislava; sono le 19:30 e siamo appena tornati in albergo; Simon e Marta sono rimasti in centro e presto spiegherò il perché. Tutto comincia questa mattina alle 9:30 circa, quando ci rechiamo a far colazione con i tipici prodotti locali (succo di mirtillo, caffè molto, ma mooolto lungo, pane e gianduia – YUUHUUH!!- e yogurt scaduti) per poi buttarci in strada armati da cartine multiple e guide turistiche.
Simon si dimostra un ottimo chiedi-informazioni, tant’è che troviamo subito il castello (che qui si dice “Hrad”) la chiesa parrocchiale. La salita al castello è lunga, ma compensata dai musei che vi troviamo una volta arrivati: per poche corone (Sconto Studenti!) abbiamo accesso ad una mostra di costumi teatrali, ad un’ esposizione degli antichi “mestieri” (fabbri, orafi, calzolai…) con prodotti più o meno tipici, ad una rassegna di mobili antichi e molto altro, tra cui alcuni “tesori” ed il museo degli orologi (imperdibile quello a forma di cattedrale).
Una volta visitata la cripta del pozzo, Krapa decide di lanciarvi una monetina, seguendo il nostro esempio; i suoi Pfenning tedeschi, però, emettono un rumore sordo e cupo a contatto con l’acqua, convincendoci ad andare via.
Il pranzo ha luogo alle 15:00 in una bella taverna caratteristica del luogo. Marta e Simon optano per un McDonald… Ci raggiungeranno poi, in tempo per seguirci in un’ odissea bancaria volta al periglioso e complesso compito di cambiare i travellers-chèques.
Solo tre ore dopo, infatti, troviamo una banca che effettua il servizio ed è veramente una banca coi controfiocchi: al suo interno ci sono bar, empori, piante e persino un laghetto con tanto di ponte, per non parlare delle fontane e delle statue di “intellettuale-distratto-che-guarda-orologio” e “signorina-attraente-in-posa-equivoca-accanto-a-lampione”.
Nel frattempo Marta e Simon hanno rinunciato a seguirci e sono andati al centro commerciale, che ieri avevamo trovato chiuso, per prendere delle bibite; ci incontreremo con loro solo per prelevare le bottiglie: mentre noi ci riassestiamo in albergo, loro passeranno una romantica serata in centro.
Il centro… Davvero bello col suo campanile che batte le ore non con semplici rintocchi di campane, ma con melodie di Xilofono ben più complesse e appaganti, come è successo oggi quando siamo stati investiti dalla musica mentre Paolo e Manu sceglievano il loro Anello di Legno.
Al ritorno, un gruppo di ragazze ci saluta con simpatia… Ci prepariamo ad un’altra serata a Bratislava!
01:00
Belle donne - Mangiato tanto – Perso tram – Stanchi – Bottiglia acqua con Enervit® - Buonanotte!