1 dicembre 2009

La crisi

Un fine novembre freddo e piovoso, in quel dell'hinterland milanese. Una sera come tante, una di quelle sere in cui torni a casa ed è già buio e non vedi l'ora di lasciare l'auto in garage e sciacquarti con una bella doccia bollente, per lavare via i rivoli della giornata.
Una di quelle sere in cui non badi al cancello che si chiude alle tue spalle, alle ombre del giardino e ai rumori del vialetto e vedi solo il rassicurante chiarore della porta a vetri della cucina davanti a te; entri, rinfrancato dal tepore e dalla luce soffusa, molli armi e bagagli sulla sedia e vai in bagno concedendoti una succosa anteprima passando le mani sotto un getto di acqua calda calda e pregustando un assaggio di quella mortadella speciale che ti ha portato un amico da Bologna... L'abbraccio di una casa calda, cosa puoi volere di più in un lunedi sera di novembre?

Rientro in cucina sovrappensiero, e non sono solo.
Un ragazzo, non avrà più di diciassette anni, è davanti alla porta della cucina, mi guarda e mi parla.
Non capisco cosa dice, ho un moto di puro panico che dura più di un istante... "E tu chi sei?" Mi esce più per istinto che per reale intenzione.
Trovarsi un intruso in casa all'improvviso smuove tutta una serie di istinti che nemmeno mille anni di civilizzazione possono vincere, quei sensi sopiti che risalgono all'epoca in cui ci si prendeva a mazzate con animali selvaggi per difendere se stessi e la propria prole; sono probabilmente questi istinti che mi portano a pensare, impaurito, il modo in cui posso volgere la situazione strategicamente a mio vantaggio: come muovermi, dove muovermi, cosa prendere, dove passare...
Inutile.
"Ho fame e freddo"
Comprendo solo adesso le parole che prima la paura mi aveva fatto ignorare, "fame e freddo".
Si mette in un cantuccio, vicino alla porta e continua a dirmi che ha fame e freddo, che non sa cosa a fare e mi chiede scusa per essere entrato. E' educato, tranquillo, parla poco l'italiano, ma si fa comprendere e non si allontana dal suo angolo, timoroso. Mi spiega che si è infilato nel cancello mentre si stava chiudendo, che mi ha chiamato, ma che io non l'ho sentito, così ha deciso di aspettarmi in casa. Lo redarguisco, un po' per sfogare la mia tensione, un po' per metterlo in guardia: se si fosse introdotto a casa di un altro poteva finire male, magari ferito o addirittura ucciso... ci sono un sacco di persone che agiscono senza pensare. Lo sa, si riscusa e non sa più che dire.
La mortadella.
Apro il frigo e estraggo il regalo bolognese: "ti piace questa?"
Occhi illuminati: "Si, si moltissimo"
Panino di pantagrueliche proporzioni, sia da mangiare che da portarsi via e un pensiero a come risolvere il problema "freddo"...
Ma non avevo quei due maglioni che non mi vanno più da almno due taglie? Si li avevo, e sono ancora lì, in attesa di essere trasferiti in chissà quale armadio.
Maglioni, indossati subito uno sopra l'altro.
Ha gli occhi lucidi, improvvisa una benedizione a me alla mia famiglia e accenna ad andarsene.
Lo accompagno al cancello, sotto questa gelida pioggia di novembre.

17 novembre 2009

La leggenda degli Eldowin

A due anni esatti dalla pubblicazione de "Il destino degli Eldowin", esce in libreria il secondo volume della saga!



La trama, in breve:

Venti di guerra spirano sull'Arwal. Le mire espansionistiche di Adras, eminenza grigia dell'Argelar, sembrano inarrestabili. Manipolando come un fantoccio il piccolo sovrano di Rygan, il mago rivolge la propria attenzione al ducato di Vniri, dominio dei Doria-Malvolas e dei vampiri di corte, ultimo ostacolo in vista dell'ambiziosa invasione del Varlas. La tensione per il conflitto imminente sconvolge la vita di poveri e ricchi, nobili e villici, mortali e vampiri. Dal montuoso Tarvaal fino alle immense Terre dei Barbari, la maga Reven e il suo schiavo cercano disperatamente un'arma in grado di contrastare la minaccia dell'Oscuro, un tempo maestro e mentore della donna, ora suo acerrimo nemico. Intanto, sul bosco di Madian incombe e si rinforza la minaccia della rocca di Krun, al punto da spingere la Guardiana a inviare una delegazione verso l'inospitale Ovest, nella speranza di ottenere l'aiuto dell'unica autorità che potrebbe riunire contro il tiranno gli elfi dell'Arwal: i leggendari Eldowin.

Avendo letto il romanzo in anteprima vi posso anticipare che è forse più bello del primo, ma ha un grosso difetto: crea dipendenza!
Da non sottovalutare il fatto che anche in questo secondo volume ci sono le cartine disegnate dal sottoscritto, in seconda di copertina:

6 novembre 2009

Regali inaspettati

L'aneddoto ha del surreale, ma merita di essere raccontato.
Ordunque ho un'amica un po' artista un po' pazzerella (com'è giusto che sia, altrimenti che artista sarebbe?) che ha la capacità di aumentare l'entropia dell'universo di qualche punto percentuale sopra la media semplicemente stazionando in un punto per più di cinque minuti. In pratica è una disordinata cronica.
La suddetta ha acquistato, o forse ha vinto, o forse le hanno regalato (non se lo ricorda!) una Fuji z20, di colore rosso Grande Punto faccia da schiaffi metalluro trendy: una di quelle compattine che puoi usare solo se sei il dolce di Gabbana e metti le scarpe bicolori, insomma.
Cosa se ne farà la tenerella entropica di siffatto oggetto? 

Niente.
Perché dopo un anno passato a fare foto in discoteca ad amici ubriachi in pose più o meno plastiche, il risultato è stato di avere una scheda di memoria impestata da qualcosa come seicento foto storte, sfuocate, buie, tagliate e tutte uguali di fauna quantomeno improbabile. Quindi il verdetto è stato tombale: "questa macchinetta non mi piace PERCHE' NON FA BELLE FOTO"
Argh.
La frase del fotoamatore della domenica, le Quattro Parole Da Non Dire a qualunque appassionato di fotografia... Ogni volta che qualcuno dice che una fotocamera "fa delle belle foto", da qualche parte, nel mondo, muore un cucciolo di delfino.
E' inutile e deleterio, lo so, tentare di spiegarle che le foto non le fa solo la macchina e che anche con una Hasselblad 50 le foto dei suoi amici sversi in discoteca farebbero schifo comunque... Più che altro non saprei come dirlo senza risultare offensivo, perché "fa delle belle foto", oltre ad aver appena ucciso un altro delfino cucciolo, ha su di me un effetto infuriante.
come si può rimediare?
Semplice, accompagnandola al primo Mediaworld per assecondare la sua furia shoppingatrice desiderosa di una nuova compattina. Convinto che sia inutile, come dicevo, spiegarle che con una nuova macchinetta farà le stesse foto di prima, ma anche quasi certo che le nuove foto (identiche alle vecchie) diverranno semplicemente e magicamente stupende, perché scattate dal giocattolino nuovo.
Ma si, facciamolo.
Il commesso di Mediaworld ha messo una taglia sulla mia testa e credo che il giudice mi proibirà di avvicinarmi a meno di trecento metri alla sua famiglia, ma dopo un'oretta buona, la nuova fotocamera viene inequivcoabilmente scelta.
E' una Canon. Bene no?
E' rosa.
L'unico motivo che ha portato alla scelta è stato in effetti il colore.
Tornati gioiosi (lei) è un po' stanchini (io) a casa sua, mi azzardo a chiedere cosa ne farà della Fuji, visto che potrebbe comunque venderla ad un prezzo decente...
"Venderla?!? no, no dai... Non fa delle belle foto [si ode in lontananza l'ultimo gemito di Flipper]. Perché non la prendi tu? Tu sei bravo, magari riesci anche a tirarci fuori qualcosa di buono!"
"Uh? Ma no dai, al massimo te la compro..."
"Macché compri! tieni prendi qui... Adesso ti cerco la scatola [sfrush sfrush]... Ah ecco e c'è il caricabatterie da qualche parte [clack boing sdeng]... Ah aspetta ti serve il cavo usb? [sproing crock screeeek]... no perché non lo trovo..."
terrorizzato dal ciclone coi capelli ricci che sta mettendo sottosopra, letteralmente sottosopra, il suo bilocale per cercare i pezzi sparsi di quello che è appena diventato il mio regalo, ho giusto l'accortezza di levare la scheda di memoria e riversare le (brutte) foto sul suo netbook (ve l'ho detto? E' rosa pure quello!). Echi di lontani delfini chiedono vendetta, ed io senza colpo ferire mi ritrovo davanti la scatola della Fuji perfettamente imballata, con tanto di libretti di istruzioni e cd di installazione riposti negli appositi sacchettini e cavi accuratamente fascettati! Il contrasto con l'appartamento perennemente a gambe all'aria è di quelli da lasciare secchi... La ricciola ogni tanto mi spaventa. 
E alla fine eccola qui davanti: la mia nuova compattina trendyfashion!
Oggi l'ho portata in giro, sperimentando quella sensazione, che avevo un po' perso, di poter fare la foto in ogni momento e senza troppe complicazioni, così, per farla...
E indovinate un po'? la macchinetta fa delle gran belle foto! (Flipper! Crepa!)


 

2 novembre 2009

Il mio 2009

Un 2009 in immagini e musica. Le persone, i luoghi e i momenti di un anno che per me è stato velocissimo. Qualcuno si riconoscerà in queste immagini, scattate con le mie fide Fuji S8000 e Sony Alpha 350, qualcun altro si ritroverà, forse, nelle poche sequenze filmate o ritoccate per l'occasione. Su tutto aleggia la splendida e malinconica "Le temps passe", capace di commuovermi sin dal primo ascolto dal vivo.

27 ottobre 2009

Simpatia portami via.


C'è una precisa convenzione sociale, nelle compagnie che di solito frequento, che identifica inequivocabilmente il tipo "supersimpa", di solito un amico dell'amico, che è presentato come "troppo simpatico, che ti fa morire dal ridere". Non voglio essere ipercritico o astioso, ma inevitabilmente il suddetto personaggio non scappa dal solito cliché: è uno che urla tantissimo, fa battute quasi unicamente a sfondo sessuale o su fluidi corporei e ha come unico talento quello di mettersi in luce sfottendo gli altri. E' quell'umorismo che amo definire "alla Teo Mammuccari", avendo ben presente il tipo di spettacoli comici che tale showman imbastiva ai danni del malcapitato di turno, spettacoli che peraltro hanno contribuito a decretare il mio totale abbandono del mezzo televisivo, infarciti com'erano di imbarazzanti siparietti in cui il conduttore diceva peste e corna del bersaglio di turno, assolutamente incolpevole e soprattutto impossibilitato a replicare, soverchiato dalla parlantina sciolta e urlante del denigratore televisivo.
Questo proliferare di tipi "troppo simpatici" ha su di me l'effetto che una task force di inquisitori potrebbe avere sul set di un fim porno: rompe discretamente i coglioni senza alcun motivo valido.
Non è che lo sfottere in sè sia fastidioso, nei limiti del goliardico, ma lo è se limitato a precisi parametri:
a) mi conosci e sai fin dove puoi arrivare.
b) accetti che io ti sfotta di rimando, perché ti conosco e so dove posso arrivare.
Quando cadono questi due paletti, tendo a reagire male.
Non importa quanto sia supersimpatico il fenomeno di turno: un attacco su una questione personale è un attacco, punto e basta, e agli attacchi ci si difende; un attacco esce dai canoni di "simpatia" e diventa una pura e semplice aggressione, non importa se e quanto mascherata dal sorriso in tralice, e alzare la voce per sovrastare la risposta è un modo di reagire vigliacco e infantile, oltre che rivelatore di mancanza di attributi.
e a questo punto mi chiedo: perché si dà così tanto credito a persone senza palle che hanno come unito merito quello di spalare merda sui propri amici? Che cosa li rende "tanto simpatici"? Che cosa dà loro sempre ragione, qualsiasi puttanata epocale sparino?
Non mi fai ridere, simpaticone, non c'è speranza.
Lo so, sono io quello sbagliato, quello antipatico, quello intrattabile, ma chissà come mai, quando si usa contro di te la stessa tattica che hai appena riservato agli altri, partono urla, insulti, rabbia, financo pianti. Ecco, allora ammettilo una volta per tutte: non sei niente e hai un disperato bisogno di un gregario per avere un po' di luce. Non c'è trippa per gatti qui, simpaticone: non sei il mio capobranco, non mi interessa il tuo branco e diventerei un fachiro piuttosto che stare in un branco che abbia come capo un idiota come te.
Io non sono d'accordo con te e non importa quanto alzi la voce o frigni con astio.

8 ottobre 2009

Laura Iuorio - Presentazione romanzo e intervista in tv!

Martedi 20 ottobre 2009, su Rai News 24, televisione satellitare compresa nel pacchetto Sky. andrà in onda un'intervista alla scrittrice Laura Iuorio. L'autrice presenterà in diretta i suoi ultimi lavori, nel dettaglio la "Trilogia del sicario" e l'ancora inedito "La leggenda degli Eldowin", raccontando il suo mestiere di scrittrice.
Ma non finisce qui: mercoledi 21 ottobre alle ore 18:30 si terrà una presentazione ufficiale degli ultimi romanzi pubblicati, presso la libreria Fanucci in piazza Madama 8, a Roma.
Se siete in zona e avete amici o parenti interessati all'evento, spargete la voce! Vi posso assicurare che i romanzi di cui stiamo parlando sono stupendi: io stesso li ho letti in anteprima e non vedevo l'ora di assistere alla pubblicazione ufficiale.


2 ottobre 2009

E per finire... Le foto!

Nei precedenti dieci post ho aggiunto qualche foto qui e là, per arricchire il resoconto del viaggio. Tutte queste foto e molte altre le trovate in risoluzione umana a questo link, dove, prossimamente, inserirò riferimenti e commenti. Alcune foto sfruttano il "geotagging", ovvero una funzione che vi mostrerà sulla mappa del mondo messa a disposizione da Flickr il luogo esatto in cui sono state scattate.
La mia idea è di applicare il geotagging a tutte, tempo permettendo. Spero che le foto vi piacciano! E sono solo una piccola selezione delle oltre mille che ho scattato in tutto il viaggio.


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4 settembre 2009

(Giappone) 10 - T'amo pio Kobe

26/06
Ultimo giorno a Kyoto!
Il tempo sembra propizio e lo spendiamo nel giro del castello Nijo-jo, voluto dallo Shogun come difesa per il palazzo dell’Imperatore.
Tolte le scarpe, come vuole il rituale, scivoliamo all’interno dei corridoi in legno scuro, legno che scricchiola imitando il canto degli usignoli, espediente voluto dal castellano per cogliere sul fatto eventuali intrusi avvicinatisi di soppiatto; schiviamo numerose scolaresche, tutte rigorosamente in fila, e ammiriamo le decorazioni, i disegni, le ricostruzioni delle scene di vita nelle varie sale, ampie ed essenziali, più votate allo spazio puro e semplice che non all’opulenza.
Dopo la rapida visita alle stanze interne, ci dedichiamo ai giardini curatissimi; il sole è a picco e sovente facciamo soste-bevuta, tanto per confermare uno dei tormentoni della vacanza, ovvero la ricerca della bibita più strana fornita dall’onnipresente distributore automatico. Il castello è un complesso di più edifici, tra i quali si snodano sentieri e laghetti, oggi sede di diverse mostre sull’epoca dello shogunato.

2 settembre 2009

(Giappone) 9 - I cervi di Nara

25/06
Nara!
Nel passato del Giappone, le capitali sono state innumerevoli: considerata capitale la città in cui risiedeva l’imperatore, essa cessava di esserlo alla morte del monarca, e la nuova corte si insediava così in una nuova città. Nara è stata l’ultima di queste “capitali itineranti”, anche se successivamente l’imperatore si spostò per motivi differenti a Kyoto e poi a Tokyo,
Oggi Nara è una delle mete turistiche più note, forte della sua storia e del suo immenso parco disseminato di templi, santuari e popolato da animali amichevoli.
Raggiungerla ci è agevole: preso un treno locale grazie al fido biglietto JR Pass, percorriamo la tranquilla tratta studiacchiando sulla guida turistica le mete più interessanti dal punto di vista artistico e storico, ma scopriamo che la città sembra riservare divertimenti di tutti i tipi, considerato il fatto che alla stazione incontriamo due italiani, alla ricerca di una simil Disneyland analoga a quella di Tokyo… Beh ognuno di diverte come vuole!

25 agosto 2009

(Giappone) 8 - For we who grew up tall and proud in the shadow of the mushroom cloud

24/06
Oggi optiamo per una gita molto fuori porta, e prendiamo l’ ormai consueto treno shinkansen per Hiroshima, non prima di aver fatto colazione in un impeccabile caffè degno di nota per l’eleganza dell’ambiente e del personale. E il caffè? no, quello è la solita brodaglia.
Hiroshima, si dicveva.
La tratta è piuttosto lunga e, dopo due orette di viaggio, scendiamo dal treno insieme a molti altri turisti diretti al Peace Memorial Park, tra cui una simpatica famgliola inglese con due deliziose figlie al seguito; il saper leggere correttamente le cartine ci investe subito dell’aura di “condottieri” , per cui portiamo tutto il gruppetto alla corretta fermata del tram… ma da buoni condottieri vecchio stampo, noi pensiamo bene di proseguire a piedi, dopotutto si tratta di percorrere solo un paio di chilometri.

16 agosto 2009

(Giappone) 7 - Aura di sacralità e intermezzi commerciali

23/06

Kyoto!
Si parte dal Manga Museum, con colazione al caffè annesso, ma arriviamo troppo presto e ripieghiamo sul parco imperiale, abbandonato tanto rocambolescamente la sera prima… Stavolta ammiriamo con calma le piante, i laghetti e i templi ad ogni angolo, accompagnati talvolta da scolaresche di bimbi allegri e scorazzanti, ma anche educati ed ordinati quando c’è da dar retta alla maestra. Giriamo il parco con calma, restando accostati alle mura che circondano l’antica residenza degli imperatori (Kyoto Gosho) e il Palazzo dell’Imperatore a riposo (Sento Gosho) e attraversando luoghi che sembrano fuori dal tempo, pur se vicinissimi al traffico del centro. Non siamo in un luogo rigidamente controllato e destinato solo a pochi turisti paganti, ma in un parco che è semplicemente un luogo di ritrovo per i cittadini e per i curiosi: ci sono parecchi ragazzi che giocano a baseball (qui diffusissimo) nei campetti appositi, coppie che passeggiano sui ponticelli o gareggiano scherzosamente in bici, giardinieri che, con immensa cura, sistemano le aiuole… Un normale parco cittadino, insomma, che però per secoli ha cinto uno degli edifici più importanti del Giappone, perlomeno fino allo spostamento della corte imperiale a Tokyo.

7 agosto 2009

(Giappone) 6 - La PASMO, la SUICA, la ICOCA, la PITAPA

22/06

Arriviamo a Kyoto in poco più di due ore e mezza, in tempo per scioglierci sotto la cappa di afa pomeridiana. Certo, l’aria condizionata a bordo del treno-proiettile non ci aiuta certo ad acclimatarci istantaneamente, fatto sta che l’aria immobile e l’umidità quasi palpabile hanno un impatto stordente.
Kyoto non è Tokyo e si vede: chiedendo informazioni, addirittura una ragazza non mi risponde! Incredibile! Rammento che qui siamo in provincia e che le abitudini possono essere più tradizionaliste che nell’ambiente più cosmopolita della capitale... Vuoi vedere che è maleducazione rivolgersi direttamente all'altro sesso? Nel dubbio non lo faccio, anche se mi sembra davvero strano.

27 luglio 2009

(Giappone) 5- Lo zen e l'arte della manutenzione del treno proiettile


Piove.
Ogni volta che nomino il parco di Ueno, piove!
Non importa: su consiglio di Paola, reincontrata proprio stamattina, andiamo a visitare il Museo Nazionale sotto un’acqua battente, protetti unicamente dagli ombrelli a disposizione dei clienti dell’albergo.
Il personale all’ingresso, come al solito organizzatissimo, ci fornisce guaine portaombrelli e ci guida verso una lunga scala mobile che scende verso i sotterranei, dove assistiamo ad una mostra che fa davvero la felicità di tutti i bambini presenti (una folla!), piena com’è di fossili e ricostruzioni di dinosauri. In un attimo di smarrimento ci sembra che il museo sia finito lì, ma vagando un po’ per corridoi e passaggi decisamente anonimi si scoprono altre aree espositive, rivelando le vere dimensioni interne del museo, inaspettatamente ampio e completo. Articolato su più piani, ognuno legato a un ramo diverso della scienza, sembra davvero non finire mai, riservando sorprese ad ogni angolo; molto bella, ad esempio, la sala dell’evoluzione, in cui il pavimento circolare è illuminato con percorsi che, da un ceppo comune, seguono l’evolversi del dna e portano alla bacheca corrispondente all’animale che lungo quella linea evolutiva si è sviluppato.

21 luglio 2009

(Giappone) 4- l'era degli idrovolanti

A colazione reincontriamo Paola, la simpatica architetta romana incrociata qualche giorno fa a Ginza: ha preso una stanza nel nostro hotel, seguendo le indicazioni che le avevamo dato, e per oggi i nostri percorsi coincidono. Seguendo perciò l’ispirazione, ci dirigiamo verso la baia di Tokyo, sbagliando fermata solo una volta!
Odaiba è quasi totalmente un complesso di isole artificiali, tuttora in espansione, caratterizzato da skykine futuristico e ampi spazi a più livelli per auto, treni e pedoni. Il modo in cui Tokyo si sta avviando a diventare una città multilivello, con sopraelevate, terrazze, grattacieli a diverse sezioni è molto evidente in questo quartiere, modernissimo e decisamente accattivante. Curioso pensare che siamo in un luogo profondamente legato alla tradizione e alla storia: in questa stessa baia, su due isolette, erano poggiate le batterie di cannoni (“daiba”, per l’appunto) che difendevano la città nel tardo periodo Edo, epoca d’oro dello shogunato Tokugawa. Le isole originarie ci sono ancora, ma molto è cambiato, basti pensare che il posto di uno degli antichi cannoni è oggi presa da una copia in scala della Statua della Libertà newyorchese, voltata però verso la città.

13 luglio 2009

(Giappone) 3- A spasso con Hitomi

19/06
Una leggera foschia ci accompagna alla visita alla Tokyo Tower.
Avvicinandoci alla gigantesca torre rossa ci rendiamo conto di quanto il nostro hotel sia vicino ad un sacco di luoghi importanti… E’ un po’ una caratteristica di Tokyo non avere un vero e proprio centro, ma tanti “piccoli” centri intorno ai quartieri più popolosi che orbitano intorno al palazzo imperiale; fintanto che si resta in questa cerchia si incontrano moltissime attrazioni turistiche e non, e passare da un centro all’altro è davvero agevole, vista la capillarità dei trasporti metropolitani.
L’origine della Torre è curiosa: in realtà non doveva affatto essere un’attrazione turistica, ma una semplice antenna televisiva, la cui architettura era ispirata alla Torre Eiffel più per motivi strutturali che altro. La torre è infatti più snella e più alta della sua imponente ispiratrice parigina, ma resta una struttura molto tecnica e poco votata all’arte, nonostante sia diventata quasi immediatamente un’icona associata a Tokyo, e la cosa ha senso se si pensa che quasi ogni città del Giappone ha la sua torre panoramica, ognuna realizzata con criteri differenti.

Piccola parentesi - i posti in cui NON sono andato

Ritornando dal Giappone ho notato un fenomeno curioso: l'atteggiamento di molti nei confronti del racconto della vacanza. Grossomodo le reazioni più evidenti si possono dividere in due categorie: quelli più o meno appassionati, che si esaltano su foto e aneddoti chiedendoti sempre maggiori dettagli, e quelli per cui tutto ciò che sta ad est di Casalecchio sul Reno è un vago e impreciso "Oriente". Questi ultimi sono abbastanza concordi nel dire cose del tipo "ma cosa hai mangiato lì? le formiche fritte? No perché a me quelle cose lì che mangian loro tipo gli involtini primavera... bleah! E poi i loro ristoranti qua sono sporchissimi" ed è inutile cercare di spiegare che Giappone e Cina sono due paesi diversi, al di là dei luoghi comuni triti e ritriti.
Ma le soddisfazioni maggiori si ottengono con gli espertissimi, perché se uno è espertissimo, sicuramente ti indicherà luoghi ed eventi che tu ti sei perso e che invece a sua opinione erano imperdibili.
Ad uso e consumo dell'espertissimo quadratico medio (che non ti da MAI consigli PRIMA di partire, ma al massimo critiche al ritorno), ho preparato un elenco dei posti che NON ho visitato, giusto per risparmiare tempo e domande prevedibili.

-Non ho visitato la parte nord, né Hokkaido. Non era nei miei programmi
-Non ho visitato l'isola di Kyushu, stesso motivo
-Non sono andato nei capsule-hotel: sono alto 1,90 e peso 100 chili, non ci sto in un capsule hotel e non ho nemmeno capito perché ci sarei dovuto andare, visto che alloggiavo in uno stabile stupendo ad Aoyama.
-Non ho visto la fioritura dei ciliegi. Non la fanno a fine giugno, nemeno a piangere in kanji. Protesterò con l'ambasciata, se vi può fare piacere.
-Non ho preso il treno Nozomi a levitazione magnetica: i Kodama e gli Hikari sono comunque Shinkansen ad altissima velocità e rientrano nel biglietto JR Pass, il Nozomi NO, anche se ha la stessa forma.
-Non ho mangiato la vipera né bevuto il suo sangue: dovete smetterla di credere a tutto quello che dice Roversi in Turisti per Caso!
-Non sono andato nel palazzo in cui si scia indoor: non me ne frega nulla dello sci, e ancora una volta Roversi non è il vangelo!
-Non ci sono distributori di mutandine usate di liceali agli angoli delle strade, e no, non sono andato a cercarne!
-Non sono andato in spiaggia. Se voglio andare in spiaggia vado da un'altra parte, e comunque NON MI PIACE andare in spiaggia.
-Non sono andato "nel posto in cui c'è una piscina in cui girano i sottomarini a forma di astronave".
-Non sono andato a un incontro di Sumo. E non è che la cosa mi dispiaccia granché.
-Non sono andato al cinema. Per quale diavolo di motivo avrei dovuto farlo? Eppure me l'hanno chiesto almeno in cinque.
-Non ho mangiato il pesce palla. Mea culpa, avrei voluto ma poi non l'ho fatto. Ho però ripiegato sul manzo di Kobe.
-Non ho giocato al Pachinko. Ed è giusto così. Solo gli sfigati giocano al Pachinko.

Ovviamente l'espertissimo, dopo aver appreso anche solo una di queste notizie, penserà "ma cosa diavolo sei andato a fare in Giappone?"
A fare birdwatching estremo, che domande.

6 luglio 2009

(Giappone) 2- Lunga vita all'imperatore.

17/09

La giornata inizia con una buona colazione, forti della pantagruelica offerta dell’hotel, e poi via verso il quartiere di Ginza! Fare la tessera per la metropolitana è più agevole di quanto pensassimo, anche grazie l’aiuto (come in tutte le occasioni) dei controllori e dei passanti, sempre gentili oltre ogni aspettativa, e in men che non si dica siamo in centro, tra negozi avveniristici e persone elegantissime. Le ragazze, in particolare, hanno un portamento molto raffinato e imperturbabile, ma paiono disabituate ai tacchi e coniugano una strana camminata caracollante ad una postura eretta e rigida, quasi comica a vedersi, ma sono tanto belle che si perdona loro tutto! Proprio così! La gente sembra bella, non solo elegante, ma anche nobile nell’aspetto e nella gestualità.
Appena usciti dalla metro incontriamo una turista romana alle prese con mappa e guida turistica: è Paola, architetto di talento, impegnata in uno dei suoi tanti viaggi intorno al mondo. E’ in cerca di un alloggio, le consigliamo ovviamente il nostro hotel e la salutiamo, ripromettendoci di ritrovarci in seguito.

1 luglio 2009

(Giappone) 1- Decollo, planata, atterraggio

Per me un viaggio in giappone equivale a un sogno realizzato: sono cresciuto talmente affascinato dalla cultura nipponica, sia tramite i cartoni che guardavo da piccolo, sia per interesse sviluppato durante gli anni, che non credevo possibile poter organizzare una tale avventura. Ma tant’è… Ho passato due settimane stupende con amici fidati in un paese meraviglioso sotto moltissimi punti di vista; forse la mia opinione sarà di parte, ma ciò non toglie che raramente ho trovato una simile accoglienza, cordialità, eleganza e profonda cultura in un intero paese. E’ ora di raccontare tutto quello che abbiamo vissuto in questa breve permanenza… e per farlo dobbiamo andare indietro nel tempo di una quindicina di giorni.

5 giugno 2009

Il blog prolifera!


Oggi nasce TyReview , "figlio" di Tyreal Blog e che sarà dedicato a recensioni e opinioni su cinema, programmi televisivi, romanzi e non solo.
Preferisco tenere Tyreal Blog per aneddoti e sensazioni più personali, ed avere invece uno spazio dedicato per tutte le recensioni che do in pasto alla rete.
Le vecchie recensioni ospitate su questo blog si sono trasferite al nuovo indirizzo, raggiungibile cliccando qui sotto:






O, se preferite il link completo:
http://tyrealblog.wordpress.com


24 maggio 2009

Italia e spazio

Ha quasi del comico la vicenda, vista dalla parte del sottoscritto.
Correva l'anno 1995, ero molto più giovane e lo era anche lei, ma mi ricordo ancora quella raccolta fiera fantascientifica con giochi , proiezioni e tanta gente... Mi ritrovo a scambiare facezie
e a passare un sabato con un gruppo di amiche di Bolzano appena conosciute; insieme a loro incontro Samantha.
Simpatica, sorridente, dolce, ma di carattere... Ho il nitido ricordo di una specie di questionario compilato insieme suggerendoci le risposte, più qualche battuta acccanto ad un manifesto nell'atrio dell'hotel... E' stato tanto tempo fa. Più volte nel corso del tempo ho ripensato a Samantha, chiedendomi che fine avesse fatto, ma era stato un incontro talmente breve, nello spazio di una giornata, che lentamente il ricordo è caduto nel dimenticatoio.

Fino a che...

http://www.asi.it/it/news/astronauti_esa_due_italiani_per_la_prima_volta_una_donna_

Non ho realizzato immediatamente, me l'ha dovuto suggerire una delle amiche di Bolzano... non l'avevo riconosciuta.

La prima astronauta italiana, Samantha Cristoforetti.
Ingegnere aeronautico, 32enne, astronauta e fan di Star Trek.

Dovevo chiederle di sposarmi!
Very Happy Very Happy Very Happy

6 maggio 2009

Storia di affascinanti cantautrici, ingegneri all'avanguardia e chilometri spensierati /2

[2- ]
L’ingegnera arriva tardi… un po’ troppo per trovarmi completamente sveglio. Un laconico “eh leggerai” è tutto quello che le anticipo sulla serata appena trascorsa, conscio del fatto che è una delle pochissime persone che legge quello che butto in pasto alla Rete.
Prigioniero del dormiveglia, ricordo a sprazzi una telefonata che la mia compagna di stanza mi passa... rimane lì, col braccio teso e il cellulare poggiato al mio orecchio, mentre io con gli occhi semichiusi ascolto qualche facezia semiubriaca dell’allegro interlocutore. E’ una situazione un po’ surreale, quasi acrobatica. Chiudo la conversazione più per permettere all’ingegnera di riposare il braccio che per mia reale stanchezza, del resto ho ascoltato a spizzichi e bocconi e a tutt’oggi non ricordo assolutamente niente di quello che ho detto o sentito al telefono: avremmo potuto continuare per ore o chiuderla subito e non sarebbe cambiato niente.
Sulla nottata russante sorvolerò, o tutt’al più scriverò un diario extended edition in futuro, per far contenti grandi e piccini, pertanto, con artificio cinematografico, ricorrerò ad una fantastica dissolvenza incrociata… ed è già mattina!
Rientrata nel vortice lavorativo, l’ingegnera si assenta per tutta la mattinata, lasciandomi tranquillo a vagare per la riviera a caccia di un toast e di scorci interessanti da fotografare. Ma la sensazione più bella rimane il ricordo della serata e la prospettiva di viverne un’altra analoga! Nemmeno il toast più coca a tre euro e mezzo rischia di distogliermi dall’interessante sensazione di bambagia in cui sembra essersi adagiato il mio cervello… Ci riesce soltanto il breve contatto in ambito lavorativo coi colleghi dell’ingegnera e il piacevole incontro con un conoscente comune, il tutto nella cornice moderno-professionale dell’avveniristico centro congressi di Riccione.
Ma è ora di partire, o non arriverò mai in tempo al concerto di Torino! Uhm… però non c’è così tanta fretta e non si può andar via senza concedersi un pranzo in qualche bella trattoria della zona…
Il buon Francesco, contattato telefonicamente, ci da delle dritte eccellenti per il pranzo; come si può ignorare i suoi consigli? dopo qualche giretto nella campagna dell’entroterra, siamo comodamente adagiati in una saletta perlinata in attesa dell’antipasto…
In attesa dell’antipasto…
In attesa…
Dopo mezz’oretta di crampi allo stomaco l’ingegnera prende il coraggio a due mani e va a cercare la cameriera/proprietaria, che finalmente si ricorda di noi dopo un umile “scusi, noi avremmo fame”! Del resto sono le due passate e siamo gli unici avventori. L’incidente è presto superato e il pasto si rivela luculliano! la stessa cameriera ci consiglia di non superare la micidale combo antipasto+primo e col senno di poi non possiamo certo darle torto: il tripudio di affettati e formaggi fa da tappeto rosso a un piatto di pasta a dir poco sontuoso e i nostri stomaci sono costretti ad arrendersi all’abbondanza. Due mezzi piattoni di pasta finiranno così incartati per il viaggio di ritorno.
E’ un bel viaggetto, tranquillo, un filo malinconico, come sempre accade quando c’è un tramonto in vista, e soprattutto senza quella fretta che spesso accompagna la frenesia di arrivare, fare, disfare, vedere… C’è tempo per far tutto, un rabbocco di benzina, una conversazione, una pausa caffè provvidenziale a casa dell’ingegnera. Gentilissima, sempre.
Lei è arrivata, io continuo: a due passi da casa riparto alla volta di Torino, proprio mentre scopro che la combriccola degli amici in loco quasi sicuramente sarà irreperibile… Non sapranno mai cosa si sono persi!
Arrivo al Folk Club in perfetto orario e mi godo un localino stupendo, prendendo le misure del palco con la fotocamera che, stavolta, mi è permesso usare! Un momento, ma chi è quello lì all’angolo? Io li conosco quei baffoni! E’ proprio Raffaele, che ha messo in pratica la fantastica idea di offrire il thé al pubblico del concerto e adesso sta trafficando con ingredienti e samovar… Ci salutiamo e lo lascio organizzare, anche perché è già ora di prendere posto!
Che cosa posso raccontare del concerto di Torino che non abbia già detto per quello di Riccione? Le stesse emozioni, amplificate dal fatto che stavolta la band è proprio lì a un metro da noi e dalla piacevole sensazione di conoscere già gli aneddoti e le esperienze che vengono raccontate, e che stavolta possono essere godute in modo più approfondito, senza il filtro della sopresa che mi ha colpito la prima volta.
Ieri… era soltanto ieri! Eppure mi pare che sia passato un sacco di tempo.
Ho modo di conoscere e apprezzare Lao e la sua kora, anche se la sua musica è forse troppo sofisticata per le mie orecchie e non ho modo di comprenderla appieno… ma l’incertezza dura un attimo, perché finito il momento solista, il suo unirsi alla band di Saba sarà memorabile.
Non riesco a stare stretto nella sedia, voglio muovermi, fotografare, trovare altri angoli nell’inquadratura… E tra un sorso di the e un profumo di spezie, vago lungo i bordi col fedele zoom puntato sulla protagonista della serata.
Ma già felice per il doppio concerto, mai mi sarei aspettato quello che ne è seguito…Alla fine dello spettacolo attendo che la gente sfolli per salutare Saba, e nel frattempo chiacchiero tranquillamente con Raffaele. Si improvvisa un brindisi, con bicchieri e bottiglia spuntati come per magia dalla etabetiana sacca del nostro Volonté, si da una mano a sbaraccare, si chiacchiera mentre lo staff smantella in un amen tutto il locale… E si arriva al momento dei saluti…
Non ho cenato, è tardi… Non oso chiedere…
Saba non si pone nemmeno il problema: “Tu ceni con noi, vero?”
Intimidito, mi lascio scappare una cosa come “eh, se non disturbo mi imbuco volentieri…” mascherando malamente la mia felicità per l'invito.
E così proseguo una serata in compagnia di tutto il gruppo, nell’unico ristorante che rimane aperto fino a tarda tarda tarda ora, lasciandomi cullare da racconti di passate avventure in un’atmosfera che più rilassata non può essere, aspettando Lao che probabilmente ha deciso di parcheggiare ad Aosta, scambiando piacevoli facezie e apprezzando piccole sfumature di persone con tanto da dire e con la benedizione di avere il modo per dirlo.
Sto benissimo, non saprei dirlo altrimenti.
E in un lampo arriva la mattina e il tempo dei saluti e degli abbracci. Pochi chilometri mi separano da casa.
Un weekend straordinario.
Grazie Saba, la tua energia è contagiosa.

5 maggio 2009

Storia di affascinanti cantautrici, ingegneri all'avanguardia e chilometri spensierati

Vi ho già parlato di Saba, vero? Si, ve ne ho già parlato.
Da tempo desideravo seguirla dal vivo, vedere se anche sul palco avrei sentito emozioni simili a quelle del disco... Ed ecco che Saba mi anticipa che terrà i prossimi concerti a Riccione e Torino!
Torino... che volete che sia... un'oretta o poco più da Milano, si può benissimo fare: si prospetta un ritorno in tarda serata, ma non sarebbe certo la prima volta e posso sempre approfittarne per rivedere qualcuno della combriccola piemontese.
Mentre magnifico il talento di Saba a un'amica, le racconto più o meno per filo e per segno il programma dei concerti annunciando l'intenzione di seguire a tutti i costi quello di Torino... ma qui mi arriva uno splendido fulmine a ciel sereno.
"Vuoi venire a Riccione? Ci vado proprio in quel weekend per lavoro: puoi raggiungermi lì".
...
Due concerti di Saba nello stesso weekend... compagnia graditissima... centinaia di chilometri con l'Alfa... giornata al mare a gironzolare per fare foto... cucina locale... E' quasi la mia idea di paradiso! Quando mi prende il lato zingaro divento curiosamente allegro, quasi bambinone... e non sto più nella pelle. Sì, ci sarò!

Partenza!
Il clima sembra essere d'accordo col mio umore e, viaggiando col sole in fronte, macino in tutta tranquillità il nastro d'asfalto che da Milano mi porta al mare... La riviera... Quanto tempo fa si bighellonava qui con improbabili compagni di avventura? Ed è ancora tutto simile... le strade, il nome degli alberghi, dei bagni... Com'è semplice orientarsi quando hai un mare conosciuto proprio lì accanto.
E sono qui, in questa specie di suite imperiale, a sperimentare il terribilmente invitante box doccia ampio abbastanza per due persone (!), con sedia (!) e inondato di soffusa luce blu (!), con tutto il tempo del mondo per organizzare la serata.
E che serata! Dopo un giretto in quel di Riccione arrivo in larghissimo anticipo al Teatro del Mare e mi godo lo sguardo stupito delle due addette alla biglietteria nel sentire che arrivo fin da Milano per questo particolare spettacolo... Solo un po' di tempo per sbirciare gli altri ospiti, persone di tutte le età, ed è già ora di prendere posto!

Ora... io non sono un grande appassionato di quella musica che, con definizione molto grossolana, si può chiamare "etnica", perciò avevo un certo qual timore di assistere a qualcosa di troppo settoriale, poco comprensibile alla mia scarsa cultura in merito. Oh, come mi sbagliavo...
Saba arriva sul palco avvolta da un bellissimo e semplice vestito a righe in colori caldi, e subito il gruppo inizia con "Hanfarkaan"; è lei stessa che ad ogni pezzo racconta il significato del titolo, della canzone, gli aneddoti legati a questa o a quella vicenda e come vengono tradotti in musica... Ed è un escalation, ripercorrendo tutto l'album "Jidka" tra suoni e parole, con qualche pezzo inedito, speriamo anticipazione del nuovo lavoro in studio. Sono senza parole, ho la pelle d'oca, a "Le temps passe" credo di essermi davvero commosso: non è soltanto questione di parole e musica, ma del contesto e soprattutto di come Saba lo racconta. Sono temi spesso aspri, a volte malinconici, parlando di vite difficili, di dolore e di speranza, ma sono sempre, sempre accompagnati da ritmi vitali, allegri, coinvolgenti... sorridenti, come la stessa autrice e la sua band.
Il concerto passa in un attimo... come tutte le cose belle. Un bis in cui Saba invita tutti ad alzarsi, ad abbandonare le proprie sedie e a muoversi, a cantare... E poi il sipario cala.
Realmente emozionato, come poche volte in questi casi, mi chiedo se sia il caso di farmi vedere: chissà, magari risulterò antipatico come quei fans appiccicosi che vogliono a tutti i costi l'autografo del loro beniamino... Eppure vorrei solo l'occasione per regalarle quella copia de "Il destino degli Eldowin" che le ho portato apposta da Milano (e non poteva essere altrimenti: se regalo il disco di Saba a Laura, DEVO regalare il libro di Laura a Saba, no?)
Molto, molto discretamente chiedo ad una gentilissima signora dell'organizzazione se sia possibile far avere il regalo a Saba; lei si stupisce che non glielo porti io di persona, dopodiché entra nel camerino e mi... annuncia!
Dalla porta fa capolino Saba in carne e ossa, bellissima, contentissima, sorridente... Sembra lei quella più agitata, anche se a me tremano quasi le gambe... Mi chiama per nome, mi corre incontro e mi abbraccia! Dice persino di avermi riconosciuto dal palco, descrivendomi il posto in cui in effetti ero. Sono completamente annichilito: ho davanti una persona che fino a tre minuti fa era la foto su un disco, l'immagine su un tv color e al massimo la mail sul pc... E adesso è qui dal vivo che sorride e mi abbraccia. E' una sensazione stranissima, non mi ricordo nemmeno bene cosa ci siamo detti... Ho un deciso ricordo di un sorriso caldissimo, di due occhi straordinariamente profondi e di una persona dalla vitalità straordinaria. Vorrei restare lì, vorrei farmi raccontare di nuovo tutto quello che ho appena sentito da quella voce delicata e vibrante, perdere ore a farmi raccontare le sue storie... Ma chissà quanti impegni ha, quanti preparativi per il concerto successivo. La saluto, promettendole di rivederci l'indomani a Torino.
Un sorriso caldissimo, due occhi profondi.
Esco dal teatro sorridente come un bambino... Ci metto circa due ore a tornare all'albergo, perché ho la testa talmente tra le nuvole che giro in tondo senza motivo e senza cognizione del tempo; se non mi arrivasse un messaggio della mia compagna di stanza, probabilmente sarei ancora lì.
In camera sono di nuovo solo: l'Ingegnera dev'essere ancora nel vortice di una lunga cena aziendale e, nella di lei attesa, perché non sfruttare quel panoramico tv color alla parete? E cosa danno sul primo canale che trovo? Ma le repliche de "La Squadra"! e ancora una volta, stasera, mi trovo a vedere Saba Anglana. Sorrido, aspettando il ritorno in stanza dell'Ingegnera, a cui toccherà sorbirsi tutto il resoconto del concerto da parte di un Tyreal entusiasta.
[1- continua]

6 aprile 2009

Emergenza terremoto Abruzzo - Link e numeri utili!

Per offrire disponibilità di alloggio:
l’UDU sta cercando posti letto telefonare allo 06.43411763
o scrivere a organizzazione@udu.it

Per volontari da tutta Italia:
telefonare alla protezione civile nazionale 06.68201

Per volontari da Pescara:
telefonare al Centro operativo della Protezione Civile presso la Prefettura di Pescara 085.2057627

Per donare il sangue in Abruzzo:
rivolgersi presso gli ospedali, per Pescara: Dipartimento di Medicina Trasfusionale PO “Spirito Santo” via Fonte Romana 8 – tel. 085.4252687

Per donare il sangue dal tutta Italia:
rivolgersi presso le strutture dell’Avis più vicine:
http://www.avis.it/usr_view.php/ID=1545

Per fare donazioni:
Raccolta fondi Croce Rossa Italiana:
Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso BNL - roma,
intestato a CRI,
codice Iban IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020,
causale: pro terremoto Abruzzo;
Conto corrente postale n. 300004 intestato a CRI
causale: pro terremoto Abruzzo;
Versamenti on line sul sito: www.cri.it/donazioni.html

Per enti locali e associazioni di volontariato, comitati, gruppi organizzati:
è possibile attivarsi da subito con i corpi locali di protezione civile, con la associazioni prendendo contatti con i coordinamenti regionali, c’è bisogno di medici, tende, coperte, cibo e supporto logistico. Per informarsi: Dipartimento della Protezione Civile 06.68201

23 febbraio 2009

Rosso di sera.

Odio una peculiare caratterisitca di me stesso: so percepire alcuni fulmini a ciel sereno prima che cadano, li sento, li aspetto, quasi inconsciamente... E di conseguenza capita che sia nervoso e irascibile per motivi ignoti, per l'intera giornata anche se non è successo nulla di particolare. Fino a che... Bam! Notizia, evento, immagine tristemente reale che in un lampo, all'improvviso danno senso al malessere.
Ormai non è neanche il caso di contrastarlo, lo so e basta e il fatto di saperlo ovviamente mi rende ancora più nervoso e irascibile. Quanto durerà ancora? Sempre? Perché sono un po' stanchino. Non dovrebbe fare meno male mano a mano che il tempo passa?
Prendo la macchina, metto il cd, guido tra le luci dei lampioni, come al solito. Più del solito, il telefono squilla, ma non è importante.
L'amica sorride, e in un paio di occhi neri e luminosi c'è voglia di capire, di comprendere, di aiutare... ma è una buona amica e non ho cuore di metterla a parte di pensieri sciocchi e autodistruttivi come possono passare in momenti come questo. Meglio godersi la serata tra un aperitivo e una battuta.
E il telefono che squilla.
Prendo in mano il cellulare, lo guardo.
Squilla.
No, davvero non ho modo di spiegare né di raccontare. Meglio un "ciao" allegro e una facezia sussurrata, anche perché il suo tempo è poco e il mio sembra pesantissimo.
Chiudo il telefono, chiudo me stesso. Solo due messaggi per farmi ulteriormente del male e sollevare quella ribellione di sailcazzocosa alla bocca dello stomaco.
Una volta avrei voluto urlare, ma adesso mi manca il fiato, e, cosa più importante, non saprei più cosa dire.
Uff...
Un'altra notte in cui dormirò poco, un altro fulmine a ciel sereno domani. Altra giornata difficile senza il minimo briciolo di coraggio per affrontarla.
Non so come fare.
Buonanotte.

11 febbraio 2009

Manutenzione!




Ho ritrovato alcuni vecchi testi finiti in fondo a cartelle assurde di vecchi hard disk; mentre cerco di datarli e di inserirli, ne approfitto per fare un lavoro di ripulitura del blog, organizzando un po' meglio i post, le recensioni e tutto il resto. Nel frattempo è possibile che qualcosa sparisca o che qualche link non funzioni regolarmente... Conto di sistemare tutto in fretta!

1 febbraio 2009

Jidka

Qualche tempo fa scrissi un post su Saba raccontandi di come abbia scoperto una nuova anima d'artista in quella che fino a poco tempo fa vedevo "solo" come talentuosa attice. Ebbene certe scoperte non finiscono mai di stupirmi, perché da poco mi sono impossessato dell'album "Jidka" e l'ho trovato semplicemente stupendo!

Pur non conoscendo appieno lo stile e quindi rischiando di trovarmi i fronte qualcosa di completamente alieno ai miei gusti, ho invece scoperto una ricerca musicale a tutto campo, ricca sì di influenze di musica tradizionale africana, ma fusa con ritmi e sonorità tipicamente "occidentali" e soprattutto declinata in differenti stili. Alcuni pezzi di bravura come "Le temps passe" o la stessa title track restano in mente e coinvolgono davvero. Stupisce poi un certo contrasto tra musica sempre molto ritmata e mai triste (al massimo velata da una leggera malinconia) e testi che rivelano storie di persone che hanno lottato e sofferto, storie spesso autobiografiche, narrate per immagini come se fossero dipinti... Tutti i testi sono reperibili sul sito dell'autrice.

Non ci credete? Gustatevi qualche assaggio!






23 gennaio 2009

Programma di governo.



Febbraio 2030.
Dopo l'uscita di scena dell'ex partito di maggioranza guidato da Berlus Clone 2.0 (il quale è però tuttora convinto di essere stato defraudato di una vittoria certa),la presente coalizione si appresta a governare il paese per i prossimi cinque anni. Enunciamo qui di seguito il programma di massima:

1. Ridimensionamento dell'esercito.
Le Forze Armate sono tranquillamente gestibili dalla Comunità Europea, e sarebbe anche ora, visto che a Bruxelles negli ultimi vent'anni sono riusciti giusto a mettersi d'accordo per il diametro che devon avere le Mele Comunitarie. Le spese nazionali per l'esercito verranno tagliate lasciando un 5% del bilancio attuale all'esercito stesso, il restante 95% verrà così suddiviso:
-5% allo stato sociale.
-5% al cinema indipendente.
-5% al programma spaziale.
-80% all'Alfa Romeo.

2. Rivisitazione del sistema economico.
L'attuale presidente del consiglio e il suo staff non capiscono una benemerita cippa di economia, avendo preferito corteggiare le compagne di corso durante i seminari. Pertanto si è presa decisione di ingaggiare un manipolo di esperti. Considerate le recenti e disastrose crisi economiche generate da sedicenti guru del mercato poi rivelatisi peracottari, si è deciso di appoggiarsi all'unica organizzazione realmente in grado di prosperare nell'ultimo mezzo secolo. Legalizzare la mafia è pertanto il rimedio alla crisi economica. La presenza di un braccio armato formato da picciotti ben addestrati è perfettamente complementare al ridimensionamento delle forze armate come da punto 1.

3. Politica estera.
A gonfie vele: dopo l'annuncio del punto 2. il presidente americano Jenna Haze ha chiesto la volontaria annessione degli USA occidentali alla Brianza. La proposta è al vaglio, anche se bloccata dal suicidio del capo cartografo.

4. Pari opportunità.
Non ci importa quale sia il vostro sesso, colore della pelle, religione, orientamento sessuale, preferenza alimentare o provenienza: se siete irrimediabilmente idioti verrete tutti emarginati allo stesso modo, senza discriminazioni.

5. Politiche sociali.
Istituzione del girone degli idioti. Club aperto a tutti.
Chiunque vi prenda parte avrà prezzi agevolati su acquisto di SUV, televisori, cellulari, oltre ad abbonamenti a pay-tv e simili. Il sollazzo che l'idiota iscritto ne trarrà avrà il duplice vantaggio di far girare l'economia (basata sul prezzo esagerato dei prodotti inutili) e di tenere gli iscritti lontani dalle attività normali della popolazione civile.
In cambio di questo gli idioti si riterranno disponibili per svariate attività sociali come descritto nei punti successivi.
Il nostro slogan è "anche l'idiota è una risorsa".

6. Religione.
Viene approvata una religione di stato, ossia il culto di Ababa Zuzuzu, secondo cui tutto è lecito purché non rompa i coglioni. Il culto ha il non trascurabile vantaggio di essere non-esclusivo: si può essere cattolici, islamici, vegetariani, MacUser e quant'altro e comunque professare il culto di Ababa Zuzuzu senza problemi.
Questo perché facendo opportune ricerche è emerso che nessuna divinità ha mai effettivamente rotto i coglioni di persona e quindi rispetta in pieno i precetti della nostra religione. Lo stesso purtroppo non si può dire dei portavoce delle suddette divinità, pertanto se qualcuno di essi romperà i coglioni verrà allontanato dal culto e iscritto d'ufficio nel girone degli idioti.

7. Immigrazione
In passato ci sono stati governanti ossessionati da termini quali "purezza della razza". Dopo un rapida analisi abbiamo appurato che tale definizione è la più grossa castroneria che sia mai stata concepita da mente malata nella storia dell'umanità (e forse anche delle piccole creature pelose di Alfa Centauri). Noi auspichiamo e agevoliamo il mischiarsi delle etnie, delle culture, delle idee. Siamo fortemente convinti che più varietà voglia dire più possibilità, in ogni campo. Purtroppo però c'è il grosso problema legato alla sovrappopolazione, alla disoccupazione e a tutto ciò che ne consegue.
Per ovviare al dilemma proponiamo che per ogni immigrato che si trasferica qui, venga spedito via, in cambio, un cittadino preso a caso dal girone degli idioti. Crediamo che tale minaccia sia un sufficiente spauracchio per i paesi da cui il flusso migratorio è più copioso.
Questo vincolo viene comunque a cadere se la persona che arriva ha meriti speciali (quali scienziato valente, indefesso lavoratore, artista geniale, gnocca incredibile...), nel qual caso sarà accolta a braccia aperte (dallo stesso staff governativo se ascrivibile alla definizione "gnocca incredibile").

8. Ambiente.
Siamo convinti che la caccia come sport fine a se stesso sia passatempo degno del girone degli idioti. Per venire incontro, però, alle tradizioni venatorie di antico lignaggio del nostro paese proponiamo un'elegante soluzione, secondo cui da suddetto girone verranno prelevati sia i cacciatori che i cacciati, a turno, con grande sollazzo di tutti quanti. Si potrebbe pensare che tutte queste attività a cui il girone degli idioti è sottoposto, potrebbero sfoltirne troppo la popolazione, ma secondo le recenti simulazioni e proiezioni, abbiamo ragione di credere che questo non avverrà, per via della curiosa abbondanza di madri prolifiche in questo ambito.

9. Alta velocità.
La Val di Susa potrà spostarsi interamente in qualsiasi direzione. A 100km/h.

10. Società.
L'Italia è una repubblica fondata sul Lavoro, inoltre chi non lavora non fa all'amore. Quindi il sesso è democrazia!
Forti di questa convinzione istituiremo il "giorno del cazzo" in cui tutto è una figata.

22 gennaio 2009

It's Time to Shine

Quando torno da un viaggio mi capita lo stesso strano senso di straniamento di chi vorebbe dire, raccontare, trasmettere un angolo di vita a chi, tutto sommato il proprio angolo di vita non fa che viverlo, semplicemente.
Il problema è che il viaggio mi trasmette una certa fame. Una fame indescrivibile, fame di sentimenti, di emozioni, di parole rivelatrici, e per contro mi lascia assolutamente satollo di banalità. Di ritorno dal ristorante al termine dell'universo, non ho spazio per le unghie spezzate o per la tv nazionalpopolare. In quei rarissimi momenti in cui sono in pace con me stesso, non mi riesce di controllarmi e sconfino in un insopportabile narcisismo in cui sono Frodo appena ritornato alla Contea, Luke appena diventato Jedi, e non mi basta più tutto il resto... Il primo ad apprezzare le piccole cose che fanno grandi certi episodi della vita, sono il primo a irriderle perché ho appena visto i raggi b balenare al buio di fronte ai bastioni di Tannhauser. Non posso fartelo capire, non pretendo che tu capisca. Non sono sazio di questo, non mi basta quello che prometti, devo cercare ancora, ho fame di questo, di questo spazio, di questa luce, di questi colori... E' tutto lì fuori e ce n'è così tanto, tesoro mio, che non avrò mai il tempo nemmeno in dieci vite per vederlo tutto. Voglio piangere per la canzone più bella del mondo, voglio restare a vedere se l'alba è dello stesso colore di ieri, voglio sedermi sul cerchione di un'auto da corsa, voglio passeggiare sull'ala di un jumbo, affacciarmi nel tunnel del vento, sfrecciare nella notte di alluminio&carbonio, cambiare la gomma di turiste per caso, guardare negli occhi il Papa e sorreggere il re di Spagna sui gradini scivolosi, guidare un elicottero, accendere con un solo gesto tutte le primi luci del Salone, abbuffarmi di sushi, voglio i suoi occhi e i suoi capelli... Si lo voglio ancora, e non mi basterà mai!
Con divertimento ascolto resoconti di chi, per la prima volta, timidamente è uscito dal guscio e ha visto quale meraviglioso mondo esiste oltre i confini del comune denuclearizzato. E sorrido, sì, perché lo do per scontato. Lo SO, semplicemente, l'ho già vissuto. masticato, digerito, sedimentato, e vivo con uno spocchioso e ancora una volta ipernacisista sorriso, l'espressione di stupore degli astanti nel sentire che a Venezia c'è l'acqua.
E viaggio non vuol dire soltanto andare oltreoceano o spostarsi fisicamente lontano dalla propria casa: viaggio può essere a cento metri da dove abiti se si tratta di vivere un'altra cultura, un'altra realtà, altri colori, altre idee. Incredibile come ridimensioni una realtà il semplice atto di guardarla da fuori, da lontano.
Perché, perché non riesco a fartelo capire? L'angolo della strada è rassicurante, ma non è benessere, non mi basta, mi sta stretto! Non sto cercando qualcosa di particolare, voglio semplicemente cercare, perché, inutile dirlo, mi da una gioia immensa il farlo.
Guardo le persone che si divertono ascoltando i miei aneddoti, leggendo quel solito commento "ma capitano tutte a te..." tra le righe. Si, tesori miei, capitano tutte a me perché sono io quello che è sempre là fuori a prenderle in faccia, perché se non lo faccio io non c'è nessun altro che lo fa, perché se non do il la, l'idea, l'impulso resta tutto uguale alla faccia di chi chiede con meraviglia se è vero che a Venezia c'è l'acqua.
Sì, c'è l'acqua. Bevila, sa di tè allo zenzero.
Non sarò mai a mio agio con la normalità; se devo sbattere la testa, che almeno sia contro un magnifico, multicolore, inenarrabile, stratosferico qualcosa. La testa fa un male cane... ma vacca boia com'era magnifico, multicolore... stratosferico proprio... Che cos'era?!? Non lo so ancora... ho ancora tanto da imparare, devo scoprirlo prima o poi.

14 gennaio 2009

Mala Educacion

Il seguente post contiene poche parolacce. Ho cercato di metterne di più, ma non ci sono riuscito.


Detto
(pensato)

"Vuoi assaggiare un po' di mostarda?"
"No, signora, la ringrazio davvero ma sono sazio. Era tutto ottimo!
(se tocco anche una briciola di pane esplodo)

"Ma questa qui la facciamo noi in casa! Davvero non la vuoi assaggiare?"
"Davvero, sono a posto così"
(fatta in casa? quindi se non la assaggio finisce che si offende...)

"ma dai, non l'hai mai assaggiata una cosa così"
"Guardi, davvero non ce la faccio..."
(Ma che ne sai tu di quello che ho assaggiato?)

"E i cantucci? abbiamo quelli buoni, col vin santo"
"Uh, no guardi, a me non piacciono nemmeno e poi sono davvero sazio"
(I cantucci no! non li reggo!!!)

"Eh si si perché non hai mai assaggiato i miei, adesso te li porto... dove ho messo il vin santo?"
"Ma no signora, lasci..."
(mi fanno CAGARE i tuoi cantucci, non ti azzardare a portarli qui davanti)

"no no ecco qui, quale vuoi, un passito? no, meglio questo qui sfuso che fa un amico dello zio del pastore di Pisciacavolo, devi sentirlo! Allora quale vuoi?"
"No, guardi, non bevo proprio: devo guidare"
(ti ho detto di NO razza di tramoggia umana! NO! NOOOO! NON LO VOGLIO il vino di Pisciacavolo!!! Ho detto NO!)

"Ma i cantucci senza vin santo... certo che voi giovani d'oggi non sapete proprio cosa è buono"
"Veramente preferirei saltare anche i cantucci... non mi piacciono, davvero, e sono sazio! Era tutto ottimo, ma non ci sta più neanche una briciola"
(Ma cosa cazzo insisti a offrirmi roba, ho detto NO! NON sei GENTILE, lo fai solo per far vedere quanto sei brava e quanta cazzo di roba cucini. I cantucci MI FANNO CAGARE!)

"va bene, anche se [borbottio]"
*sorriso*
(che cazzo fai l'offesa?!? Non sono qua per trangugiare tutto il quintale di lardo che produci! Se ti dico NO, è NO! perché me lo chiedi venti volte?)

*torna con un pacchetto di cantucci*
*espressione confusa*
(legalizzazione dell'omicidio ORA!)

"Ecco, portateli via, così li mangio quando hai appetito. Non hai mai mangiato niente di così buono, qui non si trovano, ce li facciamo portare apposta da Bellimbruzzo Sottoilponte"
"grazie"
(Ah, è per quello che fanno così cagare?!? Dove devo firmare per sganciare un ordigno a frammentazione sopra il municipio di Bellimbusto l'Impotente?)

"Ah aspetta, il vin santo! Te lo travaso nella bottiglia apposta"
"no, lei è stata troppo gentile, lo conservi per quando torno"
(Se mi dai un oggetto che contiene liquido giuro che lo infilo via clistere al vostro gatto di marmo pesante 100chili, che gli fa solo bene)
...
In auto.
"Hai visto che simpatica mia madre?"
"Si molto"
(buon per te che hai una bella faccia e un bel culo...)

12 gennaio 2009

Per averti

Girasoli a testa in giù
avviliti come me
come posso immaginare
tutta la vita senza te

per averti
farei di tutto
tranne perdere la stima di me stesso
e se è questo che tu mi chiedi
io ti perdo ma stavolta resto in piedi
anche se qui dentro me qualcosa muore

si per averti - per averti
farei di tutto
ma rinuncio con dolore
si per averti - farei di tutto
ma non ti voglio, non ti voglio
senza amore.

Tu due cuori non li hai
e a me non basta la metà
se tu scegliere non sai
scelgo io che male fa...

Ma senza voglia
e senza futuro
vado incontro tutto solo a un cielo nero.

Io non mi vendo
ma sto morendo
morsicato da un serpente e senza siero
disperato e però un uomo vero.

Si per averti farei di tutto
ma non voglio avere un animo più brutto
si per averti farei di tutto
tranne perdere la stima di me stesso

per averti
farei di tutto
tranne perdere la stima di me stesso
e se è questo che tu mi chiedi
io ti perdo ma stavolta resto in piedi
anche se qui dentro me qualcosa muore

si per averti - per averti
farei di tutto
ma rinuncio con dolore
si per averti - farei di tutto
ma non ti voglio, non ti voglio
senza amore.



E non ho nient'altro da aggiungere a questa faccenda.