20 dicembre 2008

Tutti

Devo ammettere di non essere un gran conversatore: spesso perdo di vista l'obiettivo della discussione e mi concentro più che altro a osservare gli interloutori, ad ascoltare quello che dicono, ma soprattutto come lo dicono, come affrontano il dialogo.
Molto spesso, anzi quasi sempre, la discussione è una battaglia.
Non un alterco, non una partita, non un Gran Premio, proprio una battaglia, con precise strategie di attacco e difesa e differenti armi per ogni contendente e soprattutto con generali spietati pronti ad usare ogni appiglio e ogni punto debole dell'avversario per portare a casa la vittoria.
E' questo il problema: non conta discutere per affrontare un problema o un'idea, conta vincere. Capisco che viviamo in un mondo dominato dal delirio ipercompetitivo, che in qualsiasi campo, dal lavoro a facebook si debba per forza trovare un modo per brillare più degli altri, ma perlomeno fuori dagli ambienti in cui questo è indispensabile, credo se ne possa anche fare a meno... Non a caso le persone con cui ho un solido rapporto di amicizia sono, molto spesso, anche quelle con cui si può affrontare una discussione; non importa se pacata o accesa, ma sicuramente costruttiva, capace di farti uscire dal dialogo con idee in più o punti di vista differenti. La discussione è una risorsa di crescita e apprendimento incredibile, almeno per il sottoscritto.
Ma torniamo alla battaglia, anche conosciuta come discussione da bar.
L'arma migliore che il contendente trova per smontare l'avversario è il minarne la credibilità: tattiche collaudate sono battutine sprezzanti, finti vittimismi opure riferimenti a cose che non c'entrano nulla con la discussione corrente, ma che mettono in evidenza errori passati dell'altro; altra manovra strabusata è darsi un tono informato citando studi e percentuali, spesso inventati, con assoluta sicumera: se "il 70% degli opossum irlandesi è miope" chi sono io per contraddirlo? Ho di fronte un dato scientifico, probabilmente fornito da "un amico di mio cugino che è il veterinario di Gordon Brown" e se non ho un amico che ha lavorato con Albert Schweitzer, non posso controbattere, non ho la credibilità, mi manca la copertura aerea e la mia artiglieria è indifesa. Ma se anche si riesce a controbattere con competenza e a salvare le proprie trincee, l'interlocutore non avrà scrupoli a lanciare l'arma di dstruzione di massa più devastante nella storia delle battaglie dialettiche: la Bomba Tutti.
Sì, da qualche parte, in qualche momento salterà fuori sempre qualcuno che dirà: "ma lo sanno TUTTI, ma lo dicono TUTTI!" E la questione è risolta, perché se lo dicono tutti c'è per forza un fondo di verità, mica si sbagliano tutti, i tutti sono tanti!
Ma chi sono questi tutti?!?
Ogni tanto giro su internet, frequento siti e forum di divulgazione o informazione: ebbene se c'è una cosa che posso affermare con tranquillità è che esiste un gruppo di fan abbastanza esteso per qualunque cosa, sia essa sensata o meno e non importa se ne sistono anche dei detrattori, perché i sostenitori si appoggiano a vicenda e ricercano indefessamente qualsiasi notizia o informazione che appoggi la loro idea. C'è chi crede che la terra sia piatta, che John Titor viaggi nel tempo e che l'Alfa Romeo Arna sia una bella macchina... E si tratta di gruppi numerosi. Praticamente ci credono tutti.
Finché uno frequenta persone affini al suo carattere (ed è una cosa naturale, penso che lo facciamo tutti), il suo tutti sarà comunque un ristretto gruppo di amici e conoscenti che hanno opinioni più o meno simili, e non importa se uno o due la pensano in modo diverso, perché tutto il resto del gruppo (cioé tutti) sono abbastanza d'accordo.
E allora andiamo a vedere chi sono questo tutti, questo universo di persone sagge e incontraddicibile.
Salterà fuori che si tratta di un gruppo di venti o trenta conoscenti, e non di più, peraltro non tutti informati sull'argomento del contendere, spesso con conoscenze da "uomo della strada" che legge di sfuggita Metro come unica fonte di informazione.
Alla fatidica domanda "Ma tutti chi?" il fantomatico interlocutore risponderà "tutti quelli che conosco", con la massima naturalezza che lascia intendere che stiamo parlando di un uomo di mondo, che ha parecchi contatti con persone di tutti i generi e che soprattutto sente opinioni di persone che la pensano in modo diverso da lui, perché ci ha a che fare tutti i giorni.
Allora, cari tuttologi, my two cents: se questo è il modo di discutere che vi caratterizza, non avrete mai a che fare con persone che la pensano in modo diverso e che sono ansiosi di confrontarsi con voi, avrete mezze risposte di persone ansiose di darvi ragione per troncare sul nascere i vostri deliri qualunquistici e perché non hanno tempo lì per lì di affrontare una battaglia dialettica all'unico scopo di farvi venire un'erezione. Avrete un consenso di un manipolo di persone, un centinaio se siete proprio popolari, che per voi sono tutti.
100 persone sono tutti?
Popolazione italiana: circa 60.000.000
Popolazione mondiale: circa 6.100.000.000, in crescita.
La prossima volta che lo dicono tutti, probabilmente non l'ha detto un cazzo di nessuno.