Visualizzazione post con etichetta Diari di viaggio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Diari di viaggio. Mostra tutti i post

29 settembre 2010

Barcelona -in real time-

Visto che mi vanto di essere homo tecnologicus e che esistono tutte queste nuove apparecchiature che consentono a chiunque di veicolare terabyte di informazioni al secondo verso l'abbborigggeno australiano a cui non gliene  po' frega' 'dde meno [cit.], ho deciso di sperimentare il diario di viaggio in tempo reale! Sì, siore e siori, da questa Esselunga galleggiante e un po' rollante che mi dicono chiamarsi "nave da crociera", utilizzerò il versatile baraccofono per scrivere e postare sul blog il resoconto di questi ultimi, mirabolanti quattro giorni.
Si parte da sabato...

5 agosto 2010

Japan Memories

Sul sito di Turisti per Caso è stato pubblicato il mio video-diario del viaggio in Giappone! Son (piccole) soddifazioni. Per chi se lo fosse perso, eccolo qui:



Per gli amanti dei dettagli tecnici, le foto sono state scattate con una fotocamera Fuji S8000 (non avevo ancora la reflex: l'ho acquistata là!) e il video montato con Live Movie Maker. La colonna sonora è il tema del film "Departures"

13 maggio 2010

[Il viaggio della speranza /3] La mossa Kansas City

L'invasione del Salone si articolò senza troppe difficoltà. Ci aprimmo a ventaglio e guadagnammo i principali punti di osservazione, dopodiché calammo come i barbari senza la minima pianificazione o strategia e la Vittoria fu nostra. O almeno credo si chiamasse così.
Ma atteniamoci alla leggenda, che conserva integri i fatti.
Ci si poneva un iniziale problema logistico, di pochissimo conto: come arrivare al Salone?
Al Rubiniano viene la geniale idea dei Taxi, ma oltre all'idea serve qulcuno che la realizzi, pertanto il progetto fallisce miseramente. A dire il vero fallisce a metà, perché se è vero che non c'è alcuna traccia dei due taxi destinati, secondo il nostro scaltro compagno d'arme, "a tornare a prenderci", con scatto felino ed abile mossa il nostro trio all'erta e pieno di brio segue la scia di un tassista che ci spia, riuscendo a catturarlo.
Inoltre nessuno è più forte di Gundam.

12 maggio 2010

[Il viaggio della speranza /2] Alla conquista del CERN

Time paradox! Sono tornato dalla Scozia e sto scrivendo il diario di Ginevra. Considerato che a settembre dovrei andare a Barcellona, forse allora starò scrivendo il diario della Scozia. Ho il jet lag letterario!
Ma torniamo a noi: eravamo rimasti in una piccola stanza d'hotel con qualche disavventura in corso e la prospettiva di una giornata intensa...


Il Cern è una struttura sotterranea che attraversa quattrocentoventi reami e si estende per otto anni luce, oltre a questo è importante sapere che gli accessi per i turisti sono disseminati sul territorio, in luoghi più o meno accessibili a chiunque abbia passato il ventesimo livello di addestramento ninja.
In realtà l'ingresso è a venti metri dall'albergo, ben illuminato da insegne e indicazioni di ogni tipo, ma noi non lo vediamo e preferiamo inoltrarci per le avveniristiche vie della metropoli e... chiedere ai passanti, consci della proverbiale e memorabile ospitalità e cordialità degli svizzeri... francesi... tedeschi... dov'è che siamo qui? Beh, sicuramente saranno ospitali.

10 maggio 2010

[Il viaggio della speranza /1] Ginevra o morte

Quel marzo 2010 fu speciale.
Si riunirono a MilanoCity equipaggi di ogni foggia ed estrazione sociale: squadre in giacca a cravatta di Armani accanto a scalcagnati accrocchi di tamarri col gel fosforescente, motorhome attrezzatissimi  fianco a fianco a improbabili furgoni rugginosi con petomarmitta amplificata after market e pure burner, autisti attrezzatissimi con navigatore installato nei capelli e motciclisti di ventura che stendevano mappe scaricate da internet tra una moto e l’altra.
Noi eravamo i migliori e, lo dico senza falsa modestia! Al solo sentire i nostri nomi la gente impallidiva dal terrore : Lone Rider, Boxer Imodium, Teo il Rubiniano, Tyreal, Kuno Fox, Igi the Drummer e Mark Fish! Tutti insieme nella possente Voyager  (una specie di incrociatore di terza classe a gas riadattato, capace di staccare pezzi di fascia di ozono ad ogni sgasata) facevamo la nostra porca figura, e forse qualcosa di più.
E si trattava di un viaggio all’insegna dell’avventura, come ai vecchi tempi in cui gli uomini erano veri uomini, le donne erano vere donne e le piccole creature pelose di Alfa Centauri erano vere piccole creature pelose di Alfa Centauri.

2 ottobre 2009

E per finire... Le foto!

Nei precedenti dieci post ho aggiunto qualche foto qui e là, per arricchire il resoconto del viaggio. Tutte queste foto e molte altre le trovate in risoluzione umana a questo link, dove, prossimamente, inserirò riferimenti e commenti. Alcune foto sfruttano il "geotagging", ovvero una funzione che vi mostrerà sulla mappa del mondo messa a disposizione da Flickr il luogo esatto in cui sono state scattate.
La mia idea è di applicare il geotagging a tutte, tempo permettendo. Spero che le foto vi piacciano! E sono solo una piccola selezione delle oltre mille che ho scattato in tutto il viaggio.


_

4 settembre 2009

(Giappone) 10 - T'amo pio Kobe

26/06
Ultimo giorno a Kyoto!
Il tempo sembra propizio e lo spendiamo nel giro del castello Nijo-jo, voluto dallo Shogun come difesa per il palazzo dell’Imperatore.
Tolte le scarpe, come vuole il rituale, scivoliamo all’interno dei corridoi in legno scuro, legno che scricchiola imitando il canto degli usignoli, espediente voluto dal castellano per cogliere sul fatto eventuali intrusi avvicinatisi di soppiatto; schiviamo numerose scolaresche, tutte rigorosamente in fila, e ammiriamo le decorazioni, i disegni, le ricostruzioni delle scene di vita nelle varie sale, ampie ed essenziali, più votate allo spazio puro e semplice che non all’opulenza.
Dopo la rapida visita alle stanze interne, ci dedichiamo ai giardini curatissimi; il sole è a picco e sovente facciamo soste-bevuta, tanto per confermare uno dei tormentoni della vacanza, ovvero la ricerca della bibita più strana fornita dall’onnipresente distributore automatico. Il castello è un complesso di più edifici, tra i quali si snodano sentieri e laghetti, oggi sede di diverse mostre sull’epoca dello shogunato.

2 settembre 2009

(Giappone) 9 - I cervi di Nara

25/06
Nara!
Nel passato del Giappone, le capitali sono state innumerevoli: considerata capitale la città in cui risiedeva l’imperatore, essa cessava di esserlo alla morte del monarca, e la nuova corte si insediava così in una nuova città. Nara è stata l’ultima di queste “capitali itineranti”, anche se successivamente l’imperatore si spostò per motivi differenti a Kyoto e poi a Tokyo,
Oggi Nara è una delle mete turistiche più note, forte della sua storia e del suo immenso parco disseminato di templi, santuari e popolato da animali amichevoli.
Raggiungerla ci è agevole: preso un treno locale grazie al fido biglietto JR Pass, percorriamo la tranquilla tratta studiacchiando sulla guida turistica le mete più interessanti dal punto di vista artistico e storico, ma scopriamo che la città sembra riservare divertimenti di tutti i tipi, considerato il fatto che alla stazione incontriamo due italiani, alla ricerca di una simil Disneyland analoga a quella di Tokyo… Beh ognuno di diverte come vuole!

25 agosto 2009

(Giappone) 8 - For we who grew up tall and proud in the shadow of the mushroom cloud

24/06
Oggi optiamo per una gita molto fuori porta, e prendiamo l’ ormai consueto treno shinkansen per Hiroshima, non prima di aver fatto colazione in un impeccabile caffè degno di nota per l’eleganza dell’ambiente e del personale. E il caffè? no, quello è la solita brodaglia.
Hiroshima, si dicveva.
La tratta è piuttosto lunga e, dopo due orette di viaggio, scendiamo dal treno insieme a molti altri turisti diretti al Peace Memorial Park, tra cui una simpatica famgliola inglese con due deliziose figlie al seguito; il saper leggere correttamente le cartine ci investe subito dell’aura di “condottieri” , per cui portiamo tutto il gruppetto alla corretta fermata del tram… ma da buoni condottieri vecchio stampo, noi pensiamo bene di proseguire a piedi, dopotutto si tratta di percorrere solo un paio di chilometri.

16 agosto 2009

(Giappone) 7 - Aura di sacralità e intermezzi commerciali

23/06

Kyoto!
Si parte dal Manga Museum, con colazione al caffè annesso, ma arriviamo troppo presto e ripieghiamo sul parco imperiale, abbandonato tanto rocambolescamente la sera prima… Stavolta ammiriamo con calma le piante, i laghetti e i templi ad ogni angolo, accompagnati talvolta da scolaresche di bimbi allegri e scorazzanti, ma anche educati ed ordinati quando c’è da dar retta alla maestra. Giriamo il parco con calma, restando accostati alle mura che circondano l’antica residenza degli imperatori (Kyoto Gosho) e il Palazzo dell’Imperatore a riposo (Sento Gosho) e attraversando luoghi che sembrano fuori dal tempo, pur se vicinissimi al traffico del centro. Non siamo in un luogo rigidamente controllato e destinato solo a pochi turisti paganti, ma in un parco che è semplicemente un luogo di ritrovo per i cittadini e per i curiosi: ci sono parecchi ragazzi che giocano a baseball (qui diffusissimo) nei campetti appositi, coppie che passeggiano sui ponticelli o gareggiano scherzosamente in bici, giardinieri che, con immensa cura, sistemano le aiuole… Un normale parco cittadino, insomma, che però per secoli ha cinto uno degli edifici più importanti del Giappone, perlomeno fino allo spostamento della corte imperiale a Tokyo.

7 agosto 2009

(Giappone) 6 - La PASMO, la SUICA, la ICOCA, la PITAPA

22/06

Arriviamo a Kyoto in poco più di due ore e mezza, in tempo per scioglierci sotto la cappa di afa pomeridiana. Certo, l’aria condizionata a bordo del treno-proiettile non ci aiuta certo ad acclimatarci istantaneamente, fatto sta che l’aria immobile e l’umidità quasi palpabile hanno un impatto stordente.
Kyoto non è Tokyo e si vede: chiedendo informazioni, addirittura una ragazza non mi risponde! Incredibile! Rammento che qui siamo in provincia e che le abitudini possono essere più tradizionaliste che nell’ambiente più cosmopolita della capitale... Vuoi vedere che è maleducazione rivolgersi direttamente all'altro sesso? Nel dubbio non lo faccio, anche se mi sembra davvero strano.

27 luglio 2009

(Giappone) 5- Lo zen e l'arte della manutenzione del treno proiettile


Piove.
Ogni volta che nomino il parco di Ueno, piove!
Non importa: su consiglio di Paola, reincontrata proprio stamattina, andiamo a visitare il Museo Nazionale sotto un’acqua battente, protetti unicamente dagli ombrelli a disposizione dei clienti dell’albergo.
Il personale all’ingresso, come al solito organizzatissimo, ci fornisce guaine portaombrelli e ci guida verso una lunga scala mobile che scende verso i sotterranei, dove assistiamo ad una mostra che fa davvero la felicità di tutti i bambini presenti (una folla!), piena com’è di fossili e ricostruzioni di dinosauri. In un attimo di smarrimento ci sembra che il museo sia finito lì, ma vagando un po’ per corridoi e passaggi decisamente anonimi si scoprono altre aree espositive, rivelando le vere dimensioni interne del museo, inaspettatamente ampio e completo. Articolato su più piani, ognuno legato a un ramo diverso della scienza, sembra davvero non finire mai, riservando sorprese ad ogni angolo; molto bella, ad esempio, la sala dell’evoluzione, in cui il pavimento circolare è illuminato con percorsi che, da un ceppo comune, seguono l’evolversi del dna e portano alla bacheca corrispondente all’animale che lungo quella linea evolutiva si è sviluppato.

21 luglio 2009

(Giappone) 4- l'era degli idrovolanti

A colazione reincontriamo Paola, la simpatica architetta romana incrociata qualche giorno fa a Ginza: ha preso una stanza nel nostro hotel, seguendo le indicazioni che le avevamo dato, e per oggi i nostri percorsi coincidono. Seguendo perciò l’ispirazione, ci dirigiamo verso la baia di Tokyo, sbagliando fermata solo una volta!
Odaiba è quasi totalmente un complesso di isole artificiali, tuttora in espansione, caratterizzato da skykine futuristico e ampi spazi a più livelli per auto, treni e pedoni. Il modo in cui Tokyo si sta avviando a diventare una città multilivello, con sopraelevate, terrazze, grattacieli a diverse sezioni è molto evidente in questo quartiere, modernissimo e decisamente accattivante. Curioso pensare che siamo in un luogo profondamente legato alla tradizione e alla storia: in questa stessa baia, su due isolette, erano poggiate le batterie di cannoni (“daiba”, per l’appunto) che difendevano la città nel tardo periodo Edo, epoca d’oro dello shogunato Tokugawa. Le isole originarie ci sono ancora, ma molto è cambiato, basti pensare che il posto di uno degli antichi cannoni è oggi presa da una copia in scala della Statua della Libertà newyorchese, voltata però verso la città.

13 luglio 2009

(Giappone) 3- A spasso con Hitomi

19/06
Una leggera foschia ci accompagna alla visita alla Tokyo Tower.
Avvicinandoci alla gigantesca torre rossa ci rendiamo conto di quanto il nostro hotel sia vicino ad un sacco di luoghi importanti… E’ un po’ una caratteristica di Tokyo non avere un vero e proprio centro, ma tanti “piccoli” centri intorno ai quartieri più popolosi che orbitano intorno al palazzo imperiale; fintanto che si resta in questa cerchia si incontrano moltissime attrazioni turistiche e non, e passare da un centro all’altro è davvero agevole, vista la capillarità dei trasporti metropolitani.
L’origine della Torre è curiosa: in realtà non doveva affatto essere un’attrazione turistica, ma una semplice antenna televisiva, la cui architettura era ispirata alla Torre Eiffel più per motivi strutturali che altro. La torre è infatti più snella e più alta della sua imponente ispiratrice parigina, ma resta una struttura molto tecnica e poco votata all’arte, nonostante sia diventata quasi immediatamente un’icona associata a Tokyo, e la cosa ha senso se si pensa che quasi ogni città del Giappone ha la sua torre panoramica, ognuna realizzata con criteri differenti.

Piccola parentesi - i posti in cui NON sono andato

Ritornando dal Giappone ho notato un fenomeno curioso: l'atteggiamento di molti nei confronti del racconto della vacanza. Grossomodo le reazioni più evidenti si possono dividere in due categorie: quelli più o meno appassionati, che si esaltano su foto e aneddoti chiedendoti sempre maggiori dettagli, e quelli per cui tutto ciò che sta ad est di Casalecchio sul Reno è un vago e impreciso "Oriente". Questi ultimi sono abbastanza concordi nel dire cose del tipo "ma cosa hai mangiato lì? le formiche fritte? No perché a me quelle cose lì che mangian loro tipo gli involtini primavera... bleah! E poi i loro ristoranti qua sono sporchissimi" ed è inutile cercare di spiegare che Giappone e Cina sono due paesi diversi, al di là dei luoghi comuni triti e ritriti.
Ma le soddisfazioni maggiori si ottengono con gli espertissimi, perché se uno è espertissimo, sicuramente ti indicherà luoghi ed eventi che tu ti sei perso e che invece a sua opinione erano imperdibili.
Ad uso e consumo dell'espertissimo quadratico medio (che non ti da MAI consigli PRIMA di partire, ma al massimo critiche al ritorno), ho preparato un elenco dei posti che NON ho visitato, giusto per risparmiare tempo e domande prevedibili.

-Non ho visitato la parte nord, né Hokkaido. Non era nei miei programmi
-Non ho visitato l'isola di Kyushu, stesso motivo
-Non sono andato nei capsule-hotel: sono alto 1,90 e peso 100 chili, non ci sto in un capsule hotel e non ho nemmeno capito perché ci sarei dovuto andare, visto che alloggiavo in uno stabile stupendo ad Aoyama.
-Non ho visto la fioritura dei ciliegi. Non la fanno a fine giugno, nemeno a piangere in kanji. Protesterò con l'ambasciata, se vi può fare piacere.
-Non ho preso il treno Nozomi a levitazione magnetica: i Kodama e gli Hikari sono comunque Shinkansen ad altissima velocità e rientrano nel biglietto JR Pass, il Nozomi NO, anche se ha la stessa forma.
-Non ho mangiato la vipera né bevuto il suo sangue: dovete smetterla di credere a tutto quello che dice Roversi in Turisti per Caso!
-Non sono andato nel palazzo in cui si scia indoor: non me ne frega nulla dello sci, e ancora una volta Roversi non è il vangelo!
-Non ci sono distributori di mutandine usate di liceali agli angoli delle strade, e no, non sono andato a cercarne!
-Non sono andato in spiaggia. Se voglio andare in spiaggia vado da un'altra parte, e comunque NON MI PIACE andare in spiaggia.
-Non sono andato "nel posto in cui c'è una piscina in cui girano i sottomarini a forma di astronave".
-Non sono andato a un incontro di Sumo. E non è che la cosa mi dispiaccia granché.
-Non sono andato al cinema. Per quale diavolo di motivo avrei dovuto farlo? Eppure me l'hanno chiesto almeno in cinque.
-Non ho mangiato il pesce palla. Mea culpa, avrei voluto ma poi non l'ho fatto. Ho però ripiegato sul manzo di Kobe.
-Non ho giocato al Pachinko. Ed è giusto così. Solo gli sfigati giocano al Pachinko.

Ovviamente l'espertissimo, dopo aver appreso anche solo una di queste notizie, penserà "ma cosa diavolo sei andato a fare in Giappone?"
A fare birdwatching estremo, che domande.

6 luglio 2009

(Giappone) 2- Lunga vita all'imperatore.

17/09

La giornata inizia con una buona colazione, forti della pantagruelica offerta dell’hotel, e poi via verso il quartiere di Ginza! Fare la tessera per la metropolitana è più agevole di quanto pensassimo, anche grazie l’aiuto (come in tutte le occasioni) dei controllori e dei passanti, sempre gentili oltre ogni aspettativa, e in men che non si dica siamo in centro, tra negozi avveniristici e persone elegantissime. Le ragazze, in particolare, hanno un portamento molto raffinato e imperturbabile, ma paiono disabituate ai tacchi e coniugano una strana camminata caracollante ad una postura eretta e rigida, quasi comica a vedersi, ma sono tanto belle che si perdona loro tutto! Proprio così! La gente sembra bella, non solo elegante, ma anche nobile nell’aspetto e nella gestualità.
Appena usciti dalla metro incontriamo una turista romana alle prese con mappa e guida turistica: è Paola, architetto di talento, impegnata in uno dei suoi tanti viaggi intorno al mondo. E’ in cerca di un alloggio, le consigliamo ovviamente il nostro hotel e la salutiamo, ripromettendoci di ritrovarci in seguito.

1 luglio 2009

(Giappone) 1- Decollo, planata, atterraggio

Per me un viaggio in giappone equivale a un sogno realizzato: sono cresciuto talmente affascinato dalla cultura nipponica, sia tramite i cartoni che guardavo da piccolo, sia per interesse sviluppato durante gli anni, che non credevo possibile poter organizzare una tale avventura. Ma tant’è… Ho passato due settimane stupende con amici fidati in un paese meraviglioso sotto moltissimi punti di vista; forse la mia opinione sarà di parte, ma ciò non toglie che raramente ho trovato una simile accoglienza, cordialità, eleganza e profonda cultura in un intero paese. E’ ora di raccontare tutto quello che abbiamo vissuto in questa breve permanenza… e per farlo dobbiamo andare indietro nel tempo di una quindicina di giorni.

27 ottobre 2008

Odyssée Parisienne - Parte 3

3-
Ce la facciamo, ma al pelo.
Già, perché gli unici i due contatti che abbiamo a Parigi, il cugino di Max e un mio amico, sono entrambi irreperibili e quel che è peggio i nostri cellulari hanno le batterie quasi a terra... Usiamo la tattica della chiamata ad intervalli casuali e alternati, cioé chiamiamo un po 'alla carlona quando capita e alla fine rintracciamo il sospirato cugino.
Altra menzione d'onore per la sua decisione di ospitarci, cosa che risolve parecchi problemi logistici, senonché le indicazioni per ragiungerlo hanno del surreale. Nulla da eccepire sulla persona, sull'ospitalità, sul prodigarsi per noi... però diamine, sentire una persona pacata al limite del sonno spiegarti dove devi andare quando hai pochi secondi di batteria a disposizione, ha dello snervante.
"Eurm... potete prendere la undiciiiii... uhm... si maaaa anche la quattoooordiciiiii va bene... ehm... pooooi magari passaaaate per laa..."
"Si ho capito, tu dimmi DOVE DEVO ANDARE che poi mi arrangio io!"
"Ehm... allooooora facciaaaaamo così... voi prendeeete la uuundiiici..."
"La fermata, dimmi LA FERMATA dove devo SCENDERE!!!"
"uhm... siii... allora... vediaaamo..."

...
(crisi nervosa)
...
Montparnasse, dobbiamo andare a Montparnasse. Così va meglio.
A P.te Maillot, arrivo del pullman di trasferimento, è ormai notte ed è con un certo sconforto che guardo ancora il posto da cui mi ero appena allontanato.
L'unico momento di quasi panico, di abbattimento è stato quell'istante a P.te Maillot, un senso di "ma come, sono ancora qui?!?" accentuato dal sonnecchiante ed eterno viaggio in autobus appena trascorso. Autobus grigi, asfalto grigio, il Palais des Congrés grigio e un po' di grigio in testa, giusto un po' di quello che va scrollato via con una buona dormita o un caffé rinforzato...
Ma è solo un attimo e non c'è tempo! Valigie in spalla siamo in metropolitana, a prendere una delle ultime corse verso la meta di questa sera... E dopo quasi un quarto d'ora di attesa arriva il sospirato convoglio: finalmente tranquilli ci lasciamo cullare dagli scossoni sulle rotaie riflettendo su come la metro sia stata un po' il tema della vacanza, nel bene e nel male.
Il bilocale del cugino è piccolo ma accogliente, arredato con gusto e attrezzato di tutto punto; l'unico posto letto in più è, di diritto, di Max e su questo sono irremovibile: peraltro sono talmente stanco che non avrò problemi a sonnecchiare per terra...
Da quel momento in poi sembra tutto in discesa: la mattina successiva, un po' indolenzito, chiamo la SNCF e prenoto due biglietti per il primo TGV utile, ovviamente a nome del mio compagno di viaggio, senza troppi problemi; anche l''orario di partenza, fissato per il primissimo pomeriggio, sembra favorire tutti i nostri piani.
E infine, un'oretta prima della partenza siamo alla Gare de Lyon, dove osserviamo i curiosi standard francesi sulle norme di sicurezza (la putrella appesa in modo creativo sulla testa dei passeggeri della scala mobile è un tantino inquietante) e ci godiamo pan carré alle gocce di cioccolato, praticamente nostro unico sostentamento per tutta l'avventura.
Max ha un caratteristica peculiare: la chiamiamo "il colpo di genio degli ultimi 5 minuti" ed è una sorta di arma del giudizio universale, un po' come l'attacco solare o il cannone a onde moventi... una di quelle cose che in un istante può distruggere tutto il creato e che gli viene in mente immancabilmente allo scadere di qualcosa, nel momento in cui tutto il programma preventivato si sta per completare senza intoppi. Gli ultimi 5 minuti, di solito, o anche un po' prima.
"Vado a fare un giro" sentenzia per l'appunto un'oretta prima della partenza.
Lo aspetto.
Un quarto d'ora.
Lo aspetto.
Mezz'ora.
Lo aspetto.
Quaranta minuti.
Lo chiamo.
"Max, dove sei?"
"Ehm... mi sono un attimo perso... com'è che si chiamava la stazione?"
...
(crisi nervosa - reprise)
...
Panico di qualche minuto, non di più, poi tutto torna normale...
...E finalmente partiamo!
il TGV scivola sul binario, il tavolino pieghevole ospita le gocciole, la fotocamera e il giornale, gli altri sedili sono semivuoti... Non resta che rilassarsi.
Modane, ore 18:00
Un tiro di sputo prima della frontiera francese, il TGV si ferma e ci viene chiesto di scendere: problemi tecnici.
Ma cazzo! Ma no! Ma dai...
La carovana di passeggeri, un po' rintronata si chiede che succede; il responsabile della polizia italiana, che ha una sede in stazione si prodiga in spiegazioni... In breve, il TGV che abbiamo preso è troppo nuovo ed è troppo alto, e nelle gallerie non ci passa.
Lo spiego alla turista italiana.
"Cosa?!?"
Lo spiego alla turista francese.
"Quoi?!?"
Lo spiego alla turista inglese.
"WTF?!?"
Dopo che l'ONU intero ha deciso che sono pazzo, mi informo meglio e scopro che il giochetto accade spesso e che per non perdere prenotazioni l'informazione viene data ai passeggeri solo DOPO che il treno è partito.
E stiamo lì un'ora e mezza ad aspettare il treno sostitutivo che arriva da Torino...
E' l'ultimo intoppo: il viaggio di ritorno è liscio e pulito e di degno di nota rimangono solo Gwen, francese trapiantata in Cameroon che si occupa di volontariato per la Croce Rossa Internazionale e che ci intrattiene raccontando le sue esperienze; la francese inguainata in pelle nera e dal fisico mozzafiato che aspetta ogni singola fermata per accendersi una sigaretta che butta poi via dopo due boccate; il romano che ha viaggiato ovunque e che ritiene la nostra disavventura un intoppo abbastanza normale; lo spagnolo un po' bevuto che viaggia avanti e indietro in cerca del bagno; le due giapponesi computer-dipendenti che si alternano al portatile... La fauna da treno, insomma, affascinante e variegata.
Ma la Stazione Centrale non è mai stata così bella, e rimettermi al volante della mia Alfa per tornare a casa non ha prezzo...

E infine la trafila dei documenti.
Un eterno andirivieni tra sportelli e impiegati di diversi uffici?
Assolutamente no!
Ore 9 del mattino: l'anagrafe mi consegna la carta d'identitaà senza colpo ferire; dai carabinieri stilo una denuncia autocertificata di un (UNO) foglio e allego la copia di quella francese di sedici (16) pagine; dopo pochi minuti l'addetto mi chiede se ho le foto.
Un po' interdetto consegno le fototessere fatte poco prima per i documenti e dopo qualche clic del mouse mi viene consegnata la patente sostitutiva: la caserma è collegata telematicamente alla motorizzazione. In teoria potevo fare lo stesso per la carta d'identità.
Non ci credo.
Tornando passo dalla banca per rifare la carta di credito; non serve, la procedura è automatica e dopo averla bloccata ne viene emessa una nuova che viene spedita subito all'indirizzo del proprietario. Arrivo a casa e il postino me l'ha appena recapitata.
Non ci credo.
Visto che c'è tutto e che avevo preventivato un'intera mattinata per fare quello che ho fatto in venti minuti, tanto vale fare shopping: ed ecco che ho anche un nuovo portafoglio.
E c'è il sole!
Prendo la bici, per quella non servono i documenti.

25 ottobre 2008

Odyssée Parisienne - Parte 2

2-
Da come l'ho messa giù, potrebbe sembrare che il viaggio sia stato terribile. In realtà no, è stata una bellissima vacanza e Parigi è ancora una volta una città meravigliosa, forse non come la ricordavo, ma ugualmente meritevole: abbiamo incontrato gente simpatica e cordiale, solo raramente qualcuno un po' spocchioso, abbiamo pasteggiato a specialità tipiche semplicemente deliziose, ci siamo inoltati per viuzze e luoghi meno conosciuti dal turismo di massa anche se ugualmente imperdibili...
Più che altro l'indizio che qualcosa stava andando storto avrei dovuto averlo da quando abbiamo deciso di visitare il Louvre.
Nei cinque giorni in cui sono rimasto, il tempo è sempre stato splendido, fatta eccezione per la giornata di martedi, allagata da un temporale estivo tanto inatteso quanto violento: era l'occasione perfetta per visitare il museo, tappa turistica adeguatamente lunga e tutta al coperto!
Il Louvre ha un giorno di chiusura.
Il giorno di chiusura del Louvre è martedi.
Ecco, questo indizio forse doveva mettermi in guardia: qualcosa doveva succedere...
Ma non ci abbiamo pensato, perché questo piccolo imprevisto ci ha permesso di vedere, in alternativa, il Conservatoire des Artes et des Métiers, museo che sognavo di visitare da quando ho letto "Il pendolo di Foucault" e che merita assolutamente un giro, anche soltanto per la navata della chiesa di Saint-Martin-des-Champs adibita ad esposizione!
Insomma sembrava andare tutto per il verso giusto, addirittura siamo riusciti ad incastrare la visita al Louvre il giorno dopo e a vedere più di quanto avevamo preventivato senza nemmeno scapicollarci, ma anzi con una certa rilassatezza e particolare attenzione a cercare il posticino particolare dove pranzare o l'angolo curioso per scattare la foto.
E venne il giorno.
Mercoledi sera ci muoviamo vero l'aeroporto di Beauvais, piuttosto distante dalla città, sonnecchiando sull'autobus, e soprattutto consci del fatto che solo un check-in ci separa da casa: è stato un bel viaggio, ma abbiamo macinato parecchi chilometri e desideriamo un po' tutti la doccia e il letto...
"C'est pas bon"
Al Check-in scopro che il documento rilasciatomi dalla Gendarmerie non consente l'imbarco, che ho bisogno di un documento apposito rilasciato dall'ambasciata e dal consolato e che per forza di cose devo cambiare il volo, perché non ho materialmente il tempo di andare in ambasciata e tornare all'aeroporto prima del termine ultimo. E anche se l'avessi, l'ambasciata è chiusa e risponde alle telefonate con un patetico messaggio registrato, secondo cui il mio documento di volo è valido!
Comincio una discussione che va dal pacato al furioso, per gradi, scoprendo nel contempo che litigare in francese mi viene piuttosto bene, fino allo scontro col supervisore che non mi lascia speranze.
Ora, io lo so che sfioro il qualunquismo, ma la bionda precisina super-tirata col trucco impeccabile e il tono di voce da rasoiata sulla lavagna è un po' la mia bestia nera ed occasionalmente ne incontro una senza riuscire mai ad averne ragione; è destino che la mia supervisor risponda alla descrizione, così come è destino che quell'aereo resti per me una chimera.
Infatti non lo prenderò mai, e nemmeno i successivi... Resto a guardare i miei amici che si imbarcano e faccio il punto della situazione: resto solo, senza documenti, con pochi soldi (la carta di credito era nel portafoglio rubato), senza alcun alloggio in una città straniera.
Non male.
Mi fiondo alle informazioni per vedere di cambiare il volo, se non è oggi sarà domani e nel frattempo avrò regolarizzato con l'ambasciata, no? Al massimo passerò la nottata in aeroporto o troverò qualcosa di economico... ma sì, inutile lasciarsi prendere dal panico!
Al box informazioni della Ryan Air espongo il problema e scopro che il cambio volo equivale a comprare un nuovo biglietto... morti di fame...evabbé... Accetto, ma il simpatico funzionario, al momento di vendermi l'agognato ticket rifiuta i contanti!
"Solo carta di credito"
"Se mi hanno rubato il portafogli, evidentemente non ne ho una a disposzione..."
"In questo caso non posso fare nulla, non è politica della compagnia"
"Senta... Ha assistito alla situazione e ha visto cosa è successo, se vuole chiamiamo la Gendarmerie o il supervisore... Posso pagare unicamente in contanti, ci dev'essere una scappatoia"
"Beh, per questa volta, ma solo per questa volta posso fare un eccezione..."
Sospiro di sollievo
"...Oh, che peccato, non ci sono voli domani. Nemmeno venerdi. Nemmen..."
Stronzo.
Si! Stronzo! Sibilato in italiano, tanto gli insulti sono comprensibili a tutti.
Punto della situazione: resto solo, senza documenti, con pochi soldi , senza alcun alloggio in una città straniera e senza prospettive immediate di ritorno!
Gli amici sono increduli, ma ormai sono già avviati al'imbarco. Costernati mi prestano un po' di denaro liquido e qualcosa che mi può servire: un blocchetto, una penna, la mappa del metrò...
E poi Max il Santo decide di compiere un gesto eroico.
Quando un amico è un Amico con la A maiuscola fa cose di questo genere... cose per cui non ci si potrà mai sdebitare... Max rinuncia al suo volo e decide di restare con me e di darmi una mano: suo cugino vive infatti a Parigi e potrebbe ospitarci per questa nottata.
Quasi commosso ed esausto lo ringrazio; comincia il piano per la serata e il giorno successivo e il primo passo è tornare a Parigi via pullman per poter prendere la metroplitana prima che la stazione chiuda. Ma sono le 22:30 e l'aeroporto è lontanissimo dalla città. Ce la faremo?

2- Continua.
[clicca qui per la terza parte]