8 giugno 2008

Controcanto al fascino

Lei sorride.
Con gli occhi, la bocca, le guance, perfino con le gocce di pioggia sospese tra i capelli, lei sorride e l'uomo a cui è abbracciata sorride di rimando, quasi imbarazzato.
Lui è quasi un estraneo, lei amica di anni e anni. Lui è una persona seria, di quelle con cui ami conversare di avventure passate o di libri letti o esperienze vissute. Uno di quelli che riesce a dipingere una fotografia o pennellare un ricordo, che mischia la sua vita raccontandola in modo normale: il viaggio, l'aneddoto, la cucina, il cane, la moto.
Ha un tocco nel rendere speciale la normalità che è di tanti, di cui tanti si vergognano e che lui invece accetta senza tante storie; una figura rassicurante.
Lei, genio e sregolatezza, sbalzi d'umore e principi incrollabili, adattamento a qualsiasi situazione o piccoli vizi irrinunciabili capaci di metterla al tappeto. Insicurezza a portata di mano, maschera di ghiaccio e occhio di fuoco, aereo da guerra e pecorella smarrita.
Per quanto trovi insensato quello che penso, ogni volta che li vedo insieme è così: la bellezza della normalità quasi ostentata da lui è sinceramente attraente, eppure è una cosa che con lei non c'entra nulla. E proprio per questo li vedo perfetti. Come un copione già visto, ma non per questo meno affascinante, come un lago placido al tramonto.
E una fastidiosa punta d'invidia nell'ammettere a me stesso che quell'equilibrio che vedo è distantissimo da quello che sono.