29 giugno 2004

Piccoli lavori e scampoli pratesi

Altra storiella di vita vissuta; nessuna premessa, solo la solita doverosa precisazione che tutti i nomi propri sono stati cambiati ecc. ecc....
Enjoy!

Piccoli lavori e scampoli pratesi

Cari amici vi scrivo e siccome siete molto lontani più forte vi scriverò...
Incontro storico quello di domenica... Se il Tyreal è fulminato, che chi sta peggio di lui, ma in fondo è giusto così!
Accadde quindi domenica all'ora di pranzo...
Ero in pizzeria a Milano con amici, intento a parlare del più e del meno, quand'ecco che ti spuntano in sala due ragazze bisognose d'aiuto...
Le due, con accento toscano, ci spiegano che stanno aprendo un nuovo negozio lì accanto e che vorrebbero un po' d'aiuto per allestirlo, poi terminano con una frase del tipo:
"Non è che sc'è tra vvoi chessò... un idrauliho... Un mezzo 'ngegnere..."
Al che, detta la funesta parola ('ngegnere), mi trovo con venti indici puntati verso di me: la compagnia degli amici mi ha tradito subito!
Che potevo fare? Non è da Tyreal lasciare due donzelle (sole, carine e presumibilmente disponibili) in mezzo ai guai quindi...
Quindi dico di sì, incitato dalla folla e conscio delle mie (in)capacità.
Seguo Chiara e Marina verso il negozio e trovo... Un disastro! Ci sono a malapena i muri (scrostati) e un caos indicibile in terra e sulle pareti. Chiedo che c'è da fare e Marina la rossa, la vera leader della situazione, mi accompagna verso il bagno, indicnadomi il problema:
"Vedi, sc'è lo sciacquone hhe non funziona 'bbene... Eppoi qua sotto al lavabo perde...Te sce sai mette 'na pezza?"
Ora, come penso tutti voi sappiate, non ho mai fatto l'idraulico. Certo, m'è capitato di fare qualche lavoretto di carpenteria, ma l'idraulico mai!. Cosa faccio, mi scuso e saluto? Ma neanche per idea! Intanto proviamo, poi che sarà mai... Un fallimento ci può stare, una rinuncia no!
Con piglio sicuro chiedo di chiudere l'interruttore generale dell'acqua, dopodiché mi chino sotto il lavabo e vedo se ci capisco qualcosa... In effetti più che un tubo c'è una canna dell'acqua di quelle da giardino, per di più mal fissata. Che sarà mai! Cambio fascetta e via!
Ragazzi che feste! Baci abbracci birra tarallucci e vino!
Nel frattempo arrivano altri tre "volenterosi" che si spacciano per esperti...
Esperti lo saranno pure stati, ma non hanno mosso un dito. La scena seguente, infatti, prevedeva che si montassero degli scaffali, delle mensole e delle aste fissate al muro per reggere le grucce con gli abiti. Il classico lavoro: trapano, tasselli, viti; trapano, tasselli, viti.
Indovinate chi è salito sulla scala mentre gli altri tre stavano a guardare E COMMENTAVANO PURE! Ora sorvolerò sul trapano senza percussione, che ti costringeva a spingere come un dannato per forare, ovviamente in equilibrio su una scaletta-traballa-che-ti-passa, tralascerò perfino quel bastardo di un muro sinistro, che aveva più mattoni pieni al suo interno che tutto il colosseo... Ma quei tre lì proprio... E quando vedevano che facevo fatica a forare berciavano: "Eh, hai la punta sbagliata! E' troppo grossa! Devi cambiarla! Io a casa c'ho il trapano della Hilti!"
E portalo qua, invece di lamentarti! Inutile dire che per accontentarli ho cambiato la punta del trapano... E qui c'è il sotto-aneddoto:
A prescindere dal fatto che il trapano aveva una punta da 5mm, adatta a bucare qualunque cosa, stremato dai commenti ho acconsentito a metterne una da 3 (miiii quant'era piiiiccola!), solo che, dettaglio non irrilevante, non c'era la chiave del mandrino.
In parole da profani, non c'era l'attrezzo che serviva a smontare la punta del trapano.
Cacciaviti, martellate, manate, mani spellate, insulti in magrebino...
Alla fine la punta si leva... Si riparte a forare e... Ovviamente non ci si riesce.
"Ah, è perché c'è un mattone pieno, o un sassolino... O forse una colonna lì dietro..." E' l'impareggiabile commento di uno dei tre.
Mi risparmio il "E io che cazzo ho detto?" anche perché i tre stanno levando le tende accampando scuse. Mari e Chiara puliscono un po' dappertutto e nel frattempo... Ballano? Già, ho tralasciato di dire che nel baillamme totale imperava il loro stereo a tutto volume con, nell'ordine, Vasco Rossi Greatest Hits (Grandioso!!!) e un misto di Caterina Caselli (Aaaargh!!!). Tutto il pomeriggio. Ininterrottamente.
Rimasto solo con Marina la rossa e Chiara occhi meravigliosi ( e non solo quello...), abbiamo cominciato a lavorare seriamente... In capo ad un pomeriggio abbiamo (=ho) attaccato un paio di mensole e.... Rullo di tamburi... L'insegna!!!
Staccare la vecchia insegna è stato laborioso: loro due ai lati su due scale, io appiedato in mezzo, tenendo le due scale e temendo la caduta dell'insegna sulla mia testa, mentre le ragazze schiodavano allegramente i pannelli senza preoccuparsi delle conseguenze. E' proprio vero che la fortuna aiuta gli audaci! L'insegna cade, ma la prendiamo al volo. E' solo Mari a farsi un po' male, ma un po' di coccole curano tutto... Il solo problema è che è Chiara a coccolarla...
E ora che l'insegna è staccata non dovremmo mettere quella nuova?
No, perché non c'è.
L'insegna non è stata ancora realizzata, quindi bisogna provvedere rimpiazzarla con qualcosa di artigianale. La plastica di sfondo è bianca... Basta un pennarello indelebile...
Signore e signori, quando passate in viale Padova al n° 35 e vedete il negozio "KAOS-abbigliamento" sappiate che l'insegna è rigorosamente opera del Tyreal. La mia prima insegna! Che bello!
E' tardino, ed io avrei un appuntamento, ma so che, evaso l'impegno ritornerò subito lì... No, non me le lascio scappare! Questa volta la mia sfiga automobilistica è stata benevola verso di me: premetto che sono con la macchina del capo NON con la 147 (Feel the power!!!), e che quindi è colpa mia se non mi accorgo che, una volta accesi i fari, questi NON si spengono allo spegnimento dell'auto. Questa mia negligenza fa sì che la macchina abbia la batteria scarica quando cerco di accenderla.
E' un segno del destino.
Spengo i fari, ritorno al negozio e ammiro il lavoro fatto. Le ragazze mi abbracciano vedendomi tornare... Ci sediamo lì. sulla cassapanca colma di attrezzi, stravolti e abbracciati, più per tenerci caldo che per altro (eh, i riscaldamenti mica vanno, ancora!). Poi è la pizzeria lì a fianco, quella dove ci siamo conosciuti, a fornirci la sussistenza per la serata.
Ho lavorato di domenica, ma non è mai stato così bello!

25 giugno 2004

Tocai u fundu!

Questa è un'altra delle mie prodezze, ormai un po' datata. Come al solito i nomi di persone e/o luoghi sono cammuffati. Nessun ulteriore commento, vi posto l'aneddoto:

TOCAI U FUNDU!

Sabato triste, sabato sottotono. Amici a casa e amiche malate, ma a casa io non ci resto... Eleonora non risponde, introvabile.
Lila mi risolleva un po' il morale con una telefonata: è davvero allegra, anche se capisco poco di quel che dice; il suo ragazzo, è li a fianco che urla cose incomprensibili... Sarà allegro anche lui...
Va bene, ho deciso: serata tranquilla con gente che non vedo da tempo, ma che mi fa sempre piacere rivedere. Rotta per il "Papa Jazz", verso la compagnia del Festa, deciso a rincasare presto.
Telefonate strane quelle che ricevo durante il tragitto: Laura che ovviamente sta poco bene, Cristine, presa da un incontenibile raptus umoristico, che prima mi telefona e poi NON mi riconosce... Nessuna notizia del Krapa, invece... D'altra parte anch'io, a farmi risentire dopo tutto 'sto tempo...
Solito ambiente al Mama: al tavolo del Festa cè poca gente, ma alcuni discutono animatamente sui sistemi di sicurezza di stadi e metropolitane (?) riuscendo a creare un'atmosfera davvero calda! Quattro battute col Festa, come va, come non va...Che fate, 'ndo annate, eccetera, per poi passare un'oretta in tutta tranquillità al locale. Ma dopo un po' di tempo la compagnia schioda: tutti al Babylon a ballare (rock, naturalmente!)... Tutti tranne me. Serata no, me ne torno a casa! Saluto tutti e salto in auto. Che sarà mai, un sabato qualunque può capitare a tutti!
Non avevo idea.
La birra bevuta crea disagi all'organismo: non sto parlando di neuroni bruciati o etilismo, ma di un problema più pressante e immediato: svuotare la vescica! Accidenti, un momento prima nulla e poi, di colpo, ti trovi a doverti trattenere e ad aver paura di scoppiare.
E va beh... Fermiamoci.
Sono alla periferia di Milano, in una strada praticamente deserta, circondato da un mare di campi: accosto la macchina di lato e mi metto sul bordo della strada. Non c'è nessuno, ma è sempre meglio lasciare le quattro frecce accese... Sai mai che arrivi un ubriacone sparato e si incenerisca contro il mio bagagliaio...
Mentre sto per "finire" qualcuno effetiivamente arriva... Arriva ed accosta vicino a me! Vuoi vedere che è qualcuno che s'è perso?
Mi sto girando per vedere se si avvicina qualcuno ed ecco che arriva un'altra auto: una pattuglia della Polizia!
Che vorranno?
Dall'altra auto, che scopro essere un'auto civetta, escono due agenti ed uno mi punta un faro negli occhi.
Ho ancora il bigolo fuori.
L'agente mi prega di porgergli i documenti miei e dell'auto, poi mi chiede cosa sto facendo...
Io davvero non capisco. Mi... Ehm... Rinfodero... Si, insomma chiudo la cerniera e prendo i documenti.
L'agente mi chiede di aspettare un attimo. Noto che l'altra persona è una donna: mi sta squadrando con un disprezzo che definirei totale.
L'agente torna, ne arriva un terzo e mi fanno... Un verbale!!!
Oddio, non ditemelo! C'era il divieto di fermata???
Macché!
Riporto la dicitura del verbale:
"...Effettuava una sosta occasionale determinata da comportamenti contrari alla pubblica decenza..."
EEEEHHH??? Tipo "Atti osceni in luogo pubblico"???
Il policeman è irremovibile: l'ordinanza del sindaco va rispettata!
Stralci del dialogo:
D: "Ma di quanto...?"
R: "Del settembre 2001. L'ordinanza è stata redatta...
D: "No, non di quando... Di quanto! La cifra!"
R: "74..."
D: (con occhi sgranati) "Mila...?"
R: Euro"
(era ancora il periodo di transizione tra Lira ed Euro; ndT)
D: (con occhi pallati) "...."
74 EURO!!!
Inutili sono i tentativi di blandirli con frasi del tipo: ma no, siate buoni, chiudete un occhio, chissa i miei cosa pensano se vengono a saperlo...
Già mi vedo la faccia dei miei che leggono di una multa per comportamenti contrari alla pubblica decenza a mio carico!!!
Impareggiabile il commento della poliziotta:
"Se non vuole che i suoi lo sappiano, paghi la contravvenzione entro 60 giorni! Una volta pagato non risulta più niente!"
Così sono qui, con una contravvenzione umiliante in tasca e la prospettiva di 74 Euro in meno.
Ma dico! 74 Euro! Per una pisciatina!
Vorrei incazzarmi, ma mi vien quasi da ridere...

21 giugno 2004

E' fuori bustometro

Ecco un altro dei miei migliori aneddoti: ricordo che è tutto vero, anche se i nomi sono ovviamente cambiati.

E' fuori bustometro!

Tutti i nomi di persona e azienda sono ovviamente fittizi, sostituiti con nomi di fantasia. Il correttore automatico di Word ci ha messo lo zampino, quindi se trovate parole equivoche come "razzo" o "ciglioni" sappiate attribuire loro il significato adatto alla circostanza.

Un bel martedi mattina, giornata ideale per svolgere commissioni. Il sole c'è ma non è troppo caldo, il traffico c'è, ma a quello sono abituato, l'indirizzo ce l'ho, quindi so dove andare... Inutile rimandare oltre la missione, no?
In breve devo portare una busta con annesso preventivo ad una grossa azienda nel milanese... Un lavoretto da niente, giusto un incarico da fattorino, che sarà mai...
Tutto procede tranquillo fino alla discesa della meropolitana, dopodiché mi prendo una mezzoretta di tempo per smarrire la strada due o tre volte (che ci posso fare? ognuno si diverte come può...) e infine giungo davanti al maestoso ingresso della Ares, agognata meta della mattinata. Visto che l'immensa arcata si apre su scivoli multipli e tornelli da supermercato prospicienti ascensori futuristici, decido all'istante che è meglio chiedere lumi al portiere: mi sento un soffio in apprensione e mi sembra tutto troppo grande. Mi avvicino al gabbiotto in vetro e sostengo lo sguardo dell'addetto, che mi sta squadrando in modo decisamente torvo. L'uomo merita una descrizione: appoggiata su due spalle possenti, una testa squadrata con capelli nerissimi porta stampato uno strepitoso monosopracciglio cisposissimo quasi coprente due occhi neri neri abituati senz'altro ad un'unica espressione, quella aggrottata. Il resto della faccia è assolutamente insignificante rispetto a questi particolari, infatti non ci bado.
Approccio con un comunissimo "Buongiorno!" mentre il bioculo monoarcata non cambia assolutamente espressione. Non muove un muscolo.
Tento un proseguimento della frase, magari si scuote...
"Sono della Nellowarp Enterprises, dovrei consegnare dei documenti all'ufficio... ehm... all'interno 8... dottoressa Gargiulo..."
Secondi di silenzio.
Il monocispo aggrotta ma non parla, poi di colpo esplode in un verso stranissimo:
"CNCORFO??"
Secondi di silenzio.
Scena di Tyreal a bocca aperta che fa finta di non aver capito.
"No, scusi, sono della Nellowarp Enterprises... Dovrei vedere la dottoressa Gargiulo..."
"Fi, ma Cncorfo??"
Panico.
"Scusi...?"
"Quel ch'fin mano... C-O-N-C-O-R-F-F-O??
Secondi di silenzio...
"SI!" Rispondo convinto
"Allora Fefto piano ascnfore finiftra!"
"Gra... grazie... Mi apre?"
Passo per i tornelli diretto all'ascensore di sinistra (almeno è questo che ho intuito) e faccio finta di nulla, convinto del fatto che un portiere che parla come Cattivik non è un buon segno.
Salito in ascensore premo il tasto per il sesto piano e attendo... Oziosamente noto che ci sono due pulsantiere identiche sull'ascensore, una a destra e una a sinistra. Io ovviamente ho premuto quella a destra (mi echeggia in testa la bonfonchiata del portiere: "FINIFTRA!!!") ed è proprio la porta a destra che si apre.
Dovendo andare dall'altra parte, premo il tasto 6 a sinistra. Chiaramente non succede nulla.
Vabbé, diamine! Devo solo passare dall'altra parte del palazzo, ci sarà un corridoio!
Non c'è.
Il palazzo della Ares è un ciambellone di almeno un chilometro di diametro e la semiciambella destra è assolutamente indipendente dalla sinistra. Ci si può arrivare solo "attraversando" gli ascensori.
Ma i corridoi, dico io! Una mente malata ha costruito corridoi degni di Dedalo con brusche svolte in posti impensati, assurdi vicoli ciechi e uffici messi di sbieco, il tutto immerso in un deprimente bianco ospedaliero asettico.
Vado, torno, mi giro, faccio inversione, decollo, prego, compio diversi tonneaux, un ammaraggio e qualche strambata di bolina e sono di nuovo al punto di partenza: l'ascensore; se fossi un patito videogiocatore mi sarei ormai convinto di essere nel famigerato "Livello Bianco" di Doom II, e prenderei la mia fida sega elettrica per far fuori gli zombi, ma per fortuna gioco quasi sempre agli strategici, quindi salvo, esco e rientro. Dall'ascensore ovviamente, dopo essere ridisceso e risalito (col pulsante giusto, stavolta!)
Nonostante accusi sintomi da ubriachezza sono dal lato corretto, e scopro che l'ufficio è... Dietro l'angolo! Fiero di me mi fiondo nella stanza, dove con posa da agente dell' FBI recito "Tyreal, della Nellowarp Enterprises; dovrei..."
Prima che possa finire la frase, un impiegato seduto alla scrivania mi guarda, sorride, si alza e sussurra una cosa del tipo:
"beh..bffff...vrrrr...mah...Devo andare!"
E se ne va!
Io resto incredulo in mezzo all'ufficio, busta in mano. a chiedermi cosa fare.
Dopo almeno dieci minuti entra una signora: è la dottoressa Gargiulo, finalmente! Purtroppo sembra che la mia presenza la turbi parecchio.
"Salve! sono..."
"E lei cosa fa qui!!!"
"Ah, ehm... Sono Tyreal della Nellowarp Enterprises... io..."
"E chi l'ha fatta entrare?"
"Ma... il portiere giù..."
"Lei non può stare qui se non c'è nessuno!!! Dia qui!!!"
Detto ciò mi prende la busta di mano e la esamina. La esamina. La esamina.
Giuro, l'avrà girata e rigirata almeno quindici volte, prima di ributtarla davanti a me con disgusto.
"Non è affrancata" si giustifica.
"Certo che no!" ribatto incredulo "L'ho portata qui io!"
"Deve essere affrancata"
"Scusi??" Sono sempre più basito "Ma... Non va spedita... E' solo una lettera, lei deve aprirla e leggerla!"
"Non posso aprire buste non affrancate. E' il regolamento"
Ogni tentativo di spiegazione si infrange contro un muro di intransigenza: vuole una busta affrancata! Lì per lì non trovo scappatoie, poi mi viene un'illuminazione:
"Ha dei francobolli?"
"Certo... No, se lo scordi, non glieli do, sono contati"
"E io adesso dove trovo..."
"E cosa vuole che ne sappia io? Vada giù e chieda al portiere, no?"
Bella storia! Devo andare ancora a trattare con Cattivik Monociglio... E va beh...
Esco (stizzito), imbocco l'ascensore, ascendo, discendo, tornello, gabbiotto.
"Ah, ehm... Scusi..."
sguardo corrugato
"C'è mica una tabaccheria qui intorno che lei sappia?"
sguardo corrugato e pensieroso... Poi, come se il velo di Maya si fosse finalmente levato dal volto cisposo, si illumina:
"Fi!"
Si alza ed esce. Nonostante la possenza di testa e spalle è sorprendentemente basso!
"Allor fino 'n' fondo la via, finiftra!"
"Ah, sinistra?"
"Finiftra, fondo!"
"Grazie!"
Diamine, parlerà male, ma almeno è gentile!
La tabaccheria è proprio lì dove dovrebbe essere e, meraviglia, il commesso è giovane, simpatico e allegro. Gli chiedo se può pesarmi gentilmente la busta per verificarne il prezzo di affrancatura ordinaria e lui non fa una piega. Appoggiata la busta sul bilancino, tuttavia, corruga la fronte (pure lui?), poi prende la busta e la esamina rigirandola (pure lui???) e se ne esce con un lapidario:
"E' FUORI BUSTOMETRO"
E mo' che razzo è 'sto bustometro?
Lo guardo con un fare tra l'inquisitorio e lo scazzato, al che si trova costretto a prodigarsi in spiegazioni:
"Non è una busta standard da spedizioni, in teoria non c'è un'affrancatura specifica... Vedo che l'indirizzo è qui vicino, forse le conviene portarla a mano..."
Occhi al cielo, sorriso ebete e rassegnato e breve spiegazione. Lui non ci vuole credere, insiste che il francobollo non serve.
Quanto vorrei vederlo faccia a faccia con la signora che mi ha mandato qui...
"Vabbé" colgo la palla al balzo "quant'è l'affrancatura massima per buste di quel peso?"
"Mah, veramente... 8500 lire..."
"Bene. affranchi!"
"Sicuro?"
"Affranchi, affranchi"
Allungo il deca e ritiro busta affrancata più un pacchetto di Fisherman (mai più senza!) e torno a passo di carica verso l'ufficio 8.
Avevo detto che sembrava Doom? Mi sbagliavo, è molto più simile a Monkey Island... O forse no, non lo so, non guardo la televisione, troppa pubblicità...
Passo davanti al portiere che al solo vedere il mio gesto imperioso mi apre i tornelli... Tutti tranne quello che imbocco io, evidentemente, visto che ancora un po' ci lascio i gioielli di famiglia...
Entro, salgo, sinistra, ufficio, signora.
La signora prende la busta e, senza degnarla di uno sguardo la apre, da un'occhiata al contenuto e la butta di lato, Poi mi saluta senza nemmeno guardare.
A quel paese lei e il bustometro!

16 giugno 2004

L'attacco dei doganieri

Molti dei miei aneddoti di vita vissuta fanno davvero ridere, sia perché sono surreali (ma sono successi davvero!) sia perché mi diverto a scriverli in modo bizzarro... Li ripubblico qui, in ordine sparso, sulla scia del "successo" avuto tra gli amici.
Tutti i nomi sono rigorosamente cambiati con nomignoli di fantasia!
Come non iniziare con...

L'ATTACCO DEI DOGANIERI
Tanto tempo fa, in una nazione vicina vicina vicina...


Da qualche tempo, il nostro Vinci (per gli amici Ryan) è diventato un esperto di fitness. Che già fosse appassionato lo si sapeva, ma adesso è un uomo convinto: palestra quattro giorni alla settimana, dieta super equilibrata, vitamine e creatina... Morale della favola, adesso abbiamo un Vinci ben piantato e con muscoli in bella evidenza sotto la maglietta aderente.
Non mi stupisco, perciò, quando mi chiede se sabato pomeriggio sono disposto ad accompagnarlo in Svizzera: là ci sono dei vitamin stores attrezzatissimi, "roba che in Italia ce la sogniamo" a sentir lui... Va bene, ma la mia domanda è: perché ti ci devo portare io? Voglio dire... La gitarella in Svizzera mi sta anche bene, ma non è che tu vuoi prendere qualcosa di illegale? In questo caso sono irremovibile. La mia risposta è no.
Vinci mi assicura che è tutto legale, ma che qui tali prodotti non si trovano. Per sicurezza sento qualche palestra, che mi conferma questa versione... Ma allora la mia domanda rimane: perché io?
Mi spiega che i doganieri farebbero sicuramente storie se lui si presentasse alla frontiera con la sua Punto (totalmente ammaccata, aggiungo io, senza contare che lui si presenterebbe al volante con maglia attillata-mostra-pettorali, bandana sulla testa e occhiali da sole... Cazzarola, lo fermerei pure io!), mentre in due su una 147 (Applausi, grazie!) tirata a lucido sembreremmo un attimo più seri.
Hai proprio ragione, Vinci, come no...
Mi presento puntuale all'appuntamento; ci tengo a precisare che la mattina l'ho passata in Fiera e che sono ancora vestito per l'occasione; camicia e completo nero, dunque, sperando che Vincenzo cambi un po' il suo abbigliamento per non farsi notare troppo.
Beh, quando lo vedo devo ammettere che qualche particolare diverso lo noto...

Modello numero 4: Vincenzo.
Vincenzo indossa pantaloni neri con notevole effetto invecchiato, impreziositi da cellulare blu cobalto in bella vista. Una maglietta in stile Dolce&Gabbana copre abilmente i muscoli guizzanti del modello sottolineandoli con elegante gioco di pieghe; occhiali da sole modello aerodinamico danno slancio al volto, evidenziando il bandana rosso già apprezzato in Easy Rider, ma qui più esteso, proteso a coprire tutto il capo: un velato omaggio ai pirati di Sir Francis Drake e alla donzelletta, che come è noto, vien dalla campagna. Tutto questo non sarebbe completo senza gli strepitosi stivali bicolori in pelle di pitone accentuati da un'andatura imperiosa e un tantino caracollante, ovviamente accompagnata da ampi movimenti rotatori delle spalle.
A completare il quadro due pacchetti di Marlboro rosse in mano (uno è vuoto: nulla è casuale) e un CD nell'altra... Un applauso per il nostro Vincenzo.

Partiamo.
Vinci mi chiede di avvertirlo quando siamo alla frontiera, così da dargli tempo di togliersi il bandana... Ho una chiara premonizione della scena: io guido verso la dogana... Negli ultimi dieci metri, Vinci, improvvisamente conscio di se stesso, armeggia con la fascia togliendola "furtivamente"... Penso che ogni doganiere, persino se rincoglionito ci fermerebbe... Neanche Byron Moreno potrebbe essere così incosciente da lasciarci passare..
E invece la scena accade puntuale (Vinci è totalmente ignaro di ciò che accade intorno a lui: se non lo avverti che siamo alla frontiera lui non se ne accorge, nemmeno quando è in coda sotto le tettoie e in mezzo alle guardie confinarie... Glielo devi dire, semplicemente... Quindi il bandana lo toglie all'ultimo momento), tuttavia nessuno ci ferma e passiamo liberamente... Mah...
Ovviamente non troviamo quello che cerchiamo: né a Chiasso né a Mendrisio (sì, mi sono spinto fino a là...), anche perché il mio compagno di viaggio NON SA gli indirizzi dei posti in questione... C'era da dubitarne?
Troviamo però un fitness store isolato lungo una strada (che vende articoli da sub!!!), parcheggiamo sulla ghiaia (grazie all'ASR!) e veniamo intercettati subito da un vecchietto che pare incantato dalla mia Alfa: mi chiede subito che motore ha, poi fa un giro intorno e la studia, dicendone che ne ha una uguale. Io sono lusingato, ma non gli do bado più di tanto.
Puzza di spione lontano un miglio.
Inutile dire che il negozio è chiuso e che io sono un po' stanco: sono le cinque e penso sia meglio tornare a casa...
In fondo alla strada c'è la frontiera e Vinci ovviamente non se ne accorge: il movimento per togliere la bandana è quindi troppo vistoso e il doganiere non aspettava altro: ci fa accostare e scendere, poi ci chiede i documenti... Io sto già sorridendo, mi ero preparato a questo fin dalla partenza, ma Vinci fa un po' il difficile; armeggia nel portafoglio poi estrae la sua carta d'identità:

La carta d'identità di Vincenzo.
Come nella migliore tradizione futurista, il documento non ha una forma definita: abbandonata la classica struttura rettangolare, questo foglio assomiglia più ad un fazzoletto smangiato da tarme voraci. La mutevolezza della forma è accentuata dai frammenti che ancora si staccano, così da evidenziare la caducità dela persona e la perdita irreversibile dell'identità nella società moderna, ancor più sottolineata dall'assoluta sbiaditezza della foto, che potrebbe ritrarre chiunque, dal cane della famiglia Pautasso, a Pietro Taricone o perché no, Byron Moreno.

Il doganiere non può lasciarci andare: gli è arrivata una segnalazione della nostra auto (targa compresa) in sosta vicino ad un canapaio, quindi deve controllare. Non so cosa sia un canapaio, ma immagino riguardi fumo/maria/cannabis... Che faccia pure, io sono pulito. Maledetto quel vecchino svizzero...
Ci chiama uno alla volta all'interno dell' ufficio per perquisirci.
Entro per primo. Consegno documenti dell'auto e portafoglio e mi limito a svuotare le tasche. Non serve nulla di più, ma.... La gabola la trova.
"L'auto non è intesta a lei!"
"No, infatti, è intestata alla ditta"
"Ma la ditta non è sua!"
"E' la ditta di famiglia, vede qui c'è scritto il cognome..."
"Non importa! Serve la delega notarile per espatriare. Lei non è autorizzato a guidare il suo mezzo qui."
Stupito da questo fatto gli chiedo di spiegarmi meglio, ma quello, irremovibile:
"Per legge sono autorizzato a confiscarle il veicolo"
Attimo di silenzio.
Chi mi conosce sa che la mia reazione abituale sarebbe quella conciliante e umile, mai eccessiva né presuntuosa, ma in quel momento è uscita una delle parti di me che potrei inqudrare come Attimo di Raro Titanismo.
Vuoi perché ero già entrato col sorriso sulle labbra, vuoi perché l'abito nero mi da un po' di carisma, vuoi perché stacco il doganiere di venti centimetri, vuoi perché la mia Alfa non la si tocca, ho sfoggiato un sorriso in tralice dicendo qualcosa come:
"Non mi sembra il caso! Guardi questa cosa mi è assolutamente nuova, inoltre ho viaggiato in tutta Europa e non mi è mai successo, d'altra parte..."
Mi interrompo, faccio finta di pensarci e concludo:
"Aspetti, però qui non siamo più nell' Unione!" (Ho detto proprio Unione! Come se fossimo negli Stati Confederati Sudisti!) "E' per via del fatto che sono entrato in un paese extracomunitario?"
Quello mi guarda, apre la bocca, la richiude, e risponde:
"Beh...Sì, effettivamente è così"
"Accidenti!" Incalzo "Ma questo non è segnalato! Non risulta nelle nostre normative, dovreste fare un comunicato! Chissa quanti come me..."
Il doganiere si irrita:
"Guardi, adesso devo chiamare l'unità cinofila e se trovo qualcosa che non va sono guai... Adesso aspetti fuori e chiami dentro il suo amico!"
Esco e non chiamo Vinci. Lo faccio chiamare a lui. Ho ancora il sorriso sulle labbra.
Il collega del doganiere pignolo è più simpatico: facciamo conversazione lì sulla strada, mentre Vinci è in fase di perquisizione, e mi spiega che purtroppo capita sempre il puntiglioso che vuole trovare rogne a tutti i costi e che il suo collega potrebbe chiamarla davvero l'unità cinofila. In cuor mio spero che la chiami davvero. Sai che figuraccia...
Vinci resta dentro mezz'ora.
Nel frattempo squilla il telefono nell'ufficio e anche l'altro doganiere rientra. Resto solo alla frontiera svizzera. Atto di Titanismo Incontrollabile: le auto si fermano e chiedono A ME se possono passare. Io sorrido e dico a tutti: "Vada, vada...". Un uomo si ferma e mi fa vedere il sacchetto di acquisti che ha appena fatto: cioccolata, sigarette... Gli dico che il fumo fa male e lo faccio andare. E' divertentissimo!
Poi alla fine Vincenzo esce.
Incazzato come una iena incede maestoso lungo la frontiera; dietro di lui il Pignolo ci fa cenno di andare, abbastanza infastidito.
Vinci mi racconta che gli hanno fatto la perquisizione completa, facendolo spogliare interamente.
Forse c'è giustizia a questo mondo.