1 dicembre 2009

La crisi

Un fine novembre freddo e piovoso, in quel dell'hinterland milanese. Una sera come tante, una di quelle sere in cui torni a casa ed è già buio e non vedi l'ora di lasciare l'auto in garage e sciacquarti con una bella doccia bollente, per lavare via i rivoli della giornata.
Una di quelle sere in cui non badi al cancello che si chiude alle tue spalle, alle ombre del giardino e ai rumori del vialetto e vedi solo il rassicurante chiarore della porta a vetri della cucina davanti a te; entri, rinfrancato dal tepore e dalla luce soffusa, molli armi e bagagli sulla sedia e vai in bagno concedendoti una succosa anteprima passando le mani sotto un getto di acqua calda calda e pregustando un assaggio di quella mortadella speciale che ti ha portato un amico da Bologna... L'abbraccio di una casa calda, cosa puoi volere di più in un lunedi sera di novembre?

Rientro in cucina sovrappensiero, e non sono solo.
Un ragazzo, non avrà più di diciassette anni, è davanti alla porta della cucina, mi guarda e mi parla.
Non capisco cosa dice, ho un moto di puro panico che dura più di un istante... "E tu chi sei?" Mi esce più per istinto che per reale intenzione.
Trovarsi un intruso in casa all'improvviso smuove tutta una serie di istinti che nemmeno mille anni di civilizzazione possono vincere, quei sensi sopiti che risalgono all'epoca in cui ci si prendeva a mazzate con animali selvaggi per difendere se stessi e la propria prole; sono probabilmente questi istinti che mi portano a pensare, impaurito, il modo in cui posso volgere la situazione strategicamente a mio vantaggio: come muovermi, dove muovermi, cosa prendere, dove passare...
Inutile.
"Ho fame e freddo"
Comprendo solo adesso le parole che prima la paura mi aveva fatto ignorare, "fame e freddo".
Si mette in un cantuccio, vicino alla porta e continua a dirmi che ha fame e freddo, che non sa cosa a fare e mi chiede scusa per essere entrato. E' educato, tranquillo, parla poco l'italiano, ma si fa comprendere e non si allontana dal suo angolo, timoroso. Mi spiega che si è infilato nel cancello mentre si stava chiudendo, che mi ha chiamato, ma che io non l'ho sentito, così ha deciso di aspettarmi in casa. Lo redarguisco, un po' per sfogare la mia tensione, un po' per metterlo in guardia: se si fosse introdotto a casa di un altro poteva finire male, magari ferito o addirittura ucciso... ci sono un sacco di persone che agiscono senza pensare. Lo sa, si riscusa e non sa più che dire.
La mortadella.
Apro il frigo e estraggo il regalo bolognese: "ti piace questa?"
Occhi illuminati: "Si, si moltissimo"
Panino di pantagrueliche proporzioni, sia da mangiare che da portarsi via e un pensiero a come risolvere il problema "freddo"...
Ma non avevo quei due maglioni che non mi vanno più da almno due taglie? Si li avevo, e sono ancora lì, in attesa di essere trasferiti in chissà quale armadio.
Maglioni, indossati subito uno sopra l'altro.
Ha gli occhi lucidi, improvvisa una benedizione a me alla mia famiglia e accenna ad andarsene.
Lo accompagno al cancello, sotto questa gelida pioggia di novembre.