13 marzo 2007

Cipolla, tonno e peperoncino

Bea cucina. A mezzanotte di una giornata di nebbia e pioggia, una figura longilinea dai corti capelli castani mescola olio, pomodoro, uova, cipolla, tonno (tonno... anche il tonno ci metti, Bea?) e peperoncino assicurandomi che è una ricetta squisita imparata a Vulcano.
Che è un'isola, ci tiene a precisare, e non ha abitanti con orecchie a punta. Scoliamo una tonnellata di pasta e la guardo divorare quello che per me è una bomba nucleare calorica senza colpo ferire. Tanto so che non avrà effetto sui suoi costanti 50 chili: sta già bruciando le calorie in eccesso anche mentre mangia. Corre, guarda, gira, ride, gesticola... Una volta mi ha detto di essere alta 1 metro e 65; io ci credo ma mi domando come abbiano fatto a tenerla ferma per misurarla. Forse l'hanno temporaneamente graffettata su un muro, è l'unica spiegazione plausibile.
E come Bea si affanna ad aumentare l'entropia dell'universo quando è sveglia, tanto è quieta e mummificata quando dorme.
La coccolo. E' strano, di solito non si lascia coccolare tanto; sarà la pasta di Vulcano, tant'è che addirittura si lascia andare a incredibili frasi da dormiveglia. Convinta delle sue affermazioni è sicura che le piacerebbe un'autostrada che va da Milano alla Cambogia, ma forse anche al Perù... Non lo sa deve decidere. Pensieri profondi.
La coccolo per un millennio o due. Mi mancava. Non mi ricordavo la bellezza di coccolare con tranquillità e di fare l'amore appena svegli, non ricordavo la bellezza di restare abbracciati una notte intera, non ricordavo che "Bea" e "tranquillità" potessero esistere nella stessa frase.
Non ricordavo nemmeno di aver lasciato tonno e cipolla sul mobile della cucina, ma questa, ahimé, è un'altra storia, e verrà raccontata un'altra volta.
Dopo una nottata, una delle tante, una nottata che a pensarci ora sembra esistita solo nella mente di un folle, siamo tornati nel mondo reale. Niente più cipolle di mezzanotte, niente più silenzio e carezze... Stazione Centrale, ore 9 del mattino. Io sembro un alieno assonnato, Bea è già parte del turbine e ci sguazza con maestria: sembra brillare delle stesse lucine dei bar e dei negozi.
"Czesc, jak sie powodzi!"*
Bea parla polacco.
Si, vabbé ormai non mi stupisco più: domani potrei vederla al volante della Ferrari di Schumacher, o come prima donna su Marte senza che la cosa susciti in me sorpresa. Non è che Bea conosca il mondo, è il mondo a conoscere Bea. Ci sono istanti in cui penso che l'universo sia Beacentrico, e quando la sento salutare una sua conoscente in perfetto polacco ne ho la conferma. adesso sta chiacchierando amabilmente con questa biondona che mi lancia sguardi di sottecchi, poi la saluta, si congeda e inizia a raccontarmi tutto di lei, salvo poi interrompersi perché vuole un gelato.
E siamo di fronte a questa astronave verde e bianca che dicono chiamarsi treno ad abbracciarci. La minigonna di Bea crea scompiglio tra i controllori, mentre lei svolazza a prendere il suo posto. Si gira e per una attimo assisto alla trasformazione che mi spaventa tutte le volte: Bea, da bambina vivace diventa improvvisamente donna saggia, con una sorta di consapevolezza infinita negli occhi. E' come se all'improvviso ti trovassi di fronte a tutta l'esperienza del mondo, come se tu e tutti gli altri foste trasparenti e scontati. Chi sei, Bea? da dove vieni davvero? Cosa pensi tra i tuoi mille pensieri? Come fai a disarmarmi con uno sguardo? Perché so già cosa stai per dirmi?
"Ty, vai da lei e diglielo! Diglielo! La ami, ti si legge in faccia!"
Io non le rispondo, abbozzo un sorriso e la saluto. Lei torna ad essere una bambina vivace e mi stampa un bacio dal finestrino.
Io torno a casa, mi lascio cadere sul divano e piango, piango come una fontana. Non posso dirglielo Bea, perdonami.

Riassunto: Bea va veloce, io resto fermo.

*Ho dovuto mandare un messaggio ad un'amica polacca per chiederle come si dice "ciao come stai" e l'ho trascritto pari pari. Quello che si siano dette davvero non lo so.

2 settembre 2006

Il cuore

Con una voce piatta, tranquilla, come se mi stesse chiedendo se voglio il latte nel caffè, una voce così pacata da far sembrare irreale quello che sta per dirmi...
"Brutte notizie? che è successo?"
"Sono dal dottore"
"E...?"
"Si è rotta la valvola mitrale, ho il cuore che si è ingrossato del cinquanta per cento: devono operarmi d'urgenza"
...
"rotta la valvola mitrale...cuore ingrossato...operarmi d'urgenza"
...
rotta... L'unica cosa che riesco a pensare è quanto suoni strano quel rotta come se la valvola del cuore fosse un pezzo meccanico che si può aggiustare.
Corro.
Corro come un pazzo in mezzo al traffico e arrivo dal dottore.
Lei è lì seduta che legge. tranquilla, normalissima. Si direbbe che stia bene... Ma le mani tremano.
Dottoressa, impegnative, fotocopie, cartine stradali, centro Cardiologico, appuntamenti, corsa nel traffico, altra dottoressa, Cardiochirurgo.
Che non c'è.
Il chirurgo se n'è andato! Torna domattina. Infuriato chiedo di un cardiologo.
Cardiologo, visita, io aspetto.
"E' un'operazione che si fa spesso, non si preoccupi!"
si ma caro il mio cardiologo tu quando hai visto le radiografie ti sei preoccupato, cazzo, credi che non me ne sia accorto?
A casa. Spedita a casa e domani forse si fa vivo il chirurgo.

Le voglio bene. Ho paura.

7 agosto 2006

Laura Iuorio online!

Ma come non sapevate che ora c'è questo sito? Andatelo a visitare!
Primo perché è un sito veramente fico (l'ho fatto io!), poi perché c'è molto di bello da leggere: ci sono racconti, articoli e -udite udite- un INTERO ROMANZO liberamente scaricabile. Laura Iuorio è una scrittrice di talento!
E ai primi che commenteranno sotto questo blog potrebbe arrivare in omaggio una splendida copia de "il sicario" autografata dall'autrice!
Mi raccomando: se amate leggere http://www.Lauraiuorio.it

5 agosto 2006

Ti guardo

Tu che racconti giocando coi tuoi capelli rabbiosi, incapaci di restare liesci e ordinati come vorresti, ma comunque di una bellezza selvaggia che non apprezzi. Le tue mani, le tue mani da strega bellissime e affilate che giocano a rincorersi lungo la coscia... Le tue gambe, Dio come mi piacciono le tue gambe! E ora anche gli sguardi veloci che concedo loro forse per te sono troppo. Ma racconti e sorridi, allungando il collo sottile.
Una carezza, una carezza! Ma lo sai che non si può... Dopo una carezza inizia un abbraccio, poi il tuo collo chiama baci e poi... E poi come riuscirai a fermarmi? Lo sai già e capisci al volo, ma è solo un attimo di malinconia quello che passa nei tuoi occhi. Non è il momento, anche se la tua lunga mano da strega accarezza con distratta voluttà la coscia che spunta dal'orlo della mia mini preferita. Ti vorrei, qui. Ora

12 luglio 2006

Eva

E fu allora che vidi Eva: inguainata in quell'abitino bianco e blu e protetta da un sorriso di circostanza praticamente perfetto, le lunghissime gambe affusolate appoggiate ad uno scomodo sgabello e le mani sottili a reggere quei volantini bianchi e blu come il vestito, era la perfetta sintesi della classe e dell'eleganza. Era uno di quei momenti in cui capita di provare quella sottile sensazione di inadeguatezza poco definita, del tipo "lei è inarrivabile".
Mentre Eva dormicchia sul sedile del passeggero, ripenso a quel primo incontro ginevrino in cui io, tecnico spaesato per di più assunto dalla concorrenza, sbirciavo noncurante nello stand BMW più interessato alle hostess che non alla nuova Z4; ripenso al momento in cui mi sono fermato a guardarla. Professionale, algida, altera e bellissima si destreggiava in spiegazioni agli anziani acquirenti di auto di lusso per poi bloccare lo sguardo su di me, con fare interlocutorio. Che cosa dire, fare baciare lettera o testamento, in quei momenti? Niente, sono istanti di puro imbarazzo...
E come al solito, quando mi trovo in imbarazzo, mi metto a ridere. E ride anche lei, quasi a voler comprendere che io non ho nulla a che spartire con la clientela abituale dei suoi datori di lavoro. Da lì al caffé il passo è breve, da lì a scherzare sul fatto che il caffé all'estero è imbevibile è un passo ovvio... Gli altri passi non sono importanti.
Ed Eva ora è qui accanto, portata dal vento fino alla provincia di Milano e pronta a turbinare per un'altra meta distante chilometri... Nemmeno lei sa ancora se si tratti della Svizzera, dell'Australia o di Marte e si concede soltanto qualche occhiatina dalle palpebre semichiuse e piccoli sorrisi quando si accorge che faccio solo finta di non guardarla. Bellissima, sempre. Eva ha un senso di perfezione innato che al rende magnifica anche in occasioni in cui una persona comune sarebbe impresentabile. C'è in lei qualcosa di zen, come se ogni cosa fuori posto fosse stata messa in disordine ad arte per essere la più bella possibile... Non è semplicemente spettinata o assonnata, è spettinata bene ed ha gli occhi chiusi con grazia. Persino quella puntura di zanzara sul polpaccio sembra starle bene.
Eva è partita. E' salita su quell'aereo per l'Ungheria decisa a tornare a casa e finire gli studi. E restare in quel suo paese che lei racconta con meraviglia e bagliori nei bellissimi occhi neri.

Buon viaggio Eva.

16 giugno 2006

Concerto per portiere e motorini

Puntuale si ripete nel weekend il concerto settimanale per portiere e motorini sotto le finestre di casa. Oddio, non solo nel weekend, ma comunque in mezzo alla settimana dovrei comunque svegliarmi.
Ordunque intorno alle sette, sette e trenta, il mondo sembra svegliarsi nel fragore di sportellate e cinquantini tirati al massimo. Gli sportelli non sono sbattuti, sono deflagrati contro la carrozzeria ad ogni chiusura: BLAM BLAM BLAM BLAM! scende qualcuno, risale qualcuno, riparte l'auto, ne arriva un'altra BLAM BLAM! Nel momento di pausa tra le portiere, ecco che entra fragoroso il cinquantino. Il quindicenne Rhodense ha imparato un solo modo per guidare scooter: a canna.
Il concerto inizia in crescendo e non si conclude. O almeno si conclude per me alle nove di domenica mattina, ora in cui normalmente sono già in bagno per le abluzioni.
Poi suona il telefono.
Da qualche settimana ad oggi, in casa squilla il telefono fisso.
Sempre.
dalla tarda mattinata fino alla sera inoltrata telefonano tutti.
Quanti amici, eh?
Amici, ma quali amici? E' tutta gente che vuole vendermi condizionatori, farmi cambiare gestore telefonico, provider internet, intervistarmi, vendermi Sky di nuovo anche se ce l'ho già... Una volta mi ha chiamato la TIN per vendermi l'ADSL; ho cortesemente ribadito che l'avevo già, e proprio Alice di Telecom, ma mi hanno risposto che TIN e Telecom sono due società comunque distinte anche se virtualmente identiche e mi stavano convincendo che l'ADSL di TIN è più conveniente di quella di Telecom... Pazzesco! E' come se la Fiat tentasse di convincermi che la Punto non è un granché per vendermi la Panda!!!
All'interno di questa situazione surreale, quasi mi convinco che rispondere al fisso è inutile. Davvero, chi mi vuol trovare ha il mio numero di cellulare, l'email, msn e volendo anche il codice dei segnali di fumo, perché dovrebbe chiamarmi al fisso? Poi però penso alla nonna, alla zia anziana, a qualcuno che mi cerca sull'elenco telefonico, qualcuno che ha davvero urgenza.... E così rispondo.
"Buongiorno, sono di Delta Media, stiamo conducendo un sondaggio sull'ibridazione dei vombati, posso farle qualche domanda"?
Ma vavavavava!!!

15 giugno 2006

Il cuore ha sempre ragione

Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell'uomo più passione che ragione, perchè fosse tutto meno triste.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, più allegri e dissennati godrebbero felici di un' eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della follia.

Il cuore ha sempre ragione!

11 giugno 2006

She Screams in silence

Lei ogni tanto è fredda, secca. Non esprime rabbia o dolore, ma so che quando non esprime nessun sentimento, allora li prova anche più intensamente di quando li da a vedere. E di solito questo è il momento più difficile per comunicare... Perché so bene che qualsiasi cosa dica non avrà l'effetto di farla stare meglio, ma so anche che non posso fare finta di niente, non quando la vedo così.
Seguirò il suo modo di vedere le cose, ma chissà se motivato da una sua reale intenzione o solo da uno scatto stizzoso di rabbia? Non c'è molto spazio per discutere e lei ha bisogno dei suoi spazi... Solo che davvero mi intristisce chiudere i nostri dialoghi così male, specie se poi devo andare via per qualche giorno. Vorrei solo poterle dire che rispetto le sue decisioni, che le trovo sensate e che non lo faccio solo per adularla.
Come al solito lei ha ragione. Dala parte razionale lei è impeccabile: la logica non l'abbandona mai e le sue decisioni sono in effetti le più sensate. Ma dalla parte sentimentale? Non ci può essere solo logica e buon senso, a volte bisogna anche aprirsi al sentimento. Ma forse non è lei che si chiude, sono io ad essere troppo aperto. Un po'di logica in più non può che farmi bene.
D'altra parte è così che funziona per due buoni amici.

Frasi da cioccolatino

Ho una certa qual idiosincrasia per le frasi da cioccolatino.
Intendiamoci, in diversi anni di onorata carriera etero, non me ne hanno mai rivolte (al massimo mi hanno regalato un fiore, ma questa è un'altra storia) ma mi stupisco sempre quando sento il ragazzo di turno tentare di agganciare la bella desiderata con la frase fatta ed abusata.
No davvero, non posso credere che funzioni! Nessuna ragazza merita una banalità del genere! Quando sei con un'amica e senti arrivare uno che inizia con "Scusami, hai il porto d'armi? Perché con quegli occhi potresti ferire qualcuno..." Io resto semplicemente congelato.
Ma insomma, se ti piace, sbattiti un attimo!!! Non approcciare con la frase da Bacio Perugina, usa la fantasia! Lo so che la cosa non mi dovrebbe riguardare, ma quanto sento certe cose mi sento quasi in dovere di scusarmi con la mia compagna per l'idiozia della razza maschile. Davvero! Provo imbarazzo di fronte a questo sfoggio di ingenuotta banalità.
Se non volete farlo per voi, fatelo per me: arricchite il vostro bagaglio poetico con qualcosa di più che un messagino passatovi via sms.
A meno che il vostro metodo non funzioni davvero; nel qual caso fate bene... Non sarete mai il massimo della profondità, ma tanto lei non se ne accorgerà mai.
Potreste evitare di riprodurvi?

27 maggio 2006

Problemi col computer?

Passo parecchio tempo al pc, ultimamente. E tutto questo tempo, probabilmente, ha affinato la mia abilità davanti alla macchina, tanto che spesso amici e parenti mi chiedono di dar loro una mano quando litigano con problemi informatici di vario tipo.
Ed è curioso vedere come un po’ di scioltezza davanti allo schermo viene interpretata da loro come un dono divino, un’aura di misticismo tecnomagico che rende il “tecnico” una specie di profeta, l’unico capace di interpretare le oscure centurie vomitate dal monitor recalcitrante, l’unico realmente in grado di domare la belva che non vuole più farci scaricare la posta o giocare a Doom III, intestardendosi su oscuri misteri denominati “aggiornamenti di drivers” o “Insufficienza di ram”.
Capisco la situazione, perché ero così anch’io fino a qualche anno fa. Ma comunque ho cercato di capire come funzionano le cose, sbagliando, sperimentando… Più che altro chiedendo in giro aiuto ad amici più periti.
E adesso che una buona fetta di amici mi dice che sono “bravo” (e una certa cerchia di conoscenti mi tratta come se fossi una specie di santone computerapeuta che risolve ogni problema informatico con la sola imposizione delle mani), mi concedo una riflessione su coloro i quali a volte mi chiedono assistenza.
Intendiamoci… io non sono “bravo”, non di fronte a certi esperti (che esperti lo sono davvero) di gran lunga più abili del sottoscritto, soprattutto nel campo del software meno diffuso e più specialistico, magari arricchiti da corsi specifici, da lauree e diplomi e non da una mera esperienza da autodidatta… Tuttavia, con un certo grado di superbia, ritengo di aver acquisito una certa sintonia col mondo dei pc e di essere più abile di tanti sedicenti tecnici che affollano gli ambienti sociali (perché la tecnologia è sempre di moda).
E veniamo alla giornata-tipo dell’ ”amico che aggiusta i computer”.
Il pc è ancora visto come qualcosa di misterioso, qualcosa che, come i film di fantascienza insegnano, può scatenare in pochi secondi una guerra termonucleare globale, piuttosto che surriscaldare i tramezzini nel tostapane. Posso capire che l’utente medio covi un certo timore reverenziale per questa macchina del giudizio universale poggiata sulla scrivania; senza contare che il computer ha un altro grosso difetto: è costato tanto! Il padre di famiglia ha comprato un oggetto che non sa bene a cosa serva per il figlio studente, l’ha pagato qualcosa come millecinquecento euro, e dopo un mese non funziona. No, c’è qualcosa di sbagliato… Non è possibile che un oggetto che “prima funzionava”, adesso, senza che siano subentrate modifiche sostanziali (quali un urto a centossessanta all’ora, o un macigno piovuto dal cielo, piuttosto che un fulmine da 1,21 gigawatt), smetta di fare quello che deve.
Mi hanno imbrogliato. O forse non dovevo andare in quel sito dove dicevano che si vinceva una vacanza ai Caraibi… che mi hanno detto che c’ho il virus iniettato da un pirata informatico cinese. E poi l’hanno detto anche al telegiornale che questi virus sono dappertutto e che tutti i giovani scaricano i film porno illegali e magari arriva anche la finanza.
Così, il malcapitato, terrorizzato da un macchina infernale di cui sa solo che:
1- costa tanto
2- può essere usata per fare del male,
si decide a chiamare Colui Che Ne Sa.
E il sottoscritto arriva.
Una buona parte delle volte va bene: c’è qualche spyware da togliere, c’è da risistemare la connessione a internet, bloccata da qualche dialer e cose così… Il più delle volte c’è da rimettere le password per la gestione della posta elettronica, password che sono finite immancabilmente in un foglietto sperduto, conservato insieme a centinaia di cartacce assolutamente inutili… Ed è sempre un traffico ritrovarli. Ed è anche divertente vedere l’uomo impacciato che, recuperato il foglietto te lo porge chiedendo “E’ questa la mia parola segreta?” come se tu fossi il depositario di tutte le password del mondo.
Ma a volte va male.
Arrivi e hai davanti un computer di cinque o sei anni fa, con periferiche già all’epoca assolutamente inadeguate (sarà costato meno!), sovraccaricato da programmini scaricati chissà dove e da antivirus sempre più aggiornati che lo imballano… E non ci puoi fare granché. Al massimo un po’ di pulizia, ma è un palliativo… E poi devi rispondere alla più fatidica delle domande… “Perché non funziona?”
E non puoi dirgli “perché hai un rottame anteguerra assemblato da un idiota che a quest’ora è morto di vecchiaia e l’hai impestato con spazzatura orribile”, ma cerchi di fargli capire che con la veloce evoluzione informatica a volte può succedere che i pezzi più “vissuti” non ce la facciano a star dietro alla esorbitante richiesta di potenza delle applicazioni moderne.
E qui lui ti guarda… Ti valuta… come se lo stessi prendendo in giro, perché “Prima funzionava” e “non è possibile, perché sei anni fa l’ho pagato tre milioni e mezzo”.
Non si può spiegare! La spiegazione che i programmi possano entrare in conflitto tra loro, che software ed hardware possano litigare, che Microsoft sia (molto) fallibile, non è contemplata. Ho pagato, quindi non è possibile che non funzioni. Punto.
A volte può accadere il miracolo: convinto dalla tua abilità e delle tua assoluta buona fede si decide ad aggiornare l’hardware. Questa è la cosa più pericolosa. Se devi sostituire qualcosa, devi essere assolutamente certo che DOPO, il pc si comporti esattamente come PRIMA. Passare da win98 a XP può essere un trauma per l’utente medio!
Ma scherziamo? Prima avevo la barra di sotto grigia, adesso è blu col pulsante verde! Ma non si può far tornare come prima? E dov’è il mio sfondo di Vieri in area di rigore? Ma perché adesso il Cestino ha un’altra forma?
E se anche tutto riesce ad essere configurato correttamente c’è sempre qualche programma che non va più.
Perché l’utente medio non usa i programmi normali, se li procura dai sedicenti esperti o li compra in edicola. Ed è un fiorire di software mai sentito, realizzato da programmatori ubriachi nel dopo lavoro tra un film porno e l’altro… cose mai viste, dall’interfaccia grafica che vuole essere accattivante ma che è semplicemente orribile… Cose tipo “azzecca il totocalcio” o “Gestisci le spese della tua casa con un click”. Figuriamoci se esistono aggiornamenti per ‘sta roba, che esce allegata al “Corriere della Brianza” ogni mercoledi e giovedi.
E ti metti lì… ci lavori due ore, ottimizzi un nuovo pc, configuri Office, la posta elettronica, fai tutta la migrazione di dati, regoli l’aspetto in modo che sia identico a prima… E ti riesce tutto al primo colpo.
Meno quel cazzo di programmino del Corriere della Brianza. Che sai che non funzionerà mai.
E lui si irrita. “Ma prima funzionava!”.
Non importa quello che hai fatto. Lui vuole azzeccare il totocalcio, o gestire e spese di casa con un click. Il fatto che ora funzioni TUTTA la ram e che i driver video siano aggiornati e che la connessione sia due volte più veloce e che la scheda audio finalmente funzioni e che non ci siano più conflitti di periferiche e e e … non importa. Perché prima poteva azzeccare il totocalcio e gestire le spese di casa con un click.
Chiarire che certe cose si possono fare meglio con programmi del pacchetto Office (che ha acquistato, ma mai usato) non sortisce risultati sperati: mica tutti sanno usare Excel o Access… E tu francamente un corso di Excel accelerato non hai mica voglia di farlo lì seduta stante…
Lo vedi rimanere lì, con l’espressione dubbiosa, col sospetto che tutto il casino che hai fatto non sia servito a nulla e che, soprattutto, tu gli abbia fatto spendere soldi per non avere nessun miglioramento… Anzi… adesso non può nemmeno più gestire le spese di casa con un click. Quel dannato programmino è la sua unica ragione di vita! Non ti lascerà andare finché non lo avrai fatto partire come si deve.
E allora, se sei proprio fortunato, trovi l’aggiornamento su internet, o scopri che la compatibilità del programma può essere aggirata… Insomma fai il miracolo… e diventi il suo dio, l’unico che c’è riuscito, che ha messo a posto tutto dove tutti avevano fallito prima di lui… Colui Che Ne Sa ha meritato la sua fama…
Puoi finalmente tornare a casa, stremato, accendere il tuo Athlon 64 4000+ e godere del ronzio delle dieci ventole silenziate che lo tengono a temperatura strettamente controllata, beandoti del fatto che i nuovi drivers della scheda video fanno registrare 10 frames al secondo più di prima. E far partire con soddisfazione il programmino che ti permetterà di gestire le tue spese di casa con un click.

26 maggio 2006

26 maggio

In questa serata che mi sta lentamente portando verso i Trent'anni, sento molto "mia" questa vecchia canzone di un cantautore particolare e straordinario. Me la dedico da solo, in un attimo di megalomania.


Il Dito e la Luna

C'è un sipario che s'alza
e un sipario che cala
si consuma la corda e la tela
se per noi vecchi attori
e per voi vecchie attrici
i ricordi si fan cicatrici
non è il senno di poi
che ci aiuta a correggere
con il tempo ogni errore
che nel tempo si fa
mentre ancora chi guarda
nel silenzio allibito
già sussurra "L'artista è impazzito"
come i gatti di notte
sotto stelle sbiadite
crede forse di aver sette vite
quando invece col dito
indicare la luna
vuole dir non averne nessuna.
C'è una sedia da sempre
nella fila davanti
riservata per noi commedianti
perchè mai la fortuna
ch'è distratta e furtiva
ha avvertito la sera che arriva
nella cinta se mai
altri buchi da stringere
e allargare un sorriso
se è così che si fa
con la luce che scende
col sipario che cala
si consuma la corda e la tela
si divide d'un tratto
da chi ha solo assistito
chi indicava la luna col dito
e ogni volta lo sciocco
che di vite ne ha una
guarda il dito e non guarda la luna

9 aprile 2006

Improvvisa

Bea è improvvisa. Non c'è un preavviso, un preparativo... Lei appare a distanza di telefono, reduce da chissà quali disavventure, pronta a fermarsi un attimo prima di ridecollare verso la sua vita tempestosa.
"Ty, sono qui in stazione, sei a casa?"
Si, Bea, lo sai che sono a casa, e sai anche che c'è un cantuccio per te... Non ti lascio lì al freddo a cercare un albergo di notte.
"Sono stanca" mi dici assonnata sbirciando la foto di mia nipote "proprio stanca".
Ti porto su quasi a braccia e in men che non si dica eccoti lì: nel divano letto allestito in quattro e quattr'otto, Bea si mummifica nelle coperte e ronfa quasi all'istante. Ormai non le chiedo più che cosa, dove e perché. Lo so che fa un mestiere da orari impossibili e so come è fatta. Riposati Bea, domani ne parliamo davanti alla tazzona di the.
Mi allontano, mi lavo e torno in camera. Bea è nuda nel mio letto, ben sveglia e mi guarda.
"Ho freddo, Ty".
Una frase che farebbe ridere persino letta in un fumetto. Eppure ha davvero freddo.
Ci scaldiamo. Con passione, forza, trasporto, senza sapere il come e il perché... Siamo lì e va bene così...
Bea si addormenta accoccolata sul mio petto... Ogni tanto si sveglia, giocherella col mio orecchio, poi torna a respirare lentamente.
Io ho sonno ma non dormo.
Bea è di passaggio. E' sempre stata di passaggio, di corsa; Bea è futurista, non semplicemente dinamica, ma dinamismo fatto donna.
Ma io sono qui, e ho pensieri per un'altra persona... Una persona con cui vorrei essere ora, con cui non sono più, ma che frequento ugualmente. Arrivo persino a sentirmi in colpa per quello che è successo, anche se la mia parte razionale mi ripete che sono single e che quello che è appena successo è del tutto normale.
Bea si sveglia con un occhio alla volta e se ne va. La trovo in cucina che mangia una mela. Non la sbuccia, non lascia il torsolo: un'abitudine in comune con me, quella di non lasciare avanzi delle mele.
Bea mi sorride: "Avevo fame" annuncia a bocca piena, in un misto di ingenuità bambinesca ricciolosa e di una sensualità quasi da pantera, vanificata da orrendi calzini a quadretti.
Bea ammicca, mi guarda e mi chiede, complice: "dai, dimmi come si chiama".
"Come si chiama chi?"
"Come si chiama lei"
"Non c'è nessuna lei"
Certo non è mica difficile da capire... ma la testa di Bea sta già turbinando verso nuovi orizzonti. Cerca un biscotto, me ne lascia metà e conclude il colloquio con convinzione: "Sono stanca, ma proprio tanto!"
Riposati Bea, e lascia qui il solito imbecille a rimuginare sulla lei che davvero desidera...

1 aprile 2006

Lei

Nonostante la data possa far pensare il contrario, non farò pesci d'aprile su questo blog. Mi preme infatti scrivere d'altro, sfogare qualche dubbio e liberare qualche tarlo... Sono stato da lei e ho visto una persona addolorata e arrabbiata, furiosa verso tutto, rabbiosa contro la vita, persino pronta a chiedersi che senso avesse vivere. Forse non aveva tutti i torti nel pensare che la sua vita sia stata avara di sodisfazioni, ma non è un po' così per tutti? Spesso la felicità è solo una pausa tra due momenti di tristezza... Eppure perché io non la vedo così? Davvero lei ha questi pensieri autodistruttivi da così tanto tempo? Per quanto sia cinicamente logico quanto mi dice, sento che è vero solo in maniera fredda, deduttiva, ma lo sento falsissimo nel cuore. E' solo una questione di punti di vista, direbbe lei, ma è soltanto un punto di vista il fatto che io le voglia bene? Quale leva smuovere nei suoi sentimenti per farle apprezzare una gioia, una qualsiasi? Anche se spero sia solo uno scombussolamento dovuto alla primavera prima in ritardo poi in piena dirompente, mi chiedo se davvero io non possa fare di più per renderla felice o se debba lasciare che sia lei a trovare la sua felicità...

24 marzo 2006

Addio Babi

Babi studia. E' molto concentrata ed è davvero difficile parlarle. Non perché sia maleducata: semplicemente perché è talmente assorta nei suoi appunti da non sentire nemmeno quello che la circonda. Forse per questo Tyreal la trova un po' scostante, anche se non è mai stato un problema.
Babi è seduta al suo posto, al suo tavolo. Anche quando Tyreal arriva presto la trova già lì, sempre un po' imbronciata, sempre con un occhio sugli appunti e uno sul vecchio portatile che marcia a fatica. Tyreal ammira tutta quella dedizione.
Babi e Tyreal a volte litigano. Niente di furioso, solo qualche battibecco stizzito su questioni marginali.
Babi si è laureata e adesso sorride e ride di gusto. Non ci sono battibecchi, né liti, solo tanta voglia di festeggiare e di riposarsi.
Babi porta a spasso un magnifico cagnolone quando Tyreal la reincontra dopo mesi. E' rilassata, sorride e sembra davvero un'altra persona.
.
Babi non c'è più. Un'incidente d'auto.
Cos'abbia pensato nell'istante che le ha portato via la vita, Tyreal non lo sa.
Sa soltanto che trentaquattro anni sono troppo pochi per andarsene.

9 marzo 2006

Ginevra, agony and ecstasy!

Ciao a tutti, care le mie teste da tagliare, Tyreal is back! ed è tornato da un'avventura Ginevrina piena di colpi di scena, di notti insonni, di belle auto e donne flessuose, di lavoro duro e ininterrotto e da giornate lunghe e tranquille. Una vita condensata in dieci giorni di Salone, giorni in cui sono stato unico responsabile del mio settore. Giorni in cui completamente solo, in terra d'Elvezia gente col Cavallino, il Tridente ed il Biscione appuntato sulla giacca mi cercavano in continuazione per aggiornare quei terribili terminali recalcitranti.
Ebbene sì: Fiat, Alfa Romeo, Lancia, Ferrari e Maserati sono state la mia seconda casa in landa ginevrina, condite da interminabili traferimenti all'Hotel di Annecy, distante chilometri e chilometri dal teatro delle operazioni. Che salone! Andateci se siete in tempo, non è ancora finito. Ho troppo da raccontare: ne usciranno almeno due o tre aneddoti, ma ci sarà tempo per far sedimentare le emozioni e per ordinare i ricordi.
Un salone fatto di persone, di gente che lavora sodo e si prende la responsabilità di dare un'immagine al meglio possibile. Un saluto particolare va alle hostess: in piedi dalle cinque del mattino alle nove di sera, sempre sorridenti nonostante la maleducazione del pubblico. Vi saluto tutte. Grazie per i bei momenti.
Un salone fatto di responsabilità. Ero solo. Si, ero l'unico responsabile ed avevo una paura folle. Ero solo: nessuno aveva l'albergo nella mia città: le facce note le incontravo solo al Salone, per il resto ero io, il confine Franco/Svizzero e la lingua di Napoleone. Lingua che non ho dimenticato a quanto pare... E' andata: oggi ho lasciato il testimone al mio sostituto, che resterà lì sino a sabato e ancora mi arrivano le telefonate dei responsabili che mi chiamano perché vogliono fare variazioni ai database... E' andata alla fine.
Ci sono cose che si possono comprare, ma avere lo staff Maserati che si apre al tuo arrivo per darti modo di risolvere il problema, non ha prezzo. Il sorriso di Nadine che poi ti porta il caffè, nemmeno.

16 febbraio 2006

Oh che giornata!

Stamattina, con la pioggerellina che personalmente detesto, inizio una giornata lunga lunga. Il clima mi farebbe venir voglia di starmene a letto, ma nun se po'...
Beh, tra una cosa e l'altra sono uscito di casa che faceva ancora buio... E sono tornato a casa che faceva di nuovo buio. Eppure sono pacificamente sereno... Un po' stanco, ma ancora un po' di verve per litigare con un'amica del suo nuovo ragazzo.
Ma cosa me ne frega poi a me? Che problemi che mi faccio!
Vabbé, tanto domani è venerdi 17.
Uh, che sonno! E che fame! Quasi quasi mi mangio un Kinder!

11 dicembre 2005

Radiator Spring

Rivarolo Mantovano - 01:25 zulu
Tyreal si appresta ad uscire dal locale in cui ha passato una bellissima serata. un po' in anticipo, perché tanta strada lo divide da casa. Tyreal non può sapere che la sua idiozia è dietro l'angolo.
Si materializzano all'imporvviso delle gomme che delimitano i parcheggi. Tyreal potrebbe giurare che prima non c'erano.
Ma è troppo tardi. La 147 urta il muretto di gomme riempite di cemento, e il "Crack" che proviene dallo spoiler anteriore non dice nulla di buono.

Rivarolo Mantovano - 01:30 zulu
"Un pezzo dello spoiler, che sarà mai un pezzo di spoiler" pensa Tyreal sacramentando di fronte alla freccia sinistra divelta (sulla 147 le frecce sono in basso: molti le scambiano per i fendinebbia che invece, guarda un po', sono in alto) e sullo spoiler che rientra. Salendo in macchina riparte.

Bozzolo - 2 km a nord di Rivarolo Mantovano - 01: 35 zulu
Temperatura liquido raffeddamento eccessiva.
Avaria controllo motore.
Il trip computer vomita messaggi di allarme. Il "pezzo di spoiler" non è l'unico danno. Il radiatore è partito.
Bloccato in mezzo alla pianura Padana, di notte, a 150 km da casa, Tyreal esprime la sua velata irritazione.

Fortuna che ci sono degli amici che si sono sbattuti tantissimo per aiutarmi... Altrimenti sarei ancora lì. Ragazzi e ragazze, grazie a tutti!

10 novembre 2005

L'attesa

Stasera non vorrei essere qui. Qui ad attendere, pur sapendo che non saprò nulla prima di domani... Una sensazione sottile, strisciante eppur dolorosa quella dell'attesa, in cui mille pensieri ti avvelenano. Provo a distrarmi, leggo, guardo un film, aggiorno un blog che langue da giorni... Niente, una strana sensazione quasi di soffocamento a volte si fa strada... Un timore concreto, di quello che fa tremare le mani. Unito alla consapevolezza che comunque non posso fare nulla per cambiare le cose. E a volte si fa strada un attimo di fiducia, in cui sembra che tutto possa andare liscio e che non c'è nessun motivo per cui si debbano verificare le peggiori ipotesi... Ipotesi che poi riprendono forma e scacciano l'illusorio senso di quiete di poco prima. Sono in apprensione, inutile negarlo. E se davvero dovesse accadere quello che più temo, a fronte di un nuovo dolore andrò avanti come prima. Ma è davvero una magra consolazione...

7 ottobre 2005

Il mondo è grigio il mondo è blu

Si, ma il mondo è soprattutto grigio, sfumato. E' davvero difficile che sia bianco o nero, e di solito in quei casi non c'è molto di cui discutere. Ma per la maggior parte dei casi è sfumato!!! E per quale motivo ci si deve schierare dalla parte di un'inossidabile ragione??? Ma possibile che a quarant'anni ci sono persone che ancora non hanno capito che la loro inossidabile verità non è altri che una molto ossidabile opinione viziata da una visione dei fatti molto incompleta?
Non dico che voglio aver ragione su tutto, dico solo che troppe persone si fidano di una visione troppo semplicistica del mondo. E si beano della loro ragione approvata da qualche eminente studioso con le stesse idee.
Non c'è più opinione, non c'è più dialogo, non c'è sfumatura. C'è "la mia ragione che è meglio della tua perché la tua è sbagliata".
Contenti voi. Il mondo sta diventando di voi ottusi, godetevelo.

18 settembre 2005

Capirsi

A volte mi chiedo se qualcuno ancora riesce ad ascoltare. Non a sentire, ad ASCOLTARE. Dico le cose e vedo negli occhi dell'interlocutore la fissità tipica dell'ottuso. Non mi sta ascotando, sta solo pazientando: quando smetterò di parlare potrà parlare lui... Sta solo aspettando di dire la sua, non sta ascoltando cosa gli dico.
E puntualmente appena smetto di parlare mi arriva la domanda. A cui io ho già risposto, ma lui non ascoltava. E mi tocca ripetere.
Ed è già tanto che uno ti stia ad aspettare: c'è anche quello che ti interrompe. Continuamente.
Ma non ho capito, se non vi interessa quello che dico ditemelo e facciamo prima. Poi però non pretendete che IO stia ad ascoltare le vostre barbose esperienze sulle minchiate più assurde e insignificanti che hanno caratterizzato la vostra misera giornata.
Senza offesa, ma un'unghia spezzata non rientra ancora nell'olimpo delle mie massime priorità.
Oh... che giornata!!!

14 luglio 2005

Il miracolato

Questa è una pagina di diario avvelenata, rivolta ad un'ipotetica persona che non fa parte di questo forum, ma è una sorta di "summa" di personcine che mi è capitato di dover affrontare spesso negli ultimi tempi.
La pagina è davvero incazzata, spero possiate perdonarmi per lo sfogo, ne avevo bisogno.


Lo so già che il discorso con te è un preliminare per farmi capire quanto sei bravo a fare tutto, come sei capace di scegliere le perosne giuste e i posti giusti, comne hai capito tutto e disprezzi quelli che non hanno capito niente, perché è così e deve essere così. Tu ci sei arrivato e gli altri no, poverini, ti prodigherai per aiutarli.
E poi tu sei il miracolato: hai capito tutto.
Cazzo! Sei appena arrivato in un campo di cui o mi occupo praticamente da quando sono nato e sai tutto. E io sono il povero baraccato che non sa usare le cose giuste e mi guardi con disgusto quando cerco di spiegarti che magari le cose le so fare un po' meglio di te, visto che questo è il mio campo. Magari posso avere il dubbio che tu sia più bravo... benissimo, sentiamo cosa hai da dire.
Alla terza stronzata capisco che tu non sai niente, ma sei talmente stupido da crederti paderterno. E la tua degna comare idem.
E ti chiedo di darmi una prova... Okay, sei bravissimo a fare quello. Fammi una cosa che so benissimo essere una PUTTANATA ma che io non ho tempo di fare.
Ci metti sette mesi.
SETTE MESI!
E NON FUNZIONA!!!
E guai a fartelo notare, sarei io l'impedito. Io e l'intera facoltà di ingegneria di Milano, visto che abbiamo provato tutti...
Daccapo. Devo rifarlo io, in nove ore, NOVE ORE NON SETTE MESI, e - meraviglia - FUNZIONA!
E ogni volta che ti vedo, ogni volta, la stessa storia. Ma come cazzo fai ad essere così? Ma ti rendi conto che sei ridicolo quando ti lamenti di questo e di quello che "non capiscono", che "sono ignoranti" quando l'ignorante sei tu E TE NE FAI VANTO???
Sei inane. E non te lo spiego cosa vuol dire. Vai a leggertelo su un vocabolario... Anzi compratene uno perché non ce l'hai: non sopporti i libri. Già, troppo difficili. E chi li legge è solo uno snob, perché è chiaro che se un libro è più complesso di Tiramolla nessuno può essere così sfigato da riuscire a capirlo ed apprezzarlo. Diciamo che i libri ci piacciono per fare i fighi e tu lo hai capito subito, perché sei illuminato.
Vaffanculo, stupido "vincente" al limite del ritardo mentale. Non ne posso più di litigare cone persone come te. Prendi la tua cazzo di macchina da tamarro, grossa come il tuo ego e sparisci!

15 giugno 2005

Ancora ombrelli

Non è che tutte le volte che prendo l’auto mi debba per forza succedere qualcosa, tuttavia vista la frequenza di disavventure automobilistiche ho deciso che opterò al più presto per una bici nuova, più che altro per mettere al riparo l’Alfa dai danni che il Fato, nei suoi disegni imperscrutabili, tenta di infliggere a più riprese.
Ordunque stavo tornando a casa sotto quella pioggerellina che confonde ogni velleità di usare correttamente il tergicristallo; per intenderci quella che, se la velocità della spazzola è bassa ti si allaga il vetro e non vedi niente, se invece la tacca del tergi è una posizione più su, la spazzola gratta il parabrezza con la delicatezza della carta vetrata. Stavo tornando a casa, dicevo, e mi divertivo a notare la colorata fauna della provincia denuclearizzata: il cowboy de’ no’ artri che per non bagnarsi non opta per il comunissimo e plebeo ombrello, ma per uno strepitoso cappello Stetson che sembra uscito dal Texas furente, insieme alla stupenda giacca frangiata; la massaia con bici a mano seppellita letteralmente di borse della spesa che arranca sotto la pioggia con la stessa volontà ferrea di mamma chioccia che torna a dar da nutrirsi ai suoi pulcini; il tabbozzo rigorosamente platinato e scooterizzato che romba con la peto-marmitta entusiasmando con le sue performance gli esemplari femminili della specie… Insomma gente comune, come in tutti i paesi. Beandomi del prossimo arrivo alla casuccia e pregustando un sontuoso gelato self-made-in-Tyreal, percorro l’ultima curva prima di entrare nella via in cui abito.
Qui è necessaria una divagazione: la mia via è a senso unico, e molto stretta; non bastasse questo, l’imbocco della strada è praticamente ad imbuto, per cui un’auto che ci si infila ne domina quasi totalmente l’estensione, a scapito di chiunque altro, pedoni compresi.
Comprenderete perciò come mai ho l’abitudine di percorrere quest’ultima curva prima dell’imbuto a passo di bradipo stanco: non è inusuale trovarsi di fronte all’improvviso un simpatico utente della strada in contromano (fenomeno particolarmente frequente nella mia zona!), con magari una flottiglia di motorini come scorta, o un paio di ciclisti in volata spinta, piuttosto che il gruppo folkloristico “Padania in festa” in formazione trasversale di marcia.
Oggi niente di tutto questo: solo una persona.
La curva è completa, sto procedendo con lentezza studiata quand’ecco che Ella appare: la mia Nemesi, Colei che si erge come baluardo nel centro della carreggiata.
Un donnone sulla sessantina, intabarrata come poche volte ho visto (piove, ma siamo comunque in giugno!), con lenti-fondo-di-bottiglia alla Ragionier Filini e un improbabile ombrello rosso ciliegia, enorme, che pare appena uscito da uno spettacolo delle Folies Bergères, ma così grande da essere ridicolo! E soprattutto ingovernabile, viste le acrobazie che la signora sta compiendo per cercare di chiuderlo… Acrobazie che la portano a deambulare in direzione assolutamente casuale, quasi un moto Browniano con questo cupolone impazzito che saltella per ogni dove. E infine la risoluzione! La sciura decide di chiuderlo e se lo para davanti, avanzando noncurante con la vista assolutamente coperta. Vedo il Gigante Rosso che caracolla nella mia direzione… Che fare? Clacson? No, come minimo mi si infartua qui davanti!
Opto per una dignitosa lenta retromarcia, così da spostarmi verso la parte più larga della strada, dove potrei aggirare comodamente l’ostacolo vivente… Ma chi mi conosce e mi legge sa che non è mai così facile: anche dopo la ritirata strategica, la signora non accenna a spostarsi dal lato della strada, ma anzi sembra puntare a me con maggior decisione… Finché con scatto felino e abile mossa chiude di colpo l’ombrello, brandendolo come Spada che Affonda…
STOKKK!!!
La stoccata del Gigante Rosso brandito dalla signora si arresta contro il fanale destro, con gran sbarramento d’occhi del sottoscritto e di chi, come me, sa quanto costa il fanale di una 147! La donna sembra rendersi improvvisamente conto di aver sfidato a ombrellate un’automobile e con gran spavento balza indietro con la bocca spalancata, esplodendo in chissà quali invettive. Io sono immobile in mezzo alla strada.
Investita da un sacro furore la vedo spostarsi adirata verso il finestrino e picchiare energicamente contro il vetro! Non faccio quasi in tempo ad abbassarlo che arriva una seconda pacca a mano aperta (ma chissà che male si sta facendo!!!). Non appena si apre uno spiraglio sento arrivare insulti a più non posso:
“Delinquente!!! Matto!!! O signur dei poveri morti! Lei è un delinquente! O poveri noi, Matto!!!”
“Signora, guardi che ero fermo!”
“Delinquente!!!”
KATAPANKKK!!!
Mi tira un ombrellata possente al finestrino semiaperto, un rumore da far rabbrividire ogni strutturista, e se ne va, continuando la sua cantilena di “O signur” e “varda là”.
Resto fermo in auto, frenando la voglia crescente di provare in quanti secondi un’Alfa 147 riesce a frantumare una signora in retromarcia.

12 giugno 2005

Io lo so!

I re delle conversazioni. I sovrani del io-mi-vendo e del io-ho-ragione. Così ce ne sono sempre di più. E' incredibile come sia in aumento la gente che non sa un cazzo di niente e continua a parlare. E parla, e parla e dice cazzate incommensurabili e tutti ci credono! Perché io ho fatto questo, io son stato qui e là, io ho un amico che è l'esperto degli esperti. E più non sanno un cazzo e più parlano.
Ma questo lo so già, a questo sono preparato. Quelli che più mi fanno incazzare sono quelli che li stanno a sentire. Quelli che danno loro ragione a priori!
Funziona così: tu stai parlando con una persona di un argomento su cui, magari, sei anche ferrato. Arriva il coglione che inizia immancabilmete ad intromettersi. Nessuno l'ha invitato, ma quello non si pone il problema. La prima cosa che fa è metterti in cattiva luce, magari con risatine di superiorità, poi attacca con la sua versione.
1- Non sa un cazzo di quello che dice, ma lo dice bene.
2- Non dice quello di cui si stava parlando, ma tira fuori una cosa inerente ASSOLUTAMENTE OVVIA e che quindi riscuote il consenso della platea. Ovviamente a voce alta.
Ad esempio, tu stavi parlando di una notizia di dominio pubblico, che so... Una nuova legge controversa o un fatto d'attualità... e, mentre cerchi di spiegare cosa ne sai, arriva lui che dice una frase del tipo "NO! Non è così! Adesso ti spiego!".
E già si mette nella posizione di quello che spiega. E' LUI CHE SPIEGA A TE! Ma poi va avanti, cambia discorso e parla di quello che sa, facendo intendere che lui sa tutto e poi termina con un inossidabile "E' questo il problema!"
Finito. Chiuso. Lui ha trovato il nocciolo della questione. Noi poveri tapini non possiamo nemmeno ambire alla Sua superiorità. L'ultima frase chiude la possibilità di ulteriori opinioni altrui. Qualsiasi obiezione tu possa fare, infatti, è inutile, nessuno ti sta più ascoltando, tutti intenti a dare ragione al nuovo arrivato che, nel frattempo sta dicendo UNA MAREA DI CAZZATE.
Ma tutta questa gente, dico io, se è così scrocca, non si rende conto? Sono tutti furbi!
"Ho comprato un cellulare nuovo, ma ho fatto un affare! L'ho pagato 50 carte in meno!"
"Ah, quello lì mi voleva fregare, ma la mia scheda video gliel'ho venduta a 50 carte in più"
Cazzo, ma se siete tutti così bravi e astuti, non vi rendete conto? Ma capite quello che vi si dice? O non capite un cazzo e fate furbate sui cazzoni uguali a voi?
E mai far notare qualcosa! Devi essere più diplomatico di James Bond per non apparire antipatico o invidioso. E già, perché qulasiasi opinione contrastante tu abbia, non viene ascoltata, ma tutti la sentono, e diventi antipatico e pedante. E le persone antipatiche non si frequentano. Non sta bene.
E allora siate tutti simpatici e ignoranti. Tutti laureati con 100 e lode che non sanno un cazzo di quello che devono fare, ma tanto sapranno sempre apparire simpatici e astuti.

11 giugno 2005

Gli assi del volante

Quelli che la segnaletica non esiste, "tanto io so guidare".

Quelli che devono per forza attaccarsi al culo della tua macchina, E zigzagano cercando di sorpassarti dovunque, quando io sto già andando a 70 all'ora in città e poco più avanti c'è un semaforo rosso.

Quelli che per girare a destra su una strada completamente libera si devono fermare e poi ripartire per percorrere la curva in prima a dieci chilometri all'ora.

Quelli che sbucano come proiettili da una via laterale per poi piazzarsi davanti a te a dodici all'ora.

Quelli che, se una strada è stretta è c'è un camion posteggiato in doppia fila su un lato, piantano la macchina in doppia fila dall'altro lato ESATTAMENTE DI FRONTE AL CAMION e vanno al bar. (attenti agli specchietti!)

Quelli che sono gentili e fanno passare tutti, anche se hanno la precedenza. CAZZAROLA NON SEI GENTILE, SEI UN OSTACOLO! STAI METTENDO IN CRISI L'ORDINE DI PRECEDENZA!! PASSA QUANDO E' IL TUO TURNO!!!

Quelli che in autostrada ti sorpassano a sinistra e zigzagano per le corsie "Perché fa tanto Schumacher"

Quelli che in autostrada ti sorpassano e poi ti tagliano la strada per entrare all'autogrill. Ma di che cosa hai paura, che per trenta secondi in più ti diano la pasta scotta??

Quelli che ti stai immettendo in autostrada e sono lì alla tua sinistra... e stanno lì, a trenta centimetri da te... e non passano... E dai! Se non passi tu, finisce la corsia di accelerazione e mi schianto!

Quelli che in autostrada iniziano a lampeggiare a due chilometri dietro di te, e tu ti devi spostare subito,
loro mica han tempo da perdere! E s'incazzano pure! Che gioia vederli con la faccia verde... Magari gli va pure di traverso qualcosa.

Quelli che "io ho ragione!". Sempre.

Quelli sugli scooter, che li senti davanti te come una scorreggia a trentamila decibel, col motore a dieci miliardi di giri al minuto e che poi ti si piantano davanti a sedici chilometri l'ora. In mezzo alla careggiata. In due. Senza casco.

Quelli che è così che si guida a Milano. Mica come fai te. A me me l'hanno imparato da piccolo.

Quelli sulle moto che ti si incollano dietro a tre quarti, proprio nel punto morto degli specchietti, dove non li vedrai mai! Ma come fate, dico io, a trovare sempre il punto giusto? Proprio quel punto in cui non vi si vede?

Quelli che se la via è a senso unico e poi devi svoltare a sinistra, superano tutta la fila di vetture a destra e ti si piazzano a fianco pretendendo di passare prima di te, perché "E' così che si fa".
Dai! Rifammi la fiancata! E poi vediamo chi ha ragione!

Quelli che, quando ti trovi a doverti immettere in una strada principale e sei fermo allo stop, ti si piazzano col motorino o peggio ancora con la bicicletta, esattamente davanti, impedendoti di vedere le macchine che sopraggiungono. tutto questo per immettersi prima di te e magari tagliarti la strada... (By Krapa)

Quelli con la mano sul clacson. Per qualsiasi cosa. Consiglio tecnico: la luce viaggia più rapidamente del suono. Se volete rompere le palle, abbagliate! E così romperete le palle solo a chi vi interessa, non a tutto il vicinato!

Quelli che io ho l'antifurto superfigo. E allora mi dici cosa lo hai messo a fare, visto che la tua cazzo di macchina è qui davanti a casa mia che suona da due ore e tu non te ne sei ancora accorto?

13 gennaio 2005

Domani sera...

Non dormo per domani sera...
Ho quasi trent'anni e non riesco a dormire perché domani sera lei torna...
Mi sento un ragazzino.

Che bello essere ragazzini!

10 gennaio 2005

L'ombrello e la ragazza di strada

questa è accaduta qualche annetto fa, ma la ricordo sempre con piacere. Ovviamente vale il solito discorso del "niente nomi o nomi fittizi". Enjoy!


E' giovedì sera, e piove a dirotto. Per chi, come me, abita alla periferia di un grande città, questo significa solo una cosa: traffico. Quando prendo l'auto per tornare a casa dall'università, sono all'incirca le cinque... Poco prima dell'orario critico, quella fascia tra le sei meno venti e le sette passate che vede tutte le provinciali bloccate e annegate nello smog. Purtroppo piove, quindi, orario critico o no, troverò comunque confusione. Ora, nelle strade che sono solito percorrere per tornare a casa, siano esse principali o secondarie, si può vedere praticamente sempre lo stesso panorama: periferia, zona industriale, campi e poi ancora campi, fino ad arrivare alla cittadina successiva. Nonostante siamo a pochi chilometri da uno dei centri nevralgici dell'economia italiana, sembra di essere nel far west...Se non fosse per la pioggia. E' triste da aggiungere, ma una caratteristica principale di queste strade fuori mano sembra essere il numero crescente di ragazze di strada, che ammiccano ai lati della carreggiata. Non voglio esprimere la mia opinione su questo scottante tema d'attualità, ma solo raccontare un vicenda realmente accadutami. Sto dunque guidando lungo una di queste arterie, ma ben presto sono costretto a procedere a passo d'uomo; davanti e dietro una teoria interminabile di veicoli fermi. Vabbé, inutile irritarsi: starò qui al calduccio nella mia Alfa ascoltando la radio e aspettando che l'ingorgo si sblocchi, dopotutto non ho fretta. Me ne sto lì a canticchiare quando, ad un tratto, si apre la portiera del passeggero. Sussulto. Spavento. Un furto? No. Dalla portiera sale una ragazza africana seminuda, bellissima. Ha la grazia e l'agilità di una pantera in un metro e ottanta almeno di donna. Mi sorride e chiude la porta, grondando pioggia dai capelli. La guardo frastornato. Poi comprendo.
"Ma...Ehm...Guarda che non mi sono fermato...Cioè. si sono fermo...Ma non per te...Sono in coda..."
Lei capisce, ride e mi risponde, in un italiano stentato:
"Va bene, però piove...Se sto qui non mi bagno. Quando riparti scendo, tu capisci?"
La capisco eccome: quando ha aperto la porta è entrata una folata di freddo...E lei è lì fuori tutto il giorno vestita di niente...Abituata al clima del suo paese. Non posso biasimarla se ha voluto trovare un attimo di respiro. Poi, in un attimo di ipocrisia per cui ancora mi faccio schifo, penso a chi è e al lavoro che fa, e al fatto che, probabilmente, chi è in coda dietro a me ha visto benissimo la scena ed è pronto a spettegolarci sopra...Al diavolo i pettegoli. Sorrido alla ragazza, le chiedo come si chiama, quanti anni ha...Di raccontarmi un po' della sua storia, insomma. E lei parla, capisco poco del suo italiano, ma lei parla e parla...Si chiama XXXXX ed ha poco più di vent'anni...E mentre parla sorride, felice perché qualcuno le ha dato un poco di comprensione. Quel sorriso è tra i miei ricordi più belli. Poi la fila riparte, e lei si appresta a scendere, ringraziandomi, al che io la fermo. Lei è un po' stupita quando accosto la macchina e scendo, ma poi sorride di nuovo quando, prima di risalire e andarmene le regalo un ombrello (porto sempre un ombrello in macchina). La saluto di nuovo dal finestrino e torno a casa sorridente.

Ma non è finita qui...No, il finale è molto più comico:
Quattro o cinque giorni dopo, mi trovo sul treno carico di pendolari che, la mattina presto, porta un folla di studenti, operai, impiegati e quant'altro al loro posto di lavoro. Sto rileggendo alcuni appunti, davanti a me una signora sfoglia un giornale, quando, d'un tratto, sento una mano toccarmi la spalla. Alzo lo sguardo e chi ti trovo? E' proprio XXXXX che mi apostrofa con un sonoro "CIAO!!!" prima di allontanarsi lungo il corridoio del treno. Anche lei sta 'andando al lavoro' ed è già (s)vestita per l'occasione. La signora seduta dirimpetto a me la guarda, guarda me, indi piega il giornale e se ne va indignata. Io cambio un po' di colori, evitando lo sguardo degli altri passeggeri, poi sorrido, pensando che è bello fare delle buone azioni.

18 ottobre 2004

Elettrodomestici

Problemi con gli elettrodomestici?

Non andate mai a dormire con la lavastoviglie accesa! Non fatelo mai! E' scientificamente provato che un qualsiasi elettrodomestico, che si comporta nel modo più mansueto possibile mentre lo si fissa, manifesterà bizzarrie incomprensibili se ignorato. Addirittura commetterà misfatti se abbandonato a se stesso, nonostante le promesse di automazione delle istruzioni. Succede quando vengono venti amici a cena, quando finisci tardi e quando non hai certo voglia di lavare una montagna di piatti e bicchieri e ficchi tutto in lavastoviglie... Poi vai a dormire... che diamine, sono le tre...
Il risveglio è brusco e drammatico: il rumore della lavastoviglie è tuttora presente... vuol dire che ha funzionato per tutta la notte, con un consumo energetico pari a tre volte la città di Los Angeles... Perché non si è spenta? Mistero. Fatto sta che non solo va ancora, ma non sa più dove scaricare l'acqua (essendosi intasati i tubi), la quale, allegramente straborda dal lavandino. Morale cucina allagata.
Non ci si perde d'animo: si apre la lavastoviglie (sulle istruzioni dicono di non farlo mai quando è in funzione), si brancola nella nebbia e nel vapore cercando di respirare per qualche minuto (e mentre gli occhiali si appannano irreversibilmente), poi si spegne tutto... Ma nel frattempo l'acqua esonda ancora, che fare? Ideona: presa la pentola più grossa che avete, immergetela nel lavandino a mo' di mozzo-sulla-nave-che-affonda e... Urlo. Acqua rovente.
Nel panico e nel dolore, l'acqua (e la pentola) vengono proiettate in giardino, dove tra rumore e fumo, saranno notate dal vostro vicino che, se ancora non vi crede pazzi, si convincerà del tutto, ascoltando i vostri improperi in quindici lingue.

4 ottobre 2004

Ballerina maldestra

E' passata solo una settimana dalla caduta a casa di Max, ma la caviglia è a posto...Stasera posso uscire tranquillo! Manco a farlo apposta, mi telefona Ryan proponendomi un'alternativa per la serata. Ora, conoscendo le proposte di Ryan, ogni volta che mi telefona, ho pronto un congegno da me definito "panzanometro" o "misuratore di vaccate" che stabilisce quanto sono grandi le palle che mi vengono raccontate. La telefonata inizia così (in grassetto sono segnati i valori del panzanometro):
"Ciao Tyreal, ti va di conoscere un po' di modelle?"
"Certo!" (p.: -100)
"Allora ascolta: sono in contatto col proprietario di una discoteca (p.: +200), un posto dove vengono spesso un sacco di ragazze immagine (p.: +500) e stasera ci ha invitato ad andare lì (p.: +900), così magari si combina qualcosa. Ti va?"
"Beh, è interessante...Dov'è il posto?"
"E' a XXXXX, un po' lontano, ma so arrivarci (panzanometro: fuori scala). Allora?"
"Si può fare (il tono della voce è restio, ma Ryan non se ne accorge)"
"Perfetto...Passi per le nove?"
"(sospiro) Okay!"

Alle dieci arriviamo al locale, che sembra veramente enorme e affollato, poi entriamo e...scopriamo che il locale è piccolo e affollato! La pista da ballo è ricavata di fortuna al centro della sala e i grossi amplificatori servono come "cubi di emergenza" per le ragazze più disinibite. Il "proprietario del locale" si rivela essere uno dei baristi, mentre tutto il raduno di gente è rappresentato dagli studenti del paese qui vicino...Tutti un po' troppo sbarbati rispetto a noi. Non che mi aspettassi di trovare davvero il club delle modelle, ma un'ora di viaggio per un locale del genere me la sarei risparmiata: dalle nostre parti ce ne sono molti di più. Mentre ammiro Ryan che se ne sta immobile in mezzo alla pista accennando qualche movimento ritmico con le spalle, decido di tampinare una delle cubiste improvvisate, in notevole microgonna ascellare, così tanto per ingannare il tempo. Ad un certo punto le chiedo se vuole scendere, consapevole che non lo farà mai; quella mi spiazza accettando la proposta, e si appresta a saltare giù dal cubo! Meravigliato, non mi accorgo che la giovane bionda mette il piede in fallo (il cubo era, dopotutto, un amplificatore Marshall, non progettato per saltellarci sopra) precipitando verso di me. Cerco di afferrarla, ma non sono troppo destro e finisco solo per rallentare la sua caduta...Che va a terminare dritta sulla mia caviglia destra! All'impatto tra scarpa zeppata (peso approssimativo stimabile in quintali) e gamba già provata (ricordate la caduta da Max?) caccio un urlo che si rende udibile solo all'intervallo tra un "tunz" e l'altro e mi allontano zoppicando, senza degnare di uno sguardo la ballerina killer. Ryan non si accorge di nulla e quando gli racconto cosa è successo non ci crede. La prossima volta darò retta al panzanometro®