questa è accaduta qualche annetto fa, ma la ricordo sempre con piacere. Ovviamente vale il solito discorso del "niente nomi o nomi fittizi". Enjoy!
E' giovedì sera, e piove a dirotto. Per chi, come me, abita alla periferia di un grande città, questo significa solo una cosa: traffico. Quando prendo l'auto per tornare a casa dall'università, sono all'incirca le cinque... Poco prima dell'orario critico, quella fascia tra le sei meno venti e le sette passate che vede tutte le provinciali bloccate e annegate nello smog. Purtroppo piove, quindi, orario critico o no, troverò comunque confusione. Ora, nelle strade che sono solito percorrere per tornare a casa, siano esse principali o secondarie, si può vedere praticamente sempre lo stesso panorama: periferia, zona industriale, campi e poi ancora campi, fino ad arrivare alla cittadina successiva. Nonostante siamo a pochi chilometri da uno dei centri nevralgici dell'economia italiana, sembra di essere nel far west...Se non fosse per la pioggia. E' triste da aggiungere, ma una caratteristica principale di queste strade fuori mano sembra essere il numero crescente di ragazze di strada, che ammiccano ai lati della carreggiata. Non voglio esprimere la mia opinione su questo scottante tema d'attualità, ma solo raccontare un vicenda realmente accadutami. Sto dunque guidando lungo una di queste arterie, ma ben presto sono costretto a procedere a passo d'uomo; davanti e dietro una teoria interminabile di veicoli fermi. Vabbé, inutile irritarsi: starò qui al calduccio nella mia Alfa ascoltando la radio e aspettando che l'ingorgo si sblocchi, dopotutto non ho fretta. Me ne sto lì a canticchiare quando, ad un tratto, si apre la portiera del passeggero. Sussulto. Spavento. Un furto? No. Dalla portiera sale una ragazza africana seminuda, bellissima. Ha la grazia e l'agilità di una pantera in un metro e ottanta almeno di donna. Mi sorride e chiude la porta, grondando pioggia dai capelli. La guardo frastornato. Poi comprendo.
"Ma...Ehm...Guarda che non mi sono fermato...Cioè. si sono fermo...Ma non per te...Sono in coda..."
Lei capisce, ride e mi risponde, in un italiano stentato:
"Va bene, però piove...Se sto qui non mi bagno. Quando riparti scendo, tu capisci?"
La capisco eccome: quando ha aperto la porta è entrata una folata di freddo...E lei è lì fuori tutto il giorno vestita di niente...Abituata al clima del suo paese. Non posso biasimarla se ha voluto trovare un attimo di respiro. Poi, in un attimo di ipocrisia per cui ancora mi faccio schifo, penso a chi è e al lavoro che fa, e al fatto che, probabilmente, chi è in coda dietro a me ha visto benissimo la scena ed è pronto a spettegolarci sopra...Al diavolo i pettegoli. Sorrido alla ragazza, le chiedo come si chiama, quanti anni ha...Di raccontarmi un po' della sua storia, insomma. E lei parla, capisco poco del suo italiano, ma lei parla e parla...Si chiama XXXXX ed ha poco più di vent'anni...E mentre parla sorride, felice perché qualcuno le ha dato un poco di comprensione. Quel sorriso è tra i miei ricordi più belli. Poi la fila riparte, e lei si appresta a scendere, ringraziandomi, al che io la fermo. Lei è un po' stupita quando accosto la macchina e scendo, ma poi sorride di nuovo quando, prima di risalire e andarmene le regalo un ombrello (porto sempre un ombrello in macchina). La saluto di nuovo dal finestrino e torno a casa sorridente.
Ma non è finita qui...No, il finale è molto più comico:
Quattro o cinque giorni dopo, mi trovo sul treno carico di pendolari che, la mattina presto, porta un folla di studenti, operai, impiegati e quant'altro al loro posto di lavoro. Sto rileggendo alcuni appunti, davanti a me una signora sfoglia un giornale, quando, d'un tratto, sento una mano toccarmi la spalla. Alzo lo sguardo e chi ti trovo? E' proprio XXXXX che mi apostrofa con un sonoro "CIAO!!!" prima di allontanarsi lungo il corridoio del treno. Anche lei sta 'andando al lavoro' ed è già (s)vestita per l'occasione. La signora seduta dirimpetto a me la guarda, guarda me, indi piega il giornale e se ne va indignata. Io cambio un po' di colori, evitando lo sguardo degli altri passeggeri, poi sorrido, pensando che è bello fare delle buone azioni.
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