6 maggio 2009

Storia di affascinanti cantautrici, ingegneri all'avanguardia e chilometri spensierati /2

[2- ]
L’ingegnera arriva tardi… un po’ troppo per trovarmi completamente sveglio. Un laconico “eh leggerai” è tutto quello che le anticipo sulla serata appena trascorsa, conscio del fatto che è una delle pochissime persone che legge quello che butto in pasto alla Rete.
Prigioniero del dormiveglia, ricordo a sprazzi una telefonata che la mia compagna di stanza mi passa... rimane lì, col braccio teso e il cellulare poggiato al mio orecchio, mentre io con gli occhi semichiusi ascolto qualche facezia semiubriaca dell’allegro interlocutore. E’ una situazione un po’ surreale, quasi acrobatica. Chiudo la conversazione più per permettere all’ingegnera di riposare il braccio che per mia reale stanchezza, del resto ho ascoltato a spizzichi e bocconi e a tutt’oggi non ricordo assolutamente niente di quello che ho detto o sentito al telefono: avremmo potuto continuare per ore o chiuderla subito e non sarebbe cambiato niente.
Sulla nottata russante sorvolerò, o tutt’al più scriverò un diario extended edition in futuro, per far contenti grandi e piccini, pertanto, con artificio cinematografico, ricorrerò ad una fantastica dissolvenza incrociata… ed è già mattina!
Rientrata nel vortice lavorativo, l’ingegnera si assenta per tutta la mattinata, lasciandomi tranquillo a vagare per la riviera a caccia di un toast e di scorci interessanti da fotografare. Ma la sensazione più bella rimane il ricordo della serata e la prospettiva di viverne un’altra analoga! Nemmeno il toast più coca a tre euro e mezzo rischia di distogliermi dall’interessante sensazione di bambagia in cui sembra essersi adagiato il mio cervello… Ci riesce soltanto il breve contatto in ambito lavorativo coi colleghi dell’ingegnera e il piacevole incontro con un conoscente comune, il tutto nella cornice moderno-professionale dell’avveniristico centro congressi di Riccione.
Ma è ora di partire, o non arriverò mai in tempo al concerto di Torino! Uhm… però non c’è così tanta fretta e non si può andar via senza concedersi un pranzo in qualche bella trattoria della zona…
Il buon Francesco, contattato telefonicamente, ci da delle dritte eccellenti per il pranzo; come si può ignorare i suoi consigli? dopo qualche giretto nella campagna dell’entroterra, siamo comodamente adagiati in una saletta perlinata in attesa dell’antipasto…
In attesa dell’antipasto…
In attesa…
Dopo mezz’oretta di crampi allo stomaco l’ingegnera prende il coraggio a due mani e va a cercare la cameriera/proprietaria, che finalmente si ricorda di noi dopo un umile “scusi, noi avremmo fame”! Del resto sono le due passate e siamo gli unici avventori. L’incidente è presto superato e il pasto si rivela luculliano! la stessa cameriera ci consiglia di non superare la micidale combo antipasto+primo e col senno di poi non possiamo certo darle torto: il tripudio di affettati e formaggi fa da tappeto rosso a un piatto di pasta a dir poco sontuoso e i nostri stomaci sono costretti ad arrendersi all’abbondanza. Due mezzi piattoni di pasta finiranno così incartati per il viaggio di ritorno.
E’ un bel viaggetto, tranquillo, un filo malinconico, come sempre accade quando c’è un tramonto in vista, e soprattutto senza quella fretta che spesso accompagna la frenesia di arrivare, fare, disfare, vedere… C’è tempo per far tutto, un rabbocco di benzina, una conversazione, una pausa caffè provvidenziale a casa dell’ingegnera. Gentilissima, sempre.
Lei è arrivata, io continuo: a due passi da casa riparto alla volta di Torino, proprio mentre scopro che la combriccola degli amici in loco quasi sicuramente sarà irreperibile… Non sapranno mai cosa si sono persi!
Arrivo al Folk Club in perfetto orario e mi godo un localino stupendo, prendendo le misure del palco con la fotocamera che, stavolta, mi è permesso usare! Un momento, ma chi è quello lì all’angolo? Io li conosco quei baffoni! E’ proprio Raffaele, che ha messo in pratica la fantastica idea di offrire il thé al pubblico del concerto e adesso sta trafficando con ingredienti e samovar… Ci salutiamo e lo lascio organizzare, anche perché è già ora di prendere posto!
Che cosa posso raccontare del concerto di Torino che non abbia già detto per quello di Riccione? Le stesse emozioni, amplificate dal fatto che stavolta la band è proprio lì a un metro da noi e dalla piacevole sensazione di conoscere già gli aneddoti e le esperienze che vengono raccontate, e che stavolta possono essere godute in modo più approfondito, senza il filtro della sopresa che mi ha colpito la prima volta.
Ieri… era soltanto ieri! Eppure mi pare che sia passato un sacco di tempo.
Ho modo di conoscere e apprezzare Lao e la sua kora, anche se la sua musica è forse troppo sofisticata per le mie orecchie e non ho modo di comprenderla appieno… ma l’incertezza dura un attimo, perché finito il momento solista, il suo unirsi alla band di Saba sarà memorabile.
Non riesco a stare stretto nella sedia, voglio muovermi, fotografare, trovare altri angoli nell’inquadratura… E tra un sorso di the e un profumo di spezie, vago lungo i bordi col fedele zoom puntato sulla protagonista della serata.
Ma già felice per il doppio concerto, mai mi sarei aspettato quello che ne è seguito…Alla fine dello spettacolo attendo che la gente sfolli per salutare Saba, e nel frattempo chiacchiero tranquillamente con Raffaele. Si improvvisa un brindisi, con bicchieri e bottiglia spuntati come per magia dalla etabetiana sacca del nostro Volonté, si da una mano a sbaraccare, si chiacchiera mentre lo staff smantella in un amen tutto il locale… E si arriva al momento dei saluti…
Non ho cenato, è tardi… Non oso chiedere…
Saba non si pone nemmeno il problema: “Tu ceni con noi, vero?”
Intimidito, mi lascio scappare una cosa come “eh, se non disturbo mi imbuco volentieri…” mascherando malamente la mia felicità per l'invito.
E così proseguo una serata in compagnia di tutto il gruppo, nell’unico ristorante che rimane aperto fino a tarda tarda tarda ora, lasciandomi cullare da racconti di passate avventure in un’atmosfera che più rilassata non può essere, aspettando Lao che probabilmente ha deciso di parcheggiare ad Aosta, scambiando piacevoli facezie e apprezzando piccole sfumature di persone con tanto da dire e con la benedizione di avere il modo per dirlo.
Sto benissimo, non saprei dirlo altrimenti.
E in un lampo arriva la mattina e il tempo dei saluti e degli abbracci. Pochi chilometri mi separano da casa.
Un weekend straordinario.
Grazie Saba, la tua energia è contagiosa.

2 commenti:

Idiocracy Buster ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.