2 settembre 2009

(Giappone) 9 - I cervi di Nara

25/06
Nara!
Nel passato del Giappone, le capitali sono state innumerevoli: considerata capitale la città in cui risiedeva l’imperatore, essa cessava di esserlo alla morte del monarca, e la nuova corte si insediava così in una nuova città. Nara è stata l’ultima di queste “capitali itineranti”, anche se successivamente l’imperatore si spostò per motivi differenti a Kyoto e poi a Tokyo,
Oggi Nara è una delle mete turistiche più note, forte della sua storia e del suo immenso parco disseminato di templi, santuari e popolato da animali amichevoli.
Raggiungerla ci è agevole: preso un treno locale grazie al fido biglietto JR Pass, percorriamo la tranquilla tratta studiacchiando sulla guida turistica le mete più interessanti dal punto di vista artistico e storico, ma scopriamo che la città sembra riservare divertimenti di tutti i tipi, considerato il fatto che alla stazione incontriamo due italiani, alla ricerca di una simil Disneyland analoga a quella di Tokyo… Beh ognuno di diverte come vuole!
Come al solito il servizio di trasporto pubblico è capillare, ma perché non farsela a piedi? Gli scorci interessanti ci sono sempre e gli spiccioli risparmiati posso essere utilizzati negli innumerevoli dstributori di bevande, ovviamente per scopi puamente scientifici: come possiamo andarcene da qui senza sapere se la gelatina alla fragola è bevibile oppure no?
Al grande Parco a nord della città scopriamo come il complesso dei templi sia in parte in ricostruzione per riportarlo a come era nel XIV secolo; nonostante i lavori abbiano come termine indicato il 2010, già oggi gli sforzi fatti sono evidenti e l’atmosfera che si respira, ancora una volta, magica.
Oltre agli innumerevoli siti religiosi, una vera attrazione è costituita dai cervi, che vivono liberamente nel parco e vengono a farsi accarezzaere dai turisti, ancora più placidi di quelli di Miyajima: durante una pausa granita sotto una deliziosa tettoia in mezzo al bosco, un esemplare maschio con corna piuttosto ramificate si accuccia accanto a noi, beato, a godersi il fresco dei ventilatori. Le ragazze sembrano intimorite, ma l’amico quadrupede non sembra voler fare altro che stare in panciolle, e così lo lasciamo.
Il parco è così bello che dedidiamo di lasciare il sentiero battuto e inoltrarci tra gli alberi e così, tra un guado qui e una salita lì (menzione d’onore per Guido, che ha scarpinato con noi per tutto il tempo col piede fasciato senza mai lasciarsi sfuggire nemmeno un lamento) passiamo in mezzo a radure mozzafiato, piene di questi cervi socievoli!
Le altre attrattive del parco sono molteplici: c’è l’esposizione di reperti e pergamene di periodo Tokugawa, gli alberi centenari, il viale delle lanterne, il Buddha gigante… Spesso incontriamo scolaresche che ci salutano, a volte ci fermiamo a pregare come abbiamo visto fare, battendo due volte le mani, suonando il gong e lavandoci le mani con i grossi mestoli in bambù e metallo.
L’acqua sembra sempre un motivo comune in molti templi e la sensazione rasserenante e rinfrescante che ne traspare è impagabile.
La giornata passa in un lampo ed è con un misto di serenità e malinconia che rientriamo a Kyoto, la sera. Beh, abbiamo passato un giorno nella natura, possiamo passare la sera nella tecnologia: è il Giappone, è una cosa normale! Perché dunque non salire sulla Kyoto Tower? E’ vicina alla stazione e consente una buona vista della città, nonché il solito percorso di sopravvivenza tra gadget più o meno inquietanti. Fatte le foto di rito ci spostiamo verso il centro per cenare nel fido locale in cui avevamo già conosciuto alcuni giapponesi simpatici. Neanche a farlo apposta ne conosciamo altri due (la convivialità qui è proverbiale), di cui uno pronto a partire per un viaggio proprio alla volta dell’Italia! Gli consigliamo di provare la matriciana e ci scambiamo i consueti biglietti da visita.

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