13 maggio 2010

[Il viaggio della speranza /3] La mossa Kansas City

L'invasione del Salone si articolò senza troppe difficoltà. Ci aprimmo a ventaglio e guadagnammo i principali punti di osservazione, dopodiché calammo come i barbari senza la minima pianificazione o strategia e la Vittoria fu nostra. O almeno credo si chiamasse così.
Ma atteniamoci alla leggenda, che conserva integri i fatti.
Ci si poneva un iniziale problema logistico, di pochissimo conto: come arrivare al Salone?
Al Rubiniano viene la geniale idea dei Taxi, ma oltre all'idea serve qulcuno che la realizzi, pertanto il progetto fallisce miseramente. A dire il vero fallisce a metà, perché se è vero che non c'è alcuna traccia dei due taxi destinati, secondo il nostro scaltro compagno d'arme, "a tornare a prenderci", con scatto felino ed abile mossa il nostro trio all'erta e pieno di brio segue la scia di un tassista che ci spia, riuscendo a catturarlo.
Inoltre nessuno è più forte di Gundam.


Saliamo sul taxi allestito su una Mercedes limousine 6000 V12 con interni in platino e salmone chiedendoci se il tassista potrà mai rientrare nei costi, ma questa distrazione lussuosa ci è fatale, e in un amen sbagliamo strada e finiamo in mezzo al traffico vorticoso e tentacolare della metropoli. Il resto del gruppo opta per l'immarcescibile USS Voyager e non trova nessuno ad ostacolare la strada, se non qualche saltuario cespuglio rotolante che si staglia contro il cielo all'alba.
Siamo dentro! Le mille luci del Salone si riflettono nei nostri teleobiettivi famelici di carrozzerie e scollature: chi si butta su una Giuietta, chi sugli androidi di Battlestar Galactica, chi opta per un meno impegnativo panino al prosciutto.
Il Salone è vastissimo e racchiuso sotto un un unico capannone ampio più o meno come il Liechtestein; gli stand sono equamente suddivisi tra proletari, medioborghesotti e super-élite, questi ultimi accessibili solo dopo un'ascesa tramite scala di cristallo sotto lo sguardo truce di sodati sardaukar.
In realtà non c'è quasi nessuno e l'accesso allo stand Maserati ci viene garantito tramite invito nobiliare ad personam capace di aumentare di qualche grado l'albedo dei sorrisi delle hostess stratosferiche lì presenti. Le proviamo tutte (le auto, non le hostess!) e tra una Grancabrio e una Quattroporte lasciamo anche casuali commenti di apprezzamento, facendoci pure ristorare da minuscoli bicchierini d'acqua offerti dal bar interno. La tentazione di dire alla graziosa barista "molla la bottiglia" è forte, ma ci trateniamo, millantando invece fumosi fasti passati da gentleman-driver appena scesi da un Fokker DR.1.
Esaurito il capitolo Tridente, ci troviamo davanti allo stand del Cavallino, ma qui sono irremovibili ed  impossibile entrare senza invito nobiliare personalizzato con sigillo papale e benedizione del Dalai Lama in persona...
Credete forse che ostacoli del genere ci possano fermare? Ma per favore! In momenti come questi, il nostro addestramento ninja della Tana delle Tigri di Bergamo Alta si rende utile, dandoci modo di utilizzare la temibilissima Mossa Kansas-City!
Dissimulando vago interesse, Igi ed io entriamo nello shop adiacente lo stand e ci lanciamo in piccoli commenti sprezzanti sulla qualità general del merchandising, poi piano piano ci avviciniamo all'ingresso posteriore dell'esposizione. Ci avviciniamo... ci avviciniamo... ci avviciniamo... Oh, come siamo vicini! Basta girare quell'angolo è...
Oplà! Siamo in esposizione anche noi, in mezzo alle Rosse (le auto, non le hostess... forse), di fronte ad un miliardo e mezzo di persone che ci stanno fotografando!
Potrebbero scoprire che siamo degli intrusi! Presto, nascondiamoci!
In men che non si dica siamo nell'abitacolo di una California per non farci notare, peccato che la California sia cabriolet.
Nel frattempo gli amici ci notano da fuori e si avvicinano alla balustra divisoria. E' igi a prendere in mano la situazione e con tono da gagà fa un cenno di saluto agli astanti; il guardiano della porta segue il cenno e si rivolge ai nostri amici, pregandoli di entrare e scusandosi perché non aveva capito che si trattava di conoscenti dei Pregiatissimi Ospiti già dentro allo stand.
Siamo tutti dentro e tratteniamo a stento le risa.

Tra gli altri eventi degni di nota c'è da segnalare la singolar tenzone tra il Rubiniano e il sottoscritto per l'onore della Giulietta, ma la disfida si dissolve presto in una gaia abbuffata in una brasserie della zona, nota nel circondario per la simpaticissima proprietaria usa a schiavizzare la propria famiglia per servire ai tavoli.

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