La prima giornata nella capitale è da antologia, con visita alla città vecchia e tante tante foto. Il palazzo reale è ampio e sobrio, ma non imponente. Idem la cattedrale, idem il palazzo della Borsa, in cui vengono assegnati i premi Nobel… Non vedo mai ricerca di maestosità, solo piazze raccolte, case pulite, vie ordinate ma ugualmente colorate e vivaci. Pulito, ma non asettico alla viennese, vivo, ma no chiassoso alla teutonica, nordico, ma non provinciale alla Copenhagen… mi piace!!!
Ci perdiamo in Gamla Stan per ore… Ci si sta bene, è riposante. E illusi da questo benessere il giorno successivo ci tuffiamo nella parte più moderna: più che una passeggiata, un massacro! Giriamo in lungo e in largo e vediamo decine di scorci fantastici, ma nessuno rivaleggia con Gamla Stan. Optiamo per il grande parco a est, ma rinunciamo alla visita al Vasa, un po’ troppo gettonata e costosa, idem (e a mio parere è stato un errore) ci perdiamo lo Skansen, ma siamo stanchi: è tutto il girono che rimbalziamo da Kungsholmen (il vecchio municipio) a Djurgården passando per la city… e l’idea è che questi giganteschi giardini siano un po’ troppo dispersivi. Ci riposiamo un po’ all’ombra degli alberi, contemplando il volgere al termine di una giornata per noi insolitamente lunga, visti gli orari di alba e tramonto dell’estate svedese.
E arriva il terzo giorno.
Prima però cambiamo camera e abbiamo modo di conoscere i simpatici compagni di stanza della camerata: è una compagnia eterogenea e alla mano, con un signore anziano e solitario ma dalla battuta pronta, madre e figlio colombiani impegnati in un tour da suicidio che in 15 giorni li porterà a visitare parecchie città europee, comprese Parigi e Roma, due simpaticissimi sloveni che tengono banco prendendo in giro gli altri avventori, una deliziosa e giovane ballerina biondissima accompagnata dalla madre, un ragazzo israelianoche ci racconta di come avviene la… circoncisione (brrr…) e altri. Ciliegina sulla torta, un giovane ricercatore torinese trapiantato a Parigi e abile nella giocoleria ci incanta quasi per tutta la sera lanciando le sue palline in aria… e così giocando e scherzando passa la serata.
E arriva, dicevo, il terzo giorno.
Giorno di escursioni: prendiamo l’auto e giriamo i paesi dei dintorni.
Sono carinissimi! Mariefred, piccolo e sperduto, è forse il più bello con le sue casette rosse in legno e il bel castello sul lago. Molto particolare è anche la mini-ferrovia che sembra un giocattolo, ma viene realmente usata per tour dei dintorni, mossa da una pittoresca locomotiva a vapore non più grossa di un’utlitaria.
Dopo le foto di rito è la volta di Strängnäs, paese che accoglie il visitatore presentando un magnifico porticciolo dominato da un mulino a vento; anche qui foto a profusione e pranzettino veloce ai baracchini del porto, gestiti da ragazze simpaticissime.
Visitamo poi la chiesa e abbiamo la confermadi ciò che avevamo già appurato: in tutte le chiese della zona, siano esse di provincia o cattedrali, esistono spazi appositi per far giocare i bambini; nicchie in cui solitamente ti aspetteresti la tal statua o cappelletta ospitano invece tavolini, panche, peluches e giocattoli, il tutto opportunamente posto sotto luminose vetrate. Davvero curioso!
Dopo i paesi dei dintorni è la volta di Uppsala, città più famosa per le università che non per le meraviglie artistiche. Fa eccezione la cattedrale, vertiginosamente gotica con le sue guglie gemelle e la struttura ardita, ma è davvero l’unica cosa degna di nota nella cittadina, non fosse altro per la tomba di Linneo, incastonata nel pavimento e circondata da fiori e piante. Appropriata! Sempre nella catedrale riposa il re Gustav Vasa, in una grande cappella adorna delle scene della sua vita e accompagnato dalle sue tre mogli. Poco discosta dalla cappella, una statua di donna in abito monacale sembra voltarsi a guardare la tomba del re. Il dettaglio e la precisione della statua la fanno sembrare vera. Un personaggio storico? Una ntico amore? Non ho modo di accertarmene.
Più curiosa Gamla Uppsala, la città vecchia distante un paio di chilometri… più che città vecchia sembra il paese delle bambole! Casette pastello piccine divise da viuzze strette e orticelli e quasi nessuno in giro: sembra più un campeggio con bungalow che una cittadina. Ci aggiriamo un po’ tra queste case di bambole per poi decidere di tornare al nostro ostello a Stoccolma.
Ed è giunto purtroppo il giorno della partenza.
Lasciamo Stoccolma con tristezza, considerato quanto sia bella, e partiamo alla volta della Danimarca ricordandoci quanto fosse deludente.
[3- continua]
Ci perdiamo in Gamla Stan per ore… Ci si sta bene, è riposante. E illusi da questo benessere il giorno successivo ci tuffiamo nella parte più moderna: più che una passeggiata, un massacro! Giriamo in lungo e in largo e vediamo decine di scorci fantastici, ma nessuno rivaleggia con Gamla Stan. Optiamo per il grande parco a est, ma rinunciamo alla visita al Vasa, un po’ troppo gettonata e costosa, idem (e a mio parere è stato un errore) ci perdiamo lo Skansen, ma siamo stanchi: è tutto il girono che rimbalziamo da Kungsholmen (il vecchio municipio) a Djurgården passando per la city… e l’idea è che questi giganteschi giardini siano un po’ troppo dispersivi. Ci riposiamo un po’ all’ombra degli alberi, contemplando il volgere al termine di una giornata per noi insolitamente lunga, visti gli orari di alba e tramonto dell’estate svedese.
E arriva il terzo giorno.
Prima però cambiamo camera e abbiamo modo di conoscere i simpatici compagni di stanza della camerata: è una compagnia eterogenea e alla mano, con un signore anziano e solitario ma dalla battuta pronta, madre e figlio colombiani impegnati in un tour da suicidio che in 15 giorni li porterà a visitare parecchie città europee, comprese Parigi e Roma, due simpaticissimi sloveni che tengono banco prendendo in giro gli altri avventori, una deliziosa e giovane ballerina biondissima accompagnata dalla madre, un ragazzo israelianoche ci racconta di come avviene la… circoncisione (brrr…) e altri. Ciliegina sulla torta, un giovane ricercatore torinese trapiantato a Parigi e abile nella giocoleria ci incanta quasi per tutta la sera lanciando le sue palline in aria… e così giocando e scherzando passa la serata.
E arriva, dicevo, il terzo giorno.
Giorno di escursioni: prendiamo l’auto e giriamo i paesi dei dintorni.
Sono carinissimi! Mariefred, piccolo e sperduto, è forse il più bello con le sue casette rosse in legno e il bel castello sul lago. Molto particolare è anche la mini-ferrovia che sembra un giocattolo, ma viene realmente usata per tour dei dintorni, mossa da una pittoresca locomotiva a vapore non più grossa di un’utlitaria.
Dopo le foto di rito è la volta di Strängnäs, paese che accoglie il visitatore presentando un magnifico porticciolo dominato da un mulino a vento; anche qui foto a profusione e pranzettino veloce ai baracchini del porto, gestiti da ragazze simpaticissime.
Visitamo poi la chiesa e abbiamo la confermadi ciò che avevamo già appurato: in tutte le chiese della zona, siano esse di provincia o cattedrali, esistono spazi appositi per far giocare i bambini; nicchie in cui solitamente ti aspetteresti la tal statua o cappelletta ospitano invece tavolini, panche, peluches e giocattoli, il tutto opportunamente posto sotto luminose vetrate. Davvero curioso!
Dopo i paesi dei dintorni è la volta di Uppsala, città più famosa per le università che non per le meraviglie artistiche. Fa eccezione la cattedrale, vertiginosamente gotica con le sue guglie gemelle e la struttura ardita, ma è davvero l’unica cosa degna di nota nella cittadina, non fosse altro per la tomba di Linneo, incastonata nel pavimento e circondata da fiori e piante. Appropriata! Sempre nella catedrale riposa il re Gustav Vasa, in una grande cappella adorna delle scene della sua vita e accompagnato dalle sue tre mogli. Poco discosta dalla cappella, una statua di donna in abito monacale sembra voltarsi a guardare la tomba del re. Il dettaglio e la precisione della statua la fanno sembrare vera. Un personaggio storico? Una ntico amore? Non ho modo di accertarmene.
Più curiosa Gamla Uppsala, la città vecchia distante un paio di chilometri… più che città vecchia sembra il paese delle bambole! Casette pastello piccine divise da viuzze strette e orticelli e quasi nessuno in giro: sembra più un campeggio con bungalow che una cittadina. Ci aggiriamo un po’ tra queste case di bambole per poi decidere di tornare al nostro ostello a Stoccolma.
Ed è giunto purtroppo il giorno della partenza.
Lasciamo Stoccolma con tristezza, considerato quanto sia bella, e partiamo alla volta della Danimarca ricordandoci quanto fosse deludente.
[3- continua]
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