21 giugno 2004

E' fuori bustometro

Ecco un altro dei miei migliori aneddoti: ricordo che è tutto vero, anche se i nomi sono ovviamente cambiati.

E' fuori bustometro!

Tutti i nomi di persona e azienda sono ovviamente fittizi, sostituiti con nomi di fantasia. Il correttore automatico di Word ci ha messo lo zampino, quindi se trovate parole equivoche come "razzo" o "ciglioni" sappiate attribuire loro il significato adatto alla circostanza.

Un bel martedi mattina, giornata ideale per svolgere commissioni. Il sole c'è ma non è troppo caldo, il traffico c'è, ma a quello sono abituato, l'indirizzo ce l'ho, quindi so dove andare... Inutile rimandare oltre la missione, no?
In breve devo portare una busta con annesso preventivo ad una grossa azienda nel milanese... Un lavoretto da niente, giusto un incarico da fattorino, che sarà mai...
Tutto procede tranquillo fino alla discesa della meropolitana, dopodiché mi prendo una mezzoretta di tempo per smarrire la strada due o tre volte (che ci posso fare? ognuno si diverte come può...) e infine giungo davanti al maestoso ingresso della Ares, agognata meta della mattinata. Visto che l'immensa arcata si apre su scivoli multipli e tornelli da supermercato prospicienti ascensori futuristici, decido all'istante che è meglio chiedere lumi al portiere: mi sento un soffio in apprensione e mi sembra tutto troppo grande. Mi avvicino al gabbiotto in vetro e sostengo lo sguardo dell'addetto, che mi sta squadrando in modo decisamente torvo. L'uomo merita una descrizione: appoggiata su due spalle possenti, una testa squadrata con capelli nerissimi porta stampato uno strepitoso monosopracciglio cisposissimo quasi coprente due occhi neri neri abituati senz'altro ad un'unica espressione, quella aggrottata. Il resto della faccia è assolutamente insignificante rispetto a questi particolari, infatti non ci bado.
Approccio con un comunissimo "Buongiorno!" mentre il bioculo monoarcata non cambia assolutamente espressione. Non muove un muscolo.
Tento un proseguimento della frase, magari si scuote...
"Sono della Nellowarp Enterprises, dovrei consegnare dei documenti all'ufficio... ehm... all'interno 8... dottoressa Gargiulo..."
Secondi di silenzio.
Il monocispo aggrotta ma non parla, poi di colpo esplode in un verso stranissimo:
"CNCORFO??"
Secondi di silenzio.
Scena di Tyreal a bocca aperta che fa finta di non aver capito.
"No, scusi, sono della Nellowarp Enterprises... Dovrei vedere la dottoressa Gargiulo..."
"Fi, ma Cncorfo??"
Panico.
"Scusi...?"
"Quel ch'fin mano... C-O-N-C-O-R-F-F-O??
Secondi di silenzio...
"SI!" Rispondo convinto
"Allora Fefto piano ascnfore finiftra!"
"Gra... grazie... Mi apre?"
Passo per i tornelli diretto all'ascensore di sinistra (almeno è questo che ho intuito) e faccio finta di nulla, convinto del fatto che un portiere che parla come Cattivik non è un buon segno.
Salito in ascensore premo il tasto per il sesto piano e attendo... Oziosamente noto che ci sono due pulsantiere identiche sull'ascensore, una a destra e una a sinistra. Io ovviamente ho premuto quella a destra (mi echeggia in testa la bonfonchiata del portiere: "FINIFTRA!!!") ed è proprio la porta a destra che si apre.
Dovendo andare dall'altra parte, premo il tasto 6 a sinistra. Chiaramente non succede nulla.
Vabbé, diamine! Devo solo passare dall'altra parte del palazzo, ci sarà un corridoio!
Non c'è.
Il palazzo della Ares è un ciambellone di almeno un chilometro di diametro e la semiciambella destra è assolutamente indipendente dalla sinistra. Ci si può arrivare solo "attraversando" gli ascensori.
Ma i corridoi, dico io! Una mente malata ha costruito corridoi degni di Dedalo con brusche svolte in posti impensati, assurdi vicoli ciechi e uffici messi di sbieco, il tutto immerso in un deprimente bianco ospedaliero asettico.
Vado, torno, mi giro, faccio inversione, decollo, prego, compio diversi tonneaux, un ammaraggio e qualche strambata di bolina e sono di nuovo al punto di partenza: l'ascensore; se fossi un patito videogiocatore mi sarei ormai convinto di essere nel famigerato "Livello Bianco" di Doom II, e prenderei la mia fida sega elettrica per far fuori gli zombi, ma per fortuna gioco quasi sempre agli strategici, quindi salvo, esco e rientro. Dall'ascensore ovviamente, dopo essere ridisceso e risalito (col pulsante giusto, stavolta!)
Nonostante accusi sintomi da ubriachezza sono dal lato corretto, e scopro che l'ufficio è... Dietro l'angolo! Fiero di me mi fiondo nella stanza, dove con posa da agente dell' FBI recito "Tyreal, della Nellowarp Enterprises; dovrei..."
Prima che possa finire la frase, un impiegato seduto alla scrivania mi guarda, sorride, si alza e sussurra una cosa del tipo:
"beh..bffff...vrrrr...mah...Devo andare!"
E se ne va!
Io resto incredulo in mezzo all'ufficio, busta in mano. a chiedermi cosa fare.
Dopo almeno dieci minuti entra una signora: è la dottoressa Gargiulo, finalmente! Purtroppo sembra che la mia presenza la turbi parecchio.
"Salve! sono..."
"E lei cosa fa qui!!!"
"Ah, ehm... Sono Tyreal della Nellowarp Enterprises... io..."
"E chi l'ha fatta entrare?"
"Ma... il portiere giù..."
"Lei non può stare qui se non c'è nessuno!!! Dia qui!!!"
Detto ciò mi prende la busta di mano e la esamina. La esamina. La esamina.
Giuro, l'avrà girata e rigirata almeno quindici volte, prima di ributtarla davanti a me con disgusto.
"Non è affrancata" si giustifica.
"Certo che no!" ribatto incredulo "L'ho portata qui io!"
"Deve essere affrancata"
"Scusi??" Sono sempre più basito "Ma... Non va spedita... E' solo una lettera, lei deve aprirla e leggerla!"
"Non posso aprire buste non affrancate. E' il regolamento"
Ogni tentativo di spiegazione si infrange contro un muro di intransigenza: vuole una busta affrancata! Lì per lì non trovo scappatoie, poi mi viene un'illuminazione:
"Ha dei francobolli?"
"Certo... No, se lo scordi, non glieli do, sono contati"
"E io adesso dove trovo..."
"E cosa vuole che ne sappia io? Vada giù e chieda al portiere, no?"
Bella storia! Devo andare ancora a trattare con Cattivik Monociglio... E va beh...
Esco (stizzito), imbocco l'ascensore, ascendo, discendo, tornello, gabbiotto.
"Ah, ehm... Scusi..."
sguardo corrugato
"C'è mica una tabaccheria qui intorno che lei sappia?"
sguardo corrugato e pensieroso... Poi, come se il velo di Maya si fosse finalmente levato dal volto cisposo, si illumina:
"Fi!"
Si alza ed esce. Nonostante la possenza di testa e spalle è sorprendentemente basso!
"Allor fino 'n' fondo la via, finiftra!"
"Ah, sinistra?"
"Finiftra, fondo!"
"Grazie!"
Diamine, parlerà male, ma almeno è gentile!
La tabaccheria è proprio lì dove dovrebbe essere e, meraviglia, il commesso è giovane, simpatico e allegro. Gli chiedo se può pesarmi gentilmente la busta per verificarne il prezzo di affrancatura ordinaria e lui non fa una piega. Appoggiata la busta sul bilancino, tuttavia, corruga la fronte (pure lui?), poi prende la busta e la esamina rigirandola (pure lui???) e se ne esce con un lapidario:
"E' FUORI BUSTOMETRO"
E mo' che razzo è 'sto bustometro?
Lo guardo con un fare tra l'inquisitorio e lo scazzato, al che si trova costretto a prodigarsi in spiegazioni:
"Non è una busta standard da spedizioni, in teoria non c'è un'affrancatura specifica... Vedo che l'indirizzo è qui vicino, forse le conviene portarla a mano..."
Occhi al cielo, sorriso ebete e rassegnato e breve spiegazione. Lui non ci vuole credere, insiste che il francobollo non serve.
Quanto vorrei vederlo faccia a faccia con la signora che mi ha mandato qui...
"Vabbé" colgo la palla al balzo "quant'è l'affrancatura massima per buste di quel peso?"
"Mah, veramente... 8500 lire..."
"Bene. affranchi!"
"Sicuro?"
"Affranchi, affranchi"
Allungo il deca e ritiro busta affrancata più un pacchetto di Fisherman (mai più senza!) e torno a passo di carica verso l'ufficio 8.
Avevo detto che sembrava Doom? Mi sbagliavo, è molto più simile a Monkey Island... O forse no, non lo so, non guardo la televisione, troppa pubblicità...
Passo davanti al portiere che al solo vedere il mio gesto imperioso mi apre i tornelli... Tutti tranne quello che imbocco io, evidentemente, visto che ancora un po' ci lascio i gioielli di famiglia...
Entro, salgo, sinistra, ufficio, signora.
La signora prende la busta e, senza degnarla di uno sguardo la apre, da un'occhiata al contenuto e la butta di lato, Poi mi saluta senza nemmeno guardare.
A quel paese lei e il bustometro!

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