Cesare vive in un film.
Si, lui è convinto che il mondo sia un po' il suo palcoscenico personale, dal quale non scende mai, e si comporta sempre come se fosse sotto l'occhio di una cinepresa. Non ti dice "ciao", piuttosto ammicca "ehi, come ti butta?"... Una volta credo di avergli sentito profferire la frase "Chiudi il becco" in un impeto di stizza. Non ne sono sicuro, ma non mi stupirei se l'avesse fatto. Orbene, Cesare è artista non solo a parole ma di fatto, vivendo in un suo stile bohémièn fatto di ritardi, disordine e una certa qual gioiosa confusione generale. Insomma, quando accompagno Cesare da qualche parte si può star sicuri che l'aneddoto è dietro l'angolo, e stavolta l'ho preso proprio in faccia.
Capita dunque che mi ritrovi sulla sua pittoresca Clio nelle vie della Metropoli parlando del più e del meno e sospirando ad ogni manovra equilibrista tra i sensi più o meno unici (perché la strada ha le sue regole, ma quelle di Cesare sono più duttili), mentre il pilota creativo fuma, risponde al telefono, apre negoziati con gli altri utenti della strada e, a tempo perso, guida.
Dopo innumerevoli svolte sbagliate (perché le cartine stradali hanno le loro regole, ma quelle di Cesare sono più restrittive) arriviamo a destinazione ma, come è consueto nella nostra città, non c'è parcheggio.
Niente paura, Cesare butta l'auto davanti ad un cancello e mi chiede di aspettarlo mentre va a fare le sue commissioni. Sto per replicare che proprio dietro di noi, un mastodonte nero con gomme da schiacciasassi e minaccioso marchio teutonico deve entrare proprio in quel cancello, quando vedo con orrore che Cesare sta scendendo dall'auto e con piglio da Clint Eastwood mi dice "spostala", mentre si avvia con totale noncuranza verso il lato opposto della strada.
Il TurboSUV nero qui dietro suona il clacson.
Esco di corsa, faccio il giro dell'auto e mi metto alla guida... Che è a misura di Cesare, quindi con sedile appiccicato al parabrezza.
Mi incastro alla guida, accendo la vettura, metto la retro...
Metto la retro... metto la retro... metto la retro.
Ma allora entra o no sta stracazzo di retro?
Il MegaturboSUV nero ri-suona il clacson.
Terrore. Ho un flashback: due mesi prima, Cesare che mi dice qualcosa a proposito della sua auto... della retro che non entra...
Bestemmio. Non lo faccio mai, ma questa volta si.
Si apre la portiera del TurboMegaCruccoSUV ed esce una donna.
Bionda. Bella. Inguainata in un tubino nero con spacco laterale e acconciata come Veronica Lake. 35 anni, non di più.
Urla.
Voce stridula, una rasoiata su una lavagna, un'ira seconda solo a quella funesta di achilliana memoria.
"E' un passo carààààbbile non si è accorto che è un passo carààààbbile! Ma non lo vede? Ma è deficiente? E' un passo carààààbbile!"
Cosa le dico? COSA CAZZO LE DICO?
"Signora.. la retro... quell'idiota..."
"E' un passo carààààbbile! Ma io dico! Ma non lo vede? MA allora chiamo i vigili! E' un passo carààààbbile!"
E' paonazza, fra poco esplode lì e rimane soltanto il tubino. Invece se ne va, sempre urlando "E' un passo carààààbbile!" e rientra sul suo IperMegaTurboSUV (col FAP).
Esasperato metto in folle e scendo.
E spingo.
E spingo quella cazzo di Clio butterata da urti e ruggine e impreco verso Cesare e verso l'intubinata.
Stronzo...Puttana...Stronzo...Puttana... a denti stretti per mascherare il labiale.
Al trentesimo "stronzo" ho liberato l'accesso al passo carààààbbile!", ma c'è la fila di veicoli che vuol passare e io blocco la strada.
Al cinquantesimo "puttana" getto la vettura davanti ad un altro cancello, riproponendomi di mollarla lì e scappare.
Poi, rimessa la testa a posto mi sfogo sulla leva del cambio, che entra al primo colpo in retromarcia.
Tiro un calcio alla leva e la piego.
La suora che vede la scena mi fissa con terrore.
Cesare ariva dieci minuti dopo tranquillo e caracollante esordendo con un "todo bien?".
Non sapendo se colpirlo allo stomaco, percuoterlo col paraurti della sua Clio o semplicemente investirlo, mi limito a sospirare.
"ah, non ti ho detto che non funziona la retro"
Come non detto, il pugno nello stomaco andava bene.
Si, lui è convinto che il mondo sia un po' il suo palcoscenico personale, dal quale non scende mai, e si comporta sempre come se fosse sotto l'occhio di una cinepresa. Non ti dice "ciao", piuttosto ammicca "ehi, come ti butta?"... Una volta credo di avergli sentito profferire la frase "Chiudi il becco" in un impeto di stizza. Non ne sono sicuro, ma non mi stupirei se l'avesse fatto. Orbene, Cesare è artista non solo a parole ma di fatto, vivendo in un suo stile bohémièn fatto di ritardi, disordine e una certa qual gioiosa confusione generale. Insomma, quando accompagno Cesare da qualche parte si può star sicuri che l'aneddoto è dietro l'angolo, e stavolta l'ho preso proprio in faccia.
Capita dunque che mi ritrovi sulla sua pittoresca Clio nelle vie della Metropoli parlando del più e del meno e sospirando ad ogni manovra equilibrista tra i sensi più o meno unici (perché la strada ha le sue regole, ma quelle di Cesare sono più duttili), mentre il pilota creativo fuma, risponde al telefono, apre negoziati con gli altri utenti della strada e, a tempo perso, guida.
Dopo innumerevoli svolte sbagliate (perché le cartine stradali hanno le loro regole, ma quelle di Cesare sono più restrittive) arriviamo a destinazione ma, come è consueto nella nostra città, non c'è parcheggio.
Niente paura, Cesare butta l'auto davanti ad un cancello e mi chiede di aspettarlo mentre va a fare le sue commissioni. Sto per replicare che proprio dietro di noi, un mastodonte nero con gomme da schiacciasassi e minaccioso marchio teutonico deve entrare proprio in quel cancello, quando vedo con orrore che Cesare sta scendendo dall'auto e con piglio da Clint Eastwood mi dice "spostala", mentre si avvia con totale noncuranza verso il lato opposto della strada.
Il TurboSUV nero qui dietro suona il clacson.
Esco di corsa, faccio il giro dell'auto e mi metto alla guida... Che è a misura di Cesare, quindi con sedile appiccicato al parabrezza.
Mi incastro alla guida, accendo la vettura, metto la retro...
Metto la retro... metto la retro... metto la retro.
Ma allora entra o no sta stracazzo di retro?
Il MegaturboSUV nero ri-suona il clacson.
Terrore. Ho un flashback: due mesi prima, Cesare che mi dice qualcosa a proposito della sua auto... della retro che non entra...
Bestemmio. Non lo faccio mai, ma questa volta si.
Si apre la portiera del TurboMegaCruccoSUV ed esce una donna.
Bionda. Bella. Inguainata in un tubino nero con spacco laterale e acconciata come Veronica Lake. 35 anni, non di più.
Urla.
Voce stridula, una rasoiata su una lavagna, un'ira seconda solo a quella funesta di achilliana memoria.
"E' un passo carààààbbile non si è accorto che è un passo carààààbbile! Ma non lo vede? Ma è deficiente? E' un passo carààààbbile!"
Cosa le dico? COSA CAZZO LE DICO?
"Signora.. la retro... quell'idiota..."
"E' un passo carààààbbile! Ma io dico! Ma non lo vede? MA allora chiamo i vigili! E' un passo carààààbbile!"
E' paonazza, fra poco esplode lì e rimane soltanto il tubino. Invece se ne va, sempre urlando "E' un passo carààààbbile!" e rientra sul suo IperMegaTurboSUV (col FAP).
Esasperato metto in folle e scendo.
E spingo.
E spingo quella cazzo di Clio butterata da urti e ruggine e impreco verso Cesare e verso l'intubinata.
Stronzo...Puttana...Stronzo...Puttana... a denti stretti per mascherare il labiale.
Al trentesimo "stronzo" ho liberato l'accesso al passo carààààbbile!", ma c'è la fila di veicoli che vuol passare e io blocco la strada.
Al cinquantesimo "puttana" getto la vettura davanti ad un altro cancello, riproponendomi di mollarla lì e scappare.
Poi, rimessa la testa a posto mi sfogo sulla leva del cambio, che entra al primo colpo in retromarcia.
Tiro un calcio alla leva e la piego.
La suora che vede la scena mi fissa con terrore.
Cesare ariva dieci minuti dopo tranquillo e caracollante esordendo con un "todo bien?".
Non sapendo se colpirlo allo stomaco, percuoterlo col paraurti della sua Clio o semplicemente investirlo, mi limito a sospirare.
"ah, non ti ho detto che non funziona la retro"
Come non detto, il pugno nello stomaco andava bene.
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