Il giorno che conobbi Layla la feci ridere. Non so esattamente quale facezia mi inventai per l'occasione, ma ricordo che lei spalanco gli occhioni azzurri e rise in maniera quasi sguaiata. Gli amici ci fissavano con un misto di stupore e spavento; un paio erano esterrefatti, una scappò al bagno, l'altra si fece il segno della croce, uno addirittura (mi hanno detto) si iscrisse poi a ingegneria. Il ragazzo accanto a me mi spiegò "Hai fatto ridere la Garbo".
In realtà Layla non è mai stata così... Semplicemente era impossibile capire cosa la colpisse emotivamente, almeno all'inizio. L'immagine che dava era quella di persona algida, impassibile. Non altera, non con la puzza sotto il naso, ma mai divertita o addolorata oltre il limite della cordialità.
La prima volta che andai a casa sua mi immaginavo di trovarla in una di quelle tenute inglesi, tra levrieri, green, e servizi da te, magari con abito di lino e gran cappello bianco; ecco era perfetta per il ruolo chic/decadente/aristocratico... Certo, non credevo esistessero molte tenute principesche in zona Città Studi, quindi non mi stupii più di tanto di essere invitato in un comune appartamento arredato in un modo normalissimo.
Ecco Layla in quel momento mi parve un arredamento anni '70. Non parlo della casa, parlo di LEI. Quei locali che si vedono nei vecchi telefilm del periodo, in cui sembrava che il futuro riservasse tinte accese e pastello le une accanto alle altre e mobili dalle linee minimaliste e tondeggianti. Un misto di Ufo Shado e Arancia Meccanica: un sacco di colori e impressioni compresso in una rigida geometria, ma non forzata o repressa, solo tranquillamente naturale.
Quanto al ridere, ah quello è tutta un'altra storia.
Conoscendola meglio mi accorgevo che aveva un gusto talmente poliedrico da essere "strano": poteva restare impassibile a tempi comici perfetti o scoppiare a ridere alternativamente di fronte alla battuta più pecoreccia della terra o al cambio di espressione di un attore shakespeariano durante una fase concitata di una commedia per palati fini; poteva commuoversi allo stesso modo per un dramma a lei vicino o per la morte di un personaggio nel telefilm preferito e restare totalmente impassibile in situazioni che farebbero perdere la testa a molte persone.
Nel confuso delirio febbricitante dei giorni scorsi, Layla mi ha tenuto un po' di compagnia; non sarò stato un granché come ospite con 39 gradi celsius sulla fronte, ma il bello delle persone come lei è che nel bene o nel male sanno mantenere un'aggraziata e cordiale espressione di condiscendenza.
E' sabato e, mentre mi riprendo, lei decide di guardare un po' la tv con me e, dopo un rapido e preciso giro di ispezione dei canali si ferma sul profilo noto e corpulento di Bud Spencer.
"Due superpiedi quasi piatti", da piccolo non me lo perdevo mai, adoravo quei due scazzottatori folli... Ma figurati se Layla...
"Ohh Bud Spencer e Terence Hill!"
No dai... non dirmi che...
Lo vediamo tutto. Alla scena in cui il buon Bud sta per addentare il panino, lo chiamano alla radio e lui brontola "C'ho l'hamburger che fa contatto", Layla esplode.
No, non ride, esplode!
Sghignazza incontrollata, fino alle lacrime e praticamente fino alla fine del film; nei pochi momenti in cui si riprende un'altra battuta la squassa nel profondo:
"Sposta la testa che te la cionco"
*Sospiro* ridarella incontenibile
"Sono rose finte, durano financo quattro anni"
*risata interrotta* "financo quattro aaaahhhahhh!" *sghignazzata da cattivo dei cartoni animati*
"Mi appecorono alla sua bellezza
*urlo liberatorio seguito da risata sommessa*
Io ho paura. La Garbo ride!!!
Ma anche dopo aver usato tutti i suoi bonus risata degli utlimi quattro anni, Layla non è il tipo da accusare conseguenze. Dopo soli pochi minuti anche il segno delle lacrime è scomparso, solo una certa luminosità del viso suggerisce lampi di gioia dopo una tempesta di emozioni.
Bene cara Greta, ho un po' di dvd da recuperare per i prossimi weekend...
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