Benvenuti a Rho.
Tyreal Blog
Da dove arrivo e dove sto andando
1 maggio 2015
31 marzo 2015
Autogrill
Tornando a casa, questa sera, sono passato per l'ennesima volta accanto a un Autogrill un po' diverso dai soliti. Non che proponga un allestimento particolare o rustichella meno chimica della media, sto parlando proprio di estetica e di architettura, ma soprattutto di sensazioni.
È sotto una struttura particolare, slanciata, futurista, ottimista, una di quelle idee nate negli anni cinquanta o sessanta e in qualche modo sopravvissute tra gli orrori cementizi del periodo: tre archi bianchi, molto alti e dai montanti sottili, che si appoggiano gli uni con gli altri a reggere una circonferenza su cui svetta il logo del ristorante.
Non so se sia bello, forse non lo è, ma non ne ho mai visti altri simili e per me ha un significato particolare, pertanto, per quei motivi del tutto illogici che solleticano la mente umana, mi piace tantissimo.
Sì, perché rappresenta una sorta di età dell'oro della mia infanzia, piazzata più o meno durante i primi anni della scuola dell'obbligo, periodo in cui la domenica era salire sull'auto con papà e andare a fare un giro... Non per forza una gita fuori porta, perché non sempre si poteva, ma anche solo l'idea di salire in auto, magari nel posto davanti, quello dei grandi, era già una gioia. Mio padre ci ha sempre scarrozzati ovunque durante le feste: macinavamo chilometri sulla 131 blu da prima che sapessi quale fosse il significato di "millesei bialbero" e, sebbene arrivassi sempre a soffrire il mal d'auto, ho sempre amato quei viaggi un po' zingareschi ed è innegabile che debba a quelle esperienze la mia attuale voglia di guidare in giro per il mondo.
Quando non si poteva andare a Roma, in Calabria, in Toscana o semplicemente al mare, cosa facevamo? Andavamo "fuori". Non importa dove, poteva essere a trovare gli amici di famiglia, un altra città appena fuori dalla provincia, il castellino che "ci sono passato una volta, ma non ci sono mai fermato", la fiera di paese... Qualsiasi cosa. Ma al ritorno ci si fermava all'autogrill.
Non so dove sia nata la tradizione, so solo che a un certo punto ci andavo pazzo e restavo persino deluso quando si tornava troppo tardi e non c'era tempo per fermarci... tanto che mio padre, a volte mi ci riportava la settimana dopo. Sì, senza andare in un posto preciso: prendevamo l'auto unicamente per andare in quella curiosa astronave, a volte imboccando proprio l'autostrada, a volte entrando dal retro, l'ingresso di servizio dalla statale usato dai dipendenti e scoperto chissà come anche da noi. Si passava per il cancelletto sferragliante, si attraversava il parcheggio dei camion (erano le prime volte che vedevo i giganti della strada da vicino, mi sembravano incredibili) e finivamo sotto l'immensa arcata. C'era addirittura una porticina per la manutenzione e mi sono sempre chiesto come fosse infilarsi lì dentro e salire per... quanti? trenta metri? in un cunicolo dentro l'arco portante. Da brividi!
Papà prendeva il caffè, per me c'era un succo o una brioche, ma io restavo sempre incantato a guardare la copertura così avveniristica e il lampadario assurdamente e baroccamente gigantesco.
Oggi quell'autogrill è ancora lì, con i suoi archi sottili, i camogli avvizziti e il parcheggio dei camion. Gliene hanno costruito uno proprio accanto, moderno, imponente, che quasi intimidisce con il suo tetto così somigliante alla Devil's Tower di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Non mi piace: è troppo arrogante, io amo quegli archi sottili e luminosi.
Non ne farò un dramma se e quando li abbatteranno, ma sicuramente mi dispiacerà moltissimo.
È sotto una struttura particolare, slanciata, futurista, ottimista, una di quelle idee nate negli anni cinquanta o sessanta e in qualche modo sopravvissute tra gli orrori cementizi del periodo: tre archi bianchi, molto alti e dai montanti sottili, che si appoggiano gli uni con gli altri a reggere una circonferenza su cui svetta il logo del ristorante.
Non so se sia bello, forse non lo è, ma non ne ho mai visti altri simili e per me ha un significato particolare, pertanto, per quei motivi del tutto illogici che solleticano la mente umana, mi piace tantissimo.
Sì, perché rappresenta una sorta di età dell'oro della mia infanzia, piazzata più o meno durante i primi anni della scuola dell'obbligo, periodo in cui la domenica era salire sull'auto con papà e andare a fare un giro... Non per forza una gita fuori porta, perché non sempre si poteva, ma anche solo l'idea di salire in auto, magari nel posto davanti, quello dei grandi, era già una gioia. Mio padre ci ha sempre scarrozzati ovunque durante le feste: macinavamo chilometri sulla 131 blu da prima che sapessi quale fosse il significato di "millesei bialbero" e, sebbene arrivassi sempre a soffrire il mal d'auto, ho sempre amato quei viaggi un po' zingareschi ed è innegabile che debba a quelle esperienze la mia attuale voglia di guidare in giro per il mondo.
Quando non si poteva andare a Roma, in Calabria, in Toscana o semplicemente al mare, cosa facevamo? Andavamo "fuori". Non importa dove, poteva essere a trovare gli amici di famiglia, un altra città appena fuori dalla provincia, il castellino che "ci sono passato una volta, ma non ci sono mai fermato", la fiera di paese... Qualsiasi cosa. Ma al ritorno ci si fermava all'autogrill.
Non so dove sia nata la tradizione, so solo che a un certo punto ci andavo pazzo e restavo persino deluso quando si tornava troppo tardi e non c'era tempo per fermarci... tanto che mio padre, a volte mi ci riportava la settimana dopo. Sì, senza andare in un posto preciso: prendevamo l'auto unicamente per andare in quella curiosa astronave, a volte imboccando proprio l'autostrada, a volte entrando dal retro, l'ingresso di servizio dalla statale usato dai dipendenti e scoperto chissà come anche da noi. Si passava per il cancelletto sferragliante, si attraversava il parcheggio dei camion (erano le prime volte che vedevo i giganti della strada da vicino, mi sembravano incredibili) e finivamo sotto l'immensa arcata. C'era addirittura una porticina per la manutenzione e mi sono sempre chiesto come fosse infilarsi lì dentro e salire per... quanti? trenta metri? in un cunicolo dentro l'arco portante. Da brividi!
Papà prendeva il caffè, per me c'era un succo o una brioche, ma io restavo sempre incantato a guardare la copertura così avveniristica e il lampadario assurdamente e baroccamente gigantesco.
Oggi quell'autogrill è ancora lì, con i suoi archi sottili, i camogli avvizziti e il parcheggio dei camion. Gliene hanno costruito uno proprio accanto, moderno, imponente, che quasi intimidisce con il suo tetto così somigliante alla Devil's Tower di Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo. Non mi piace: è troppo arrogante, io amo quegli archi sottili e luminosi.
Non ne farò un dramma se e quando li abbatteranno, ma sicuramente mi dispiacerà moltissimo.
5 dicembre 2014
Bloc Notes
Esistono persone che, in alcuni momenti storti, entrano in un inquietante loop mentale tale da costringerli a fissarsi su un'unica questione assolutamente irrilevante e mettono a dura prova ogni tentativo di sbrogliare la situazione.
Comincia con una domanda, comincia sempre con una domanda, qualcosa di innocente, che però mette in allarme quella forza dentro di me che neanch'io so spiegare come, una sorta di tremito nella proverbiale Forza, misto a secchezza delle fauci e disagio sociale, anche conosciuto come settimo senso di Anto, da sobri, almeno.
"Hai per caso telefonato alla cartoleria per ordinare i nuovi bloc-notes?"
Cado dalle nuvole, dopo aver attraversato la stratosfera e anche buona parte della Stratopausa e mi chiedo in quale scala di priorità possono essere stati inseriti i nuovi bloc-notes nel momento in cui sto tornando da un cantiere con appunti mentali di un progetto interamente nuovo da mettere in opera, so di dover chiamare urgentemente un cliente per fissare gli appuntamenti della prossima settimana, ho in mano un metro da otto che non so da dove diavolo arrivi, sta suonando il telefono, cerco di chiudere la porta dietro di me col mignolo del piede e ho lì davanti la nuova commerciale dell' acciaieria, peraltro affascinante. L'acciaieria, intendo, con tutti quei nuovi uffici luccicanti e... ma sto divagando.
Poso il metro in mano alla commerciale, rispondo alla centralinista della Telecom e le ordino di mandarmi subito tre quintali di tubolari inox, ingoio un preventivo, e mi slaccio una scarpa, giusto per non farmi mancare niente, poi cerco di rifare tutta la procedura nell'ordine corretto e ripenso per un millesimo di secondo alla domanda... Nella scala di priorità "Venerdì di Nello", la chiamata alla cartoleria si posiziona tra "riordinare il garage" e "abbracciare il mio coniglio invisibile".
"La cartoleria...? No, sono arrivato ora, puoi chiamare tu?
NON SIA MAI! "
"Ah, ma avevi detto che avresti chiamato tu e io pensavo che l'avessi già fatto, adesso siamo senza bloc-notes"
DRAMAH!!! Siamo senza!!! Moriremo di carenza di bloc-notes e sarà colpa mia perché ne consumo a nastro!
"Sì, ma come vedi sono stato un po' preso, non puoi chiamarli, per favore?"
"Eh sì, adesso li chiamo, però mi avevi detto che li avresti chiamati tu... d'altra parte quello che usa tanti bloc-notes sei tu e pensavo..." (Ecco, appunto)
"Sì, hai ragione, l'ho detto, ma non ho ancora fatto in tempo" (mi mangio un caffè, con tutto il bicchiere, per fare più in fretta) "ma non è un problema, li possiamo chiamare adesso..."
"Sì, ma io avevo capito che avresti chiamato tu prima"
"...Già... ma... come ho detto, non ho fatto in tempo, pertanto possiamo farlo anche adesso, o martedì... non è una cosa urgente..."
"Eh sì, possiamo farlo anche adesso, ma mi avevi detto che l'avresti fatto tu prima e..."
La commerciale guarda una partita di ping pong in cui ogni possibile spiegazione riceve in risposta unicamente "Ah, ma io avevo capito che ci avresti pensato tu" reiterato talmente tante volte che avremmo potuto già ordinare l'intera produzione di bloc-notes ottenuta abbattendo tre quarti dell'Amazzonia, consegna compresa... E' spaventoso. Sì, sono una persona orrenda! È vero, avevo detto che me ne sarei occupato, ma non l'ho fatto! Adesso non c'è nulla che sia diventato più importante della telefonata alla cartoleria! Quella telefonata è la chiave di tutto, il vero significato del 42, l'origine della vita, la fonte del Nilo, il quarto volume del Signore degli Anelli e tutto questo andrà perduto come lacrime nella pioggia perché io non ci ho pensato. È la fine! Il Mondo scoppierà, Corzano scoppierà, Io Speriamo Che Me La Cavo, anche senza bloc-notes, ma ti prego, ora usciamo da questo circolo infinito!
Entra il cartolaio, che avevo effettivamente chiamato, ma di cui mi ero completamente scordato, appoggia i bloc notes sulla mia scrivania e saluta tutti.
Voglio andare a casa.
"Hai per caso telefonato alla cartoleria per ordinare i nuovi bloc-notes?"
Cado dalle nuvole, dopo aver attraversato la stratosfera e anche buona parte della Stratopausa e mi chiedo in quale scala di priorità possono essere stati inseriti i nuovi bloc-notes nel momento in cui sto tornando da un cantiere con appunti mentali di un progetto interamente nuovo da mettere in opera, so di dover chiamare urgentemente un cliente per fissare gli appuntamenti della prossima settimana, ho in mano un metro da otto che non so da dove diavolo arrivi, sta suonando il telefono, cerco di chiudere la porta dietro di me col mignolo del piede e ho lì davanti la nuova commerciale dell' acciaieria, peraltro affascinante. L'acciaieria, intendo, con tutti quei nuovi uffici luccicanti e... ma sto divagando.
Poso il metro in mano alla commerciale, rispondo alla centralinista della Telecom e le ordino di mandarmi subito tre quintali di tubolari inox, ingoio un preventivo, e mi slaccio una scarpa, giusto per non farmi mancare niente, poi cerco di rifare tutta la procedura nell'ordine corretto e ripenso per un millesimo di secondo alla domanda... Nella scala di priorità "Venerdì di Nello", la chiamata alla cartoleria si posiziona tra "riordinare il garage" e "abbracciare il mio coniglio invisibile".
"La cartoleria...? No, sono arrivato ora, puoi chiamare tu?
NON SIA MAI! "
"Ah, ma avevi detto che avresti chiamato tu e io pensavo che l'avessi già fatto, adesso siamo senza bloc-notes"
DRAMAH!!! Siamo senza!!! Moriremo di carenza di bloc-notes e sarà colpa mia perché ne consumo a nastro!
"Sì, ma come vedi sono stato un po' preso, non puoi chiamarli, per favore?"
"Eh sì, adesso li chiamo, però mi avevi detto che li avresti chiamati tu... d'altra parte quello che usa tanti bloc-notes sei tu e pensavo..." (Ecco, appunto)
"Sì, hai ragione, l'ho detto, ma non ho ancora fatto in tempo" (mi mangio un caffè, con tutto il bicchiere, per fare più in fretta) "ma non è un problema, li possiamo chiamare adesso..."
"Sì, ma io avevo capito che avresti chiamato tu prima"
"...Già... ma... come ho detto, non ho fatto in tempo, pertanto possiamo farlo anche adesso, o martedì... non è una cosa urgente..."
"Eh sì, possiamo farlo anche adesso, ma mi avevi detto che l'avresti fatto tu prima e..."
La commerciale guarda una partita di ping pong in cui ogni possibile spiegazione riceve in risposta unicamente "Ah, ma io avevo capito che ci avresti pensato tu" reiterato talmente tante volte che avremmo potuto già ordinare l'intera produzione di bloc-notes ottenuta abbattendo tre quarti dell'Amazzonia, consegna compresa... E' spaventoso. Sì, sono una persona orrenda! È vero, avevo detto che me ne sarei occupato, ma non l'ho fatto! Adesso non c'è nulla che sia diventato più importante della telefonata alla cartoleria! Quella telefonata è la chiave di tutto, il vero significato del 42, l'origine della vita, la fonte del Nilo, il quarto volume del Signore degli Anelli e tutto questo andrà perduto come lacrime nella pioggia perché io non ci ho pensato. È la fine! Il Mondo scoppierà, Corzano scoppierà, Io Speriamo Che Me La Cavo, anche senza bloc-notes, ma ti prego, ora usciamo da questo circolo infinito!
Entra il cartolaio, che avevo effettivamente chiamato, ma di cui mi ero completamente scordato, appoggia i bloc notes sulla mia scrivania e saluta tutti.
Voglio andare a casa.
30 ottobre 2014
Kultura
Luogo:
Libreria, interno giorno, esterno ora solare che, a dispetto del nome, implica luminosità decisamente scarsa.
Personaggi e interpreti:
Libraio: giovane e dinamico intellettuale entusiasta.
Madre: signora sulla cinquantina agghindata in modo elegante ma non appariscente.
Figlia: signorina sulla quindicina agghindata in modo appariscente.
Anto: vittima del giovedì.
Libraio: "Ordunque la lista è quasi completa, cosa dobbiamo aggiungere all' elenco?"
Madre: figlia, cosa manca?
Figlia: "il 'Conte', madre"
Madre, sbirciando un foglietto: "Ecco, da ultimo ci sta il 'Conte di Rezzato'"
Libraio: "Ohibò, non mi è familiare codesto titolo! Chi ne è l'autore?"
Anto, ascoltando di soppiatto attendendo il suo turno, ha un brivido.
Libraio, intuendo un tremito nella Forza, incrocia lo sguardo di Anto e ha lo stesso brivido.
Madre, confermando i timori di tutti: "Ecco qui, Italo Calvino!"
Silenzio.
Libraio, con doti diplomatiche insospettate: "Immagino Voi intendiate 'Il Visconte dimezzato' , d'altra parte alcuni titoli possono generare equivoci"
Madre: "Ah, di Mezzato... io mi pensavo che era Rezzato, il paese vicino a Brescia"
Silenzio.
Anto: "ripasso più tardi"
Libraio esprime sguardo di solidarietà.
Fine, titoli, applausi
Libreria, interno giorno, esterno ora solare che, a dispetto del nome, implica luminosità decisamente scarsa.
Personaggi e interpreti:
Libraio: giovane e dinamico intellettuale entusiasta.
Madre: signora sulla cinquantina agghindata in modo elegante ma non appariscente.
Figlia: signorina sulla quindicina agghindata in modo appariscente.
Anto: vittima del giovedì.
Libraio: "Ordunque la lista è quasi completa, cosa dobbiamo aggiungere all' elenco?"
Madre: figlia, cosa manca?
Figlia: "il 'Conte', madre"
Madre, sbirciando un foglietto: "Ecco, da ultimo ci sta il 'Conte di Rezzato'"
Libraio: "Ohibò, non mi è familiare codesto titolo! Chi ne è l'autore?"
Anto, ascoltando di soppiatto attendendo il suo turno, ha un brivido.
Libraio, intuendo un tremito nella Forza, incrocia lo sguardo di Anto e ha lo stesso brivido.
Madre, confermando i timori di tutti: "Ecco qui, Italo Calvino!"
Silenzio.
Libraio, con doti diplomatiche insospettate: "Immagino Voi intendiate 'Il Visconte dimezzato' , d'altra parte alcuni titoli possono generare equivoci"
Madre: "Ah, di Mezzato... io mi pensavo che era Rezzato, il paese vicino a Brescia"
Silenzio.
Anto: "ripasso più tardi"
Libraio esprime sguardo di solidarietà.
Fine, titoli, applausi
22 ottobre 2014
Avete visto cosa è successo a Grillo ieri sera???
Da non crederci!
Avete visto cosa è successo a Grillo ieri sera???
Avete visto cosa è successo a Grillo ieri sera???
ASSOLUTAMENTE
NIENTE!!!
ma grazie per il Vostro click.
Ciao.
Ciao.
24 gennaio 2014
Un venerdì qualunque a Maranello
Nel frattempo, a Maranello...
Luca Cordy: "Oh insomma... Queste monoposto di formula 1... Guarda qua: f2001, f2002... Ma con tutti i nomi che ci sono dobbiamo proprio chiamarle Effe-Anno? Su, un po' di fantasia!"
Sottoposto Umile: "Mon president... Non sono auto da vendere, lasciamo semplicemente come nome il numero di progetto..."
"Non sono da vendere? Pazzo! Noi siamo Ferrari! Noi vendiamo un simbolo, un modo di essere, il trionfo del made in Dubai nel mondo... "
"Italy"
"Come?"
"No, niente"
"Ho un'idea, facciamo scegliere al pubblico: organizziamo un mega sondaggio! Sì, bello, anche su Twitbook, su fourwer! Bello! Basta con nomi banali!"
"Ehm... L'abbiamo già fatto con l'Alfa Mito e il pubblico aveva scelto 'Velvetta', abbiamo dovuto dire che era tutto uno scherzo e tirare fuori un nome decente all'ultimo momento"
"Dettagli! E poi, peggio di 'LaFerrari' non potrà essere. Procedi!"
[Pochi mesi dopo]
"Grande capo! Sono usciti i risultati del sondaggio!"
"Bene bene, non vedo l'ora di scoprire quanto genio c'è nel nostro pubblico. Che nome ha vinto? "
" F14"
"..."
"Ehm... ho un'idea"
"Cioè?"
"Aggiungiamoci una T alla fine, così lo leggono FI4T"
"Genio".
Luca Cordy: "Oh insomma... Queste monoposto di formula 1... Guarda qua: f2001, f2002... Ma con tutti i nomi che ci sono dobbiamo proprio chiamarle Effe-Anno? Su, un po' di fantasia!"
Sottoposto Umile: "Mon president... Non sono auto da vendere, lasciamo semplicemente come nome il numero di progetto..."
"Non sono da vendere? Pazzo! Noi siamo Ferrari! Noi vendiamo un simbolo, un modo di essere, il trionfo del made in Dubai nel mondo... "
"Italy"
"Come?"
"No, niente"
"Ho un'idea, facciamo scegliere al pubblico: organizziamo un mega sondaggio! Sì, bello, anche su Twitbook, su fourwer! Bello! Basta con nomi banali!"
"Ehm... L'abbiamo già fatto con l'Alfa Mito e il pubblico aveva scelto 'Velvetta', abbiamo dovuto dire che era tutto uno scherzo e tirare fuori un nome decente all'ultimo momento"
"Dettagli! E poi, peggio di 'LaFerrari' non potrà essere. Procedi!"
[Pochi mesi dopo]
"Grande capo! Sono usciti i risultati del sondaggio!"
"Bene bene, non vedo l'ora di scoprire quanto genio c'è nel nostro pubblico. Che nome ha vinto? "
" F14"
"..."
"Ehm... ho un'idea"
"Cioè?"
"Aggiungiamoci una T alla fine, così lo leggono FI4T"
"Genio".
13 gennaio 2014
20 dicembre 2013
Like!
Lo scorso post è stato ribloggato dall'amico Gianmarco Annese e ha ottenuto qualcosa come ottomila "like" e un picco di visite quantificabile in circa ventimila accessi... Lo stesso post, nato sul mio profilo Facebook, è tuttora oggetto di condivisione.
Non me l'aspettavo e mi fa davvero piacere!
Non me l'aspettavo e mi fa davvero piacere!
16 dicembre 2013
La grande G di Italia
Il resto delle foto è qui. |
Nel frattempo, all'ultimo piano del Google Building...
"Mega Presidente Globale, c'è un problema in Italia"
"Cos'è l'Italia?"
"...L'Italia, signore, la nazione... ha presente? Roma, Venezia, mandolino, mafia, pizza, MilanoModa...?"
"Non capisco"
"Il posto dove fanno la macchina rossa che ha preso ieri"
"Ah sì, che problema è?"
"C'è una nuova legge... serve per farci pagare le tasse"
"Perché, non le paghiamo già?"
"No, ma lo facciamo legalmente"
"Eh allora cosa vogliono gli italiensi?"
"Vogliono mettere una tassa sul web"
"Che significa 'una tassa sul web'? E' uno scherzo? Ma lì in Pastalia sanno come funziona la rete?"
"Penso di sì, ci arrivano un sacco di richieste su "scie chimiche", "vaccini che fanno diventare gay" e "gruppo Baldambemboberg", quindi risulta che usano il nostro motore di ricerca"
"Mi stai prendendo in giro? E come ci vogliono tassare?"
"Dovremo pagare la loro IVA..."
"Chi è questa Eve?"
"No no, è l'imposta sul valore aggiunto, da loro sta... al 22%"
"Ma allora mi stai veramente prendendo per il culo! Come fa la Tristalia ad avere un IVA del genere e potersi permettere dispositivi elettronici? Cosa fanno, li vendono scontati?"
"Al contrario, vogliono ulteriormente tassarli per tutelare i diritti d'autore"
"...I cosa?!? Non ti seguo, cosa c'entrano i diritti d'autore con gli smartphone?"
"Non sono sicuro, credo sia una cosa tipo 'paga un dollaro in più per salvaguardare gli orsi del rift', ma i meccanismi fiscali europei non mi sono del tutto chiari"
"Europa? Papalia è in Europa?"
"Credo di sì, pagano in euro, anche se alcuni chiedono insistentemente prezzi in 'lire', qualsiasi cosa siano"
"Ma allora non c'è nessun problema, l'Europa non accetterà mai una cosa del genere, è contro le norme internazionali"
"Sembra che il promotore della legge non lo sappia, maestà..."
"Ah davvero? E chi è questo tizio?"
"Sto controllando ora il suo profilo: pare sia noto in patria per aver scambiato un F-35 per un elicottero"
"Ho risolto il problema: chiudi gli account in Pomeralia e vendimi la macchina rossa; ne prendo una arancione dai tedeschi. E non disturbarmi più con queste fesserie, per favore, sto preparando la rivoluzione informatica della Rep. Centrafricana e non ho tempo per le quisquilie"
31 gennaio 2013
22 dicembre 2012
Dei delitti, delle pene e delle attese
E' arrivato il momento di raccontare una storia. Una storia vera, di qualche tempo fa, ma che ancora oggi conserva qualche strascico... una storia vissuta che mi ha permesso di cementare dei rapporti con persone che oggi stimo tantissimo.
Ordunque, qualche annetto fa ho frequentato una ragazza straniera, emigrata dal nordafrica e venuta in Italia a cercare fortuna. Quando l'ho conosciuta lavorava in un bar, ma aveva la seria intenzione di aprire un locale tutto suo, di cercarsi una sistemazione dignitosa, di realizzare insomma sogni concreti, per avere quelle cose che spesso noi diamo per scontate. Era bella, bellissima, giovane, solare... me ne innamorai quasi subito, e anche se si trattò di un fuoco di paglia, fu comunque una bellissima esperienza: lei era caparbia, voleva farcela e si impegnò moltissimo per realizzare i suoi propositi e io la aiutavo parecchio, dedicandole del tempo, accompagnandola a cercare un nuovo lavoro, a vedere un nuovo appartamento, a sistemare i documenti che le servivano, perché anche le questioni relative al permesso di soggiorno sono critiche quando non riesci a sbarcare il lunario. Le regalai un mio vecchio computer e imparò quasi subito a usarlo maledettamente bene... non vi dico che emozione quando mi apparve l'avviso di nuova amicizia col suo nome sulla finestra d MSN! Grazie ai mezzi informatici, trovò un buon appartamento, lo arredò con mobili usati e anche qui sfoggiai le mie doti carpentieristiche (si fa per dire) per darle una mano ad assemblare il tutto. Sembrava andare tutto a gonfie vele, io nel frattempo avevo altre persone a cui dedicarmi e lentamente, molto lentamente ci si perse di vista. Non del tutto: ogni tanto la incontravo, si usciva insieme, si andava a cena, facevamo foto... c'era una buona intimità, sia nei momenti più tranquilli che in quelli in cui ci si consolava a vicenda per qualche insuccesso. Ci perdemmo un po' di vista, sì, ma con la mia convinzione che le cose le stessero comunque andando abbastanza bene: parlava di fare un viaggio nel suo paese per reincontrare la sua famiglia, si era appena comprata una vecchia auto usata ma tenuta bene, e già pensava a qualche gitarella qui e là...
Febbraio: vado a curiosare sulla sua pagina Facebook (sì, vi si era iscritta, ma lo usava poco) e leggo uno strano messaggio di un suo amico che recita in stampatello maiuscolo di avvisare se si avevano sue notizie, perché lei era irreperibile e non rispondeva al telefono da almeno un paio di settimane. Guardo poco più in basso e leggo altri amici che scrivono "Dove sei?" "Ehi, sei sparita? non ti fai più sentire".
Prendo il telefono e la chiamo, ma il numero risulta inattivo... Indago e cerco, vado a casa sua e non la trovo lì; scopro tramite la padrona di casa che nell'ultimo anno è finita in un giro di "brutta" gente, che ha avuto problemi di soldi e che si è dovuta trasferire in una stanza in affitto perché non in grado di pagare il monolocale.
"E il bar?" Chiedo sgomento
"Chiuso... Eh 'sta crisi..."
Rimango basito, ma non so ancora cosa le sia successo, dove sia finita, nemmeno la signora lo sa.
Mi viene in mente che una volta siamo stati ad una festa a casa di una sua amica che, combinazione, non abita nemmeno troppo lontano da me: impulsivamente vado da lei, non ricordandomi nemmeno il suo nome! L'amica è in casa, mi vede stravolto, la vedo stravolta, ma sa cos'è successo: Eva è stata arrestata. Dieci giorni prima.
In pratica riesco a ricostruire gli eventi dalle sue parole e da una mia successiva discesa agli inferi tra la Questura, il Carcere e il terribile locale dove aveva trovato alloggio negli ultimi mesi: secondo i loro resoconti Eva frequentava persone impegnate in loschi traffici di carte di credito clonate. Non era vero, lei non era nemmeno presente nelle regioni in cui si svolgevano questi traffici, ma al momento non potevo saperlo; tutto ciò che sapevo era che, dopo un interrogatorio, era finita in custodia cautelare.
Dove? A San Vittore, mi dicono in Questura.
A Monza, mi dicono a S.Vittore
Dovrebbe chiedere alla Questura di Milano, mi dicono a Monza.
In tutte queste corse avanti e indietro mi chiedo come sia finita in quel giro, e soprattutto come abbia passato quei dieci giorni in carcere... Cosa le hanno fatto? E prima, in quella catapecchia in cui si era trasferita? Ho un groppo in gola mentre pesto sull'acceleratore, mentre giro per la città e i dintorni annotando nuovi indirizzi e nuovi numeri di telefono di fantomatici uffici a cui chiedere informazioni, quasi sempre invano. Mi trovo davanti ad un muro di silenzio, perché non sono un congiunto di alcun tipo, pertanto non riesco nemmeno a sapere dove diavolo sia... Non mi resta che telefonare al mio avvocato di fiducia e vedere se lei può fare qualcosa.
Dopo un mese e tramite uno straordinario avvocato ho ricostruito gli eventi. Eva è ancora in custodia, in un carcere a quattrocento chilometri da dove sono io, e l'unico modo che ho di comunicare con lei è mandarle lettere o telegrammi, senza sapere se le arrivino o meno.
Gli amici a cui ho confidato questa storia mi suggeriscono di lasciar perdere, di lasciarla di fronte alle sue scelte, di non accollarmi problemi così grossi, perché non mi riguardano, anche se le ho voluto bene... e che soprattutto ci sono altre persone a cui voglio bene adesso e a cui dovrei dedicare i miei sforzi. Ma io non me sento di lasciarla lì: assumo l'avvocato, che si rivelerà essere una preziosa e tenacissima alleata, e procedo insieme a lei ad indagare per scoprire cosa sia successo veramente.
Passano dei mesi, la ricostruzione è sempre più precisa e i fatti appaiono surreali: Eva è innocente, ma le circostanze sono così assurde che potrebbe essere davvero scambiata per una della "banda" dei clonatori di carte di credito, piccoli criminali che non sembrano brillare per astuzia, visto il modo in cui sono stati tutti catturati. Passiamo intere serate a studiare strategie, a capire cosa fare... sono serate tra pizze semifredde, schemi su lavagne e procedure legali che non mancano di lasciarmi frastornato, ma dispongo di un avvocato che non sbaglia un colpo e che non perde mai il controllo della situazione.
Infine l'intuizione, l'idea, il piccolo dettaglio che può scagionarla completamente e che viene fuori, quasi per caso: la diretta interessata risulta non aver mai condiviso i loschi affari degli altri arrestati e la cosa finalmente può venire dimostrata grazie ad un apparentemente irrilevante tabulato telefonico... un innocente tabulato che però riporta luoghi e ore e che quindi è in grado di fornire un alibi di ferro.
Sei mesi dopo l'inizio della vicenda, Eva è libera e in grado di ritornare alla vita di sempre.
Mi riesce difficile condensare in poche righe sei mesi di incertezza e di sconforto, di speranza e di disillusione, di tumulti nel cuore e di freddezza all'esterno, vivendo la vita normale come sempre e non lasciando trasparire niente con i miei cari... ma adesso è passato abbastanza tempo ed è giusto fissare nero su bianco la storia, anche se in poche righe. Forse un giorno la racconterò tutta, per filo e per segno, ma credo che la diretta interessata potrà farlo meglio di me: l'ho rivista pochi giorni fa, ci siamo scambiati i regali di Natale e abbiamo riso un sacco.
Ordunque, qualche annetto fa ho frequentato una ragazza straniera, emigrata dal nordafrica e venuta in Italia a cercare fortuna. Quando l'ho conosciuta lavorava in un bar, ma aveva la seria intenzione di aprire un locale tutto suo, di cercarsi una sistemazione dignitosa, di realizzare insomma sogni concreti, per avere quelle cose che spesso noi diamo per scontate. Era bella, bellissima, giovane, solare... me ne innamorai quasi subito, e anche se si trattò di un fuoco di paglia, fu comunque una bellissima esperienza: lei era caparbia, voleva farcela e si impegnò moltissimo per realizzare i suoi propositi e io la aiutavo parecchio, dedicandole del tempo, accompagnandola a cercare un nuovo lavoro, a vedere un nuovo appartamento, a sistemare i documenti che le servivano, perché anche le questioni relative al permesso di soggiorno sono critiche quando non riesci a sbarcare il lunario. Le regalai un mio vecchio computer e imparò quasi subito a usarlo maledettamente bene... non vi dico che emozione quando mi apparve l'avviso di nuova amicizia col suo nome sulla finestra d MSN! Grazie ai mezzi informatici, trovò un buon appartamento, lo arredò con mobili usati e anche qui sfoggiai le mie doti carpentieristiche (si fa per dire) per darle una mano ad assemblare il tutto. Sembrava andare tutto a gonfie vele, io nel frattempo avevo altre persone a cui dedicarmi e lentamente, molto lentamente ci si perse di vista. Non del tutto: ogni tanto la incontravo, si usciva insieme, si andava a cena, facevamo foto... c'era una buona intimità, sia nei momenti più tranquilli che in quelli in cui ci si consolava a vicenda per qualche insuccesso. Ci perdemmo un po' di vista, sì, ma con la mia convinzione che le cose le stessero comunque andando abbastanza bene: parlava di fare un viaggio nel suo paese per reincontrare la sua famiglia, si era appena comprata una vecchia auto usata ma tenuta bene, e già pensava a qualche gitarella qui e là...
Febbraio: vado a curiosare sulla sua pagina Facebook (sì, vi si era iscritta, ma lo usava poco) e leggo uno strano messaggio di un suo amico che recita in stampatello maiuscolo di avvisare se si avevano sue notizie, perché lei era irreperibile e non rispondeva al telefono da almeno un paio di settimane. Guardo poco più in basso e leggo altri amici che scrivono "Dove sei?" "Ehi, sei sparita? non ti fai più sentire".
Prendo il telefono e la chiamo, ma il numero risulta inattivo... Indago e cerco, vado a casa sua e non la trovo lì; scopro tramite la padrona di casa che nell'ultimo anno è finita in un giro di "brutta" gente, che ha avuto problemi di soldi e che si è dovuta trasferire in una stanza in affitto perché non in grado di pagare il monolocale.
"E il bar?" Chiedo sgomento
"Chiuso... Eh 'sta crisi..."
Rimango basito, ma non so ancora cosa le sia successo, dove sia finita, nemmeno la signora lo sa.
Mi viene in mente che una volta siamo stati ad una festa a casa di una sua amica che, combinazione, non abita nemmeno troppo lontano da me: impulsivamente vado da lei, non ricordandomi nemmeno il suo nome! L'amica è in casa, mi vede stravolto, la vedo stravolta, ma sa cos'è successo: Eva è stata arrestata. Dieci giorni prima.
In pratica riesco a ricostruire gli eventi dalle sue parole e da una mia successiva discesa agli inferi tra la Questura, il Carcere e il terribile locale dove aveva trovato alloggio negli ultimi mesi: secondo i loro resoconti Eva frequentava persone impegnate in loschi traffici di carte di credito clonate. Non era vero, lei non era nemmeno presente nelle regioni in cui si svolgevano questi traffici, ma al momento non potevo saperlo; tutto ciò che sapevo era che, dopo un interrogatorio, era finita in custodia cautelare.
Dove? A San Vittore, mi dicono in Questura.
A Monza, mi dicono a S.Vittore
Dovrebbe chiedere alla Questura di Milano, mi dicono a Monza.
In tutte queste corse avanti e indietro mi chiedo come sia finita in quel giro, e soprattutto come abbia passato quei dieci giorni in carcere... Cosa le hanno fatto? E prima, in quella catapecchia in cui si era trasferita? Ho un groppo in gola mentre pesto sull'acceleratore, mentre giro per la città e i dintorni annotando nuovi indirizzi e nuovi numeri di telefono di fantomatici uffici a cui chiedere informazioni, quasi sempre invano. Mi trovo davanti ad un muro di silenzio, perché non sono un congiunto di alcun tipo, pertanto non riesco nemmeno a sapere dove diavolo sia... Non mi resta che telefonare al mio avvocato di fiducia e vedere se lei può fare qualcosa.
Dopo un mese e tramite uno straordinario avvocato ho ricostruito gli eventi. Eva è ancora in custodia, in un carcere a quattrocento chilometri da dove sono io, e l'unico modo che ho di comunicare con lei è mandarle lettere o telegrammi, senza sapere se le arrivino o meno.
Gli amici a cui ho confidato questa storia mi suggeriscono di lasciar perdere, di lasciarla di fronte alle sue scelte, di non accollarmi problemi così grossi, perché non mi riguardano, anche se le ho voluto bene... e che soprattutto ci sono altre persone a cui voglio bene adesso e a cui dovrei dedicare i miei sforzi. Ma io non me sento di lasciarla lì: assumo l'avvocato, che si rivelerà essere una preziosa e tenacissima alleata, e procedo insieme a lei ad indagare per scoprire cosa sia successo veramente.
Passano dei mesi, la ricostruzione è sempre più precisa e i fatti appaiono surreali: Eva è innocente, ma le circostanze sono così assurde che potrebbe essere davvero scambiata per una della "banda" dei clonatori di carte di credito, piccoli criminali che non sembrano brillare per astuzia, visto il modo in cui sono stati tutti catturati. Passiamo intere serate a studiare strategie, a capire cosa fare... sono serate tra pizze semifredde, schemi su lavagne e procedure legali che non mancano di lasciarmi frastornato, ma dispongo di un avvocato che non sbaglia un colpo e che non perde mai il controllo della situazione.
Infine l'intuizione, l'idea, il piccolo dettaglio che può scagionarla completamente e che viene fuori, quasi per caso: la diretta interessata risulta non aver mai condiviso i loschi affari degli altri arrestati e la cosa finalmente può venire dimostrata grazie ad un apparentemente irrilevante tabulato telefonico... un innocente tabulato che però riporta luoghi e ore e che quindi è in grado di fornire un alibi di ferro.
Sei mesi dopo l'inizio della vicenda, Eva è libera e in grado di ritornare alla vita di sempre.
Mi riesce difficile condensare in poche righe sei mesi di incertezza e di sconforto, di speranza e di disillusione, di tumulti nel cuore e di freddezza all'esterno, vivendo la vita normale come sempre e non lasciando trasparire niente con i miei cari... ma adesso è passato abbastanza tempo ed è giusto fissare nero su bianco la storia, anche se in poche righe. Forse un giorno la racconterò tutta, per filo e per segno, ma credo che la diretta interessata potrà farlo meglio di me: l'ho rivista pochi giorni fa, ci siamo scambiati i regali di Natale e abbiamo riso un sacco.
28 novembre 2012
Razza di deficienti
Naron, dell'antichissima razza di Rigel, era il quarto della sua stirpe che teneva i registri
galattici. Aveva un libro grande, con l'elenco delle innumerevoli razze di tutte le galassie
che avevano sviluppato una forma d'intelligenza, e quello, notevolmente più piccolo, nel
quale erano registrate tutte le razze che, raggiungendo la maturità, venivano giudicate
adatte a far parte della Federazione Galattica. Nel registro grande erano stati cancellati
molti nomi: erano quelli di popoli che, per una ragione o per l'altra, erano scomparsi.
Sfortuna, difetti biochimici o biofisici, squilibri sociali avevano preteso il loro pedaggio.
In compenso, nessuna annotazione era mai stata cancellata dal libro piccolo. Naron,
grande e incredibilmente vecchio, guardò il messaggero che si stava avvicinando.
"Naron!" disse il messaggero. "Immenso e Unico!"
"Va bene, va bene, cosa c'è? Lascia perdere il cerimoniale."
"Un altro insieme di organismi ha raggiunto la maturità."
"Benone! Benone! Vengono su svelti, adesso. Non passa un anno senza che ne salti fuori
uno nuovo. Chi sono?"
Il messaggero diede il numero di codice della galassia e le coordinate del pianeta al suo
interno.
"Uhm, sì" disse Naron, "conosco quel mondo."
E con la sua fluente scrittura prese nota sul primo libro, poi trasferì il nome sul secondo,
servendosi, come di consueto, del nome con cui quel pianeta era conosciuto dalla
maggior parte dei suoi abitanti. Scrisse: "Terra"
"Queste nuove creature" disse poi, "detengono un bel primato. Nessun altro organismo è
passato dalla semplice intelligenza alla maturità in un tempo tanto breve. Spero che non
ci siano errori."
"Nessun errore, signore" disse il messaggero.
"Hanno scoperto l'energia termonucleare, no?"
"Certamente, signore."
"Benissimo, questo è il criterio di scelta.". Naron ridacchiò soddisfatto: "E molto presto
le loro navi entreranno in contatto con la Federazione." 2
"Per ora, Immenso e Unico" disse con una certa riluttanza il messaggero, "gli osservatori
riferiscono che non hanno ancora tentato le vie dello spazio."
Naron era stupefatto. "Proprio per niente? Non hanno nemmeno una stazione spaziale?"
"Non ancora, signore."
"Ma se hanno scoperto l'energia atomica, dove eseguono le loro prove, le esplosioni
sperimentali?"
"Sul loro pianeta, signore."
Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri di altezza e tuonò: "Sul loro pianeta?"
"Sì, signore."
Lentamente Naron prese la penna e tracciò una linea sull'ultima aggiunta del libro
piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere
l'inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.
"Razza di deficienti!" borbottò.
Isaac Asimov, Silly Asses (Razza di deficienti), in “Future”, Febbraio 1958
24 novembre 2012
Bip.
Sono in ufficio, da solo, e suona qualcosa.
"Qualcosa", sì, perché è un triplo bip che non ho mai sentito... il cellulare è calmo e beato, i cordless sono placidi, i computer non stanno facendo alcunché...
BIP BIP BIP
Il fax è fermo, l'allarme antincendio funziona nei parametri, il condizionatore è spento...
BIP BIP BIP
Allora... il pacemaker non ce l'ho, credo, altri ammennicoli elettrici non ci sono... comincio ad aprire i cassetti!
Fermo restando che nel frattempo ho trovato un vecchio statuto del Regno d'Italia, la carta d'identità di Michelangelo, il Graal e l'Arca Perduta, il triplo bip non ha mai smesso di farsi vivo e nessun cellulare nascosto è saltato fuori.
Un momento... vuoi vedere che è nel cappotto? Vai a capire perché mai dovrei...
...quello non è il mio cappotto.
Osservo per qualche secondo un anonimo giaccone grigio, da cui effettivamente proviene lo snervante bippìo, certo di non averlo mai visto prima, poi vado istintivamente, senza pensare, a cercare la fonte del rumore nelle tasche...
...Ovviamente proprio nel momento in cui sta salendo il cliente passato poco fa, con un cappotto decisamente fuori misura. Il mio, per la cronaca.
"Mi scusi, sa, ma devo aver preso la giacca sbagliata!"
Io, con in mano il suo cellulare, imbarazzatissimo: "...ehm sì... il suo telefono sta suonando"
Ci scambiamo i cappotti. Il cliente mi saluta e se ne va guardandomi come se fossi un alieno particolarmente disgustoso.
3 ottobre 2012
Mondo Canon!
La scena dell'acquisto è stata preoccupante: vado a provarla a casa del tizio che l'ha messa in vendita per sincerarmi che fosse funzionante e a posto; metto un paio di impostazioni a caso (ma proprio a caso) e scatto due o tre volte... era ovvio che uscissero foto inutili e sottoesposte, ma non mi importava, volevo solo assicurarmi che tutto fosse in regola. Il tizio, scandalizzato mi fa "ma no! Devi prima puntare, poi controllare la coppia tempo/diaframma..." e parte con tutte le spiegazioni del caso senza che io possa fermarlo! Continuavo a dire "ma sì, lo so, ho fatto solo una prova!". Ad un certo punto preoccupatissimo mi guarda e dice: "ma non è la tua prima reflex, vero???" Ho dovuto fargli vedere un paio di album online di foto mie, per convincerlo a vendermela
Negli ultimi giorni mi sono messo seriamente alla ricerca di un degno parco lenti per la nuova macchina e per prima cosa mi sono scontrato con gli orari impossibili di Fotocolombo.it, che apre solo di plutonedì ma a giorni alterni, la mattina di un giorno senza sole e di una notte senza luna, quando Rutger Hauer può finalmente copulare con Michelle Pfeiffer. Dopo aver sacrificato il cappone di rito, sono riuscito ad avere il contatto di un venditore che sembrava prodigo di informazioni e anche ragionevolmente vicino, ma al mio fatidico sì, che non prevedeva certo il diventare monaca per sempre o un qualsivoglia matrimonio, il suddetto non si è fatto più sentire. Anche rantolandogli "in nome dell'obiettivo, sputo il mio ultimo bonifico su di te", non c'è stato verso di invogliarlo... probabilmente voleva che il suo obiettivo restasse in vendita per tempo indefinito, unicamente per potersene bullare. Pazienza. Dietro consiglio di un'amica, le cui foto potreste trovare su Facebook se solo vi dicessi il nome, mi sono quindi fiondato su eBay.de, perché pare proprio che i teutonici siano dei trafficoni per tutto quel che riguarda la fotografia. E dopo un paio di ricerche posso dire che di roba interessante ce n'è, e anche parecchia! Come orientarsi di fronte ad un novero così nutrito di possibili occasioni o truffe? Le strade sono grossomodo due: o un'attenta valutazione raffrontando tutte le offerte con i prezzi di mercato restando al riparo da evidenti imbrogli, oppure procedere alla carlona, metodo che ovviamente ho adottato. In soldoni ho fatto un'offerta a caso su un obiettivo con prezzo di partenza piuttosto basso e poi ho archiviato la cosa con la convinzione che la mia offerta sarebbe stata superata nel giro di pochi picosecondi. Due ore dopo ho vinto l'asta. Beh, il prezzo è buono, il venditore ha un sacco di valutazioni, tutte positive e l'oggetto è proprio quello che mi serve, non resta che pagare! E qui inizia la lunga Campagna di Germania giunta ad una drammatica battuta di arresto con la cruenta Battaglia di Paypal.
Succede dunque che l'eroico ufficiale prussiano sia disposto a inviare il proprio obiettivo in tutta Europa isole comprese, ma non in Italia; il motivo? "le Poste Italiane vi perdono i pacchetti e poi date la colpa a me", tradotto più o meno fedelmente grazie alla consulenza di amici teutonòfoni.
A nulla valgono le mie preghiere, è irremovibile! Gli propongo una spedizione assicurata, ma non convinto, perché "la spesa sarebbe più alta e non mi sembra corretto nei confronti dell'acquirente" e non sembra essere molto rilevante il fatto che l'acquirente sia io e che il mio rispetto nei confronti della sua correttezza ai massimi livelli.
Dopo diversi scambi di mail, cede sulla spedizione assicurata e a malincuore mi comunica che dovrò pagare un aggravio di spesa.
Pari a TRE euro.
Abbiamo speso più di elettricità per mandarci le mail,
[1-continua]
27 giugno 2012
GPS Bike Painting
C'è gente che ha deciso di usare la bicicletta e il navigatore satellitare per creare veri e propri disegni usando le vie delle città. A questo punto mi chiedo: ho anch'io una bicicletta, e anche uno smartphone col GPS... quanto mai potrà essere difficile fare questa cosa?
Pochissimo. :)
23 giugno 2012
La fissità tipica dell'ottuso
Di solito mi presento in cantiere nel modo più semplice possibile, come fabbro o tecnico, senza mai accennare a ruoli o titoli... Mi ritrovo con altri responsabili di aziende di vario tipo, tutti impegnati nella costruzione di uno stesso impianto e tutti più o meno nella mia stessa situazione; mi piace però notare come ci siano molti "direttori" che arrivano elencando in modo altisonante il proprio curriculum "elevato" che li distanzia dalla plebe volgare col martello in mano e sottolineano questa condizione magnificando momenti di svago altamente culturale che ha caratterizzato la loro settimana, roba che noi poveri esponenti del volgo evidentemente non possiamo capire: l'architetto non va a pranzo, degusta, l'interior design non fa sport, ha un programma di fitness adeguato, il direttore tecnico non si sta distraendo su Facebook, è intriso di modernità due punto zero...
E così, anche per dare un taglio al teatrino, di solito non riesco a stare zitto e ci infilo una battuta. Mica mia, eh... rubata a Pennac, a Benni, o se proprio voglio esagerare, a Eco.
E vivo quel momento, quel momento perfetto, in cui l'elettricista capisce al volo e il Direttore ti guarda con la fissità tipica dell'ottuso.
4 aprile 2012
In debito
Mi ferma un ragazzo, proprio di fronte al centro commerciale. Prevenuto, alzo già le mani nel gesto "no, non ho spiccioli, davvero".
Lui mi guarda e, con occhi bassi, dice: "non voglio soldi, davvero... però ho fame"
Come fai a dire di no a uno che confessa, con vergogna, di aver fame?
Dietro di lui l'ingresso di un fast food, uno dei tanti.
"Ti piacciono i panini che fanno lì?"
"Sì"
"Dai, pranziamo insieme"
Ci prendiamo due menu, lui ne sbafa uno e mezzo con una fame di quelle che io non ho mai conosciuto, una fame di rabbia e lacrime, di occhi bassi e dignità che deve venire a patti con lo stomaco.
Mi cade lo sguardo su un sacchetto che si porta appresso...
"Ma lì dentro c'è roba da mangiare..."
"Quella è la spesa, per la mia famiglia. Io non lo tocco: non posso permettermi il mangiare per tutti, o io o loro".
gli prendo un altro cartoccio, da portare via e in cambio ho un racconto di due anni di vita. Dura, in salita, senza luce in fondo al tunnel.
Due anni di vita raccontati sono un dono che supera di gran lunga i miei pochi euro per un pranzo: sono in debito con lui.
13 settembre 2011
Il terrore del sesso.
E' notizia recente che un mentecatto trentenne ha strozzato una povera ragazza durante una pratica erotica sado-maso di origine giapponese.
Ora...a me il sado-maso fa ribrezzo, mi da proprio fastidio, ma mi limito a non praticarlo (e a cercare che nessuno lo pratichi con me!) e vivo bene lo stesso... Ci sono coppie a cui piace e vivono felici così, sono fattacci loro.
La televisione cosa fa? Lungi dal centrare il problema (l'idiota ha ammazzato una persona!) si butta sul "contorno", più facile, più appetibile e soprattutto in grado di far leva sul lato pruriginoso di tanti telespettatori. Ed ecco che parte la condanna alle pratiche sessuali "deviate", "morbose" e "perverse" e giù di tavole rotonde con psicologi (dei miei coglioni) pronti a spiegare che chi si lascia andare pratiche del genere è sicuramente "plagiato" lasciando intendere che "non è normale", non è "giusto".
La televisione cosa fa? Lungi dal centrare il problema (l'idiota ha ammazzato una persona!) si butta sul "contorno", più facile, più appetibile e soprattutto in grado di far leva sul lato pruriginoso di tanti telespettatori. Ed ecco che parte la condanna alle pratiche sessuali "deviate", "morbose" e "perverse" e giù di tavole rotonde con psicologi (dei miei coglioni) pronti a spiegare che chi si lascia andare pratiche del genere è sicuramente "plagiato" lasciando intendere che "non è normale", non è "giusto".
Ora... Come scopare (sì, ho detto scopare, e allora? E' un termine troppo morboso e deviato? Se dico "unire i corpi in uno straordinario amplesso" va meglio? Cambia forse qualcosa?) lo decidiamo la mia partner ed io e non sarà la tavola rotonda della conduttrice di successo e del suo codazzo di moralisti di merda a dovermi dire cosa è giusto e cosa no. Ma dove siamo arrivati?!?
Un tizio ha ammazzato una delle sue amanti e mandato in coma l'altra, non è colpa della corda, è colpa del'imbecille che l' ha tirata fino a farle soffocare, un imbecille che ha un nome e un cognome!
Qua siamo al livello di dover discutere dell'immoralità del sushi nel caso ci sia stato un omcidio perpetrato con un coltello da pesce!
Piccola riflessione finale: l'assassino è un ingegnere. Perché non condanniamo la facoltà di ingegneria come perversa e deviata? Se serve posso testimoniare.
6 settembre 2011
Piccolo esperimento
Un curioso esperimento sulla diffusione di "influenza" nel web.
Cliccando qui verrete indirizzati ad una pagina in cui inserire un codice e premere un pulsante. Non succederà niente di particolare, ma serve per vedere come sono correlate le persone in rete e quante potenzialmente possono essere contattate da una singola persona.
Se volete darmi una mano con l'esperimento, cliccate e seguite le indicazioni. Il click è anonimo e non serve nessun login.
Cliccando qui verrete indirizzati ad una pagina in cui inserire un codice e premere un pulsante. Non succederà niente di particolare, ma serve per vedere come sono correlate le persone in rete e quante potenzialmente possono essere contattate da una singola persona.
Se volete darmi una mano con l'esperimento, cliccate e seguite le indicazioni. Il click è anonimo e non serve nessun login.
17 luglio 2011
Sottotitolare un film /1
Novità succose per tutti gli appassionati dell'anime "Uchu senkan Yamato", arrivata in Italia col titolo "Star Blazers". Come ho avuto modo di anticipare più di un anno fa, in Giappone ne è stato realizzato un lungometraggio con attori in carne ed ossa, ma fino a pochi giorni fa era recuperabile soltanto in lingua originale o in cinese!
Dato che non ho trovato sottotitoli degni di questo nome (c'è qualcosa in inglese e in italiano, ma mi pare che siano stati tradotti con Google Translator... una cosa orribile) mi sono stufato di aspettare e... ci ho pensato io!
Li ho tradotti, scritti e adattatti!
La storia di questa singolare esperienza sarà oggetto di un prossimo post, perché è stato piuttosto interessante, nel frattempo fatevi invogliare dal trailer!
Ah, dimenticavo: i sottotitoli li trovate QUI, nel classico formato .srt
Dato che non ho trovato sottotitoli degni di questo nome (c'è qualcosa in inglese e in italiano, ma mi pare che siano stati tradotti con Google Translator... una cosa orribile) mi sono stufato di aspettare e... ci ho pensato io!
Li ho tradotti, scritti e adattatti!
La storia di questa singolare esperienza sarà oggetto di un prossimo post, perché è stato piuttosto interessante, nel frattempo fatevi invogliare dal trailer!
Ah, dimenticavo: i sottotitoli li trovate QUI, nel classico formato .srt
27 giugno 2011
La rete, com'era e com'è
Ecco, questo è un post storico.
Non nel senso che entrerà nei libri di storia, perché effettivamente non è che dica granché, ma perché è legato alla storia della rete, alla gente che un tempo si incontrava virtualmente in quell'epoca arcaica in cui principalmente si comunicava tramite mailing list.
E... indovinate un po'? E' la stessa tipologia di persone che oggi si incontra nei forum o su Facebook!
Dopo averlo ritrovato, non potevo non condividerlo. Eccolo qua, datato 1997 o giù di lì:
Una mailing list è una lista di utenti,
dotati di connessione ad internet, che discutono via posta elettronica. Di
solito la mailing list è a tema: ce ne sono di svariati argomenti, dalla
cucina al sesso, dai cartoni giapponesi alla tetrapiloctomia finlandese.
Il meccanismo è questo: ogni volta che si legge la posta si trovano nella
propria casella tutti i messaggi degli altri utenti; se si risponde a
questi messaggi o se comunque si lascia un messaggio indirizzato alla
mailing list, questo viene letto da tutti, e quindi chiunque può
controbattere. E' un po' come dire la propria in mezzo ad un gruppo di
persone: chi ti ascolta ti può dare retta e risponderti, così chi legge il
tuo messaggio può replicare e iniziare così la discussione. Solitamente la
mailing list è "moderata" ovvero ci sono utenti con "poteri speciali" (di
solito gli stessi che hanno creato il gruppo di discussione) che regolano
i messaggi in modo che non siano offensivi, oppure fuori tema, o altro...
il loro ruolo è lo stesso dei moderatori che ci sono nei dibattiti reali
con persone in carne ed ossa. Prima di leggere le mie opinioni sui tipi da
mailing list, conviene per chi non è pratico, dare un' occhiata al
prontuario dei termini principali (in ordine rigorosamente sparso);
Prontuario:
-
IMHO: è l'acronimo di "in my humble opinion", cioé "secondo il mio modesto parere". Serve ad introdurre un discorso che è dichiaratamente un'opinione personale. Il fatto che ogni intervento è sempre un'opinione personale non deve essere stato capito, visto che tale sigla è abusatissima.
-
Lurker: Colui che lurka, ovvero che si limita a leggere le email senza mai intervenire. Senza mai salutare. Senza mai dire una parola.
-
Flame: violento litigio tra membri della lista, condito con insulti vari. Il moderatore tende ad evitarlo. L'utente si impegna a non provocarlo. Ma qualcuno ci casca sempre
-
Quotare/quoting: rispondere alle mail riportando la parte del testo alla quale si sta rispondendo, così da non disorientare gli altri utenti. il quoting è un'arte, pochi sanno padroneggiarla...
-
In Topic / Off Topic: il topic è il tema della discussione, essere "in" o "out" vuol dire essere in tema o fuori tema. Se alla domanda "cosa ne pensate del gol di Vieri" uno risponde "ragazzi vi mando un link di un sito porno da paura!", quello è off topic.
-
ROTFL: "rolling on the floor laughing", ovvero mi sto sbellicando dalle risate. Scrivere "mi sto sbellicando dalle risate", evidentemente è troppo lungo e troppo provinciale. Analogo significato, ma più moderato è "LoL"
-
NewsGroup: Gruppo di discussione. Chiamarlo "gruppo di discussione" era troppo banale. Come sopra.
-
Netiquette: "etichetta" della rete, cioé un insieme di regole non scritte per rendere comprensibili e non irritanti i propri messaggi
-
Signature: la firma personalizzata che si appone alla fine del messaggio. Secondo la netiquette non dovrebbe eccedere le cinque righe. Il fatto che sia in fondo al messaggio e che, se eccede, non viene letta sembra essere irrilevante.
-
Leetspeak: simpatico e decerebrato stupro della lingua italiana, ormai divenuto una vera e propria neolingua. Oltre ad intercalare termini anglosassoni e neologismi da videogioco, è caratterizzato da parole scritte alternando lettere e numeri: ad esempio la frase "Eh eh! come vedi sono più forte di te" può essere così scritta nel molto più immediato:
"GG Own3d!". Gli sms sono roba vecchia (OLD!) a confronto.
Il novellino (niubbo/newbie)
Il novellino è l'ultimo arrivato: lo siamo stati tutti almeno una volta e tutti abbiamo fatto più o meno gli stessi errori. Se il novellino informatico è quello che è appena entrato nel mondo di internet e utilizza outlook express per inviare solo cazzate da tre mega e mezzo, così il niubbo delle mailing list è uno che, appena scoperto questo fantastico mondo, ignora la netiquette (in buona fede, visto che non sa cos'è) e comincia a inviare messaggi che non c'entrano niente col tema del discorso, allega una firma da venticinque righe e risponde un po' a caso agli interventi, senza "quotare"; poi si arrabbia se nessuno risponde e se nessuno capisce i suoi interventi. I più intelligenti hanno l'umiltà di chiedere chiarimenti su come si usa correttamente la mailing list, altri, più permalosi, si offendono e se ne vanno. I peggiori sono i "niubbi a vita", che non chiedono chiarimenti, non se ne vanno e rimangono lì continuando a ripetere gli stessi soliti errori che non mancano di irritare prima gli integralisti e poi, a lungo andare, tutti gli altri.
L'integralista
Fermo restando che i newsgroups di solito hanno già uno o più moderatori, per molti questo non è sufficiente, e reclamano un controllo molto più capillare e interventi più incisivi verso quelli che, secondo loro, rovinano la mailing list.
L'integralista non perdona niente: è convinto di essere il depositario della perfezione e-mailistica e di poter adeguatamente bacchettare chiunque non rispetti con ossequiosa adorazione i dettami della netiquette, indipendentemente dall' importanza del contenuto della mail. Un esempio di intervento integralista può essere questo:
<Utente_1@cipciop.com> scrive:
"Aiuto! Sono prigioniero di guerriglieri pakistani! Fate sapere all'ambasciata italiana della nostra condizione e informate i nostri cari che stiamo bene!"
<Talebano@integralista.it> risponde:
"Caro utente_1, la firma nella tua mail eccede di due righe il consentito, notificherò ai moderatori questa tua mancanza; tengo inoltre a precisare che la tua controversa dichiarazione potrebbe irritare le minoranze Pakistane (e nota che io uso la maiuscola!) presenti in lista. Questo potrebbe provocare scoppi d'ira e conseguenti "flame" in lista, con scambi di mail poco appropriate tra i partecipanti. Inoltre la prossima volta ti consiglio di quotare meglio, visto che il tuo intervento è decisamente off-topic"
Il vero sogno di ogni integralista è di assurgere al ruolo di Moderatore Con Poteri Speciali, in grado, cioé di poter leggere tutti i messaggi in anteprima cassando quelli a suo avviso (l'unica opinione che conta!) poco validi o offensivi, e lasciando passare, magari filtrati e modificati di Suo pugno, gli altri. Sempreché quotati come Dio comanda. Solo così potrebbe finalmente sconfiggere il suo acerrimo nemico... L'avvoltoio.
L'avvoltoio (Troll)
Amato-odiato da tutti, grana dei moderatori, inviso agli integralisti, l'avvoltoio legge tutto, ascolta tutto e poi invariabilmente colpisce: le sue opinioni sono volutamente provocatorie, di solito in aperto contrasto col tema del newsgroup. Se si tratta di una lista dedicata a Guerre Stellari, lui irride i commenti dei partecipanti magnificando serie tipo Star Trek o UFO e gettando nella polvere Lucas e compagnia. Se è all'interno della lista di Amnesty International si dichiara razzista, se iscritto a quella del Ku Klux Klan predica la fratellanza... Si racconta di troll dichiaratisi atei nei newsgroup di Padre Pio. Dato che spesso i mailers sono piuttosto fanatici riguardo alle loro passioni, l'avvoltoio non manca di scatenare le loro ire, che puntualmente fioccano a suon di risposte ad ampio spettro: si va dall'acido educato all'insulto scurrile/innovativo. I moderatori hanno un bel daffare a smorzare i flames. Gli integralisti si incazzano più di tutti, ma soprattutto perché l'avvoltoio conoce le regole (da infrangere) come e meglio di loro.
L'abbreviato
No, non è una menomazione, ma una sorta di malattia che colpisce sempre più gente, soprattutto tra i giovanissimi, e che porta ad abbreviare tutto, proprio come nei messaggini dei cellulari. L'abbreviato, infatti non posta interventi di più di 150 caratteri, pieni di forme abbreviate del tipo "IMHO nn credo ke tu hai ragione" e assolutamente prive di congiuntivi (si sa, il congiuntivo è troppo lungo da scrivere) e poi si arrabbia se uno glielo fa notare.
Sono talmente abituati a scrivere per abbreviazioni che cominciano a usarle anche dal vivo. Se uno fa loro una battuta, gli abbreviati non ridono. Al massimo urlano "ROTFL!". Se poi devono firmare un assegno disegnano una faccina. Speriamo tutti che prima o poi gli abbreviati incontrino una professoressa d'Italiano degna di questo nome che li riporti sulla via della comprensibilità. La crusca ringrazia.
L'utente primordiale
Questo esemplare esisteva già agli albori della rete, quando ancora non c'era internet, ma si discuteva via Arpanet (la prima rete informatica, che collegava i computer militari) e si viaggiava tra schede perforate e giganteschi nastri di memoria (avete presente quelli dei film?). Il primordiale ha vissuto la nascita e l'evoluzione del pc, e si serve ancora adesso di un vecchio terminale 8088 per accedere ai newsgroup, disprezzando ogni orpello grafico che i moderni sistemi operativi possono offrire. Il giurassico, fino a qui sarebbe solo da ammirare; il problema è che, di solito, costui ritiene che il suo approccio al mondo dell'informatica sia il solo giusto e che quello di tutti gli altri sia sbagliato... Per questo interviene con astio verso chi usa le vocali accentate anziché apostrofate (nei vecchi sistemi non esistevano le lettere accentate, si aggiungeva un apostrofo alla fine), si scaglia contro gli utenti con firme troppo lunghe (dato che una signature troppo lunga non ci sta nel video dell' 8088!) e insorge letteralmente nei confronti di chi invia mail in formato Html. Il suo comportamento spesso suscita la simpatia dell'integralista, che lo prende sotto la sua ala protettiva e lo promuove a co-integralista.
Il tuttologo
C'è sempre. Quando qualcuno fa una domanda, quando si tratta di dare una spiegazione tecnica, filosofica, metafisica, lipschiziana, lui c'è. E si profonde in spiegazioni lunghe ed esaurienti, tanto appaganti da far esclamare "accidenti, ma questo sa tutto di tutto!" Da qui la definizione di tuttologo. Il problema nasce quando il tuttologo comincia a dare spiegazioni anche a chi non le chiede, postando messaggi lunghissimi firmati con una frase del tipo "spero che queste informazioni vi siano utili". Sicuramente saranno utili a qualcuno, ma se richieste sarebbero state di certo più gradite. Di solito un'obiezione del genere basta a far recedere il tuttologo dal tentativo di acculturare tutta la mailing list, ma solo se l'obiezione è in buon italiano e contiene almeno tre parole originali, due inusuali e una del tutto desueta. In questo caso il soggetto ritiene di trovarsi di fronte ad un "pari grado" culturale e si ritira nell'ammirazione, altrimenti bolla il malcapitato come giovane decerebrato ignorante e continua la sua crociata contro la desertificazione culturale delle nostre povere menti.
In fondo agisce in buona fede.
La primadonna
A dispetto del nome, questa sindrome colpisce indistintamente i due sessi, e porta ad avere una tale stima di se stessi da non considerare minimamente le mail altrui. Di solito inizia con un riconoscimento unanime della mailing list: a un postatore frequente vengono fatti sperticati complimenti per la sua simpatia o cultura o quant'altro ed ecco che avviene la trasformazione... Non accade sempre, ma su soggetti particolarmente predisposti l'overdose di complimenti porta a credere di essere un pilastro fondamentale nella vita di tutti. A quel punto non è più necessario che la primadonna scriva qualcosa di sensato, basta che intervenga qui o là mostrando la sua approvazione o il suo disgusto per le opinioni altrui; i niubbi presenti in lista non mancheranno di appoggiare ogni sua decisione. Poi comincia a pontificare su ogni aspetto della vita e, immancabilmente salta fuori con qualche stupidata. Non perché sia effettivamente stupido, ma perché prima o poi una stupidata la si dice tutti. Solo che un comune mortale può fare errori, una primadonna no. Si vedono così scene di ordinaria violenza nel difendere a spada tratta le proprie opinioni, fino a che il diretto interlocutore non rinunci o fino a che la primadonna, esausta, non se ne vada sbattendo la porta con indignazione. La seconda ipotesi è spesso la più auspicabile.
Il lurker
Il lurker si iscrive al gruppo e legge. Legge. Legge. Ma non scrive mai. Perché?
Le opinioni sono contrastanti: c'è chi vede nel lurker una sorta di guardone, di uno che non ha il coraggio di dire la propria, di uno maleducato, che non si fa vedere e se ne sta nascosto. D'altra parte c'è chi dice che il soggetto è uno che ascolta, che non si accapiglia e non provoca mai, che preferisce sentire cosa hanno da dire gli altri, prima di intervenire. In entrambi i casi il lurker resterà in incognito: non sapremo mai quale dei due tipi si avvicina di più alla sua personalità, perché egli stesso non interverrà mai per dircelo. Teniamocelo così.
Il pallonaro
Individuo molto particolare che denota una stima di sé decisamente scarsa e che si diverte a pavoneggiarsi in ogni modo possibile. Di solito inizia lurkando, giusto per vedere quali sono le tendenze della mailing list, dopodiché inizia a sparare vaccate stratosferiche, asserendo di essere riuscito là dove tutti gli altri hanno fallito. Se il gruppo in questione è a tema manga, per esempio, e qualcuno parla di una fantomatica "seconda serie" di Daitarn 3, il pallonaro l'ha già vista, ma non solo: ha l'intera serie a casa sua in DVD. Se si parla di computer, il pallonaro ha il sistema migliore di tutti ed è riuscito ad overclocckare un 386 fino a farlo arrivare a 400 MHz. Ovviamente lui solo sa come e nessun altro è degno di sapere il segreto di tanta bravura. Il pallonaro spesso mette becco dappertutto (rischiando di emulare il tuttologo), e la sua convinzione fa sì che tanti niubbi lo adottino come modello di vita, sperando che, novello Maestro, spieghi loro come raggiungere la sua bravura in ogni campo. Di solito restano tutti delusi, ma il pallonaro sa sempre come alimentare nuove speranze ciarlando sui più disparati argomenti. Ricordate: se esiste, lui ce l'ha!
L'informatico puro (può evolvere in "utente MAC")
Nel mondo dell'informatica e di internet, i programmi più diffusi per far funzionare i computers e per connettersi alla rete sono quelli targati Microsoft (Windows, Explorer, Outlook etc...) e la maggior parte degli utenti ha confidenza con questo tipo di programmi e solo questo. E' anche vero che nel corso degli anni e delle varie versioni del software si sono manifestati problemi di funzionamento spesso del tutto incomprensibili, tanto da creare intorno ai computer in generale una nomea di inaffidabilità spaventosa.
L'informatico puro questo lo sa, ma lui è avanti: abbandonato da tempo ogni programma di marca nota, si lancia in internet grazie a sistemi operativi meno noti e "affidabilissimi" a seconda di tutti gli "esperti". E fin qui non posso certo dar loro torto: l'intrinseca bontà di certi programmi è nota a tutti gli utenti più smaliziati, ma è anche vero che questi programmi non sono semplicissimi da usare per i neofiti, i quali continuano a trovarsi bene nel familiare ambiente Windows. E qui scatta la crociata: l'informatico puro è oltre. E' nell'olimpo della programmazione, si crede detentore del nuovo linguaggio segreto che domina il mondo, per cui ha il diritto di irridere tutti i poveri miserabili che ancora annaspano con i loro commerciali e globalizzati pc con le finestrelle colorate di Bill Gates. E quindi giù a dire che se hai un problema te lo sei meritato, perché usi un computer inefficiente, che loro si battono da anni per migliorare la qualità del prodotto informatico, che i loro pc sono inattaccabili ai virus e che se vedono una finestra colorata volare sul loro monitor hanno le convulsioni.
Spesso hanno ragione, ma la loro supponenza, unita ad un certo atteggiamento snob da "casta", li rende simpaticissimi e divertenti. Tutti dovrebbero averne uno in una gabbietta.
Lo psicologo
Inizia con una domanda. Inizia sempre con una domanda. Una domanda talmente generica che chiunque potrebbe dire la propria. Se in un bar tra amici ti metti a dire "E' vero che le donne sono tutte uguali?" ognuno vuol dire la sua; lo stesso accade qui. Ad un certo punto trovi un post del tipo: "ho notato che spesso l'atteggiamento del gruppo è questo: cosa vi spinge ad essere così?" E la gente inizia a rispondere quasi subito, anche perché non esiste nessun argomento di conversazione più amato di "parlami dei tuoi problemi!". Lo psicologo lurka per un po', poi interviene, ma non dice la sua, pone un'altra domanda, una cosa del tipo: "dalle risposte ho capito che la cosa è così, dunque cosa pensate di questo?" E via un'altra catena di risposte. In due domande lo psicologo ha già raccattato una trentina di opininoni. Perché? Non si sa. L'unico pericolo è che lo psicologo dia il via ad un terribile botta e risposta con il tuttologo. Quando questo dovesse accadere, staccatevi da internet, andate alle Maldive e riconnettetevi al ritorno.
I fidanzatini
Nonostante il nome non si tratta di una coppia, anzi possono essere anche più persone. Sono un gruppo di gente che, conoscendosi dal vivo, si ritrovano in rete scambiandosi le impressioni della serata. Tutti gli altri utenti connessi si trovano ad assistere ad una discussione di cui non sanno e non sapranno mai niente.
In mezzo ai commenti salta fuori uno che comincia:
Utente1- "Ah, ciccio, ci sei anche tu? Ti sei ripreso dalla festa di Gazzotti dell'altra sera?"
Ciccio - "LoL! Certo! ho bevuto tntssimo certo ke è stata prprio una bella festa!"
Utente1- "E la Lola la vedi ancora?"
Utente2- "Gran topa con quella mini ascellare!"
Ciccio- "E' la mia ragazza. Ciucco, ci vieni alla grigliata del Panza?"
Ciucco- "Chiaro, se viene la Lola...Stavolta vi owno tutti!"
E si va avanti così in eterno. Perché usare un gruppo di discussione pubblico per farsi i cazzi propri? Forse per fare invidia a chi non fa parte del gruppo, forse... Peccato che la maggior parte degli utenti abbia già disertato la discussione, a causa dell'ingorgo di interventi inutili.
25 maggio 2011
Fagiano Blues
Ho un giardinetto dietro casa e dalla porta a vetri riesco a vedere gli animali che transitano ignari sotto il mio sguardo alla ricerca di qualche avanzo di cibo: passerotti e merli che beccano briciole di pane, qualche gatto che cerca di beccare passerotti e merli e cose così... Da qualche tempo a questa parte si fa vivo anche un grosso volatile, sembra addirittura un fagiano e non è raro vederlo atterrare sulle scossaline in rame facendo un bel tonfo, vista la sua mole. Non è proprio un habitué, ma ogni tanto annuncia la sua presenza al mondo con un maestoso frullo d'ali e un caratteristico "bradabong" al momento del touch and go.
La cosa deve aver parecchio turbato la vicina nazione di miciolandia.
Già, perché la cascina qui di fronte, dopo il triste evento che ne provocò l'incendio un paio di anni fa, è ora deserta e popolata da una comunità felina particolarmente prospera, nota al vicinato sopratutto per i canti notturni primaverili e per le infuocate elezioni primarie per il governo del micioquartiere. La gattribù, oltre a sbafare allegramente quello che il quartiere lascia loro in ciotole sparse strategicamente nei nostri cortili (oh, tra vicini ci si aiuta!) è dedita all'antica arte venatoria propria del loro lignaggio, arte che i vecchi gatti ormai stanchi e incanutiti tramandano a micetti appena nati, o almeno così credo, visto che un gatto di due mesi è in grado di saltare addosso a qualsiasi cosa vagamente animata alla velocità della palla da biliardo scagliata da un martello pneumatico.
Il fagiano - che non so se sia davvero un fagiano, ma è grosso come un fagiano e quindi chiamerò per comodità, indovinate un po'... fagiano! - vola alto, incurante dei felinidi nei dintorni e come d'abitudine, ogni tanto torna aposarsi delicatamente in cortile.
Bradabong! Eccolo lì.
Poche cose turbano il fagiano, persino la mia presenza in cortile non lo scompone più di tanto... Sì, vola via, ma sembra infastidito più che spaventato: dà due lenti colpi d'ala ed è già in orbita, limitandosi ad un lento librare in cerchio, potendo contanre sull'apertura alare di uno pterodattilo. Sa già che rientrerò in casa e che lui potrà nobilmente planare di nuovo nel cortile e terminare i suoi comodi.
Solo una volta l'ho visto spaventato.
Il consueto bradabong non è più una novita, ma un bradabadabadabdabong è già più curioso...
Mi affaccio alla porta a vetri e vedo lo pterofagiano agitare convulsamente le ali, che quasi toccano terra nella frenesia di partire... Sembra essere lento, sollevarsi a fatica, ma in realtà sta dando il massimo dell'accelerazione verticale di cui è capace: in pratica sto guardando la salita in candela di un bombardiere che dà tutta manetta per sfuggire da...
Un micetto lungo si e no trenta centimetri, una furia cieca tutto zampe denti e unghiette è proiettato a una tale velocità che non si distinguono nemmeno i colori. Una palla di pelo rosso gnaulante in berserk sta caricando a tutta birra un volatile grande praticamente il triplo, un volatile che potrebbe semplicemente girarsi, artigliarlo per la collottola e portarselo a diecimila metri senza nemmeno avvertirne il peso. Ma il coraggio del micio e dieci volte più grande della sua stazza e il fagiano se n'è accorto! Spazzando dappertuto con le estremità alari (credo di aver intravisto il vano carrelli) riesce a decollare in maniera un po' scomposta e a proiettarsi a distanza di sicurezza; non appena si stacca da terra sparisce ad una velocità impressionante.
Il micio artiglia l'aria per qualche secondo, poi rimane immobile.
Lentamente gira la testa verso di me.
La sua espressione è impagabile.
La cosa deve aver parecchio turbato la vicina nazione di miciolandia.
Già, perché la cascina qui di fronte, dopo il triste evento che ne provocò l'incendio un paio di anni fa, è ora deserta e popolata da una comunità felina particolarmente prospera, nota al vicinato sopratutto per i canti notturni primaverili e per le infuocate elezioni primarie per il governo del micioquartiere. La gattribù, oltre a sbafare allegramente quello che il quartiere lascia loro in ciotole sparse strategicamente nei nostri cortili (oh, tra vicini ci si aiuta!) è dedita all'antica arte venatoria propria del loro lignaggio, arte che i vecchi gatti ormai stanchi e incanutiti tramandano a micetti appena nati, o almeno così credo, visto che un gatto di due mesi è in grado di saltare addosso a qualsiasi cosa vagamente animata alla velocità della palla da biliardo scagliata da un martello pneumatico.
Il fagiano - che non so se sia davvero un fagiano, ma è grosso come un fagiano e quindi chiamerò per comodità, indovinate un po'... fagiano! - vola alto, incurante dei felinidi nei dintorni e come d'abitudine, ogni tanto torna aposarsi delicatamente in cortile.
Bradabong! Eccolo lì.
Poche cose turbano il fagiano, persino la mia presenza in cortile non lo scompone più di tanto... Sì, vola via, ma sembra infastidito più che spaventato: dà due lenti colpi d'ala ed è già in orbita, limitandosi ad un lento librare in cerchio, potendo contanre sull'apertura alare di uno pterodattilo. Sa già che rientrerò in casa e che lui potrà nobilmente planare di nuovo nel cortile e terminare i suoi comodi.
Solo una volta l'ho visto spaventato.
Il consueto bradabong non è più una novita, ma un bradabadabadabdabong è già più curioso...
Mi affaccio alla porta a vetri e vedo lo pterofagiano agitare convulsamente le ali, che quasi toccano terra nella frenesia di partire... Sembra essere lento, sollevarsi a fatica, ma in realtà sta dando il massimo dell'accelerazione verticale di cui è capace: in pratica sto guardando la salita in candela di un bombardiere che dà tutta manetta per sfuggire da...
Un micetto lungo si e no trenta centimetri, una furia cieca tutto zampe denti e unghiette è proiettato a una tale velocità che non si distinguono nemmeno i colori. Una palla di pelo rosso gnaulante in berserk sta caricando a tutta birra un volatile grande praticamente il triplo, un volatile che potrebbe semplicemente girarsi, artigliarlo per la collottola e portarselo a diecimila metri senza nemmeno avvertirne il peso. Ma il coraggio del micio e dieci volte più grande della sua stazza e il fagiano se n'è accorto! Spazzando dappertuto con le estremità alari (credo di aver intravisto il vano carrelli) riesce a decollare in maniera un po' scomposta e a proiettarsi a distanza di sicurezza; non appena si stacca da terra sparisce ad una velocità impressionante.
Il micio artiglia l'aria per qualche secondo, poi rimane immobile.
Lentamente gira la testa verso di me.
La sua espressione è impagabile.
15 maggio 2011
Astrid
Da un po' di tempo seguo saltuariamente un blog di un'illustratrice con uno stile molto "spigoloso" e particolare; è un blog segnalato anche qui accanto, nel mucchio dei miei link preferiti.
Da tre anni ormai, per tener fede alla mia passione per i telefilm, seguo assiduamente (tra le altre) una bella serie tv intitolata Fringe in cui recitano attori di un certo calibro (gente come John Noble e Joshua Jackson); tra gli attori fissi della serie c'è Jasika Nicole, che interpreta Astrid.
Qual è la relazione tra questi due elementi? Il fatto che... siano la stessa persona!
Jasika Nicole, Astrid in "Fringe" scrive e disegna su un blog che seguo... e lo scopro solo adesso!
Non è divertente?
Da tre anni ormai, per tener fede alla mia passione per i telefilm, seguo assiduamente (tra le altre) una bella serie tv intitolata Fringe in cui recitano attori di un certo calibro (gente come John Noble e Joshua Jackson); tra gli attori fissi della serie c'è Jasika Nicole, che interpreta Astrid.
Qual è la relazione tra questi due elementi? Il fatto che... siano la stessa persona!
Jasika Nicole, Astrid in "Fringe" scrive e disegna su un blog che seguo... e lo scopro solo adesso!
Non è divertente?
22 aprile 2011
Valerio
Squilla il telefono.
- Pronto?
-Ciao Valerio, sono dell' officina autoxyz: la tua Fiesta è pronta, quando vuoi venire a prenderla...
-Mi scusi?!?
-La Fiesta, la macchina... E' a posto, puoi passare a prenderla!
-Guardi, mi sa che ha sbagliato numero...
-non è il [dice il numero: è quasi identico al mio, cambia una sola cifra]
-No, guardi, ha sbagliato, questo è il [dico il mio numero]
-Ah, scusi!!!
...
Risquilla il telefono
-Pronto?
-Ciao Valerio: la tua Fiesta è pronta, quando vuoi venire a prenderla!
-Ehm... Guardi che sono sempre quello di prima...
-ma... aspetti... non è possibile... mi scusi tantissimo!!!
-Ma si figuri, nessun problema [ridacchio]
E il tutto sembra finire lì...
Il giorno dopo:
Squilla il telefono
-[ma io lo conosco questo numero...] Pronto...?
-Buongiorno, la chiamo dall'officina AutoXyz [è una voce diversa da quella di ieri, forse la segretaria]: volevamo comunicarle che la sua Ford Fiesta è pronta e può venire a ritirarl...
-Mi scusi se la interrompo, ma è il numero sbagliato: mi avevato già chiamato per errore ieri e... [le spiego in breve l'accaduto]
-Uh che sbadata... sa, è il foglietto che abbiamo qui, c'è il numero sbagliato... adesso lo correggo una volta per tutte, mi scusi ancora!!!
-Niente, si figuri [ridacchiamo]
dopo poche ore...
Squilla il telefono
-Pronto?
-Ciao Vale!!! Sono Tiziana, stasera poi...?
-... Scusa, ma mi sa che hai sbagliato numero. Non è che volevi fare il *** anziché il +++ ?
-[pausa di silenzio]...Cavolo hai ragione!!! Scusaaaaaaa!!!!!
-Aspetta, non riagganciare!
-[pausa di silenzio]... perché?
-Senti, di' a Valerio che è pronta la sua Fiesta... l'autofficina non smette di chiamarmi!!!
- Pronto?
-Ciao Valerio, sono dell' officina autoxyz: la tua Fiesta è pronta, quando vuoi venire a prenderla...
-Mi scusi?!?
-La Fiesta, la macchina... E' a posto, puoi passare a prenderla!
-Guardi, mi sa che ha sbagliato numero...
-non è il [dice il numero: è quasi identico al mio, cambia una sola cifra]
-No, guardi, ha sbagliato, questo è il [dico il mio numero]
-Ah, scusi!!!
...
Risquilla il telefono
-Pronto?
-Ciao Valerio: la tua Fiesta è pronta, quando vuoi venire a prenderla!
-Ehm... Guardi che sono sempre quello di prima...
-ma... aspetti... non è possibile... mi scusi tantissimo!!!
-Ma si figuri, nessun problema [ridacchio]
E il tutto sembra finire lì...
Il giorno dopo:
Squilla il telefono
-[ma io lo conosco questo numero...] Pronto...?
-Buongiorno, la chiamo dall'officina AutoXyz [è una voce diversa da quella di ieri, forse la segretaria]: volevamo comunicarle che la sua Ford Fiesta è pronta e può venire a ritirarl...
-Mi scusi se la interrompo, ma è il numero sbagliato: mi avevato già chiamato per errore ieri e... [le spiego in breve l'accaduto]
-Uh che sbadata... sa, è il foglietto che abbiamo qui, c'è il numero sbagliato... adesso lo correggo una volta per tutte, mi scusi ancora!!!
-Niente, si figuri [ridacchiamo]
dopo poche ore...
Squilla il telefono
-Pronto?
-Ciao Vale!!! Sono Tiziana, stasera poi...?
-... Scusa, ma mi sa che hai sbagliato numero. Non è che volevi fare il *** anziché il +++ ?
-[pausa di silenzio]...Cavolo hai ragione!!! Scusaaaaaaa!!!!!
-Aspetta, non riagganciare!
-[pausa di silenzio]... perché?
-Senti, di' a Valerio che è pronta la sua Fiesta... l'autofficina non smette di chiamarmi!!!
7 aprile 2011
Novità e piacevolezze
Queste breve post per annunicare che da oggi il blog dispone anche di una visualizzazione più avanzata: potete provarla qui:
http://tyrealblog.blogspot.com/view
Già che ci sono ne approfitto per salutare un paio di persone. Eh sì, perché stasera ho scoperto due lettori "insospettabili" che mi seguono qui!
Massimo, Barbara, questo post è per voi. Grazie e... continuate a leggermi! :)
http://tyrealblog.blogspot.com/view
Già che ci sono ne approfitto per salutare un paio di persone. Eh sì, perché stasera ho scoperto due lettori "insospettabili" che mi seguono qui!
Massimo, Barbara, questo post è per voi. Grazie e... continuate a leggermi! :)
17 marzo 2011
16 marzo 2011
26 febbraio 2011
La vità è fatta di priorità
Non nego che sia un periodo molto impegnativo, molto intenso, di quelli in cui ti chiedi come sia possibile che sia già passata un'altra settimana, un altro mese, e di come possa essere già sabato se sembra che un'ora fa fosse lunedì... In un folle gioco di anticipi, stai già pensando alla prossima settimana mentre questa è appena iniziata e ogni volta che ti fermi e ti chiedi dove stai andando, tu hai in mente solo quella prossima settimana e un vago "fra un po'" in cui prenderai un po' di tempo per fare quelle cose che ti riprometti di completare da troppo tempo e che sai che probabilmente resteranno lì per sempre.
E' un turbine strano, in cui non c'è soltanto una corsa contro il tempo e giornate a rompicollo, ma anche strani momenti di indolenza e torpore, quando vengono a galla quei dubbi, quelle domande un po' così, con quel loro retrogusto amarognolo del pasto che non riusciamo a digerire.
Succede che devo darmi delle priorità, ascoltando un po' meno il cuore e un po' di più il cervello.
Che sarà mai.
...
Sarà dura.
E' un turbine strano, in cui non c'è soltanto una corsa contro il tempo e giornate a rompicollo, ma anche strani momenti di indolenza e torpore, quando vengono a galla quei dubbi, quelle domande un po' così, con quel loro retrogusto amarognolo del pasto che non riusciamo a digerire.
Succede che devo darmi delle priorità, ascoltando un po' meno il cuore e un po' di più il cervello.
Che sarà mai.
...
Sarà dura.
20 gennaio 2011
Dialogo tra Belbo e Casaubon
Al mondo ci sono i cretini, gli imbecilli, gli stupidi e i matti”.
“Avanza qualcosa?”
"Si, noi due, per esempio. O almeno, non per offendere, io. Ma insomma, chiunque, a ben vedere, partecipa di una di queste categorie. Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali”. [...]
“Avanza qualcosa?”
"Si, noi due, per esempio. O almeno, non per offendere, io. Ma insomma, chiunque, a ben vedere, partecipa di una di queste categorie. Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali”. [...]
“Cos’è il genio, Einstein, per dire?”.
“Il genio è quello che fa giocare una componente in modo vertiginoso, nutrendola con le altre”. [...]
“Ma i matti?”
“Spero non abbia preso la mia teoria per oro colato. Non sto mettendo a posto l’universo. Sto dicendo cosa è un matto per una casa editrice. La teoria è ad hoc, va bene? [...] il cretino non parla neppure, sbava, è spastico. Si pianta il gelato in fronte, per mancanza di coordinamento. Entra nella porta girevole per il verso opposto”
“Come fa?”
“Lui ci riesce. Per questo è cretino. Non ci interessa, lo riconosci subito, e non viene nelle case editrici.
“Il genio è quello che fa giocare una componente in modo vertiginoso, nutrendola con le altre”. [...]
“Ma i matti?”
“Spero non abbia preso la mia teoria per oro colato. Non sto mettendo a posto l’universo. Sto dicendo cosa è un matto per una casa editrice. La teoria è ad hoc, va bene? [...] il cretino non parla neppure, sbava, è spastico. Si pianta il gelato in fronte, per mancanza di coordinamento. Entra nella porta girevole per il verso opposto”
“Come fa?”
“Lui ci riesce. Per questo è cretino. Non ci interessa, lo riconosci subito, e non viene nelle case editrici.
10 gennaio 2011
My 2010
Un anno intenso, il 2010. Come l'anno scorso, una racolta delle foto con cui ho ritratto i "miei" momenti più importanti. Come al solito grazie alla fida Sony Alpha e alla compatta Fuji.
Iscriviti a:
Post (Atom)