19 ottobre 2010

Il demone del traffico

Ci sono essenzialmente due motivi per prendere l'auto, il primo e più banale è che lo si fa per andare in un luogo, il secondo e più infido è per arrivare in un luogo in ritardo. Non che sia una scelta consapevole, al di là di una possibile perfidia personale nel non essere puntuali, ma da un po' di esperienza posso dire che spesso la cosa dipende da fattori che ci scegliamo. E' inevitabile: se hai fretta, c'è traffico.
No, fermi, so cosa state pensando: sento già le voci di chi, saputello, sta alzando il mignolino sostenendo che si tratta di una semplice percezione distorta del tempo dovuta alla nostra fretta, e che in realtà il traffico è sempre più o meno lo stesso.
Balle. Ho le prove!
Sì, ho fatto decine e decine di volte le strade della provincia milanese, e se so che ci vogliono al massimo venti minuti dal cancello di casa all'aperitivo, ce ne vogliono tanti tanti tanti di più se nello stesso luogo hai un appuntamento di lavoro o se devi andare, chessò, al cinema!
Comincia tutto dall'uscire di casa. Come per magia, il semplice atto di mettersi le scarpe, prendere le chiavi dell’auto e metterla in moto, porta via qualcosa come un quarto d’ora. E’ un fenomeno inesplicabile di relatività ristretta, o più probabilmente l’orologio da polso non è sincronizzato con quello dell’auto, fatto sta che già al momento della partenza si ha una fastidiosa percezione di fretta che porta a dimenticare qualcosa, qualcosa di irrilevante, che sicuramente non era così importante.
Qualcosa come l’indirizzo del posto in cui devi andare.
Ma non ci si perde d’animo e, forti della tecnologia che ormai riveste le nostre vite, abbiamo già calzato l’auricolare bluetooth e, novelli cyborg, ci mettiamo in contatto con chi di dovere chiedendo lumi sulla destinazione. Il fatto è che al momento cruciale, stiamo costeggiando la ferrovia e, mentre l’interlocutore ci dice l’indirizzo esatto (che non è mai “via Rossi 5, Milano”, ma sempre qualcosa del tipo “corso Sto’Vo’Kor angolo piazza Serbelloni Mazzanti Viendalmare, dove c’è l’edicola, a Borborigma sull’Isonzo, frazione di Pisciacavolo”) il rapido delle 21.30 Milano-Helsinki decide di annunciare all’universo la sua presenza fischiando, forse eccitato dalla presenza di un locomotore femmina Breda piuttosto attraente. Il fischio del treno, usualmente non più lungo di mezzo secondo, in questa particolare occasione raggiunge la ragguardevole durata di venti minuti circa, mentre si sta cercando di capire cosa diavolo stia dicendo la persona al telefono. Non ci si perde d’animo e si aspetta la fine del fischio, abbozzando, per tenere l’interlocutore in linea, una conversazione su ameni argomenti quali il clima autunnale e la sua influenza sulla geofisica del territorio.
Il fischio finisce e con noncuranza si può chiudere la comunicazione con “sì, sì, perfetto... Mi ripeti per favore l’indirizzo esatto, così lo scrivo sul navigatore?” Cosa che porta la locomotrice Breda a fischiare in risposta, ovviamente lusingata dalle attenzioni del rapido, tanto che vorrebbe sfornare lì al momento un trenino Lima con sommo entusiasmo.
Risolti i problemi di comunicazione e destinazione, sembra andare tutto liscio, fino a che non si presenta il problema vero e proprio. Perché, parliamone, quello che è successo finora è una sciocchezza facilmente evitabile, ma quel che sta accadere ha in sè tutto il dramma dell’ineluttabile. Per arrivare in un qualsiasi luogo quando si ha fretta, occorre pagare un tributo al demone del traffico Atospolomatiz.
Costui si maschera frequentemente da vecchio col capello, alla guida di qualsivoglia sferragliante utilitaria che abbia una forma vagamente a pandoro e non superi per limiti strutturali i 30 km/h, come il nome lascia suggerire; egli ha la suprema autorità di dominio delle corsie, riuscendo a bloccarne due se non tre contemporaneamente, e addobbandole con uso creativo delle frecce, lampeggianti in modo assolutamente casuale.
Atospolomatiz fa la tua stessa strada. Sempre.
Non importa se stai andando verso la zona industriale di Depresso con Angoscia, frazione di Impiccato, in cui c’è solo un abitante peraltro misantropo: anche lui sta andando lì, e probabilmente ti fregherà il parcheggio. Non ti illudere se lo vedi accennare una svolta quando tu devi andare dritto: all’ultimo momento rientrerà nella corsia per proseguire beato la sua andatura da passeggio.
In ultimo, non pensare mai di prendere una strada alternativa per “capitargli davanti alla prossima rotonda”: il demone è scaltro, e sa dove posizionare i lavori in corso esattamente sulla strada che vorrai fare, costringendoti a soste interminabili dietro semafori provvisori e beffandoti al tuo arrivo alla sospirata rotonda, dove lo vedrai sfilare davanti a te con una teoria interminabile di veicoli immediatamente alle sue spalle, un serpentone di settecentocinquanta vetture intruppate dallo stesso demone e a cui dovrai dare la precedenza.
In quell’ultimo istante in cui finalmente Atospolomatiz si fa da parte, ossia quando si è a due curve dal traguardo, gasatissimo, ti fiondi alla ricerca di parcheggio come Kankunnen alla volta del titolo mondiale, ma... Ma l’unico parcheggio libero è proprio davanti a te: un’auto sta uscendo ed è così a portata di mano... in una strada con divieto di accesso.
Fai il giro dell’isolato come un matto, sperando che nessuno ti abbia preso quel posticino così invitante, ma finisci in un dedalo di sensi unici che sembrano malignamente allontanarti da quel punto... Qualunque strada tu scelga, ti allontani sempre di più, fino ad arrivare a prendere la tangenziale in direzione Helsinki, dove saluti con simpatia il rapido che sta gareggiando con la Breda sulla linea TAV. Mestamente ritorni al punto del vecchio parcheggio e... miracolo, lo ritrovi. Atosopolomatiz, intendo, beatamente incuneato di traverso al semaforo, noncurante della vita dell’universo e di tutto quanto.
E’ passata quasi un’ora, e alla fine arrivi al sospirato appuntamento.
E subito dopo appare sul tuo cellulare il messaggio “scusa ma arrivo più tardi... fai pure con comodo: c’è un traffico oggi!”.

2 commenti:

Colei che... ha detto...

Mi sono divertita un sacco a leggere il tuo post! :D Sara' anche perche' mi ci ritrovo... :P

Carlotta ha detto...

Bentornato.. adesso ho capito dove sei quando latiti dal blog.. imbottigliato da quanche parte ;-)