16 agosto 2009

(Giappone) 7 - Aura di sacralità e intermezzi commerciali

23/06

Kyoto!
Si parte dal Manga Museum, con colazione al caffè annesso, ma arriviamo troppo presto e ripieghiamo sul parco imperiale, abbandonato tanto rocambolescamente la sera prima… Stavolta ammiriamo con calma le piante, i laghetti e i templi ad ogni angolo, accompagnati talvolta da scolaresche di bimbi allegri e scorazzanti, ma anche educati ed ordinati quando c’è da dar retta alla maestra. Giriamo il parco con calma, restando accostati alle mura che circondano l’antica residenza degli imperatori (Kyoto Gosho) e il Palazzo dell’Imperatore a riposo (Sento Gosho) e attraversando luoghi che sembrano fuori dal tempo, pur se vicinissimi al traffico del centro. Non siamo in un luogo rigidamente controllato e destinato solo a pochi turisti paganti, ma in un parco che è semplicemente un luogo di ritrovo per i cittadini e per i curiosi: ci sono parecchi ragazzi che giocano a baseball (qui diffusissimo) nei campetti appositi, coppie che passeggiano sui ponticelli o gareggiano scherzosamente in bici, giardinieri che, con immensa cura, sistemano le aiuole… Un normale parco cittadino, insomma, che però per secoli ha cinto uno degli edifici più importanti del Giappone, perlomeno fino allo spostamento della corte imperiale a Tokyo.

Tornati al museo dei manga, scopriamo un’esposizione che assomiglia più ad una fumetteria che ad una mostra: ci sono, è vero, teche contenenti preziossisimi e antichi testi che rappresentano i primordi del fumetto; ci sono anche stanze blindate (!) con controllo della temperatura (!) per conservare i rarissimi primi numeri dei manga più famosi (il parallelismo coi musei vaticani, anche se molto più in piccolo, viene quasi spontaneo), ma per il resto l’edificio propone ampie sale di lettura con decine e decine di scaffali contenenti numeri rari, o semplicemente storici, in libera consultazione! Non sapere il giapponese è un grosso limite, in questi casi, ma una biblioteca di fumetti così vasta è affascinante anche per chi non può leggerli.
Tutto l museo si articola all’interno di una vecchia scuola elementare: alcuni locali sono rimasti ancora com’erano, ad esempio l’ufficio del preside o alcune classi, in altri si alternano le già citate sale di lettura o piccole mostre personali, come quella di un’autrice francese contemporanea che al momento sembrava essere tenuta in gran considerazione (ma non abbiamo capito il perché).
Allo shop del museo non resistiamo alla tentazione e prendiamo qualche ricordo a tema: la polo e il telo mare griffati Gundam sono roba da intenditori… o da nerd, a seconda dei punti di vista!
Il pomeriggio lo dedichiamo totalmente alla parte est della città, in cui un percorso guidato si snoda attraverso decine di templi, molti dei quali dichiarati patrimonio dell’ UNESCO.
Sono moltissimi, organizzati come molti piccoli santuari intorno ad un edificio principale e collegati tra loro da sentieri attraverso torii in pietra. Spesso sono restaurati, a volte totalmente ricostruiti. Seguendo un percorso quasi iniziatico, visitiamo dapprima il Chion-in, col suo immenso portale e la campana più grande del Giappone, poi lo Shoren-in immerso negli alberi di canfora, e via via verso il Kodai-ji e fino al Kiyomizu-dera, tra panorami che definire rasserenanti sarebbe un eufemismo.
Abbiamo modo di vivere l’interno di un’abitazione tradizionale entro uno di questi comprensori, sedendoci sulle stuoie, assistendo (da fuori) alla cerimonia del te, ammirando i giardini zen, imparando persino a pregare ai vari altari usando diversi rituali (battere le mani, suonare il gong o la campana, gettarel’offerta votiva nell’apposita cassetta…), il tutto scattando decine di foto.
I giardini sono il tema portante di tutta quest’area, e alcuni elementi rischiano di passare inosservati se non ci si sofferma a guardarli con attenzione: quello che per noi è un semplice “ponticello sulla ghiaia” risulta invece essere un giardino di pietra con elementi disposti in ordine precisissimo, ottenuto con anni di studio, nonostante l’aspetto apprentemente casuale. Ci sono aree ghiaiose in cui pietre isolate sembrano essere disposte senza una precisa logica, ma poi ci si accorge che è impossibile vederle tutte contemporaneamente: da qualsiasi angolazione, infatti, almeno una pietra è occultata da un’altra… Sono i famosi giardini zen, che noi conosciamo solo di riflesso, ma che qui sono parte fondamentale di ogni ambiente “armonioso”.
L’intero percorso lascia quasi una sbornia di immagini, suoni, odori e sensazioni… La parte storica di Kyoto e immensa e pare quasi impossibile poterla girare tutta: abbiamo appena completato questo spicchio sulla cartina e sta già calando la sera! Siamo ormai alla porta sud, e nell’ennesimo parco da sogno conosciamo un simpatico giovane un po’ alternativo che dà da mangiare agli animali dello stagno. Ci mostra una grossa tartaruga piuttosto rara, ci racconta della bomba atomica (sua madre è di Nagasaki) e ci spiega come arrivare nella parte vecchia della città, dove spesso si vedono maiko e geisha.
E transitando per i vicoli (le geisha ci sono davvero!) scopriamo un altro lato di Kyoto, un lato quasi interamente di legno scuro e insegne a festone, tra viuzze strette che improvvisamente sfociano… in una gigantesca galleria commerciale che rivaleggerebbe con quelle di Tokyo, lunga quasi quanto l’intero centro città. Il contrasto è assurdo.
Scivolando così dalla parte antica a quella moderna, è passato un altro giorno.

3 commenti:

Colei che... ha detto...

Foto? :)

Tyreal ha detto...

Arrivano arrivano... Fra un po' le vedrai TUTTE ;)

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie