6 luglio 2009

(Giappone) 2- Lunga vita all'imperatore.

17/09

La giornata inizia con una buona colazione, forti della pantagruelica offerta dell’hotel, e poi via verso il quartiere di Ginza! Fare la tessera per la metropolitana è più agevole di quanto pensassimo, anche grazie l’aiuto (come in tutte le occasioni) dei controllori e dei passanti, sempre gentili oltre ogni aspettativa, e in men che non si dica siamo in centro, tra negozi avveniristici e persone elegantissime. Le ragazze, in particolare, hanno un portamento molto raffinato e imperturbabile, ma paiono disabituate ai tacchi e coniugano una strana camminata caracollante ad una postura eretta e rigida, quasi comica a vedersi, ma sono tanto belle che si perdona loro tutto! Proprio così! La gente sembra bella, non solo elegante, ma anche nobile nell’aspetto e nella gestualità.
Appena usciti dalla metro incontriamo una turista romana alle prese con mappa e guida turistica: è Paola, architetto di talento, impegnata in uno dei suoi tanti viaggi intorno al mondo. E’ in cerca di un alloggio, le consigliamo ovviamente il nostro hotel e la salutiamo, ripromettendoci di ritrovarci in seguito.
Visitiamo il più vecchio centro commerciale della città, Mitsukoshi, avendo modo di apprezzare la bellezza e completezza delle esposizioni, poi ci perdiamo nel Sony Building, non prima di aver vagabondato un po’ per le strade del centro, sognando gran parte delle meraviglie ivi contenute (ah, quella reflex…).
E’ la volta dell’International Forum, dall’architettura avveniristica attraversata da passerelle sospese e scale mobili lunghissime e intricate… L’area dell’atrio è vastissima e impressionante, vista dall’alto. Per accedere ai piani superiori vi è un passaggio in salita che corre lungo tutto il lato curvo della enorme parete laterale, passaggio decorato con disegni di bambini delle elementari, gli stessi disegni che si potrebbero vedere in una delle nostre scuole… E perché no, poi? Non siamo mica su un altro pianeta.
Gran parte del forum è affollata: c’è in ballo un evento sponsorizzato dalla Ricoh, le sale conferenza sono quasi tutte occupate e alcune aree ci sono precluse, compresa, purtroppo, la galleria d’arte. Ci limitiamo a spaziare per tutto il gigantesco atrio prendendo foto più o meno artistiche degli arditi particolari architettonici.
Oltrepassata l’area del forum è finalmente d’obbligo il giro ai giardini del palazzo imperiale, davvero dietro l’angolo. Il parco antistante i giardini ha un che di inquietante, con questi alberi isolati e l’aiuola verde immensa e tagliata cortissima… Ci sono ampi spazi totalmente vuoti per camminare, troppo vuoti. Perlomeno questo accade solo nella parte est, accanto al cancello in cui vediamo proprio il momento del cambio della guardia. Entrando nei giardini veri e propri (l’unica porzione visitabile) il registro cambia: sentieri tra porzioni di bosco in cui vengono piantati differenti tipi di alberi l’uno accanto all’altro, laghetti con ponti e cascatelle che, per noi gaijin, sembrano usciti dai cartoni animati… il fiabesco svanisce presto, quando un gentile ma fermo guardiano in guanti bianchi ci invita a uscire, perché l’orario di visita è scaduto.
Facciamo in tempo a intravedere, in un edificio a pagoda interdetto al pubblico, una lezione di arti marziali condita da urla più o meno convinte. Secondo Max è l’imperatore che sta facendo merenda.
Ci perdiamo un po’ per le vie del centro, prendiamo un adattatore in un grande magazzino caotico e colorato, pranziamo in un bugigattolo tipicissimo, con i consueti piatti in cera esposti all’esterno, proprio sotto la sopraelevata della ferrovia, tra un treno Shinkansen e l’altro. La gente ci guarda, a volte perplessa, a volte divertita, ma tutti, TUTTI si prodigano a darci spiegazioni sorridendo.
Anche a cena, in un locale altrettanto tipico in zona hotel, cuoco e avventori perdono tempo a spiegarci cosa ordinare e come mangiarlo. E il sushi di Aoyama è un’esperienza da provare.
La sera siamo stanchini, ma ci sta una passeggiata in Roppongi, tristissima versione giapponese della parigina Pigalle, ma un po’ più luminosa e colorata e intervallata, di tanto in tanto, da qualche locale con videogiochi simpatici e molto “fisici” (chiedere a Max e Guido com’è divertente suonare i tamburi!). Finito Roppongi, quasi inaspettatamente ci troviamo di fronte la Tokyo Tower! Illuminata e deserta, non sembra nemmeno così grande… Ma forse è per gli alti palazzi che la circondano. La torre è chiusa, domani si vedrà.

18/06
Akihabara è a metà tra una trappola per turisti e un grosso videogioco. E quando dico grosso intendo quanto un quartiere: “electric city” è un agglomerato di palazzi spesso alti più di quindici piani e stipati fino all’inverosimile della mercanzia più disparata: a farla da padrone sono i gadget elettronici, ma di stretta misura su dvd, giocattoli e fumetti, spesso hentai. I negozi sono divisi per piani, ma ognuno di essi è sorprendentemente piccolo: dieci, dodici, quindici piani di sgabuzzini traboccanti di fumetti, libri, giocattoli, costumi… il paradiso/inferno dello shopping di carabattole! Ci sono anche grandi magazzini come li conosciamo in Europa, con grandi spazi espositivi e un sacco di offerte allettanti: è proprio nel centro Akiba che adocchiamo parecchi dei souvenir che ci ripromettiamo di acquistare prima della partenza, sorvolando sul fatto che nel ristorante interno gustiamo uno dei sushi più buoni che abbia mai sentito, condito da simpatici equivoci generati da incomprensioni linguistiche (mai chiedere “the bill”: vi arriverà un’altra birra!).
Passiamo ad Akihabara buona parte della giornata, guardando incuriositi le colorate esposizioni e scherzando con le ragazze in costume che promuovono locali a tema.
La serata la spendiamo a Shibuya, luogo di ritrovo “trendy”: l’arrivo in metropolitana sopraelevata permette di far spaziare la vista lungo la piazza illuminata da decine di insegne multicolori. Le ragazze di Shibuya sono bellissime: abbigliate secondo mode più o meno estreme,sono sempre impeccabili e sempre a gambe scoperte; e se lo possono permettere visto il fisico da modella che la maggior parte di loro sfoggia.
Ci riposiamo in un locale delle viuzze più nascoste e veniamo condotti in un separé in cui l’ordinazione consiste nel digitare i nomi delle pietanze su di un monitor touch-screen.
In giapponese, ovviamente.
Difficoltoso? Solo un po’ all’inizio, ma a tentativi e appoggiandoci alle immagini ce la facciamo! Ci vorrebbe giusto un gelato… beh perché no? Proprio in cima ad una breve salita, in piena “passeggiata” c’è un seminascosto baraccotto che propone crepes di tutti i tipi… Il gelato giapponese non è mai epocale, ma va più che bene.

10 commenti:

Samara ha detto...

noto con piacere che sei stato in Giappone! :-)
solo a Tokyo o avete anche girato? attendo il resto del tuo resoconto... anche perche' anche io tornero' in Giappone questa estate, dopo essere stata a Tokyo nel 2006 :-)

ciao,
Fenixia (su aNobii)

Tyreal ha detto...

Ciao Samara, benvenuta sul mio blog.
Abbiamo girato Tokyo, Kyoto e i suoi dintorni e siamo scesi a sud fino a Hiroshima e Miyajima: sono state due settimane intense, ma piano piano scriverò tutto.

Samara ha detto...

piu' o meno e' il giro che faremo noi questa estate! :-)
scrivi scrivi che sono curiosa :-P

calendula ha detto...

il Giappone mi incuriosisce non poco.... così lontano da noi su tutti i livelli, così legato alle proprie radici ma proiettato verso il futuro....deve essere fantastico... mi piace come hai descritto il viaggio....

Tyreal ha detto...

Sai che è più "vicino" a noi di quanto pensassi? Ma leggerai... ;)

Hydra ha detto...

Ciao Tyreal. Ma poi il gelato giapponese com'è? Ho sentito dire che è piuttosto strano ma non so quanto.

Tyreal ha detto...

Non è che sia "strano", va molto il gelato industriale, tipo quello americano che trovi nei fast food, fatto con la macchinetta. Si trovano anche gelaterie artigianali, ma imparagonabili alle nostre, anche se i gusti alla frutta sono mediamente più buoni di quelli alle creme.
In generale i dolci sono diversi, meno incisivi come sapore, più delicati o comunque "ispirati" a sapori diversi... Non a caso esistono dolci a base di riso o di particolari fagioli rossi.
Una caratteristica abbastanza comune a tutti i gelati che ho provato è la temperatura criogenica.
A volte il gelato è talmente freddo che sublima davanti ai tuoi occhi! :D

Samara ha detto...

ho ancora il ricordo di un orrido dolcetto fatto con la farina di azuki... non sono proprio di mio gusto :-P

Tyreal ha detto...

La farina di Azuki, se non sbaglio, è proprio quella dei fagioli rossi. Ne vengono fuori dei particolari tipi di mochi... immangiabili! :D

Samara ha detto...

gli azuki sono proprio i fagioli rossi dolci :-D
un mio amico una mattina prese un plumcake che pensava fosse ai mirtilli... ma erano sempre loro! infidi fagiolini rossi :-D