Ha quasi del comico la vicenda, vista dalla parte del sottoscritto.
Correva l'anno 1995, ero molto più giovane e lo era anche lei, ma mi ricordo ancora quella raccolta fiera fantascientifica con giochi , proiezioni e tanta gente... Mi ritrovo a scambiare facezie e a passare un sabato con un gruppo di amiche di Bolzano appena conosciute; insieme a loro incontro Samantha.
Simpatica, sorridente, dolce, ma di carattere... Ho il nitido ricordo di una specie di questionario compilato insieme suggerendoci le risposte, più qualche battuta acccanto ad un manifesto nell'atrio dell'hotel... E' stato tanto tempo fa. Più volte nel corso del tempo ho ripensato a Samantha, chiedendomi che fine avesse fatto, ma era stato un incontro talmente breve, nello spazio di una giornata, che lentamente il ricordo è caduto nel dimenticatoio.
Fino a che...
http://www.asi.it/it/news/astronauti_esa_due_italiani_per_la_prima_volta_una_donna_
Non ho realizzato immediatamente, me l'ha dovuto suggerire una delle amiche di Bolzano... non l'avevo riconosciuta.
La prima astronauta italiana, Samantha Cristoforetti.
Ingegnere aeronautico, 32enne, astronauta e fan di Star Trek.
Dovevo chiederle di sposarmi!
24 maggio 2009
6 maggio 2009
Storia di affascinanti cantautrici, ingegneri all'avanguardia e chilometri spensierati /2
[2- ]
L’ingegnera arriva tardi… un po’ troppo per trovarmi completamente sveglio. Un laconico “eh leggerai” è tutto quello che le anticipo sulla serata appena trascorsa, conscio del fatto che è una delle pochissime persone che legge quello che butto in pasto alla Rete.
Prigioniero del dormiveglia, ricordo a sprazzi una telefonata che la mia compagna di stanza mi passa... rimane lì, col braccio teso e il cellulare poggiato al mio orecchio, mentre io con gli occhi semichiusi ascolto qualche facezia semiubriaca dell’allegro interlocutore. E’ una situazione un po’ surreale, quasi acrobatica. Chiudo la conversazione più per permettere all’ingegnera di riposare il braccio che per mia reale stanchezza, del resto ho ascoltato a spizzichi e bocconi e a tutt’oggi non ricordo assolutamente niente di quello che ho detto o sentito al telefono: avremmo potuto continuare per ore o chiuderla subito e non sarebbe cambiato niente.
Sulla nottata russante sorvolerò, o tutt’al più scriverò un diario extended edition in futuro, per far contenti grandi e piccini, pertanto, con artificio cinematografico, ricorrerò ad una fantastica dissolvenza incrociata… ed è già mattina!
Rientrata nel vortice lavorativo, l’ingegnera si assenta per tutta la mattinata, lasciandomi tranquillo a vagare per la riviera a caccia di un toast e di scorci interessanti da fotografare. Ma la sensazione più bella rimane il ricordo della serata e la prospettiva di viverne un’altra analoga! Nemmeno il toast più coca a tre euro e mezzo rischia di distogliermi dall’interessante sensazione di bambagia in cui sembra essersi adagiato il mio cervello… Ci riesce soltanto il breve contatto in ambito lavorativo coi colleghi dell’ingegnera e il piacevole incontro con un conoscente comune, il tutto nella cornice moderno-professionale dell’avveniristico centro congressi di Riccione.
Ma è ora di partire, o non arriverò mai in tempo al concerto di Torino! Uhm… però non c’è così tanta fretta e non si può andar via senza concedersi un pranzo in qualche bella trattoria della zona…
Il buon Francesco, contattato telefonicamente, ci da delle dritte eccellenti per il pranzo; come si può ignorare i suoi consigli? dopo qualche giretto nella campagna dell’entroterra, siamo comodamente adagiati in una saletta perlinata in attesa dell’antipasto…
In attesa dell’antipasto…
In attesa…
Dopo mezz’oretta di crampi allo stomaco l’ingegnera prende il coraggio a due mani e va a cercare la cameriera/proprietaria, che finalmente si ricorda di noi dopo un umile “scusi, noi avremmo fame”! Del resto sono le due passate e siamo gli unici avventori. L’incidente è presto superato e il pasto si rivela luculliano! la stessa cameriera ci consiglia di non superare la micidale combo antipasto+primo e col senno di poi non possiamo certo darle torto: il tripudio di affettati e formaggi fa da tappeto rosso a un piatto di pasta a dir poco sontuoso e i nostri stomaci sono costretti ad arrendersi all’abbondanza. Due mezzi piattoni di pasta finiranno così incartati per il viaggio di ritorno.
E’ un bel viaggetto, tranquillo, un filo malinconico, come sempre accade quando c’è un tramonto in vista, e soprattutto senza quella fretta che spesso accompagna la frenesia di arrivare, fare, disfare, vedere… C’è tempo per far tutto, un rabbocco di benzina, una conversazione, una pausa caffè provvidenziale a casa dell’ingegnera. Gentilissima, sempre.
Lei è arrivata, io continuo: a due passi da casa riparto alla volta di Torino, proprio mentre scopro che la combriccola degli amici in loco quasi sicuramente sarà irreperibile… Non sapranno mai cosa si sono persi!
Arrivo al Folk Club in perfetto orario e mi godo un localino stupendo, prendendo le misure del palco con la fotocamera che, stavolta, mi è permesso usare! Un momento, ma chi è quello lì all’angolo? Io li conosco quei baffoni! E’ proprio Raffaele, che ha messo in pratica la fantastica idea di offrire il thé al pubblico del concerto e adesso sta trafficando con ingredienti e samovar… Ci salutiamo e lo lascio organizzare, anche perché è già ora di prendere posto!
Che cosa posso raccontare del concerto di Torino che non abbia già detto per quello di Riccione? Le stesse emozioni, amplificate dal fatto che stavolta la band è proprio lì a un metro da noi e dalla piacevole sensazione di conoscere già gli aneddoti e le esperienze che vengono raccontate, e che stavolta possono essere godute in modo più approfondito, senza il filtro della sopresa che mi ha colpito la prima volta.
Ieri… era soltanto ieri! Eppure mi pare che sia passato un sacco di tempo.
Ho modo di conoscere e apprezzare Lao e la sua kora, anche se la sua musica è forse troppo sofisticata per le mie orecchie e non ho modo di comprenderla appieno… ma l’incertezza dura un attimo, perché finito il momento solista, il suo unirsi alla band di Saba sarà memorabile.
Non riesco a stare stretto nella sedia, voglio muovermi, fotografare, trovare altri angoli nell’inquadratura… E tra un sorso di the e un profumo di spezie, vago lungo i bordi col fedele zoom puntato sulla protagonista della serata.
Ma già felice per il doppio concerto, mai mi sarei aspettato quello che ne è seguito…Alla fine dello spettacolo attendo che la gente sfolli per salutare Saba, e nel frattempo chiacchiero tranquillamente con Raffaele. Si improvvisa un brindisi, con bicchieri e bottiglia spuntati come per magia dalla etabetiana sacca del nostro Volonté, si da una mano a sbaraccare, si chiacchiera mentre lo staff smantella in un amen tutto il locale… E si arriva al momento dei saluti…
Non ho cenato, è tardi… Non oso chiedere…
Saba non si pone nemmeno il problema: “Tu ceni con noi, vero?”
Intimidito, mi lascio scappare una cosa come “eh, se non disturbo mi imbuco volentieri…” mascherando malamente la mia felicità per l'invito.
E così proseguo una serata in compagnia di tutto il gruppo, nell’unico ristorante che rimane aperto fino a tarda tarda tarda ora, lasciandomi cullare da racconti di passate avventure in un’atmosfera che più rilassata non può essere, aspettando Lao che probabilmente ha deciso di parcheggiare ad Aosta, scambiando piacevoli facezie e apprezzando piccole sfumature di persone con tanto da dire e con la benedizione di avere il modo per dirlo.
Sto benissimo, non saprei dirlo altrimenti.
E in un lampo arriva la mattina e il tempo dei saluti e degli abbracci. Pochi chilometri mi separano da casa.
Un weekend straordinario.
Grazie Saba, la tua energia è contagiosa.
L’ingegnera arriva tardi… un po’ troppo per trovarmi completamente sveglio. Un laconico “eh leggerai” è tutto quello che le anticipo sulla serata appena trascorsa, conscio del fatto che è una delle pochissime persone che legge quello che butto in pasto alla Rete.
Prigioniero del dormiveglia, ricordo a sprazzi una telefonata che la mia compagna di stanza mi passa... rimane lì, col braccio teso e il cellulare poggiato al mio orecchio, mentre io con gli occhi semichiusi ascolto qualche facezia semiubriaca dell’allegro interlocutore. E’ una situazione un po’ surreale, quasi acrobatica. Chiudo la conversazione più per permettere all’ingegnera di riposare il braccio che per mia reale stanchezza, del resto ho ascoltato a spizzichi e bocconi e a tutt’oggi non ricordo assolutamente niente di quello che ho detto o sentito al telefono: avremmo potuto continuare per ore o chiuderla subito e non sarebbe cambiato niente.
Sulla nottata russante sorvolerò, o tutt’al più scriverò un diario extended edition in futuro, per far contenti grandi e piccini, pertanto, con artificio cinematografico, ricorrerò ad una fantastica dissolvenza incrociata… ed è già mattina!
Rientrata nel vortice lavorativo, l’ingegnera si assenta per tutta la mattinata, lasciandomi tranquillo a vagare per la riviera a caccia di un toast e di scorci interessanti da fotografare. Ma la sensazione più bella rimane il ricordo della serata e la prospettiva di viverne un’altra analoga! Nemmeno il toast più coca a tre euro e mezzo rischia di distogliermi dall’interessante sensazione di bambagia in cui sembra essersi adagiato il mio cervello… Ci riesce soltanto il breve contatto in ambito lavorativo coi colleghi dell’ingegnera e il piacevole incontro con un conoscente comune, il tutto nella cornice moderno-professionale dell’avveniristico centro congressi di Riccione.
Ma è ora di partire, o non arriverò mai in tempo al concerto di Torino! Uhm… però non c’è così tanta fretta e non si può andar via senza concedersi un pranzo in qualche bella trattoria della zona…
Il buon Francesco, contattato telefonicamente, ci da delle dritte eccellenti per il pranzo; come si può ignorare i suoi consigli? dopo qualche giretto nella campagna dell’entroterra, siamo comodamente adagiati in una saletta perlinata in attesa dell’antipasto…
In attesa dell’antipasto…
In attesa…
Dopo mezz’oretta di crampi allo stomaco l’ingegnera prende il coraggio a due mani e va a cercare la cameriera/proprietaria, che finalmente si ricorda di noi dopo un umile “scusi, noi avremmo fame”! Del resto sono le due passate e siamo gli unici avventori. L’incidente è presto superato e il pasto si rivela luculliano! la stessa cameriera ci consiglia di non superare la micidale combo antipasto+primo e col senno di poi non possiamo certo darle torto: il tripudio di affettati e formaggi fa da tappeto rosso a un piatto di pasta a dir poco sontuoso e i nostri stomaci sono costretti ad arrendersi all’abbondanza. Due mezzi piattoni di pasta finiranno così incartati per il viaggio di ritorno.
E’ un bel viaggetto, tranquillo, un filo malinconico, come sempre accade quando c’è un tramonto in vista, e soprattutto senza quella fretta che spesso accompagna la frenesia di arrivare, fare, disfare, vedere… C’è tempo per far tutto, un rabbocco di benzina, una conversazione, una pausa caffè provvidenziale a casa dell’ingegnera. Gentilissima, sempre.
Lei è arrivata, io continuo: a due passi da casa riparto alla volta di Torino, proprio mentre scopro che la combriccola degli amici in loco quasi sicuramente sarà irreperibile… Non sapranno mai cosa si sono persi!
Arrivo al Folk Club in perfetto orario e mi godo un localino stupendo, prendendo le misure del palco con la fotocamera che, stavolta, mi è permesso usare! Un momento, ma chi è quello lì all’angolo? Io li conosco quei baffoni! E’ proprio Raffaele, che ha messo in pratica la fantastica idea di offrire il thé al pubblico del concerto e adesso sta trafficando con ingredienti e samovar… Ci salutiamo e lo lascio organizzare, anche perché è già ora di prendere posto!
Che cosa posso raccontare del concerto di Torino che non abbia già detto per quello di Riccione? Le stesse emozioni, amplificate dal fatto che stavolta la band è proprio lì a un metro da noi e dalla piacevole sensazione di conoscere già gli aneddoti e le esperienze che vengono raccontate, e che stavolta possono essere godute in modo più approfondito, senza il filtro della sopresa che mi ha colpito la prima volta.
Ieri… era soltanto ieri! Eppure mi pare che sia passato un sacco di tempo.
Ho modo di conoscere e apprezzare Lao e la sua kora, anche se la sua musica è forse troppo sofisticata per le mie orecchie e non ho modo di comprenderla appieno… ma l’incertezza dura un attimo, perché finito il momento solista, il suo unirsi alla band di Saba sarà memorabile.
Non riesco a stare stretto nella sedia, voglio muovermi, fotografare, trovare altri angoli nell’inquadratura… E tra un sorso di the e un profumo di spezie, vago lungo i bordi col fedele zoom puntato sulla protagonista della serata.
Ma già felice per il doppio concerto, mai mi sarei aspettato quello che ne è seguito…Alla fine dello spettacolo attendo che la gente sfolli per salutare Saba, e nel frattempo chiacchiero tranquillamente con Raffaele. Si improvvisa un brindisi, con bicchieri e bottiglia spuntati come per magia dalla etabetiana sacca del nostro Volonté, si da una mano a sbaraccare, si chiacchiera mentre lo staff smantella in un amen tutto il locale… E si arriva al momento dei saluti…
Non ho cenato, è tardi… Non oso chiedere…
Saba non si pone nemmeno il problema: “Tu ceni con noi, vero?”
Intimidito, mi lascio scappare una cosa come “eh, se non disturbo mi imbuco volentieri…” mascherando malamente la mia felicità per l'invito.
E così proseguo una serata in compagnia di tutto il gruppo, nell’unico ristorante che rimane aperto fino a tarda tarda tarda ora, lasciandomi cullare da racconti di passate avventure in un’atmosfera che più rilassata non può essere, aspettando Lao che probabilmente ha deciso di parcheggiare ad Aosta, scambiando piacevoli facezie e apprezzando piccole sfumature di persone con tanto da dire e con la benedizione di avere il modo per dirlo.
Sto benissimo, non saprei dirlo altrimenti.
E in un lampo arriva la mattina e il tempo dei saluti e degli abbracci. Pochi chilometri mi separano da casa.
Un weekend straordinario.
Grazie Saba, la tua energia è contagiosa.
5 maggio 2009
Storia di affascinanti cantautrici, ingegneri all'avanguardia e chilometri spensierati
Vi ho già parlato di Saba, vero? Si, ve ne ho già parlato.
Da tempo desideravo seguirla dal vivo, vedere se anche sul palco avrei sentito emozioni simili a quelle del disco... Ed ecco che Saba mi anticipa che terrà i prossimi concerti a Riccione e Torino!
Torino... che volete che sia... un'oretta o poco più da Milano, si può benissimo fare: si prospetta un ritorno in tarda serata, ma non sarebbe certo la prima volta e posso sempre approfittarne per rivedere qualcuno della combriccola piemontese.
Mentre magnifico il talento di Saba a un'amica, le racconto più o meno per filo e per segno il programma dei concerti annunciando l'intenzione di seguire a tutti i costi quello di Torino... ma qui mi arriva uno splendido fulmine a ciel sereno.
"Vuoi venire a Riccione? Ci vado proprio in quel weekend per lavoro: puoi raggiungermi lì".
...
Due concerti di Saba nello stesso weekend... compagnia graditissima... centinaia di chilometri con l'Alfa... giornata al mare a gironzolare per fare foto... cucina locale... E' quasi la mia idea di paradiso! Quando mi prende il lato zingaro divento curiosamente allegro, quasi bambinone... e non sto più nella pelle. Sì, ci sarò!
Partenza!
Il clima sembra essere d'accordo col mio umore e, viaggiando col sole in fronte, macino in tutta tranquillità il nastro d'asfalto che da Milano mi porta al mare... La riviera... Quanto tempo fa si bighellonava qui con improbabili compagni di avventura? Ed è ancora tutto simile... le strade, il nome degli alberghi, dei bagni... Com'è semplice orientarsi quando hai un mare conosciuto proprio lì accanto.
E sono qui, in questa specie di suite imperiale, a sperimentare il terribilmente invitante box doccia ampio abbastanza per due persone (!), con sedia (!) e inondato di soffusa luce blu (!), con tutto il tempo del mondo per organizzare la serata.
E che serata! Dopo un giretto in quel di Riccione arrivo in larghissimo anticipo al Teatro del Mare e mi godo lo sguardo stupito delle due addette alla biglietteria nel sentire che arrivo fin da Milano per questo particolare spettacolo... Solo un po' di tempo per sbirciare gli altri ospiti, persone di tutte le età, ed è già ora di prendere posto!
Ora... io non sono un grande appassionato di quella musica che, con definizione molto grossolana, si può chiamare "etnica", perciò avevo un certo qual timore di assistere a qualcosa di troppo settoriale, poco comprensibile alla mia scarsa cultura in merito. Oh, come mi sbagliavo...
Saba arriva sul palco avvolta da un bellissimo e semplice vestito a righe in colori caldi, e subito il gruppo inizia con "Hanfarkaan"; è lei stessa che ad ogni pezzo racconta il significato del titolo, della canzone, gli aneddoti legati a questa o a quella vicenda e come vengono tradotti in musica... Ed è un escalation, ripercorrendo tutto l'album "Jidka" tra suoni e parole, con qualche pezzo inedito, speriamo anticipazione del nuovo lavoro in studio. Sono senza parole, ho la pelle d'oca, a "Le temps passe" credo di essermi davvero commosso: non è soltanto questione di parole e musica, ma del contesto e soprattutto di come Saba lo racconta. Sono temi spesso aspri, a volte malinconici, parlando di vite difficili, di dolore e di speranza, ma sono sempre, sempre accompagnati da ritmi vitali, allegri, coinvolgenti... sorridenti, come la stessa autrice e la sua band.
Il concerto passa in un attimo... come tutte le cose belle. Un bis in cui Saba invita tutti ad alzarsi, ad abbandonare le proprie sedie e a muoversi, a cantare... E poi il sipario cala.
Realmente emozionato, come poche volte in questi casi, mi chiedo se sia il caso di farmi vedere: chissà, magari risulterò antipatico come quei fans appiccicosi che vogliono a tutti i costi l'autografo del loro beniamino... Eppure vorrei solo l'occasione per regalarle quella copia de "Il destino degli Eldowin" che le ho portato apposta da Milano (e non poteva essere altrimenti: se regalo il disco di Saba a Laura, DEVO regalare il libro di Laura a Saba, no?)
Molto, molto discretamente chiedo ad una gentilissima signora dell'organizzazione se sia possibile far avere il regalo a Saba; lei si stupisce che non glielo porti io di persona, dopodiché entra nel camerino e mi... annuncia!
Dalla porta fa capolino Saba in carne e ossa, bellissima, contentissima, sorridente... Sembra lei quella più agitata, anche se a me tremano quasi le gambe... Mi chiama per nome, mi corre incontro e mi abbraccia! Dice persino di avermi riconosciuto dal palco, descrivendomi il posto in cui in effetti ero. Sono completamente annichilito: ho davanti una persona che fino a tre minuti fa era la foto su un disco, l'immagine su un tv color e al massimo la mail sul pc... E adesso è qui dal vivo che sorride e mi abbraccia. E' una sensazione stranissima, non mi ricordo nemmeno bene cosa ci siamo detti... Ho un deciso ricordo di un sorriso caldissimo, di due occhi straordinariamente profondi e di una persona dalla vitalità straordinaria. Vorrei restare lì, vorrei farmi raccontare di nuovo tutto quello che ho appena sentito da quella voce delicata e vibrante, perdere ore a farmi raccontare le sue storie... Ma chissà quanti impegni ha, quanti preparativi per il concerto successivo. La saluto, promettendole di rivederci l'indomani a Torino.
Un sorriso caldissimo, due occhi profondi.
Esco dal teatro sorridente come un bambino... Ci metto circa due ore a tornare all'albergo, perché ho la testa talmente tra le nuvole che giro in tondo senza motivo e senza cognizione del tempo; se non mi arrivasse un messaggio della mia compagna di stanza, probabilmente sarei ancora lì.
In camera sono di nuovo solo: l'Ingegnera dev'essere ancora nel vortice di una lunga cena aziendale e, nella di lei attesa, perché non sfruttare quel panoramico tv color alla parete? E cosa danno sul primo canale che trovo? Ma le repliche de "La Squadra"! e ancora una volta, stasera, mi trovo a vedere Saba Anglana. Sorrido, aspettando il ritorno in stanza dell'Ingegnera, a cui toccherà sorbirsi tutto il resoconto del concerto da parte di un Tyreal entusiasta.
[1- continua]
Da tempo desideravo seguirla dal vivo, vedere se anche sul palco avrei sentito emozioni simili a quelle del disco... Ed ecco che Saba mi anticipa che terrà i prossimi concerti a Riccione e Torino!
Torino... che volete che sia... un'oretta o poco più da Milano, si può benissimo fare: si prospetta un ritorno in tarda serata, ma non sarebbe certo la prima volta e posso sempre approfittarne per rivedere qualcuno della combriccola piemontese.
Mentre magnifico il talento di Saba a un'amica, le racconto più o meno per filo e per segno il programma dei concerti annunciando l'intenzione di seguire a tutti i costi quello di Torino... ma qui mi arriva uno splendido fulmine a ciel sereno.
"Vuoi venire a Riccione? Ci vado proprio in quel weekend per lavoro: puoi raggiungermi lì".
...
Due concerti di Saba nello stesso weekend... compagnia graditissima... centinaia di chilometri con l'Alfa... giornata al mare a gironzolare per fare foto... cucina locale... E' quasi la mia idea di paradiso! Quando mi prende il lato zingaro divento curiosamente allegro, quasi bambinone... e non sto più nella pelle. Sì, ci sarò!
Partenza!
Il clima sembra essere d'accordo col mio umore e, viaggiando col sole in fronte, macino in tutta tranquillità il nastro d'asfalto che da Milano mi porta al mare... La riviera... Quanto tempo fa si bighellonava qui con improbabili compagni di avventura? Ed è ancora tutto simile... le strade, il nome degli alberghi, dei bagni... Com'è semplice orientarsi quando hai un mare conosciuto proprio lì accanto.
E sono qui, in questa specie di suite imperiale, a sperimentare il terribilmente invitante box doccia ampio abbastanza per due persone (!), con sedia (!) e inondato di soffusa luce blu (!), con tutto il tempo del mondo per organizzare la serata.
E che serata! Dopo un giretto in quel di Riccione arrivo in larghissimo anticipo al Teatro del Mare e mi godo lo sguardo stupito delle due addette alla biglietteria nel sentire che arrivo fin da Milano per questo particolare spettacolo... Solo un po' di tempo per sbirciare gli altri ospiti, persone di tutte le età, ed è già ora di prendere posto!
Ora... io non sono un grande appassionato di quella musica che, con definizione molto grossolana, si può chiamare "etnica", perciò avevo un certo qual timore di assistere a qualcosa di troppo settoriale, poco comprensibile alla mia scarsa cultura in merito. Oh, come mi sbagliavo...
Saba arriva sul palco avvolta da un bellissimo e semplice vestito a righe in colori caldi, e subito il gruppo inizia con "Hanfarkaan"; è lei stessa che ad ogni pezzo racconta il significato del titolo, della canzone, gli aneddoti legati a questa o a quella vicenda e come vengono tradotti in musica... Ed è un escalation, ripercorrendo tutto l'album "Jidka" tra suoni e parole, con qualche pezzo inedito, speriamo anticipazione del nuovo lavoro in studio. Sono senza parole, ho la pelle d'oca, a "Le temps passe" credo di essermi davvero commosso: non è soltanto questione di parole e musica, ma del contesto e soprattutto di come Saba lo racconta. Sono temi spesso aspri, a volte malinconici, parlando di vite difficili, di dolore e di speranza, ma sono sempre, sempre accompagnati da ritmi vitali, allegri, coinvolgenti... sorridenti, come la stessa autrice e la sua band.
Il concerto passa in un attimo... come tutte le cose belle. Un bis in cui Saba invita tutti ad alzarsi, ad abbandonare le proprie sedie e a muoversi, a cantare... E poi il sipario cala.
Realmente emozionato, come poche volte in questi casi, mi chiedo se sia il caso di farmi vedere: chissà, magari risulterò antipatico come quei fans appiccicosi che vogliono a tutti i costi l'autografo del loro beniamino... Eppure vorrei solo l'occasione per regalarle quella copia de "Il destino degli Eldowin" che le ho portato apposta da Milano (e non poteva essere altrimenti: se regalo il disco di Saba a Laura, DEVO regalare il libro di Laura a Saba, no?)
Molto, molto discretamente chiedo ad una gentilissima signora dell'organizzazione se sia possibile far avere il regalo a Saba; lei si stupisce che non glielo porti io di persona, dopodiché entra nel camerino e mi... annuncia!
Dalla porta fa capolino Saba in carne e ossa, bellissima, contentissima, sorridente... Sembra lei quella più agitata, anche se a me tremano quasi le gambe... Mi chiama per nome, mi corre incontro e mi abbraccia! Dice persino di avermi riconosciuto dal palco, descrivendomi il posto in cui in effetti ero. Sono completamente annichilito: ho davanti una persona che fino a tre minuti fa era la foto su un disco, l'immagine su un tv color e al massimo la mail sul pc... E adesso è qui dal vivo che sorride e mi abbraccia. E' una sensazione stranissima, non mi ricordo nemmeno bene cosa ci siamo detti... Ho un deciso ricordo di un sorriso caldissimo, di due occhi straordinariamente profondi e di una persona dalla vitalità straordinaria. Vorrei restare lì, vorrei farmi raccontare di nuovo tutto quello che ho appena sentito da quella voce delicata e vibrante, perdere ore a farmi raccontare le sue storie... Ma chissà quanti impegni ha, quanti preparativi per il concerto successivo. La saluto, promettendole di rivederci l'indomani a Torino.
Un sorriso caldissimo, due occhi profondi.
Esco dal teatro sorridente come un bambino... Ci metto circa due ore a tornare all'albergo, perché ho la testa talmente tra le nuvole che giro in tondo senza motivo e senza cognizione del tempo; se non mi arrivasse un messaggio della mia compagna di stanza, probabilmente sarei ancora lì.
In camera sono di nuovo solo: l'Ingegnera dev'essere ancora nel vortice di una lunga cena aziendale e, nella di lei attesa, perché non sfruttare quel panoramico tv color alla parete? E cosa danno sul primo canale che trovo? Ma le repliche de "La Squadra"! e ancora una volta, stasera, mi trovo a vedere Saba Anglana. Sorrido, aspettando il ritorno in stanza dell'Ingegnera, a cui toccherà sorbirsi tutto il resoconto del concerto da parte di un Tyreal entusiasta.
[1- continua]
Iscriviti a:
Post (Atom)