9 marzo 2010

Lentamente muore... ma sono anni che è ancora lì!

Da circa ottocento anni a questa parte, mi arrivano a intervalli regolari mail tipo "catena di S.Antonio" che copiano e incollano una sedicente poesia attribuita a Pablo Neruda:
 
"Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni
giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marca, chi non
rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce.
   Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su
bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno
sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti
all'errore e ai sentimenti.
   Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul
lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un
sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
consigli sensati. Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi
non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente
chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i
giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
   Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non
fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli
chiedono qualcosa che conosce.
   Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
   Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida
felicità."


Questa simpatica e new age, nonché contraddittoria raccolta di frasette carine e banalotte può, secondo voi essere stata scritta da uno dei maestri della poesia contemporanea?
No, infatti.
Al di là del fatto che Neruda nemmeno da addormentato avrebbe scritto una cosa del genere, il suddetto scritto è di una poetessa brasiliana, tale Martha Medeiros, la quale, poveretta, risulta defraudata della sua opera di genio. Opera che fino alla fine inneggia al "carpe diem" e poi si contraddice nell'ultimo verso, affermando che il saper attendere è la chiave della felicità.
Lasciate stare Neruda, per favore, la Medeiros sarà al settimo cielo nell'apprendere che le è stato restituito il diritto d'autore, e un Poeta vero non si rivolterà nella tomba. 


A chiosa un articolo di Repubblica in proposito

.

2 commenti:

Milo ha detto...

Ciao Tyreal!

Giustizia è fatta!

Speriamo che la verità su questa raccolta di frasi banalotte si diffonda, anche se temo che la falsità sia più contagiosa a questo mondo...

"Il problema dell'umanità è che gli sciocchi e i fanatici sono estremamente sicuri di loro stessi, mentre le persone più sagge sono piene di dubbi."

Bertrand Russel

(o almeno spero sia sua!!) O_O
;) ;) ;)

Un saluto!
^^^

Colei che... ha detto...

Curiosamente, avevo letto quell'articolo quando era uscito, un bel po' di tempo fa...

Ciao Anto, un bacio!